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Analisi della comunicazione tra pediatra e madre attraverso l ...

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tative dell’attivazione automatica. In ogni caso le modificazioni viscerali, sempre secondoquanto sostiene Cannon, non sarebbero rilevanti ai fini dell’esperienza emotiva,ma servono a preparare l’organismo ad affrontare la risposta emozionale. Le teorie cen<strong>tra</strong>liindividuano il generatore dell’esperienza emozionale a livello di zone del SistemaNervoso Cen<strong>tra</strong>le». 63 . Gli studiosi di questo indirizzo hanno contribuito alla definizionedel sistema limbico, ossia un gruppo eterogeneo ma gerarchizzato di strutture neurali,ricche di connessioni reciproche, che permettono una grande diffusione di messaggi. Fraqueste strutture, l’ipotalamo avrebbe un ruolo decisivo, mentre altre componenti avrebberosolo una funzione di modulazione e di controllo. Secondo questa visione il cervelloè il subs<strong>tra</strong>to che coordina le complesse catene di comportamenti, chiamate emozioni.Watson 64 identificò tre stati emotivi presenti nell’epoca neonatale: la paura, espressa colpianto, con la distorsione dei lineamenti del viso, tremore, arresto del respiro, mani serratea pugno, in seguito a stimoli come la caduta di un oggetto o del bambino stesso oun rumore improvviso; l’ira, espressa con grida, arresto del respiro, rossore, movimenticonvulsi delle mani, che si manifesta quando il bambino viene tenuto immobilizzato oviene con<strong>tra</strong>riato; l’amore, che è in genere un atteggiamento sereno che si manifesta segli si accarezzano le labbra o altre zone erogene. La ricerca di Watson era però inficiatada un grave difetto metodologico: lo sperimentatore, conoscendo lo stimolo, potevaprevedere il tipo di reazione emotiva con il rischio di proiettare sul bambino le sensazioniche lui stesso avrebbe provato se si fosse trovato al posto del bambino. Per superarequesta difficoltà, Sherman nel 1927 utilizzò gli stessi stimoli, ma, invece di valutaredirettamente le reazioni emotive, riprese con la cinepresa solo il volto del bambino enon lo stimolo che produceva l’emozione, in modo tale che gli osservatori non fosseroinfluenzati dallo stimolo stesso e giudicassero le espressioni del bambino solo dai comportamentiesibiti. È risultato che gli osservatori non riuscirono ad identificare le espressionidel bambino e Sherman concluse che nel neonato in realtà esiste solo un’unica reazioneemotiva da lui definita in modo generico «eccitazione generale»; tutte le emozioniche vengono attribuite al bambino sono in realtà, secondo la visione di questo ricercatore,una proiezione delle emozioni che in quella stessa situazione proverebbe un63 Cannon W. B., The James – Lange Theory of emotion: a critical examination and an alternativetheory, American Journal of Psychology, 1927, 39, pp. 106 – 124.64 Watson J. B., Behaviorism, New York, Norton, 1925.44

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