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Analisi della comunicazione tra pediatra e madre attraverso l ...

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tare <strong>della</strong> posizione degli occhi, del naso, <strong>della</strong> bocca, delle sopracciglia, dei movimentidei muscoli facciali. Tale segnale è usato per comunicare atteggiamenti ed emozioni e siadopera anche in stretta combinazione con il linguaggio verbale, in en<strong>tra</strong>mbi gli interlocutori.Il parlante accompagna il suo eloquio con alcune espressioni facciali che servonoa interpretare, inquadrare, modificare, e attribuire valore a ciò che sta dicendo.L’ascoltatore esprime le sue reazioni a ciò che gli viene detto con piccoli movimentidelle sopracciglia, delle labbra, <strong>della</strong> fronte, che indicano l’atteggiamento (positivo onegativo) verso quello che il suo interlocutore sta dicendo: si possono manifestare accordoo disaccordo e una gamma molto varia di emozioni che vanno dalla sorpresaall’incredulità, dolore, indifferenza, soddisfazione, gioia, paura, ecc. Ekman e Friesenritengono che il viso è la parte più espressiva del corpo umano e mediante esso noi e-sprimiamo tutta la gamma di emozioni umane. Questi Autori definiscono «ostentatori diaffetti» i segnali non verbali che esprimono uno stato emotivo, ed hanno individuatoalmeno quattro principali regole di ostentazione:1) de - intensificare l’indizio visivo diuna certa emozione; per esempio, mos<strong>tra</strong>re un leggero spavento mentre si prova unapaura terribile; 2) aumentare l’intensità: è l’azione opposta alla precedente, cioè avereuna paura moderata e simularla enorme; 3) sembrare indifferente: mos<strong>tra</strong>re una espressioneneu<strong>tra</strong> mentre si prova una emozione; 4) Mascherare l’emozione provata: averpaura e ostentare sicurezza, dissimulare quindi l’emozione che si prova realmente fingendoneun’al<strong>tra</strong> che in realtà non si prova. Inoltre, sempre secondo Ekman e Friesen,esistono precise norme sociali, che sono generalmente frutto dell’apprendimento avvenutodurante l’infanzia, che regolano l’ostentazione delle emozioni. Queste norme, dettedisplay rules, variano da cultura a cultura e col variare del contesto sociale in cui avvienel’interazione comunicativa. Numerosi sono i problemi che pone la ricerca di una metodologiaidonea allo studio delle espressioni del volto. I ricercatori si sono serviti, perle indagini sulle espressioni del volto, prevalentemente di fotografie, per molte dellequali hanno posato attori. In altri casi le fotografie sono state scattate in situazioni di vitareale o di laboratorio. Il più grosso limite che pone l’uso delle fotografie in questoambito di ricerca è quello di presentare, a colui che deve giudicare di quale espressionesi <strong>tra</strong>tti, una sola espressione statica, mentre nella realtà si ha un flusso continuo di e-spressioni che mutano sul nostro volto molto velocemente. I limiti e l’artificiosità diqueste tecniche sono stati superati adottando brevi filmati e dall’osservazione delle e-30

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