Un’altra fonte ci informa che nell’anno 1900, per un canone annuo di lire 2.000,erano installate 912 candele di capacità elettrica distribuite in lampade da 16 e 32candele, che illuminavano le vie Terme, Falcone, Garibaldi, Nazionale, Provinciale,Borgo Sole, Borgolungo, Ranuzzi, piazza Vittorio Emanuele, viale Mazzini e la casacomunale. <strong>Il</strong> contratto fra la ditta ed il comune stabiliva, per il periodo estivo, gli orariin cui le lampade si dovevano tenere accese. Nello stesso anno è documentataanche la richiesta di un consigliere comunale, che avendo cognome Migliorini era sicuramentedi Castelluccio, volta ad estendere l’illuminazione anche in quellafrazione; la richiesta non venne però accolta per motivi finanziari 19 .La precocità nella diffusione dell’energia elettrica ai Bagni della Porretta è damettersi in relazione con il suo ruolo di stazione climatica. Avere la luce elettrica rappresentavaancora in questa fase molto precoce, un motivo d’orgoglio e di progresso.Ciò che stupiva e meravigliava delle lampade ad incandescenza stava nella loro accensione:non servivano fiammiferi. Questo ruolo magico della luce elettricacostituiva, specie per i forestieri, motivo d’attrazione. Nella Guida dei Bagni della Porrettae dintorni del 1894, le pubblicità dei due principali alberghi dei Bagni, l’HotelPorretta e l’Albergo Roma già Cavour, fra le altre attrattive quali un grande salone dapranzo con piano e buon repertorio di musica o la vicinanza alla stazione ferroviaria, oppureancora il giardino, la terrazza e persino l’acquedotto, riportavano anchecampanelli e luce elettrica; segno evidente che anche la presenza di illuminazione elettricaera una vera e propria attrattiva turistica 20 ! Era quindi ovvio che, nonostante glioneri economici, questioni d’immagine imponessero all’amministrazione comunaleil mantenimento del servizio: proprio a Porretta Terme è testimoniata una precoceattenzione al problema elettrico anche da parte delle autorità politiche. <strong>Il</strong> sindacoGiuseppe Negretti durante la sua amministrazione, dal 1896 al 1898, pensò di costruireun bacino idroelettrico sul Reno, che rimase però alla fase progettuale 21 . Nelleprevisioni del primo cittadino non c’era soltanto lo sfruttamento della risorsa idricaper produrre energia, certamente importante, ma anche la possibilità di avere nelcentro del paese un laghetto navigabile, che avrebbe contribuito ad arricchire le quotazionidella stazione climatica. Lo sbarramento si sarebbe dovuto costruire nelpunto detto “del Pennello”, nei pressi dell’attuale campo sportivo Albergati, eavrebbe avuto una lunghezza totale di oltre un chilometro, con una larghezza mediadi metri 30 circa. La centrale elettrica sarebbe sorta più a valle, nei pressi della frazionedi Silla, ad una quota inferiore, per permettere la necessaria inclinazione dellacondotta forzata.Per concludere sul periodo delle origini occorre ancora ricordare altre due installazionipionieristiche della nuova tecnologia. Nel 1899 a Vergato, in un mulino di19M. Facci, A. Borri, Porretta dall’Unità alla Repubblica (1861-1948), Porretta Terme 1998, p. 136, che citaun documento in ASB, Prefettura, Affari speciali, Comune di Bagni della Porretta, classe 11, 1900.20Lorenzini, Guida dei Bagni della Porretta, pagine senza numerazione della pubblicità in fondo al volume.21G. Negretti, Quel lago a Porretta all’inizio del secolo, in “Nuèter”, XX, 1994, n. 39, p. 192.81
proprietà di Angelo Bonino, si produceva energia elettrica per illuminazione, con cuisi mettevano in funzione 111 lampade ad incandescenza 22 . Non conosciamo purtroppocosa venisse de facto illuminato, ma è possibile che la dinamica sia stata simile aquella porrettana, portando all’illuminazione delle vie centrali del paese e di qualcheesercizio commerciale. Anche il canapificio Turri di Pioppe di Salvaro nel 1899produceva energia elettrica per illuminare l’opificio con 36 lampade ad incandescenza.<strong>Il</strong> <strong>motore</strong> che le alimentava aveva una potenza di 30 HP e serviva anche peranimare 24 telai meccanici. Sebbene in un primo momento questa industria non vendesseenergia elettrica a terzi e rientrasse quindi nella categoriadell’auto-produzione, fu proprio uno dei figli dei Turri ad avere un ruolo importantein questo settore 23 . È bene concludere tenendo presente che la potenza elettrica installatafra Otto e Novencento in Emilia Romagna era tuttavia molto limitata erappresentava soltanto l’1,7% circa del totale italiano 24 .1.3b La corsa ai diritti di derivazione, il doppio ruolo dellalegislazione (1903-1919)Tutti i dati sono concordi a proposito dell’espansione del settore elettrico nel periodoche va dagli anni Novanta dell’Ottocento agli anni che precedono il primoconflitto mondiale: sia per quanto riguarda il numero delle società elettriche, sia perquanto riguarda la produzione, la tendenza è di continua ed ininterrotta crescita. Perchiarire questo fatto riportiamo due grafici che evidenziano, il primo il numero dellesocietà produttrici dal 1893 al 1914, il secondo l’incremento delle produzione dienergia negli stessi anni:Fonte: C. Pavese, A. Toninelli, Anagrafe delle società elettriche, Storia dell’industria elettrica in Italia. Le origini.1882-1914, a cura di G. Mori, Bari, Laterza, 1992, p. 763.22Le condizioni industriali della provincia di Bologna, p. 45.23M.C. Vannini, M. Maselli, Pioppe di Salvaro. Storia e memoria, Pioppe di Salvaro 2005, p. 24.24G. Pedrocco, Risorse energetiche e territorio durante la prima guerra mondiale. <strong>Il</strong> caso dell’ Emilia Romagna,in Memoria dell’industrializzazione. Significati e destino del patrimonio storico-industriale in Italia, in“Annali della fondazione Luigi Micheletti”, a cura di P.P. Poggio e A. Garlandini, Brescia 1987.82
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