Edizione n° 25 del 29-06-2008 (pdf - Webdiocesi
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L’<br />
Ivonne Veratti<br />
intuizione <strong>del</strong>la Festa<br />
più pazza <strong>del</strong><br />
mondo fu lanciata<br />
una sera da Enzo<br />
Piccinini che passeggiando<br />
nella bella piazza di Carpi<br />
gremita di gente si chiese,<br />
insieme ad alcuni amici,<br />
come fare in modo che quelle<br />
persone conoscessero Gesù.<br />
Da quella provocazione sono<br />
trascorsi <strong>25</strong> anni e lo scopo<br />
<strong>del</strong>la festa è rimasto lo stesso:<br />
vivere il messaggio di<br />
Cristo, per essere testimoni<br />
<strong>del</strong> suo amore e <strong>del</strong>la<br />
positività <strong>del</strong>la vita.<br />
Ho conosciuto Enzo<br />
Piccinini, per poco, purtroppo,<br />
il mio ricordo è legato al<br />
fatto che dovunque fosse,<br />
non era mai solo ed io invidiavo<br />
coloro che potevano<br />
parlare con lui. Sapendo chi<br />
era, avrei voluto essere consigliata<br />
e sostenuta come è<br />
successo agli amici,<br />
Pierluigi Strippoli e Giuseppe<br />
Ranalli, che ci hanno<br />
parlato di lui durante La<br />
Festa più pazza <strong>del</strong> mondo.<br />
Chi era Enzo Piccinini? Un<br />
medico oncologo, uno di<br />
quei dottori che non dicono<br />
mai “Non c’è più nulla da<br />
fare”. Per lui c’era sempre<br />
una possibilità e una ragionevole<br />
speranza.<br />
Nell’ambito <strong>del</strong>la Festa è<br />
nato il Torneo di Calcetto<br />
saponato che all’inizio, durava<br />
tre giorni, quest’anno<br />
è durato una settimana e la<br />
fase finale si è svolta durante<br />
i quattro giorni <strong>del</strong>la<br />
Festa stessa.<br />
Noi studenti ci siamo resi<br />
disponibili per la realizzazione<br />
di questo torneo e siamo<br />
rimasti colpiti dal grande<br />
numero di ragazzi che<br />
hanno partecipato e da quelli<br />
che avrebbero voluto<br />
partecipare, anche se per<br />
motivi organizzativi, non è<br />
stato possibile.<br />
Oltre a sostenere l’iniziativa,<br />
noi Giessini, per primi,<br />
ci siamo sentiti provocati nel<br />
metterci in gioco continuamente<br />
e nel dire il nostro sì,<br />
sia come giocatori che come<br />
“raccattapalle”.<br />
Attraverso questa, che potrebbe<br />
sembrare un’iniziativa<br />
come tante altre, e che,<br />
a volte, è molto faticosa, ci<br />
stupiamo <strong>del</strong>la vera bellezza<br />
che Gesù ci fa incontrare<br />
dandoci la possibilità di es-<br />
Alla Festa più pazza <strong>del</strong> mondo il ricordo di Enzo Piccinini<br />
Amico e maestro di vita<br />
Pierluigi Strippoli, oggi<br />
docente di Biologia e Genetica<br />
presso l’Università<br />
di Bologna, lo ricorda bene<br />
perchè da Enzo fu sollecitato<br />
a dare una svolta decisiva<br />
alla sua vita chiedendogli<br />
di fare ricerca insieme<br />
a lui. Col loro impegno<br />
e i loro studi hanno scoperto<br />
un metodo diagnostico<br />
molto importante per la scoperta<br />
<strong>del</strong> tumore al colon.<br />
Con tutti i suoi collaboratori<br />
era in grande sintonia,<br />
perché, prima di tutto, erano<br />
amici con cui condividere<br />
la vita, il lavoro e gli<br />
ideali di fede.<br />
Sapeva capire e accogliere<br />
l’altro, stimolandolo a guardare<br />
al reale come un dono<br />
personale, a cui rispondere<br />
con la propria vita. Poiché<br />
Enzo non si arrendeva mai<br />
di fronte alle difficoltà, era<br />
riuscito anche a trovare fondi<br />
per continuare e migliorare<br />
il lavoro di ricerca.<br />
Alla sua morte gli amici si<br />
sono sentiti smarriti e con-<br />
sere testimoni anche per<br />
coloro che incontriamo.<br />
La cosa più sorprendente è<br />
comunque ciò che<br />
è accaduto tra di noi che ci<br />
conosciamo già da tempo;<br />
abbiamo scoperto, in questi<br />
giorni, come sia importante<br />
essere “compagnia”, cioè<br />
presenti e disponibili in<br />
questa proposta che ci è stata<br />
fatta. Il nostro rapporto si<br />
è rafforzato dandoci la con-<br />
fusi, ma è rimasto loro il<br />
messaggio positivo e l’esempio<br />
di un amico che ha vissuto<br />
fino in fondo il suo<br />
rapporto con il Mistero. Inoltre,<br />
il lavoro di Enzo, la sua<br />
vita e i fondi trovati sono<br />
stati una base fondamentale<br />
da cui ricominciare.<br />
Giuseppe Ranalli, oggi amministratore<br />
<strong>del</strong>egato di<br />
Tecnomatic, azienda leader<br />
nella progettazione e costruzione<br />
di macchine automatiche,<br />
invece ha parlato dei<br />
suoi scontri con Enzo, <strong>del</strong>le<br />
risse universitarie, <strong>del</strong>le difficoltà<br />
economiche, ma anche<br />
<strong>del</strong>la fiducia e <strong>del</strong> sostegno<br />
che gli dava, stimolandolo<br />
sempre a cercare il<br />
positivo in se stesso e in ciò<br />
che voleva fare.<br />
Da Enzo è stato aiutato a<br />
ragionare sul suo desiderio<br />
di lavorare per una impresa<br />
che stava fallendo, lo ha<br />
invitato a chiedersi il perché<br />
di questo desiderio e ad<br />
avere fiducia nelle proprie<br />
possibilità.<br />
Gioventù<br />
studentesca<br />
e il torneo<br />
di calcetto<br />
saponato<br />
Si sperimenta<br />
l’essere<br />
“compagnia”<br />
sapevolezza che non siamo<br />
e non saremo mai soli. Inoltre<br />
vorremmo davvero ringraziare<br />
Alessandro e gli<br />
altri adulti che ci seguono e<br />
ci educano con tanta attenzione.<br />
Siamo certi che queste opportunità<br />
di crescita ce le<br />
dona Gesù ma si attuano<br />
anche attraverso il loro sì.<br />
I ragazzi di Gioventù<br />
Studentesca <strong>del</strong>la Bassa<br />
Era importante che capisse<br />
ciò che gli era stato dato e il<br />
perché di questo dono, per<br />
poi, decidere nella libertà<br />
più totale, cosa farne..<br />
Ora Ranalli dirige un’azienda<br />
all’avanguardia, ha ottenuto<br />
grossi risultati a livello<br />
industriale in Italia e all’estero.<br />
Ha investito tanto<br />
sullo sviluppo <strong>del</strong>l’azienda<br />
e sulla ricerca, senza dimenticare<br />
l’umano che oggi tende<br />
ad essere triturato, rispetto<br />
agli utili. E’attraverso<br />
il suo lavoro e la sua azienda<br />
che ha la possibilità di<br />
partecipare alla realtà di<br />
salvezza e stare di fronte al<br />
Mistero.<br />
Enzo gli ha insegnato che il<br />
gusto <strong>del</strong> vivere manca a<br />
chi non mette il cuore in<br />
quello che fa e riconosce<br />
che tutto ciò che ha ricevuto<br />
è un dono, un dono da<br />
condividere e da trasmettere<br />
come una preziosa eredità,<br />
lasciatagli da un amico,<br />
testimone di una grande fede.<br />
“Adesso tocca a me”<br />
esordisce don Ivo Silingardi<br />
dopo che una lunga e appassionante<br />
introduzione al<br />
suo intervento ha fatto rivivere<br />
al pubblico i fatti di<br />
Limidi e Soliera, il rastrellamento<br />
e le minacce<br />
nazifasciste di strage <strong>del</strong>l’autunno-inverno<br />
1944, la<br />
liberazione dei seicento rastrellati<br />
per intervento <strong>del</strong>l’allora<br />
vescovo di Carpi<br />
monsignor Dalla Zuanna,<br />
definito dal nostro ospite<br />
“un superuomo, in senso<br />
buono”.<br />
Un’introduzione che voleva<br />
non solo essere l’avvincente<br />
racconto di vite vissute<br />
sul filo <strong>del</strong> rasoio, ma<br />
anche esemplificare una<br />
Resistenza di cui si è sempre<br />
parlato poco, preferendo<br />
raccontare quella armata,<br />
e, all’interno di questa,<br />
soprattutto quella partitica<br />
o rivoluzionaria.<br />
Chi, infatti, la metteva in<br />
pratica - vescovi e i sacerdoti<br />
<strong>del</strong> Modenese, don Ivo<br />
compreso - si sentiva, al<br />
pari di altri, combattente per<br />
<strong>29</strong> giugno '08<br />
15<br />
Nel dicembre 2002, dopo la morte di Enzo Piccinini gli<br />
amici hanno costituito una Fondazione per dare continuità<br />
a quegli ideali educativi, scientifici e religiosi che<br />
hanno caratterizzato tutta la sua vita.<br />
L’attività <strong>del</strong>la Fondazione è incentrata principalmente<br />
su tre settori: far conoscere la vita e le opere di Enzo;<br />
lavorare sull’educazione e la formazione dei giovani;<br />
sostenere e sviluppare attività di ricerca medico- scientifica.<br />
Info: www.fondazionepiccinini.org<br />
Don Ivo Silingardi, testimone <strong>del</strong>la Resistenza<br />
Il desiderio <strong>del</strong>la libertà<br />
la libertà. La loro Resistenza<br />
era di stampo evangelico<br />
e più che nell’offendere il<br />
nemico consisteva nell’opporsi<br />
alla sua violenza omicida<br />
col sottrargli le vittime,<br />
dando rifugio ai coscritti<br />
e mandandoli in montagna,<br />
ospitando ebrei, tedeschi<br />
disertori, inglesi fuggiti<br />
dalla prigionia.<br />
Questa Resistenza si affiancò<br />
all’altra, quella armata,<br />
che non fu solo comunista e<br />
rivoluzionaria ma ebbe tante<br />
anime e in verità tanti<br />
stili di comportamento quante<br />
le anime che la generavano.<br />
Ma don Ivo non entra in<br />
questi distinguo. Il giudizio<br />
da lui espresso sulla lotta di<br />
Liberazione è complessivo,<br />
chiaro, non semplicistico.<br />
La Resistenza - raccontata<br />
in tanti modi, soprattutto con<br />
una visuale partitica - è<br />
stata anche l’opera<br />
pacificatrice, di donare una<br />
compagnia caldamente umana<br />
a tutti i bisognosi, compiuta<br />
dalla Chiesa nei suoi<br />
vescovi e sacerdoti di allo-<br />
ra.<br />
“Essa - dice il sacerdote<br />
carpigiano - è stata un fatto<br />
popolare, nell’insieme buona<br />
e positiva, anche se come<br />
tutte le cose umane è stata<br />
segnata da eventi negativi.<br />
Adesso si esagera nel ricordare<br />
il negativo”. Don Ivo,<br />
invece, racconta di aver avuto<br />
esempi di sacrificio importantissimi<br />
da tanti che<br />
non avevano le sue idee.<br />
Ricorda in particolare quelli<br />
che furono poi sindaci a<br />
Carpi e a Modena nel dopoguerra,<br />
i quali sotto il Fascismo<br />
erano rimasti al<br />
confino per anni, sebbene<br />
per tornare a casa subito<br />
sarebbe bastata la semplice<br />
domanda di grazia.<br />
“La Resistenza – conclude<br />
- era animata dal desiderio<br />
<strong>del</strong>la libertà, non però nel<br />
senso <strong>del</strong> fare quello che<br />
pare e piace, ma nel senso<br />
che noi siamo liberi di fare<br />
ciò che è bene e che la coscienza<br />
e, per me, la fede<br />
suggeriscono come vero e<br />
buono”.<br />
Davide Cattini