16stanzialmente raccolta e impugnata, come vess<strong>il</strong>lo della classe operaia, dal d<strong>in</strong>àmismoclandest<strong>in</strong>o dei comunisti.Ecco perché, quando <strong>il</strong> matt<strong>in</strong>o del 26 luglio scesi subito nelle vie imbandieratee festanti della mia città, io non rappresentavo - come forza organizzata- niente altro che me stesso; ma tuttavia sentivo alle mie spalle unagrande fotza morale, che era comune a tutti gli antifascisti di tutte le tendenze,cattolici, comunisti, liberali e socialisti: quella che anelava una societàlibera e più giusta. Mi confusi fra gente che non conoscevo, <strong>in</strong> generale operai eoperaie, ma che <strong>in</strong> gran parte mi conosceva e ne ebbi· una accoglienza affettuosae spontanea, come se ci ritrovassimo fratelli dopo una lunga pausa.Ma di questo, penso, parleremo poi.MAGNANIIn ogni prov<strong>in</strong>cia, <strong>in</strong> ogni regione, <strong>il</strong> movimento antifascista ebbe le suecaratteristiche particolari anche se le varie componenti confluirono poi tutte, oquasi tutte, nel grande movimento di unità antifascista e nazionale dei C.L.N.Non possiamo qu<strong>in</strong>di presc<strong>in</strong>dere da un breve esame della reale consistt!nzadei partiti ant1fascisti e dei gruppi politici o ideologici che diedero vitanell!!. nostra prov<strong>in</strong>cia alla Resistenza e al movimento dei C.L.N.Mons. Simonelli ci ha parlato degli orientamenti politici prevalenti nell'ambientecattolico durante <strong>il</strong> «ventennio », dei fermenti antifascisti di alcunisettori, di contatti sempre nell'ambito della zona d'<strong>in</strong>fluenza delle organizzazionicattoliche e sempre mantenute a un certo livello per cui le masse popolari cattolichenon appaiono mai.Il -che conferma che a Reggio, <strong>in</strong> generale, ci si muoveva praticamentenel quadro degli orientamenti di quelle forze cattoliche le quali, f<strong>in</strong>o al 25luglio 1943, evitavano la ricerca di un contatto, di un collegamento con i comumstl,con la forza più conseguentemente antifascista, per la loro preclusivasecondo la quale con i comunisti non si poteva avere nulla a che fare perchéavevano un'altra concezione ideologica.L'avv. Pellizzi ha detto come si presentava l'ambiente della piccola emedia borghesia reggiana, ed <strong>in</strong> particolare quello dei professionisti e <strong>in</strong>tellettuali.Questo ambiente alquanto refrattario all'anti'fascismo, comprendeva uom<strong>in</strong>idella borghesia che, pur coltivando <strong>in</strong> sè stessi sentimenti democratici easpirazioni alla libertà, per evadere dalla morta gora fascista aveva bisognoche si aprisse davanti a loro i1 momento di una scelta decisiva - quale fuquello della rov<strong>in</strong>a della Nazione a cui portò <strong>il</strong> fasdsmo ~ per prendere posizionea fianco di chi già si batteva per salvare <strong>il</strong> popolo e la Nazione stessa.Alla caduta di Mussol<strong>in</strong>i, <strong>il</strong> 25 luglio 1943, nella nostra prov<strong>in</strong>cia <strong>il</strong>Partito comunista era la sola forza politica organizzata presente <strong>in</strong> gran partedel Reggiaho, collegata con l'organizzazione nazionale <strong>in</strong>terna, con <strong>il</strong> centrodi direzione generale residente all'estero e, fatto non secondario, con <strong>il</strong> gruppodei comunisti reggiani emigrati <strong>in</strong> Francia.
]7Quale era la consistenza di questo movimento, <strong>il</strong> quale prima del fa~cismo non aveva avuto la possib<strong>il</strong>ità di diventare una grande forza politica?Al 25 luglio avevamo alle spalle una lunga lotta antifascista, una lottache era nata col fascismo, ma che trovava la sua matrice nelle profonde e gloriosetradizioni di lotta delle classi lavoratrici della città e delle campagne;nelle tradizioni di lotte s<strong>in</strong>dacali, economiche e politiche, socialiste, che la dittaturafascista non aveva potuto cancellare, così come non era riuscita a distruggerecompletamente le organizzazioni economiche cooperative. Nelle cooperativecont<strong>in</strong>uavano a vivere lo spirito di classe e socialista e la solidarietà morale e materialecon i molti soci arrestati per attività antifascista.Basta scorrere l'elenco dei comunisti reggiani condannati dal Tribunalespeciale fascista per notare i nom<strong>in</strong>ativi di numerosi lavoratori soci di cooperativemuratori e braccianti.L'assenza nella nostra prov<strong>in</strong>cia di una forza socialista organizzatadurante <strong>il</strong> lungo periodo che precede la lotta di liberazione nazionale - comeci ha dimostrato <strong>il</strong> compagno Prandi - ha <strong>in</strong> gran parte vanificate le possib<strong>il</strong>itàdi allargamento unitario delle forze antifasciste popolari prima del 25luglio, allargamento che la comune orig<strong>in</strong>e dal vecchio ceppo rendeva naturalee di cui <strong>il</strong> patto d'unità d'azione tra comunisti e socialisti aveva creato lepremesse.Durante questo lungo periodo, sotto la nostra <strong>in</strong>fluenza si sono avuti deigrandi spostamenti ideologici e politici <strong>in</strong> mezzo alle masse lavoratrici e popolariche <strong>in</strong> passato rappresentavano la base socialista della nostra prov<strong>in</strong>cia. Noici presentavamo come dei conseguenti cont<strong>in</strong>uatori delle tradizioni socialiste,così che <strong>in</strong> particolare i giovani che venivano da famiglie di tradizioni socialistesi orientavano ad entrare nelle f<strong>il</strong>e del movimento comunista per condurrela lotta al fascismo. Gli spostamenti più importanti anche dal punto divista sociale si ebbero <strong>in</strong> mezzo ai contad<strong>in</strong>i.Nelle nostre campagne si ebbe addirittura <strong>il</strong> passaggio nelle f<strong>il</strong>e comunistedi <strong>in</strong>tere famiglie contad<strong>in</strong>e di vecchie tradizioni socialiste e prampol<strong>in</strong>iane.Basti citare le famiglie dei Fantuzzi, degli Strozzi, dei Cocconi. Potrei nom<strong>in</strong>arequi dec<strong>in</strong>e e dec<strong>in</strong>e di queste famiglie le cui case divennero dei puntid'appoggio per la nostra organizzazione (<strong>in</strong> alcune di esse avevamo <strong>in</strong>stallatol'attrezzatuta per la stampa de «L'Unità» clandest<strong>in</strong>a) e nelle quali furono. ospiti, <strong>in</strong> vari periodi, Giancarlo Pajetta, Teresa Noce, Giovanni Roveda eGiorgio Amendola. Ne nom<strong>in</strong>erò una che le simboleggia tutte: la famiglia Cervi.Certo le difficoltà erano molte: non avevamo le possib<strong>il</strong>ità di movimento,di rapidi <strong>in</strong>contri a tutti i livelli e autorevole copertura, come ci hadetto Mons. Si monelli per <strong>il</strong> movimento cattolico.Non abbiamo avuto la possib<strong>il</strong>ità della cont<strong>in</strong>uità nella formazione diun gruppo dirigente reggiano. I primi dirigenti del nostro movimento, i più noticome Cam<strong>il</strong>lo Montanari, per sfuggire alle violenze fasciste, o addirittura allamorte certa (sia perché conosciuti come dirigenti comunisti, sia per avere direttola prima resistenza ai fascisti e al fascismo) furono costretti prima allaemigrazione <strong>in</strong>terna (Tor<strong>in</strong>o, M<strong>il</strong>ano, Genova) poi a recarsi <strong>in</strong> Francia, ave sicostituì un forte gruppo che assolse anche ad una importante funzione politicanell'emigrazione, <strong>in</strong> particolare durante la guerra di Spagna.
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