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Il motore idraulico - Centro CISA

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sul torrente era già allora molto precaria, e constava di cumuli di massi che, dopoogni piena, venivano risistemati sul posto 44 .Sempre nello stesso anno l’impresa di don Felice Baldi, che operava già da qualcheanno, chiese la possibilità di estendere la propria rete di distribuzione a GaggioMontano. L’impianto di produzione, localizzato al Molino detto di Gaggio, distava1800 metri dal capoluogo e produceva energia idroelettrica tramite un salto d’acquadi metri 5 sul fiume Silla. L’impianto non doveva essere l’esempio dell’efficienza se,già un anno dopo, il sindaco di Gaggio Montano inviava dure proteste alla prefetturadi Bologna, lamentando sia l’incostanza nell’erogazione del servizio diilluminazione durante i mesi estivi, con grave danno della villeggiatura, sia i pericoliper i dipendenti della ditta, causati dalla totale noncuranza della loro sicurezza, chela ditta Baldi dimostrava di avere. Gli avvisi del primo cittadino non rimasero inascoltati,tanto che già sul finire del 1914 la ditta si era munita non di uno, ma di duemotori ausiliari, uno alimentato a gas e l’altro a carbone 45 .Non abbiamo testimonianze di simili lamentele per Porretta Terme, ma è certoche negli anni Venti la locale impresa Aldo Buini & co. aveva potenziato i propri impiantidi produzione idroelettrica, installando due turbine della potenza di 120 HPche sfruttavano un salto di 5.80 metri ed una portata di 2000 litri al secondo. Per garantireun’erogazione costante nei mesi estivi i Buini si erano dovuti dotare di altrimotori da affiancare alla produzione idroelettrica, poiché questa si riduceva a soli20-40 HP nei periodi di magra stagionale. La soluzione venne attraverso l’installazionedi due motori a gas povero, dalla potenza totale di 80 HP e di una piccolageneratrice a vapore, alimentata con gli scarti di una segheria: un’anticipazione deimoderni impianti a biomassa! L’aggravante era che Porretta come stazione climatica ebalneare conosce proprio in quei mesi il suo massimo sviluppo 46 . Per porre rimedio a questofenomeno l’impresa Buini richiese alla Prefettura l’autorizzazione per poterapplicare un sovrapprezzo alla normale tariffa elettrica, permesso che fu regolarmenteconcesso per gli anni 1922, 1923 e 1924. Fra le ditte elettriche che richiedevanoregolarmente il permesso di applicare sovrapprezzi alle normali tariffe, comparivaanche l’Azienda Idroelettrica della Limentra, di cui non conosciamo il ruolo in queglianni, ma che è bene ricordare fin da ora.In ultimo, perfino la ditta Vivarelli Agostino fu costretta a dotarsi di un <strong>motore</strong> agenerazione termica. <strong>Il</strong> motivo era sempre lo stesso: l’impresa voleva garantire la produzionedi energia anche durante il periodo estivo, evitando di lasciare al buio il paesedi Granaglione, proprio nei periodi di massima affluenza e di massimi consumi.44Tutte le informazioni relative a questo impianto sono in Archivio ENEL, Fondo Nazionalizzazioneimprese elettriche: in questo fondo sono confluite le descrizioni relative alle Società inglobate dall’ENEL nelmomento della nazionalizzazione.45ASB, Genio civile, n. 805.46Ibidem.94

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