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Il motore idraulico - Centro CISA

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ca 600 tonnellate di manufatti, per un valore totale di 265.000 lire, una cifra ancorapiuttosto consistente in relazione ai tempi. Rispetto a trent’anni prima la produzioneera aumentata soprattutto perché erano stati introdotte innovazioni tecnologicheche avevano anche fatto aumentare i guadagni; l’estensore della statistica parla diquesti fatti in questo modo: le ferriere si sono ora trasformate e lavorano con forni a sistemafrancese, possono produrre in maggiore quantità sicché (avendo una di esse sospeso illavoro) fra ferro in barre ed in attrezzi rurali, dalle altre tre escono 600 tonnellate di ferro lavorato.Di questo un quarto si esporta all’estero specialmente in Egitto e Algeria. L’aumentodella produzione era stato notevole, se si constata come nel 1850 le sole due ferriereCalvi e Vivarelli Colonna producevano 209 tonnellate e che nel 1861 il totale del ferrolavorato in tutte le ferriere era stato di circa 437 tonnellate, mentre nel 1884 siamo difronte a 600 tonnellate di manufatti.La statistica del 1887 ci informa che dal 1884, per qualche anno, la ferriera Calvidi Corvella-Silla aveva cessato la produzione, per passare in seguito in proprietà alladitta bolognese Boriani e Ottani. Allo stesso modo la ferriera della Venturina era statavenduta a Filippo Ferrari, che era il comproprietario, assieme ai Vivarelli Colonna,del mulino contiguo alla ferriera.La statistica del 1899 ci informa che la ferriera ex Calvi, dopo il periodo di inattività,aveva ripreso la produzione, mentre quella di Porchia era stata definitivamentechiusa; di quest’ultima restano ancor oggi pochi ruderi nei pressi del laghetto di pescasportiva, dove, fra l’altro è in progetto la costruzione di una piccola centraleidroelettrica, che possiamo considerare la continuazione ideale e moderna dell’opificio<strong>idraulico</strong> ottocentesco.Nel periodo compreso fra i secoli XIX e XX, l’industria montana del ferro videnotevoli trasformazioni. Mentre le ferriere ottocentesche erano sorte con unaesplicita prospettiva industriale, un fatto che si rileva sia in relazione all’importanzadegli investimenti sia constatando la notevole quantità della produzione, inquesto periodo cambiò la filosofia stessa sottesa all’impianto di quelle prime ferriereda parte di imprenditori toscani, tutti in qualche modo legati allaplurisecolare esperienza della Magona granducale. Per realizzare quegli impiantierano stati impiegati notevoli capitali ed utilizzati antichi mulini che, dopo esserestati acquistati, erano stati profondamente trasformati ed in alcuni casi ricostruitiper renderli adatti alle nuove produzioni. Unica eccezione alla trasformazione deimulini era stata la ferriera di Corvella, costruita ex novo dal bergamasco AntonioCalvi. Un altro elemento fondamentale per la comprensione di questo complessofenomeno fu il fatto che la manodopera impiegata sia alla Venturina, sia a Panigalee Porchia, sia a Corvella-Silla proveniva tutta dall’estero, cioè dalla Lombardia,come si evince dagli stati d’anime delle parrocchie in cui erano andati ad abitarequesti lavoratori, che mostrano cognomi di chiara provenienza forestiera: Carrara,Manenti, Ambrosioni, Nesti, Chiappelli, Pisaneschi, Belliomini, Salvinelli,Cecchi, gli stessi Calvi e, in epoca successiva, anche Chelotti ed Assaloni, i futuri58

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