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19Il migliaio di comunisti e simpatizzanti arrestati nel medesimo periododi tempo e tenuti <strong>in</strong> carcere da uno a 6 mesi senza essere deferiti al Tribunalespeciale, vennero <strong>in</strong> gran parte sottoposti a vig<strong>il</strong>anza speciale per annied anni, diffidati dalla polizia o dal fascio, per cui venivano limitate le possib<strong>il</strong>itàdi movimento, e rese diffic<strong>il</strong>i le stesse condizioni elementari di lavoro edi esistenza.Mi pare che qui una prima considerazione si debba fare: una così prolungatae r<strong>in</strong>novata lotta antifascista si spiega con l'esistenza, prima di tutto diun orientamento ideale. Vi era la consapevolezza della necessità di abbattere <strong>il</strong>fascismo, la volontà politica di riconquistare per <strong>il</strong> popolo italiano la libertà, lapace, la democrazia e migliori condizioni di vita.Il movimento comunista aveva certamente un carattere di classe e popolaree, <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mente, obiettivi di classe, <strong>in</strong> particolare della classe operaiae dei contad<strong>in</strong>i.Le forze che noi organizzavamo e portavamo alla lotta antifascista erano<strong>in</strong> gran parte conquistate all'ideologia comunista; esse non erano costituitenaturalmente solo da operai e contad<strong>in</strong>i; c'erano impiegati, artigiani, un gruppettodi <strong>in</strong>tellettuali che facevano capo al compagno Degani, e nei centri maggiori(Reggio e Correggio), alcuni studenti.La sp<strong>in</strong>ta maggiore veniva da <strong>in</strong>teressi di classe. Facevamo leva sulleterrib<strong>il</strong>i condizioni di vita delle masse popolari - sottoposte a tutti i disagie alla morte per i cont<strong>in</strong>ui bombardamenti - per portare la popolazione a manifestareapertamente contro la fame e per la f<strong>in</strong>e della guerra.In seguito agli scioperi del marzo 1943 si creò <strong>in</strong> mezzo ai lavoratoriuna atmosfera nuova; tutti parlavano di questi fatti nelle fabbriche e <strong>in</strong> particolarealle «Reggiane ». A Reggio giunse <strong>il</strong> numero de «L'Unità» clandest<strong>in</strong>a,pubblicato a M<strong>il</strong>ano, che riportava la notizia, <strong>in</strong>coraggiando i lavoratori a seguirel'esempio degli operai di Tor<strong>in</strong>o, M<strong>il</strong>ano, Genova e a manifestare «perla pace e la libertà ». Il giornale, distribuito <strong>in</strong> mezzo agli operai delle «Reggiane», alla S.A.R.S.A., ecc. passò di mano <strong>in</strong> mano a molti lavoratori i qual<strong>in</strong>e portarono copie ai loro centri di provenienza.In mezzo alle nostre f<strong>il</strong>e, benché fossimo costretti a lavorare nelle piùrigide condizioni di vig<strong>il</strong>anza cospirativa (tanto che un piccolo contrattempoci aveva portato a diffidare e a prendere misure anche contro un funzionariodel partito <strong>in</strong>viato per ristab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> collegamento temporaneamente <strong>in</strong>terrotto)si era creata una certa animazione e c'era la fiducia di poter affrettare la f<strong>in</strong>edel fascismo.Ma anche allora non siamo riusciti a Reggio a stab<strong>il</strong>ire contatti conaltre forze per dare vita ad un raggruppamento unitario antifascista.Nell'apr<strong>il</strong>e del 1943, si ebbe a Reggio una manifestazione <strong>in</strong> conseguenzadella quale vennero arrestati vari comunisti, fra i quali Paolo Davoli, rientratoda pochi mesi dalla Francia. Altri, come Cug<strong>in</strong>i Desiderio, che aveva funzionidi collegamento, avevano dovuto trasferirsi <strong>in</strong> altra regione.I comunisti più noti per <strong>il</strong> loro passato che si trovavano allora <strong>in</strong> libertàe che erano ritenuti dei dirigenti potenziali, furono di nuovo sottopostia particolare vig<strong>il</strong>anza, o diffidati, o chiamati al fascio e sbrigativamente mi-

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