R Mariotti, F Mauri - Linee <strong>guida</strong> dell’infarto miocardico acutole della Cardiologia” hanno delineato i diversi livelli diintervento e strutture in funzione della popolazione <strong>ed</strong>el territorio servito. Accettando il profilo generale delineatonella proposta, si può constatare che le unità individuatepresentano possibilità operative estremament<strong>ed</strong>iverse:• di tipo diagnostico negli ambulatori fuori osp<strong>ed</strong>ale enei servizi di cardiologia senza letti;• di tipo diagnostico e terapeutico semplicemente m<strong>ed</strong>iconei servizi o divisioni di cardiologia con UTIC;• di tipo diagnostico e terapeutico m<strong>ed</strong>ico o interventisticonelle divisioni di cardiologia dotate di laboratoriodi emodinamica;• di tipo diagnostico e terapeutico m<strong>ed</strong>ico, interventisticoe chirurgico negli osp<strong>ed</strong>ali dotati di divisione cardiologicae cardiochirurgica.Tenendo presente la multiforme realtà nazionale,composta da unità operative di cardiologia a dotazion<strong>ed</strong>i personale e di strumentazioni sostanzialmente differenti,ben si comprende come le indicazioni diagnostichee terapeutiche suggerite possano spesso essere condizionat<strong>ed</strong>alle reali disponibilità. Ne può conseguireper gran parte <strong>delle</strong> strutture sopradescritte l’impossibilitàdi fornire al paziente con IMA l’intervento terapeuticopiù appropriato in funzione del suo quadro cliniconel luogo di primo ricovero. Da ciò nasce la necessitàdi definire a completamento <strong>delle</strong> presenti <strong>linee</strong><strong>guida</strong> protocolli per l’inquadramento precoce del pazientee per una stretta collaborazione tra le unità operativ<strong>ed</strong>i diverso livello e dotazione.DIAGNOSI, ASSISTENZA E CURA ALL’ESORDIO(FASE PRE-UNITÀ DI TERAPIA INTENSIVA CORONARICA)La tempestività dell’intervento terapeutico volto a ristabilirela ricanalizzazione coronarica costituisce elementorilevante per la prognosi del soggetto colpito daIMA. La stessa dipende però da due fattori principali:• il riconoscimento della malattia da parte del pazienteanzitutto o dei parenti o dei testimoni dell’evento o delm<strong>ed</strong>ico che ha il primo contatto;• le modalità di invio al reparto di UTIC.Modi di presentazione clinicaIl dolore toracico perdurante oltre 20 min, non sensibilealla somministrazione della trinitrina, rappresentail sintomo principale e più frequente dell’esordio dellamalattia. Il suo valore diagnostico viene fortementeaccresciuto dalla presenza di fattori di rischio coronaricomaggiori (familiarità, fumo, dislipidemia, ipertensionearteriosa), da storia di cardiopatia ischemica, dairregolarità del ritmo cardiaco (arresto cardiaco, tachicardiao bradicardia importanti, battiti prematuri) <strong>ed</strong> infin<strong>ed</strong>a fenomeni neurovegetativi di accompagnamento(sudorazione fr<strong>ed</strong>da). Poiché la quota maggiore di ritardotra l’esordio dei sintomi e il primo intervento terapeuticoè dovuta alla lentezza con cui il paziente o itestimoni dell’evento (familiari, compagni di lavoro oestranei) decidono di cercare soccorso, dovrebbero esserepromosse periodiche campagne di informazioniche diffondano pochi e semplici messaggi basati sulcorr<strong>ed</strong>o sintomatico e anamnestico sopra riportato.Purtroppo in un’elevata percentuale di casi, la sintomatologiadi esordio della malattia non è per nulla tipica,perché caratterizzata, soprattutto negli anziani, dasintomi generici, se non addirittura fuorvianti, come dispnea,astenia, sincope o deficit neurologici.Inoltre in un quinto dei casi anche la registrazione diun elettrocardiogramma (ECG) può non fornire informazionisufficienti per definire la diagnosi soprattuttonelle fasi più precoci della malattia. Di fronte ad unasintomatologia sospetta il paziente dovrà essere tenutoin osservazione stretta con controlli ravvicinati dell’ECG.Il ricovero accelerato e protettoModi di afflusso all’osp<strong>ed</strong>ale. Il paziente colpito daIMA può giungere in osp<strong>ed</strong>ale seguendo percorsi estremament<strong>ed</strong>iversi e impiegando tempi variabili. I più comunisono rappresentati da:• chiamata del m<strong>ed</strong>ico di famiglia e successiva prescrizion<strong>ed</strong>i ricovero da parte dello stesso;• arrivo diretto del paziente in Pronto Soccorso conmezzi propri o trasportato da familiari o da testimonidell’evento;• chiamata del servizio sanitario di emergenza-urgenza(SSEU-118).Il primo modo di afflusso, che è largamente sfruttato,richi<strong>ed</strong>e m<strong>ed</strong>iamente tempi molto lunghi prima cheil paziente giunga in UTIC. Pertanto, soprattutto difronte a sintomatologia tipica, esso non dovrebbe essereutilizzato.Il secondo modo di afflusso all’osp<strong>ed</strong>ale è quelloche garantisce i tempi più celeri, ma ovviamente presentauna quota di rischio non indifferente per i soggettipiù gravi, proprio perché durante il percorso non vienegarantita alcuna assistenza specifica; purtroppo difronte ad un arresto cardiaco il tempo necessario per ilpercorso sia pur breve (10 min o poco più) può esserefatale per il recupero del paziente. Questo modo di afflussoè raccomandabile per i soggetti con sintomi lievi,soprattutto se non ben qualificabili. Deve inoltre essereadottato ovunque non sia disponibile il SSEU-118.Il ricorso al SSEU-118, dove disponibile, è sempreraccomandabile di fronte ad una sintomatologia di esordioestremamente tipica e/o di elevata gravità clinica(perdita di coscienza, dispnea grave, polsi arteriosi nonpercepibili). Periodiche campagne pubblicitarie dovrebberorichiamare la sua disponibilità e le sue funzioni.L’assegnazione dell’incarico di pronto interventoanche per patologie cardiache al SSEU-118 sem-513
Ital Heart J Suppl Vol 2 Maggio 2001bra la scelta più razionale per ragioni di costo e numerodi interventi.Si sottolinea pertanto come le autoambulanz<strong>ed</strong>estinate al SSEU-118 debbano essere dotate distrumenti idonei per l’esecuzione e la monitorizzazion<strong>ed</strong>ell’ECG, oltre che per la rianimazione e ladefibrillazione. Inoltre il servizio dovrebbe offrire ladisponibilità di personale in grado di garantireun’assistenza appropriata, non solo in caso di traumatismi,ma anche di arresto cardiocircolatorio e dialtre manifestazioni patologiche più specificamentecardiache, che richi<strong>ed</strong>ono tempestività.Il personale qualificato del SSEU-118 dovrebbeessere in grado poi di eseguire un primo screeningdiagnostico e prognostico <strong>sulla</strong> base di segni cliniciestremamente semplici, che dovrebbero permetter<strong>ed</strong>i indirizzare imm<strong>ed</strong>iatamente il paziente al centrocardiologico in grado di offrire la prestazione piùidonea alla qualità e alla gravità della sua malattia.Le informazioni per riconoscere un arresto cardiocircolatorioe per praticare i provv<strong>ed</strong>imenti essenzialiper una rianimazione utile a mantenere in vita il pazientesul posto dell’evento o durante il trasporto in osp<strong>ed</strong>al<strong>ed</strong>ovrebbero essere oggetto di un’<strong>ed</strong>ucazione sanitariascolastica o, quanto meno, impartita al maggior numerodi associazioni di volontari del soccorso 24-26 .La necessità di garantire un intervento pronto e altamentequalificato, in quanto in grado di offrire imm<strong>ed</strong>iatamentecure specifiche per la malattia (fibrinolisi),ha fatto ipotizzare e sperimentare il ricorso a una rete diunità di cura coronarica mobili. Le esperienze sinoraaccumulate in tal senso però hanno documentato comeassai spesso l’intervento sia richiesto per patologie nonstrettamente cardiache e, soprattutto, come sia piuttostoelevato il costo di gestione.Allo stato attuale, sembra prematuro ipotizzare lasomministrazione del fibrinolitico al domicilio del pazienteo durante il trasporto in osp<strong>ed</strong>ale (v<strong>ed</strong>i capitolod<strong>ed</strong>icato alla terapia pre-UTIC).Per il soggetto che giunge in Pronto Soccorso condolore toracico in atto deve essere garantita una via preferenzial<strong>ed</strong>i diagnosi e, una volta definita la stessa, ilveloce trasferimento in UTIC.La terapia. In presenza di soggetto con angor persistente,senza ipotensione o segni di collasso, è sempreopportuno eseguire la somministrazione di unnitrato per via s.l. (trinitrina o carvasin) che permetteuna riduzione del dolore soprattutto se vi è inatto ipertensione.Un intervento di s<strong>ed</strong>azione generica con ansioliticiper via orale a dosaggio m<strong>ed</strong>io basso può esserepraticato fin dal primo approccio con il paziente.La somministrazione di oppioidi, certamente piùefficace sotto il profilo analgesico, deve essere effettuatacon attenzione a causa degli effetti collaterali:depressione del respiro, nausea e vomito, ipotensione.La somministrazione di aspirina alle dosi compresetra 300 e 800 mg, a seconda del prodotto disponibile,è raccomandabile, anche in assenza diuna diagnosi perfettamente definita, purché venganosalvaguardate le principali controindicazioni:storia di allergia specifica, ulcera o sanguinamentogastrointestinale soprattutto se recente.La somministrazione di farmaci antiaritmici in manierasistematica non è giustificata, perché non esisteprova di una reale efficacia preventiva <strong>delle</strong> aritmie maligne,mentre sono state indotte aritmie ipocinetiche, e,comunque, perché non è stata documentata la capacitàdi migliorare la sopravvivenza nei soggetti trattati.La somministrazione del trombolitico al di fuoridell’ambiente assistenziale e organizzativo dell’UTICin fase preosp<strong>ed</strong>aliera, all’interno di ben progettaticontesti organizzativi, permette una riduzione delritardo terapeutico di circa 1 ora, che in soggettitrattati entro le prime 6 ore dall’inizio dei sintomiconsegue un ulteriore miglioramento della sopravvivenza,quotabile intorno al 17%, come emerge daglistudi controllati d<strong>ed</strong>icati al problema 27 .Da ciò si evince che in presenza di tempi di ricoveroallungati da eccessive distanze dall’osp<strong>ed</strong>ale di riferimentoe in un contesto organizzativo e assistenziale adeguatosi può pensare di somministrare il trattamento fibrinoliticoanche prima o durante il trasporto in UTIC.Possono indurre a studiare e praticare percorsi alternativia quello suggerito:- l’esistenza di unità di cura coronarica mobili in territoriad alta densità di popolazione;- l’eccessiva distanza dall’osp<strong>ed</strong>ale di riferimento dotatodi UTIC;- l’arrivo del paziente in Pronto Soccorso di osp<strong>ed</strong>alenon dotato di UTIC;- la qualifica e l’addestramento dell’equipaggio <strong>delle</strong>autoambulanze.A questo proposito, tenuto conto della situazioneitaliana attuale, in cui, in assenza del SSEU-118, granparte <strong>delle</strong> attività di emergenza viene sostenuta da volontari,è doveroso insistere che vengano eseguiti corsidi qualificazione semplici, ma efficaci, che permettanodi imparare anzitutto le manovre di rianimazione e successivamente,laddove sia stato raggiunto questo primoessenziale obiettivo, è raccomandabile proseguire nell’addestramentodel personale (soprattutto se compostoda infermieri professionali), che deve essere posto nellecondizioni di erogare prestazioni di diagnosi e curapiù avanzate almeno nelle situazioni geografiche checomportano tempi di percorso piuttosto lungo per raggiungerela più vicina UTIC (oltre i 20 min).TERAPIA DELLA FASE ACUTA (FASE DI UNITÀ DITERAPIA INTENSIVA CORONARICA)Gli obiettivi terapeutici fondamentali della fase precoc<strong>ed</strong>ell’infarto miocardico sono costituiti da:514
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