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Il motore idraulico - Centro CISA

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Anche Grizzana, attraverso il suo segretario politico, chiese informazioni perchési estendessero le linee di distribuzione al paese stesso 95 . La Limentrapretendeva, come in tutti gli altri casi, che venissero versate 24.000 lire a fondo perdutoper finanziare l’operazione. La voglia di luce elettrica interessava non solo ipiccoli paesi, ma anche le piccolissime frazioni che avevano solamente qualche decinadi abitanti. Nel versante toscano, ad esempio, anche le frazioni di Acqua eCasalino chiesero la possibilità di dotarsi di luce elettrica. Anch’esse, come Grizzana,ebbero riscontri negativi dalla Società: soltanto contribuendo con 15.000 lire a fondoperduto la Limentra avrebbe esteso la sua rete elettrica. La stessa risposta ricevevanoanche le frazioni di Carbona, in comune di Vergato, a cui si chiedeva un contributo afondo perduto di 30.000 lire, e le frazioni di Tabina, Molinello, Casa Borello, Caprigliae Casa Sasso, a cui era richiesto un contributo di 13.000 lire 96 . In tutti questi casi illimitato numero di utenti e la limitata previsione di consumo facevano sì che la Societàchiedesse una consistente copertura per le spese di impianto. Escluso il caso diCalvenzano citato prima, in nessuno degli altri casi gli utenti si dichiararono dispostia sostenere tali costi.Nonostante non si registrasse un’ampia espansione nel settore della distribuzione,almeno per quanto riguarda l’elettrificazione di nuovi centri, la domandagenerale di energia elettrica aumentò notevolmente durante l’inverno del 1936. A testimoniarequesta impennata nei consumi la Società della Limentra avanzòun’insolita richiesta di energia alla Società Bolognese, dovuta in parte al maggior consumoe sfarzo di luce (illuminazione pubblica, villeggianti, esercizi pubblici) 97 . Comedimostra bene questa fonte, nelle località turistiche le famiglie che riuscivano adavere la luce elettrica in casa, inizialmente soltanto in cucina o in sala da pranzo, nefacevano motivo di vanto.Un’ altra causa di consumi che faceva impennare le richieste di energia, era datada quelle imprese idroelettriche che non riuscivano più a produrre sufficiente energiaper le loro attività e che, allo stesso tempo, ritenevano troppo oneroso l’acquistodi un <strong>motore</strong> a generazione termica. A questa categoria appartenevano: il mulinoMarchi di Vergato, il mulino don Lolli di Roffeno, il mulino Elmi di Porretta, la centralinadelle Terme di Porretta, il lanificio Papi di Silla, la ferriera Bernardi di Silla e ilpastificio Chelucci di Piteccio. A questi si aggiungevano, il 19 settembre, il mulinoRaimondi di Rocca Pitigliana e la ditta Ballarini Alfredo di Riola, la quale si occupavadella pilatura del riso 98 . Questa situazione di straordinaria richiesta di energia eraanche peggiorata dal continuo stato di sottoproduzione in cui versavano gli impiantiidroelettrici della Limentra: il tempo sembra minaccioso e speriamo che abbia ad iniziare ilperiodo di pioggia, in modo da poterci permettere una buona produzione, tanto più che attual-95Archivio ENEL, Copialettere della Limentra, n. 399, 1936.96Archivio ENEL, Copialettere della Limentra, n. 439, 1936.97Archivio ENEL, Copialettere della Limentra, n. 443, 1936.98Archivio ENEL, Copialettere della Limentra, n. 234, 1936.119

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