Edizione nÃ‚Â° 25 del 29-06-2008 (pdf - Webdiocesi

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12 Il 29 giugno '08 Dante Colli pellegrinaggio diocesano in Armenia e Georgia ha percorso questi due paesi incontrando altrettanti popoli a continuo confronto con il nazionalismo turco e il fondamentalismo arabo, traendone profonde impressioni per i valori etici e morali che li animano, la forza e il coraggio con cui difendono la loro identità, virtù nazionali che traggono essenzialmente dall’unità che li lega alla loro chiesa. Il pellegrinaggio che è da considerarsi un cammino di conversione ha quindi raggiunto i suoi scopi perché i partecipanti hanno acquisito una nuova consapevolezza. Non si è trattato soltanto di scoprire nuovi paesaggi, ma di avere occhi nuovi sperimentando con lo sguardo in profondità che Armenia e Georgia sono terre di religione, che la fede popolare non conosce battute d’arresto, che la secolarizzazione non ha ancora vinto e che lo spirito è proteso ad accogliere la grazia del messaggio evangelico anche nelle chiese ortodosse pur essendo lontana l’unità delle chiese tanto auspicata nella nostra realtà. Mercoledì, 28 maggio Bologna / Monaco / Yerevan Il viaggio di trasferimento è molto lungo. La cena e il pernottamento si effettuano in volo. Molti pellegrini si sono conosciuti in precedenti occasioni ed è quindi immediato e spontaneo porsi nell’ottica di un approfondimento e nella continuità dello spirito del pellegrinaggio. Altro forte momento è trasferire questo atteggiamento, che è moto dell’anima e coinvolgimento dello spirito in un tempo ideale per dedicarsi alla preghiera e all’ascolto del creato, come avviene in ogni viaggio. Sono con noi monsignor Douglas Regattieri e don Carlo Bellini che si alterneranno di giorno in giorno nel commento della Parola. Alla prima luce dell’alba ci accoglie la visione dell’Ararat, 5165 metri, una bianca e immensa cupola toccata dal primo raggio di sole, una visione che ci accompagnerà nei giorni seguenti, continuo richiamo alla sacralità e all’unicità di questa terra e di questo popolo. La tradizione biblica afferma che qui si fermò l’Arca di Noè dopo il diluvio. Giovedì, 29 maggio Yerevan Letture del giorno: 1 Pietro 2, 2-5, 9-12; Mc 10, 46-52 La storia dell’Armenia è drammaticamente scissa dalla tragedia e dalla “diaspora”.Oggi la nazione armena è solo una piccola parte del vasto territorio storicamente abitato a partire dal VI secolo a.C. Le visite della giornata sono dedicate alla capitale Yerevan fondata nel 783 a.C., oggi con oltre un milione di abitanti, sopra la gola profonda del fiume Razadan, dominata dalla innevata cima Le scatole sempre pronte... ...per muovere i vostri abiti. CBM srl Via Archimede, 175 - 41010 Limidi di Soliera (Mo) Tel. 059 566618 - Fax. 059 8570307 www.cbmimballaggi.it - info@cbmimballaggi.it Il pellegrinaggio diocesano in Armenia e Georgia, due paesi al centro della regione transcaucasica Una fede antica CLOTHES-PACK è il prodotto sempre pronto a magazzino, ideale per il settore tessile, le imprese di traslochi ed i privati. - Consegne all’istante - Varie misure pronte - Tanti accessori - Prezzi convenienti Gruppo www.apvd.it dell’Ararat, che si trova in territorio turco, montagna sacra e paradossalmente permanente memoria delle feroci campagne di snazionalizzazione religiosa e culturale che sfociarono nelle persecuzioni turche. Una lunga scalinata ai cui piedi troneggia l’imponente statua di Mesrop Machtots, che inventò l’alfabeto armeno e firmò la prima traduzione della Bibbia nel 407, ci conduce all’interno del Museo di Matenadaran, una monumentale costruzione senz’anima dal rigore tutto staliniano. Il museo conserva 17 mila manoscritti. Ai visitatori, frammisti a un fiume di scolaresche, sono mostrati i più significativi, dai più antichi fino all’Armenia moderna, questa ex repubblica sovietica che ha conquistato l’indipendenza nel 1991 dopo settant’anni di dominazione con un’ulteriore guerra con l’Azerbaigian che è costata la morte di oltre 10 mila giovani. Dai primi libri stampati del XVI secolo si passa nel pomeriggio al Museo di Erebuni, dove ancora una volta si sottolinea con orgoglio l’identità nazionale a partire dai ritrovamenti del palazzo reale del 782 a.C. e di come la nazione abbia mantenuto storicamente una relativa coesione nonostante le continue invasioni straniere in un’area nella quale costituì una sorta di enclave cristiana. Dall’alto domina la monumentale statua detta “La Madre dell’Armenia”. Venerdì, 30 maggio Saghmosavank / Amberd / Tegher / Mughni/ Ashtarak. Festa del Sacro Cuore. Letture del giorno: Deuteronomio 7, 6-11; 1 Gv, 4, 7-16; Mt, 11, 25-30 E’ la giornata dedicata alla visita di vari monasteri. Si inizia con quello di Saghmosavank, isolato in un verde prato, stagliato corrusco sull’orizzonte, ai margini di una gola rossastra. E’ il cosiddetto “monastero dei salmi”, il primo a recitarli di mattino. Dopo il suono delle sue campane, seguivano gli altri. La piana, oltre il cimitero, è dominata dal monte Arà che sembra chiudere il precipizio, il cui profilo ricorda il leggendario re ucciso da Semiramide che ne era stata respinta. Un cavallo bianco vaga sul declivio dei prati accanto al piccolo cimitero. Un paio di donne vendono collane di noci immerse in sciroppo d’uva. Si prosegue e si sosta a uno strano parco sperduto tra le elevazioni dell’altopiano costituito dalle monumentali 33 lettere dell’alfabeto armeno eretto nel 1600° anniversario della sua formulazione, sacra per la chiesa armena. E’ vegliato da santi e poeti: Mashtots, il suo fondatore; Tumanyn, un poeta; Gosh, monaco e favolista del XIII secolo. Si traversano i verdi colli armeni popolati da accampamenti di pastori curdi e da grandi greggi. Su un crinale ci attende l’imprendibile fortezza di Amber, poco sotto la chiesa del VII secolo. Costituisce, tra i torrenti che scorrono profondamente a lato, uno spettacolo dolce e selvatico a un tempo. Si pranza sotto la tettoia di un rustico ristorante, le nubi mosse da un freddo vento. Dominante la chiesa di Tegher, l’unica costruita in basalto (le altre sono in tufo) e dedicata alla Madre di Dio. Dopo la chiesa di Obanhaban, i cui lavori di recupero sono fermi, è la volta di Mughni. Veniamo accolti da un giovane seminarista e insieme si recita una preghiera al Padre nelle nostre rispettive lingue. Nella sagrestia reliquie di San Giorgio e un quadro a ricamo del santo. La giornata si chiude ad Ashtarak, dalla piccolissima chiesa e da un antico ponte in pietra. L’Ararat si è liberato di ogni nube. La giornata ci ha consentito di approfondire le diversità tra chiesa cattolica e chiesa armena monofisita (una sola natura in Cristo risultante dall’unione della divinità con l’umanità). Sabato 31 maggio Zvarnots / Etchimiadzin Letture del giorno: Sofonia 3, 14-18; Lc 1, 39-50 La giornata inizia con la visita all’antica sede patriarcale di Zvarnots. Tra le rovine del tempio, detto il “Paradiso degli Angeli” e risalente alla metà del VII Yerevan, il mausoleo a memoria del genocidio armeno secolo, l’Ararat sovrasta ed emerge sulle coltivazioni a vite, straordinaria fusione dello spirito e della religiosità armena. Sui resti, sui capitelli, sulle lapidi i simboli armeni: l’aquila, il toro, il leone, il melograno. Subito dopo si è a Etchimiadzin, centro spirituale dell’Armenia e sede del Patriarca. La cattedrale è il più antico tempio cristiano del paese risalente al IV secolo. Nel 2001, Giovanni Paolo II ha inaugurato la porta di Gregorio nel 1700° anniversario della
Il Monastero di Khor Virap cattedrale. La chiesa armena è stata fondata da san Gregorio l’Illuminatore che dopo 13 anni di prigionia guarì il re Tiridate III e illuminò l’Armenia con la luce cristiana. Nel pomeriggio visita alla monumentale chiesa di San Gregorio a Yerevan, inaugurata durante la visita di Giovanni Paolo II, poi ci si disperde per il variopinto mercato. A sera spettacolo di danza di straordinaria acrobatica eleganza. Domenica, 1° giugno Arco di Yeghishe Charents / Geghard / Garni Letture del giorno: Deuteronomio 11, 18-26; 3 Rom 21-28; Mt 7, 21-27 La splendida giornata inizia con una sosta all’arco del poeta Yeghisha Charents che veniva su questa collina, di fronte all’Ararat, a ispirarsi. Inviso al regime sovietico, morì in carcere. Molto nota la sua poesia Ode all’Armenia: Io della mia dolce Armenia Amo la parola del sapore di sale… Il lungo trasferimento si conclude in un lungo canyon sul fondo del quale sorge il monastero di Geghard, splendido complesso assai frequentato e con una parte rupestre risalente al IV secolo. L’ambiente è sbalorditivo, dai colori stupefacenti con la “favolosa sensazione di essere tagliati fuori dal mondo e tornare a una forma di purezza originale”. In tarda mattinata visita al Tempio di Garni dalle tipiche forme ellenistiche, ultima testimonianza pagana esistente. Messa prima e pranzo dopo in un agriturismo, in un giardino di gelsi, tigli e ciliegi, una selva domestica che ci ricorda il paradiso terrestre. A sera in piazza della Repubblica per lo spettacolo delle fontane illuminate e zampillanti al tempo di celebri brani musicali. Lunedì 2 giugno Khor Virap / Noravank / Noraduz Letture del giorno: 2 Pt 1, 1-37; Mc 1, 1-12 Il monastero di Khor Virap è fondamentale nella storia dell’Armenia. Il suo nome significa “buca profonda”, una stanza oscura nella quale si scende con una scaletta verticale di quindici gradini. Qui sarebbe stato tenuto prigioniero Gregorio di Cesarea, un predicatore venuto dall’Iran e convertito al Cristianesimo da Cesare di Cappadocia, oppositore del culto agli idoli pagani. Si ha la sensazione “di avvicinarsi sempre più ai fondamenti spirituali dell’Armenia, prima nazione cristiana al mondo e coglierne l’incredibile perennità”. Il re Tiridate dopo avere massacrato quaranta religiose romane perché la bella Hripsime lo rifiuta, si ammala gravemente. E’ guarito da Gregorio, liberato dalla prigionia, e si converte. E’ l’anno 301. Inizia la grande opera evangelizzatrice di Gregorio l’Illuminatore. Le vette imbiancate dell’Ararat sono “il legame naturale dell’Armenia con le sue origini”. La giornata prosegue con la visita al monastero di Noravank (XII - XIV secolo) rinserrato tra le rocce. Messa in una grotta durante il rientro. Poi il lungo trasferimento al lago Sevan, in clima invernale tra i monti, con una sosta al cimitero monumentale di Noraduz ove si trovano numerose Khatshkaz, croci di pietra con varie raffigurazioni splendidamente decorate, tipica espressione della religiosità armena. Martedì 3 giugno Lago Sevan / Sanain / Odzun / Akhpat Celebrazione dei Martiri Ugandesi. Letture del giorno: 2 Pt, 12-15, 17- 18; Mc 12, 13-17 Si lascia il Lago Sevan spento nel suo grigiore e recuperati i grandi paesaggi alpestri si celebra Messa in un’area attrezzata di una fitta foresta. Si prosegue per un’ampia vallata celebre per le miniere di rame attraverso paesi e cittadine ai cui margini enormi fabbriche abbandonate dai russi danno un senso di profonda desolazione. Le tappe della giornata prevedono la visita della chiesa di Odzun sul bordo di un altopiano retta da un giovane pope, del complesso monastico di Sanabin del tutto abbandonato, sede di Università nel Medio Evo e, sul fronte opposto della valle, del Monastero di Akhpat dove ha ripreso la vita religiosa con la presenza di un pope. In Armenia ci sono tre seminari frequentati da 300 seminaristi ciascuno. La grande rete dei monasteri, se appare generalmente abbandonata, è comunque punteggiata da alcuni segni di ripresa che nella severità delle architetture, annerite dal tempo, offrono la testimonianza di una relazione semplice con Il Monastero di Geghard l’Altissimo. “Aperto alla contemplazione - è stato scritto - questo paesaggio superbo e desolato fa venire in mente il grido accorato del Papa che ha detto che la religione cristiana è il colore della pelle del popolo armeno”. A tardo pomeriggio, sotto la pioggia, si passa in Georgia. Ci attende la grandiosa cena dell’accoglienza a Tbilisi, la festosa capitale. Mercoledì, 4 giugno Tbilisi Letture del giorno: 2 Timoteo 1, 1-3, 6-12; Mc 12, 18-27 La Georgia vive i prolungati tempi di una travagliata indipendenza dopo il rischio di smembramento dopo la Tblisi, la nuova Cattedrale di Sameba Il Monastero di Jvari dissoluzione dell’Urss. La decisa svolta filo occidentale in seguito alla “rivoluzione delle rose” nel 2004 sembra avere ridato un clima di grande speranza al Paese che vive in un clima politico più disteso, anche se la rottura con la Russia ha creato gravi problemi economici con il blocco di ogni esportazione. La visita della capitale porta d’obbligo alla chiesa di Metekhi, nel ricordo dei 13 padri siriani che nel VI secolo introdussero il cristianesimo in questa regione e dei grandi fondatori della città, re David, la regina Tamara e dei grandi santi la cui devozione è sempre presente e richiamata. Le chiese sono piene di giovani che qui celebrano la loro fede nel futuro. La visita prosegue nella città vecchia, caratterizzata da antiche terme, nella Sinagoga, nella Cattedrale, alla Galleria Nazionale d’Arte, cogliendo un grande sforzo di confermare e rafforzare la propria identità nazionale. Imponente la nuova cattedrale di Sameba (che significa Trinità) costruita con contributi volontari e finita nel 2005. La Messa è nella chiesa cattolica con il veronese monsignor Giuseppe Pasotto. I cattolici sono 50 mila con 20 sacerdoti e 35 suore. Difficili i rapporti con gli ortodossi, ma questo tema verrà trattato sul prossimo numero di Notizie. Giovedì 5 giugno Jvari / Mtskhata / Gori Letture del giorno: 2 Timoteo 2, 8-15; Mc 12, 28-34 La storia della Georgia passa per i suoi centri religiosi. La chiesa di Jvari è su un colle, come un faro, ed è meta di continui pellegrinaggi nella memoria di santa Nino che con una miracolosa guarigione restituì la salute e salvò da morte certa re Mirian e la regina Nana. Si elevò una croce e nel VII secolo la prima chiesa. Dall’alto si domina Mtskheta alla confluenza di due fiumi che formano il Kura che 29 giugno '08 13 scende al Mar Nero. Anticamente capitale e centro religioso della Georgia vi sorge la cattedrale di Svetiskovel che secondo la tradizione conserva la tunica di Cristo. All’architetto fu tagliata la mano destra perché non ne costruisse un’altra simile o molto più semplicemente perché si era innamorato della fidanzata del re Giorgio III. Nel pomeriggio visita a Gori, città natale di Stalin, alla casa ove è nato e al Museo celebrativo cui manca un’ultima stanza, quella dei gulag e dei massacri comunque ben presenti però nella memoria georgiana. Fuori programma visita a Uplitsihke (la fortezza di Dio) una città rocciosa ove si contano 7 mila grotte e l’avvio del cristianesimo nel IV secolo. Venerdì, 6 giugno David Gareja / Udabno Letture del giorno: 2 Timoteo 3, 10-16; Mc 12, 35-37 Giornata campale che ci trasferisce attraverso un paesaggio pascolivo, semidesertico, ma di grande fascino al complesso monastico, fondato nel VI secolo da David, uno dei padri siriani. Con una salita di un’oretta si arriva in cresta e si perviene al monastero di Udabno, percorrendo un sentiero esposto di grotta in grotta magnificamente dipinte in vista delle immense pianure dell’Azerbaijan. Siamo di fronte a una storia che vede Tamerlano uccidere 6 mila monaci nella notte di Pasqua e i russi farvi esercitazioni di tiro. Nel 1993 sono tornati i monaci. Sono in corso i restauri dei 19 monasteri della zona. Pranzo sportivamente al sacco. Si rientra a Tbilisi. Don Douglas e don Carlo si succedono al Vangelo e ci ricordano come l’uomo di Dio debba puntare alla dimensione della completezza. Nel monaco (monos = unico) c’è l’idea dell’uomo unificato, il desiderio di essere uniti in noi stessi e in Dio, uomini totali, fino in fondo persone complete. Conclusione Sabato, 7 giugno Tbilisi / Monaco / Bologna Si rientra da un pellegrinaggio in cui abbiamo verificato la presenza e l’efficacia di una fede antica vissuta nell’attaccamento ai santi fondatori e a chi ci ha dato la fede, nella quale un popolo trova la forza, la speranza o le virtù per affrontare un difficile presente.
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