14Vittad<strong>in</strong>i, prefetto, all'atto del crollo poterono esserci ut<strong>il</strong>i nei contatti che dovemmoprender con loro. Il che significa che anche negli organi dello Statocom<strong>in</strong>ciava a serpeggiare una fronda che noi cercavamo di coltivare e di volgerea vantaggio della nostra azione. Così pure negli ambienti m<strong>il</strong>itari. Allaf<strong>in</strong>e di giugno del 1943, per segnalazione della federazione fascista, <strong>il</strong> M<strong>in</strong>isteroaveva disposto telegraficamente al comando del 3 artiglieria una serie di trasferimentiche colpivano alcuni ufficiali notoriamente antifascisti. Alcuni riuQscirono a non eseguire l'ord<strong>in</strong>e ed a farsi congedare. Ma durante <strong>il</strong> servizio dirichiamo avevano <strong>in</strong>tanto avuto modo di entrare <strong>in</strong> rapporti con molti ufficialisuperiori, rapporti che furono ut<strong>il</strong>i <strong>in</strong> momenti successivi.In questo cenno <strong>in</strong>troduttivo ho dovuto parlare molto di me e me nedispiace. Ma era necessario farlo, perché la mia azione fu quasi <strong>in</strong>dividuale,almeno al pr<strong>in</strong>cipio, cioé senza che io avessi alle spalle una qualunque . organizzazioneefficiente, onde per comprenderne <strong>il</strong> significato occorreva che lamia persona fosse <strong>in</strong>quadrata nell'ambiente <strong>in</strong> cui vivevo.Infatti, la situazione politica dei ceti medii a Reggio differiva sensib<strong>il</strong>menteda quella di alcune grandi città almeno delllltalia centrosettentrionale,sedi di università e centri di <strong>in</strong>iziative culturali, dove si sv<strong>il</strong>upparono opposizioniarticolate ed efficienti. Cito particolarmente M<strong>il</strong>ano, ave <strong>il</strong> gruppo laico<strong>in</strong>tellettuale dell'Edison, della Montecat<strong>in</strong>i e della Banca commerciale, che facevacapo a Parri, a La Malfa e ad altri costituiva una vera fuc<strong>in</strong>a di idee edi attività antifascista, con la quale io ero <strong>in</strong> stretto contatto; e Firenze, oveRagghianti, Calamandrei, Carlo Furno e altri davano un esempio <strong>in</strong>eguagliab<strong>il</strong>edi vivacità politica e di azione: tutti poi fondatori dei primi nuclei delpartito d'Azione.Ci sarebbe dunque molto da dire sul perché della scarsa sensib<strong>il</strong>itàdella borghesia reggiana di allora, sulla sua ipoacusia al richiamo dei grandi problemidella libertà e di quelli della giustizia sociale, sulla sua «prudenza» adaffrontare <strong>il</strong> regime, e ciò soprattutto <strong>in</strong> funzione dello spauracchio socialcomunista.Ma si allargherebbe troppo <strong>il</strong> discorso. E' certo tuttavia che, se purnon esisteva una qualsiasi organizzazione efficiente ed attiva, vi erano alcuniche, oltre a sentire l'ansia della libertà e di un miglior assetto sociale, avevanouna preparazione culturale e una volontà politica di lotta, se pure non sussistevauna <strong>in</strong>tesa fra loro non solo sull'azione immediata da svolgere all'atto del crollofascista, ma soprattutto sulle prospettive successive, cioé sul dopo: se si sarebbedovuto restaurare <strong>il</strong> passato (heri dicebamus, come scrisse sul Corriere dellaSera del 22 agosto Luigi E<strong>in</strong>audi) o se si doveva <strong>in</strong>vece r<strong>in</strong>novarlo a com<strong>in</strong>ciaredalle istituzioni e secondo le nuove idee sorte dal progresso e <strong>in</strong> basealle istanze politiche e sociali che suggerivano nuove soluzioni ai problemi dellavita nazionale e <strong>in</strong>ternazionale. lo facevo parte, forse ne ero la punta più avanzata,di questa seconda tendenza e perciò i miei contatti erano con coloro chefurono poi tra i protagonisti del partito d'azione.Ciò precisato, riferendomi ora all'<strong>in</strong>tervento di mons. Simonelli, <strong>il</strong> qualeci ha offerto un quadro quanto mai suggestivo e <strong>in</strong>teressante del movimentodegli universitarii e giovani laureati cattolici soprattutto nel periodo immediatamenteanteriore al 25 luglio, ritengo di dover fare qualche osservazione. An-
15zitutto per tributare un pieno riconoscimento alle <strong>in</strong>iziative che, all'ombra dellaChiesa, vennero assunte dai giovani cattolici reggiani, alle quali partecipò lostesso don Simonelli e nelle quali campeggia la figura di Giuseppe Dossetti.Mi pare tuttavia di dovere aggiungere che tali <strong>in</strong>iziative mi sembra fosserovolte soprattutto allo studio di problemi etico-religiosi e sociali sull'organizzazionedella società italiana così come essa si configurava da parte della«Intelligenza cattolica» <strong>in</strong> contrapposto con quella tipica del regime fascistache derivava dal neohegelismo gent<strong>il</strong>iano. E' ben vero, mi par di ricordare,che nel convegno di Pi'acenza del 1942 fu discussa una relazione che aveva perargomento «Se la morale cristiana legittimi la rivolta contro la tirannide »,tema ardito e quasi temerario per quei tempi. Ma sta di fatto che questi convegni,questi studi, queste manifestazioni - almeno oggi, cioé considerati <strong>in</strong>prospettiva storica - danno l'impressione di essere stati promossi e svoltiper determ<strong>in</strong>are più una modifica nel sistema che una rottura del sistema, ecioé per preparare una piattaforma per una eventuale successione, come equando questa si fosse aperta.E questo mi sembra abbia conferma nel fatto che, all'atto del crollodel regime fascista, almeno qui da noi, nessun m<strong>il</strong>itante cattolico e nessunreligioso (all'<strong>in</strong>fuori di quell'imprevedib<strong>il</strong>e padre Placido, che pure fu ut<strong>il</strong>e<strong>in</strong> quel momento, ma che non rappresentava certo <strong>il</strong> «movimento» di cui ciha parlato don Simonelli e che si autodef<strong>in</strong>ì esponente di una corrente cristiano-sociale,poscia rivelata si <strong>in</strong>esistente), nessun laico e religioso di quel ( movimento», ripeto, si affacciò anche a titolo personale scendendo <strong>in</strong> mezzo allapopolazione festante, prima, e poi a fianco di coloro che assunsero la responsab<strong>il</strong>itàdi tentare, sia pure velleitariamente, di controllare e condurre l'esplosionepopolare, e di cui parleremo più avanti. Il che dà la sensazione - se nonmi sbaglio - che quel «movimento» non avesse una volontà politica di rotturao almeno che agisse con una grande prudenza (tipica del resto nelle decisionidella Chiesa, che si propone la soluzione di ogni problema proiettandolanel tempo) nella <strong>in</strong>certezza degli sv<strong>il</strong>uppi del crolla fascista a <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e che non<strong>in</strong>tendesse almenO' allara una grande verità: ciaé che, per <strong>in</strong>staurare una sacietàlibera, nan vi sana liberatori, ma solo uam<strong>in</strong>i che si liberanO'.E ciò spiega perché la stessa don Simonelli, che ebbe pO'i tanta partesuccessivamente e di cui dirò, si unì a noi soltantO' versa la f<strong>in</strong>e di agastaassumendO' pubblica aperta e caraggiasa pasiziane, quandO' - dapo evidentitravagli che maturarana le decisioni dei suai amici e farse della gerarchia ecclesiastica- questi gli affidarana un mandata.Su quanto pO'i ha riferita Prandi, mi permetta di osservare che - contutto <strong>il</strong> rispetta che è davuta alla grande tradiziane del sacialismo reggiano -è da dire che all'atta del cralla del fascismO' una vera e prapria arganizzazionesocialista nan esisteva più nella nastra prov<strong>in</strong>cia. I grandi, came Prampol<strong>in</strong>i,Vergnan<strong>in</strong>i e Zibardi, eranO' marti <strong>in</strong> es<strong>il</strong>ia. I lara seguaci più attivi avevanodovuto allantanarsi a r<strong>in</strong>unciare a qualsiasi attività palitica. Egli portò qu<strong>in</strong>d<strong>in</strong>el Camitato, che si farmò, saltanta <strong>il</strong> name e l'autarità di una glariasa bandierache peraltrO', dapo la conclusione del patta di unità d'azione, era stata so-
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