R Mariotti, F Mauri - Linee <strong>guida</strong> dell’infarto miocardico acutopacità di lavoro del paziente, sull’esperienza deglioperatori locali e sulle tecnologie disponibili. In generale,una prova da sforzo con registrazione dell’ECGeseguita imm<strong>ed</strong>iatamente prima della dimissione,anche in terapia, dovrebbe costituire iltest standard da usare nei pazienti con ECG normaleche non prendono digitalici (evidenza di tipoB).Pazienti con sottoslivellamento diffuso del trattoST a riposo (> 1 mm), alterazioni del tratto ST secondariea digossina, ipertrofia ventricolare sinistra,blocco di branca sinistra o importante ritardodella conduzione intraventricolare, o preeccitazione,dovrebbero generalmente essere studiati usando,per valutare gli effetti dello sforzo, una modalitàdi imaging (evidenza di tipo B).I pazienti inabili all’esercizio per limitazioni fisiche(per esempio artrite, amputazioni, grave arteriopatiaostruttiva periferica, grave broncopneumopatiacronica ostruttiva) o complessivamente debilitatidovrebbero essere sottoposti a test da stress farmacologicoin combinazione con una modalità diimaging (evidenza di tipo C).La scelta tra le differenti modalità di imaging chepossono essere usate in combinazione con l’esercizio olo stress farmacologico dovrebbe essere basata prioritariamentesull’esperienza degli operatori locali nell’effettuaree interpretare lo studio (evidenza di tipo C).I test da sforzo o da stress farmacologico sono basatisull’utilizzazione dell’esercizio o di farmaci in gradodi indurre ischemia o disomogeneità della perfusionemiocardica in presenza di malattia coronarica. Il test dasforzo consiste nel far eseguire al paziente uno stress fisiologicoprogressivo (usualmente utilizzando il tappetorotante o il cicloergometro) fino a raggiungere unafrequenza massima pari almeno al 70% della frequenzateorica massima o un carico di almeno 5 METS, utilizzandosimultaneamente una metodica in grado di rilevarela presenza di ischemia (ECG, ecocardiogramma,ventricolografia isotopica) o di una disomogeneità dellaperfusione miocardica (scintigrafia perfusionale contallio-201 o MIBI marcato con tecnezio-99).Lo stress farmacologico diventa necessario in pazientiinabili all’esercizio. Il test al dipiridamolo o all’adenosinaconsiste nella somministrazione endovenosadi vasodilatatori del microcircolo coronarico in gradodi diminuire la resistenza vascolare coronarica equindi di aumentare il flusso. Ove sussista una significativastenosi di un ramo coronarico epicardico, l’aumentodi flusso è limitato ai segmenti miocardici rifornitidalle arterie non ostruite. Questa disomogeneità èusualmente valutata con la scintigrafia perfusionale.Questi agenti oltre che disomogeneità possono produrrevera e propria ischemia (che può essere rilevata m<strong>ed</strong>ianteECG, ecocardiogramma o ventricolografia isotopica)causata da un furto ematico transmurale dall’endocardioall’epicardio con diminuzione della perfusionesottoendocardica nel territorio della coronariastenotica e/o furto intercoronarico in pazienti con malattiamultivasale.Il test alla dobutamina consiste nella somministrazioneendovenosa di questa sostanza (a partire da unadose di 10 g/kg/min) che determina un aumento delconsumo miocardico di ossigeno, similmente a ciò chesucc<strong>ed</strong>e durante test da sforzo, così determinando, inpresenza di stenosi coronariche critiche, ischemia miocardicache può essere rilevata m<strong>ed</strong>iante ECG, ecocardiogramma,ventricolografia isotopica e disomogeneitàdi perfusione rilevabile m<strong>ed</strong>iante scintigrafia da perfusione.In sintesi la prova da sforzo con ECG per la sua semplicitàdi esecuzione e di interpretazione è il test più utileper la stratificazione prognostica dei pazienti con infartorecente. Essa consente di individuare precocementei pazienti ad alto rischio (prova da sforzo positiva aduna frequenza cardiaca < 120 b/min e/o ad un carico< 6 METS) che necessitano di coronarografia, e soprattuttoi pazienti a basso rischio (prova massimale negativa)che possono essere dimessi senza ulteriori indagini.L’utilizzazione di uno stress farmacologico è necessariain pazienti inabili all’esercizio; tuttavia, nonaggiunge informazioni prognostiche clinicamente rilevantiin pazienti che possono eseguire prova da sforzo.Similmente, le tecniche di imaging sono estremamenteutili in pazienti in cui l’ECG non è interpretabile. Inquesti casi acquistano notevole importanza nella valutazionenon solo della presenza di ischemia, ma anch<strong>ed</strong>ella sua estensione; non vi è accordo invece sul fattoche possano fornire informazioni prognostiche aggiuntiveclinicamente rilevanti e a lungo termine, soprattuttonei pazienti in cui l’ECG è interpretabile. Perquanto concerne la scelta della tecnica di imaging nonesiste nessuna evidenza che lo studio della funzioneventricolare sinistra durante stress fisico o farmacologicom<strong>ed</strong>iante ecocardiografia o tecniche scintigrafichefornisca informazioni prognostiche diverse daquelle ottenute m<strong>ed</strong>iante studio della perfusione miocardica.Il ruolo dell’ECG dinamico secondo Holter nellavalutazione dell’ischemia reversibile e del rischio dieventi cardiaci nel postinfarto è piuttosto discusso econtroverso, secondo alcuni aggiungerebbe ulterioriinformazioni prognostiche 124 , mentre per altri dati similipotrebbero essere d<strong>ed</strong>otti dal test ergometrico 125 .Valutazione dell’instabilità elettrica. La metodicapiù utilizzata per valutare la suscettibilità miocardicaad aritmie è il monitoraggio Holter. Tuttavia, anchese l’extrasistolia ventricolare è un pr<strong>ed</strong>ittore indipendent<strong>ed</strong>i mortalità, il potere pr<strong>ed</strong>ittivo positivoè piuttosto basso (evidenza di tipo B).Metodiche più recenti per valutare il rischio aritmicosono: a) l’analisi dei potenziali tardivi; b) l’analisidella variabilità della frequenza cardiaca; c) la misurazion<strong>ed</strong>ella risposta vagale allo stimolo barocettivo.L’analisi dei potenziali tardivi è basata sull’averaging e541
Ital Heart J Suppl Vol 2 Maggio 2001sull’amplificazione del complesso QRS dell’ECG; laloro presenza indica asincronia della depolarizzazioneventricolare. L’analisi della variabilità della frequenzacardiaca può essere eseguita nel dominio del tempo <strong>ed</strong>ella frequenza <strong>ed</strong> è basata sull’analisi degli intervallidi tempo che separano i battiti cardiaci; una riduzion<strong>ed</strong>ella variabilità è indicativa di un diminuito tono vagalee si associa ad una maggior mortalità, inclusa quellada morte improvvisa. Il dato, per quanto significativo,se preso isolatamente ha un valore prognostico modesto126 . La risposta vagale allo stimolo barocettivo si valutamisurando la riduzione di frequenza cardiaca in rispostaall’aumento di pressione arteriosa indotta daun’infusione di fenilefrina. La presenza di potenzialitardivi e la riduzione della variabilità della frequenzacardiaca sono potenti pr<strong>ed</strong>ittori di mortalità, soprattuttodi morte improvvisa. Tuttavia, non è stato stabilito inmaniera definitiva se sono pr<strong>ed</strong>ittori di mortalità indipendentida altri pr<strong>ed</strong>ittori, come la funzione ventricolaresinistra. Un recente studio multicentrico, l’ATRAMI,sembra dimostrare che la riduzione della risposta vagaleallo stimolo barocettivo è un potente pr<strong>ed</strong>ittore indipendent<strong>ed</strong>i mortalità 127 .Algoritmo per la stratificazione prognostica (Fig. 2)Si è già sottolineata l’importanza di una stratificazioneprognostica precoce da effettuarsi nei primi 5giorni dall’insorgenza della malattia per definire lastrategia terapeutica più appropriata per le dimensionidell’infarto, per la risposta ai trattamenti <strong>ed</strong> infine perla prevenzione e cura <strong>delle</strong> complicanze più comuni.Valutazione pr<strong>ed</strong>imissione. Nei pazienti che non presentanocaratteristiche cliniche di rischio alto è opportunomisurare, prima della dimissione, la frazione dieiezione. Da notare che quest’ultima può essere diversada quella ottenuta subito dopo l’episodio infartuale,in quanto la funzione ventricolare può risultare peggioratacome conseguenza di rimodellamento o di reinfartoo migliorata per la risoluzione dell’ischemia o dellostunning (evidenza di tipo C).Se la frazione di eiezione è < 45%, la mortalità ad 1anno è > 10%. Se oltre ad una frazione di eiezione ridotta,è anche presente un marcato aumento del volumetelesistolico (> 130 ml) la mortalità a 1 anno è probabilmente> 20%. La mortalità è anche particolarmenteelevata se, oltre ad una frazione di eiezione ridotta, èanche presente una marcata riduzione della risposta barocettiva(evidenza di tipo B).I pazienti con bassa frazione di eiezione, in particolarein presenza di ischemia durante prova da sforzo, dimiocardio vitale ibernato nelle regioni ipo-acinetichee/o di una chiara instabilità elettrica, dovrebbero eseguireuna coronarografia in vista di un intervento di rivascolarizzazionemiocardica (evidenza di tipo B).Nei pazienti che hanno una buona frazione di eiezioneè opportuno eseguire una prova da sforzo o untest equivalente, come descritto in prec<strong>ed</strong>enza. Unaprova da sforzo positiva a basso carico è associata aduna mortalità ad 1 anno > 5% 128 . Considerazioni analoghevalgono per i pazienti che necessitano di una tecnicadi imaging: la documentazione di aree estese di ipoperfusionereversibile o di riduzione reversibile di contrattilitàè associata ad una prognosi similmente sfavorevole.Anche in questo caso è opportuno eseguire lacoronarografia in vista di un intervento di rivascolarizzazionecoronarica (evidenza di tipo C).I pazienti con una prova da sforzo negativa o positivaad alto carico (≥ 6 METS) e buona funzione ventricolarepresentano mortalità ad 1 anno bassa (1-2%);Figura 2. Tempi e criteri per la stratificazione prognostica (dopo 24 ore) del paziente con infarto miocardico acuto. FE = frazione di eiezione.542
- Page 3 and 4: Ital Heart J Suppl Vol 2 Maggio 200
- Page 5 and 6: Ital Heart J Suppl Vol 2 Maggio 200
- Page 7 and 8: Ital Heart J Suppl Vol 2 Maggio 200
- Page 9 and 10: Ital Heart J Suppl Vol 2 Maggio 200
- Page 12 and 13: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 14 and 15: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 16 and 17: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 18 and 19: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 20 and 21: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 22 and 23: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 24 and 25: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 26 and 27: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 28 and 29: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 30 and 31: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 34 and 35: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 36 and 37: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 38 and 39: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 40 and 41: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d
- Page 42 and 43: R Mariotti, F Mauri - Linee guida d