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Il motore idraulico - Centro CISA

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senta come una lite di tipo giurisdizionale, che riguardava prima di tutto il diritto diderivare l’acqua dal fiume. <strong>Il</strong> contrasto andò per le lunghe e fu necessario l’interventodiretto dell’abate di Santa Maria di Vallombrosa, diretto superiore di entrambi gliabati, un evidente indizio dell’importanza che veniva attribuita alla questione: i treprelati si riunirono per trovare un accordo di compromesso ed in questo incontro l’abategenerale vallombrosano decise che nella località Prato Beccaio si sarebberopotuti costruire non uno solo, ma più mulini, altro evidente indizio dell’importanzaattribuita a questo tipo di opifici; i proventi che si sarebbero potuti ricavare da essi sisarebbero dovuti dividere in tre parti, delle quali due avrebbero dovute essere assegnatea Vaiano ed una a Montepiano. Una decisione in qualche modo salomonica,che non sappiamo se soddisfece le parti!Alle origini stesse del paese di Vergato troviamo un mulino: nel secolo XIII infattil’unica abitazione che si trovava dove oggi sorge questo importante centroabitato era rappresentata da un mulino, che è citato per la prima volta da due documenti,rispettivamente del 1259 e del 1285 3 . Appartenne in comproprietà all’ospitaledi San Biagio di Casagliola 4 , posto poco a sud della stessa Vergato, ed alla pieve diSan Pietro di Roffeno, probabilmente perché l’istituzione ospitaliera, al momentodella sua fondazione, apparteneva alla stessa pieve, come risulterebbe da una cartadel 1179, una donazione di beni alla pieve ed all’ospitale insieme 5 . Non sappiamoquando, ma sicuramente nell’ultima parte del secolo XII, l’ospitale passò alle dipendenzedella canonica di Santa Maria di Reno che si trovava a Casalecchio, dovegestiva anche il ponte sul Reno.<strong>Il</strong> mulino di Vergato è ricordato per la prima volta nella carta del 25 aprile 1259,dalla quale risulta che si trovava lungo la sponda del torrente, eponimo del paese,che oggi è normalmente chiamato Vergatello, ma che in questo periodo la stessa cartaattesta come Vergato: in rivo Varegati in loco qui dicitur Varegato. In questo periodo ilmulino risulta appartenere in comproprietà alla pieve di Roffeno ed alla canonica diReno. Fra i due enti era sorta una controversia, della quale la carta è testimonianza,poiché entrambi se ne contendevano la proprietà: in particolare entrarono in lite ilpresbitero Gerardo, canonico di Santa Maria di Reno e rettore dell’ospitale di Casagliola,e l’arciprete della pieve Aigone. L’atto venne rogato in terra Varegati antedictum mollendinum, cioè nella terra di Vergato davanti al mulino. Gerardo accusòl’arciprete di aver fatto aliquam violentiam, tanto che il mulino aveva smesso di macinare;per questo egli, a nome della canonica di Reno, chiese che l’arciprete rifondessei danni che derivavano dall’inattività del mulino stesso. Si tentò un compromesso,tanto che la canonica di Reno acconsentì a dividere a metà la mollitura, quella che piùrecentemente si sarebbe chiamata molenda, il ricavato cioè in farina dell’attività della3ASB, Demaniale, San Salvatore e Santa Maria di Reno, 35/2482, 1259 aprile 6, fasc. 43 ma in realtà è del25 aprile: “die sexto exeunte aprilis” e 1285 novembre 13, fasc. 51.4Cfr. R. Zagnoni, San Biagio di Casagliola. Un ospitale medievale presso Vergato lungo la strada del Reno(secoli XII-XV), in “Nuèter”, XXII, 1996, n. 43, pp. 161-176 (“Nuèter-ricerche”, 7)5Si trova in ASB, Demaniale, San Salvatore e Santa Maria di Reno, n. 35/2482, 1179 giugno 15, fasc. 1.16

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