48un giudizio sul Mussol<strong>in</strong>i, senza neppure mai nom<strong>in</strong>arlo ma chiamandolo sempre«quel manigoldo» o qualcosa di sim<strong>il</strong>e, e sul regime, def<strong>in</strong>endolo «qualcosadi commisto fra la sacrestia più <strong>in</strong>trigante e la corte più tirannica, nonquella borbonica, ché quella per grazia d'Iddio era un paradiso, ma una cortedel tipo russo del c<strong>in</strong>quecento, tipo Giovanni IV, per <strong>in</strong>tederci ». E concluse:«Capito? », con un <strong>in</strong>terrogativo che non ammetteva se non una rispostaaffermativa.Dopo una pausa, aggiunse che non andava più al Senato (
49Soleri, che lo aveva veduto molte altre volte <strong>in</strong> quel periodo, gli parlòdei suoi studii e lui stette ad ascoltare paziente. LPoi si voltò a me senza direnulla, ma con una espressione <strong>in</strong>terrogativa. Gli dissi che un gruppetto di reggianiaveva <strong>il</strong> proposito di pubblicare una rivista mens<strong>il</strong>e a carattere storicoletterario,ma con <strong>il</strong> segreto proposito di contrabbandare anche idee politichefrondiste.Ascoltò, quasi con compatimento. «Mo' voi che dite? Riviste ce n'èanche troppe - disse - E poi, che rivista volete fare senza la libertà? Comunque- tagliò corto - io non saprei darvi nessun consiglio ».Azzardai: «Come ho detto, la rivista è storico-letteraria nel frontespizio;ma vorremmo creare un centro per dibattere con la dovuta cautela anchealtri temi. Perciò ho chiesto di parlare con lei. Me ne ha dato suggerimentoanche <strong>il</strong> prefetto Luigi Miranda ... ». Al nome del suo antico discepolo, <strong>il</strong>Maestro levò gli occhi al cielo e disse: «Ma non è un prefetto fascista? ».. Risposi: «No, è un prefetto di carriera ed è antifascista, naturalmente con ogniprudenza. E' lui- che dice di chiedere a Lei una <strong>in</strong>dicazione sul titolo ... ».Inattesamente, come se fosse già pronto alla domanda, venne subito larisposta. Mi guardò bene <strong>in</strong> faccia; poi, alzando un po' la mano destra conl'<strong>in</strong>dice puntato verso un <strong>in</strong>visib<strong>il</strong>e bersaglio, sentenziò: «Il Segno ». E, colsolito tono, aggiunse: «Capito? poi mandatemi <strong>il</strong> primo numero ».Credemmo che, con questo, volesse congedarci e facemmo per alzarci.Ma con un gesto ci trattenne: «Che fretta - disse - mo' parliamo ».Venne la vecchia cameriera col caffé rituale.Allora com<strong>in</strong>ciò <strong>il</strong> colloquio, anzi <strong>il</strong> sol<strong>il</strong>oquio perché ogni <strong>in</strong>tervento,non dico mio, ma dei miei due ben più provveduti amici, veniva subito messo atacere o dall'atteggiamento scoraggiante del f<strong>il</strong>osofo o addirittura da una suasecca stroncatura.Prendendo lo spunto dal carattere «storico-letterario» che avremmo volutodare alla rivista, <strong>il</strong> Maestro entrò a spiegare - e spero che gli appunti,che presi subito dopo, rappresent<strong>in</strong>o <strong>il</strong> suo pensiero - come l'approfondimentodel concetto della storia porti alla confutazione implicita del materialismostorico. L'impostazione del discorso fu idealistica. E ad essa segul,quasi irridendo, un giudizio negativo su «coloro che fanno discendere la dottr<strong>in</strong>asocialistica dall'<strong>in</strong>segnamento di Hegel », affermando che «sl, c'è unacerta parentela fra idealismo assoluto e marxismo, ma si tratta di bastardi ». Equi, a me come ai miei amici, parve che questa fosse l'espressione di un distaccatodissenso dal Gent<strong>il</strong>e, dissenso sorto sul piano teoretico e <strong>in</strong> seguitoaccentuatosi per la posizione assunta dal f<strong>il</strong>osofo sic<strong>il</strong>iano nella m<strong>il</strong>izia politica,che lo aveva portato su rive nettamente opposte a quelle <strong>in</strong> cui stava Croce. Giàsembrò a questo punto che Don Benedetto volesse istituire un'analogia fra fascismoe marxismo, per quanto ne dist<strong>in</strong>guesse lo spirito, poiché questa analogia«deriva dalla concezione della funzione dello Stato di Hegel », assolutamente<strong>in</strong>accettab<strong>il</strong>e per chiunque abbia «della personalità umana un concettoveramente discendente da Kant ».Un discorso come questo naturalmente riusciva particolarmente graditoa Soleri e, secondo quanto mi disse subito dopo <strong>il</strong> colloquio, anche a Bergmann,
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