Molti degli operai, naturalmente, venivano da fuori, da tutti i paesi vicini (Casteldi Casio, Camugnano, Bargi, Guzzano, Mogne, Badi) ma anche da più lontano,persino da Porrettae Castelluccio. <strong>Il</strong> lavoro nella costruzione della diga era una valida,anche se temporanea, alternativa all’emigrazione stagionale.C’era una squadra che veniva tutti i giorni dal Molino del Pallone, e tutte le sere tornavanoa casa; una squadra di 8 o 10 specialisti che lavoravano all’impianto di frantumazione ealle torri; uno poi fece una brutta morte: scivolò e precipitò da 90 metri di altezza.Ce n’era anche una squadra di Ponte di Verzuno che ultimamente s’era attrezzata condelle biciclette, tutte rugginose, ma le lasciavano prima della salita del Molinello, perché a veniresu c’era della breccia grossa così, che non si andava.(Amos Guglielmi)Si lavorava in turni, per contentare un pò tutti. La giornata era di otto ore, maquando rindoppiavo (cioè ripeteva il turno due volte il giorno per un totale di 16 ore)mi sembrava di essere un signore! L’ho fatto tante volte!Quelli che venivano da fuori, a piedi, spesso venivano per niente o per un’ora, magari,perché se si metteva a piovere gli pagavano solo quel che avevano fatto, e la paga, per i piùqualificati, muratori, scalpellini, minatori era di 10/12 lire al giorno (1,60/1,80 all’ora). C’eranoi sindacati: un certo Pompeo di Camugnano aveva più di centocinquanta persone dietro,e li collocava a turno..(Alfonso Acquafresca)Cominciai a lavorare alla fondazione della centrale, e per oltre un anno al canale di scarico,sotto il caporale Gustavo (Guglielmi) di Pida, con la ditta Pagani.Non si lavorava sempre, c’erano i turni, e li regolava un certo Pompeo Elmi di Guzzanodi Camugnano (il Sindacato). Si lavorava quindici giorni e poi un altro prendeva il tuo postoe poi via di nuovo quando ritoccava a te, perché c’era poco lavoro e troppe braccia, e lui stavaalle regole (Pompeo) era preciso...Fu sempre lui, Pompeo, che mi mandò in Africa, (perché, oh, i aveva ott fio’) e conveniva:c’era caldo, ma là si prendevano 33 lire al giorno, qui massimo 2 franchi (1,70/1,80)all’ora.I morti sul lavoro(Alfonso Acquafresca)A paragon al lavoro n’e gnanc ch’en sia morti tanti … ne ricordo due soltanto scoppiaticon le mine uno era di ca’ di Taja … c’erano dei lavori pericolosi … c’erano delle canale alte,lassù, legate alle torri (70/90 metri d’altezza) e ogni tanto ci si seccava il getto dentro: quandolo versavano en pissava piò giò. E la gente allora andavano slegati a pulirle, su a sbindolon.147
(Primo Tovoli)Succedeva anche che, muovendo dei sassi dopo la “volata” (delle mine), potevano caderesu una capsula inesplosa perché la miccia era “falsa” e non era bruciata completamente.(Angiolino Tovoli)Ci furono migliaia di infortuni, grandi e piccoli, i morti invece non furono molti; cinqueo sei in tutto; due in cava, due nel pozzo sfioratore, uno nella fondazione della centrale, unocaduto dalla sommità della diga (quello di Molino del Pallone che scivolò, vedi sopra),uno, Divio Biagioli, con le mine, perché forse si era nascosto malamente e prese unascaglia in testa, lassù nei gradoni (della cava).(Amos Guglielmi)Uno di Camugnano affogò dentro al pozzo della centrale. Venne portato via su una scala;sua moglie arrivò, lo baciò e disse: “comme t’se freddo”.«<strong>Il</strong> Re venne tre volte»(Bice Tovoli e Italia Biagioli)<strong>Il</strong> Re venne tre volte … ne aveva una fila sempre dietro in macchina, e ‘sti baffi, e avevasempre con sé quelli di San Rossore (forse gli amministratori o personale della tenutareale di S. Rossore). Dino (Biagioli) era molto amico con quelli di S. Rossore, perché ce n’eranodella sua età, e stavano quindici giorni a Suviana tutte le estati per molti anni. (Forsequesta presenza è una delle cause della frequenza delle visite reali a Suviana, anchein forma non ufficiale n. d. r.). Una volta c’era anche la regina, e Boris, il re di Bulgaria.(Primo Tovoli e A. Guglielmi)Durante i lavori il cantiere era sempre chiuso con un cancello, anzi erano due:uno giù a Molinello, alla centrale, l’altro quassù a Tramonte, guardati dai carabinieri(che a volte perquisivano anche gli operai in uscita). C’era un distaccamento di carabinierifisso a Suviana, per la sola sorveglianza del bacino (Acquafresca).La prima volta che il re passò di qui lo fermarono senza riconoscerlo al cancellodella centrale e telefonarono su al cantiere perché qualcuno scendesse a vedere perchéc’è uno che dice di essere il re.Fu poi Gustavo da Pida a riconoscerlo, perché lui era stato aiutante di battaglia allagrande guerra (Angiolino Tovoli).148
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