Questi tre atteggiamenti contengono alcune verità fondamentali che il clero può presentareagli uomini ovunque —le verità sono identiche in tutte le religioni.1. La realtà di Dio, immanente e trascendente142Le fedi orientali hanno sempre accentuato il Dio immanente nel cuore umano, “più vicinodelle mani o dei piedi”, il Sé, l’Unico, l’Atma, più piccolo del piccolo, che però contiene tutto.Le occidentali hanno insistito sul Dio trascendente, fuori dell’universo, come spettatore. Ilconcetto di Dio trascendente fu il primo che l’uomo ebbe, poiché la Sua azione appariva neiprocessi della natura; poi, nella dispensazione ebraica, Dio apparve come Jehovah tribale,come anima (alquanto imperfetta) di un popolo. Poi, ancora, fu visto come uomo perfetto, ecamminò sulla terra nella persona del Cristo. Oggi si riconosce sempre meglio il Dio immanentein ogni essere umano e in ogni forma. Le Chiese dovrebbero formulare una sintesi diquesti due concetti, riassunti da Shri Krishna nella Bhagavad Gita: “Avendo pervaso l’interouniverso con un frammento di Me, Io rimango”. Dio, più grande del creato, ma presente anchenella parte: Dio trascendente, garante del Piano per il mondo, Proposito che condiziona tuttele vite, dall’atomo, per tutti i regni della natura, fino all’uomo.2. Immortalità e persistenza eterna143144Lo spirito dell’uomo è immortale: persiste per sempre, progredendo di fase in fase sulSentiero dell’Evoluzione, sviluppando in modo continuo e successivo gli attributi e gli aspettidivini. Questa verità implica necessariamente di riconoscere due grandi leggi naturali: quelladella Rinascita e quella di Causa ed Effetto. Le Chiese d’Occidente hanno rifiutato di ammetterela prima, e si sono perciò smarrite in un vicolo cieco dal quale è loro impossibile uscire.Le Chiese d’Oriente hanno insistito all’eccesso su queste due leggi; di conseguenza quei popolihanno atteggiamento negativo e quiescente verso la vita e i suoi processi, motivato dalcontinuo ripetersi delle occasioni. Il Cristianesimo ha insegnato l’immortalità, ma ha fatto dipenderela felicità eterna dall’accettazione dei dogmi teologici: sii Cristiano praticante e vivraieternamente in un cielo vagamente descritto; rifiuta di esserlo e cadrai in un inferno impossibile— inferno presentato dalla teologia dell’Antico Testamento che mostra un Dio capace dirancore e gelosia. Entrambi i concetti sono oggi ripudiati da tutti gli uomini equilibrati, sincerie pensanti. Nessuno che sappia discriminare o che veramente creda in un Dio d’amore, accettail Cielo dei teologi, né lo desidera. Ancora meno accetta “l’inferno di fuoco e di zolfo”, o itormenti eterni cui un Dio d’amore, si dice, condanni chi non crede nelle interpretazioni teologichedel medioevo e di quella parte del clero che tenta — con la dottrina, la paura e le minacce— di tenere i fedeli legati al vecchio insegnamento, oramai superato.La verità essenziale è altrove: “quel che si semina, si raccoglie”: bisogna ripristinarla.Con queste parole S. Paolo enuncia l’antico e vero insegnamento della Legge di Causa ed Effetto,chiamata in Oriente Legge del Karma. E aggiunge, in altro luogo, l’ingiunzione di “lavorarealla propria salvezza”, e poiché ciò non è possibile in una sola vita, contraddicendol’insegnamento teologico, Egli sostiene implicitamente la rinascita e fa della vitaun’esperienza ricorrente finché non si è adempiuto il comando del Cristo: “Sii perfetto, comeil Padre tuo celeste”. Visti i risultati dell’azione — buoni o cattivi — e tornando a riviveresulla terra, l’uomo raggiunge alfine la “misura del Cristo”.La realtà di questa divinità innata spiega l’impulso del cuore di ciascuno, che tende a migliorare,sperimentare, progredire, ad accrescere la conoscenza e salire verso vette superiori:non c’è altro modo di spiegare la capacità dello spirito umano di emergere dalla tenebra, dalmale e dalla morte, per entrare nella vita e nella bontà. Questa è sempre stata la storia ineluttabiledell’uomo. L’anima lo proietta sempre più vicino alla Sorgente di tutto il bene e nientepuò arrestare questo continuo avvicinarsi a Dio.52
3. Il Cristo e la Gerarchia145146147La terza grande, essenziale verità spirituale è la realtà del Cristo, del Cristo vivente, presentein mezzo al Suo popolo, secondo la Sua promessa: “Ecco, Io sono con voi ogni giorno,fino alla fine del mondo”; e questa presenza e sempre più avvertita via via che gli uomini siavvicinano a Lui e ai Suoi discepoli. La Chiesa accentua ancora il Cristo morto. Gli uominihanno dimenticato ch’Egli vive, nonostante il debole riconoscimento al tempo della Pasqua,in gran parte motivato dal credere che la Sua risurrezione garantisce la loro: “poiché Egli vive,anche noi vivremo”. Il fatto che Egli viva e sia presente sulla terra, non è mai detto, tranneche in modo generico e vago. Gli uomini hanno dimenticato il Cristo fra loro, circondato daiSuoi discepoli; il Maestro di Sapienza accessibile a chi si accosta in modo debito, e che salvacon la forza dell’esempio e con la Sua stessa vita, la quale — inespressa e in gran parte ignorata— esiste in ciascuno.Nella futura religione mondiale queste verità saranno preminenti. Si proclamerà la vita enon la morte; s’insegnerà come conseguire lo stato spirituale per mezzo di una vita spirituale,e la meta sarà l’esistenza reale di quelli che si sono così realizzati e che, con il Cristo, soccorronoil genere umano e lo guidano alla salvezza. L’esistenza di una Gerarchia spirituale sulpianeta, la possibilità di entrare in contatto e collaborare coi suoi Membri, che conoscono lavolontà di Dio e agiscono con intelligenza in modo ad essa conforme: su queste verità poggeràl’insegnamento spirituale futuro.Questa Gerarchia di Anime e del Suo Capo supremo, il Cristo, è oggi ammessa coscientementeda migliaia di uomini, ma è negata dagli ortodossi. Molti la conoscono, molti collaboranocoscientemente con i Suoi Membri. L’umanità sta liberandosi dalla sottomissioneall’autorità dottrinale per passare all’esperienza spirituale diretta.Il Cristo in ogni uomo, garanzia del conseguimento spirituale ultimo; il Cristo come modellovivente, Che si è velato lasciandoci l’esempio da seguire; il Cristo che vive sempre ed ècon noi da duemila anni, e sorveglia il Suo popolo, ispira i Suoi discepoli, i Maestri di Saggezza,cioè quegli “uomini giusti, fatti perfetti” (come detto nella Bibbia”); il Cristo che esortaa sviluppare la coscienza spirituale vivente (chiamata, vagamente, “cristica”) che alla fineconduce — per le Leggi della Rinascita e di Causa ed Effetto — alla perfezione ultima: questeverità saranno un giorno insegnate e sostenute dalla Chiesa, con la vita e le parole del clero.Questo cambiamento nella dottrina favorirà la comparsa di una umanità assai diversadall’attuale, capace di riconoscere il divino in tutti, a vari livelli, non solo in attesa del ritornodel Cristo, ma sicura della Sua presenza e del Suo avvento —non da un cielo lontano, ma daun luogo terrestre — dove Egli è sempre stato, dove l’hanno conosciuto e raggiunto migliaiadi uomini, ma viene ignorato dai teologi per paura e per tattica.La Sua venuta non sarà il rientro trionfale in una Chiesa vittoriosa, ma consisterà nel riconoscimentodella Sua esistenza effettiva, da parte di chi era cieco finora alla Sua presenza, ealle Sue attività incessanti. Non ritornerà a reggere le sorti del mondo, perché mai ha tralasciatodi farlo, ma gli uomini riconosceranno i segni della Sua attività e della Sua presenza e saprannoche sconfiggerà le Chiese, con la Sua forza, nei cuori e nella vita degli uomini. Allora,questi s’accorgeranno che la parola “spirituale” ha poco a che fare con la religione, perchédenota l’attività divina in ogni fase della vita e del pensiero; capiranno la stupenda verità, cheuna sana economia, un chiaro umanesimo, un’educazione efficace (che prepari a essere cittadinidel mondo) e una scienza dedicata al miglioramento collettivo, sono tutte profondamentespirituali e che, nella loro utilità complessiva, costituiscono un corpo di verità religiosa; scoprirannoche la religione organizzata è solo una fase di questa esperienza mondiale del divino.Il Cristo verrà pertanto, sicuramente, in tre modi. Verrà in quanto gli uomini riconoscerannoch’Egli è veramente qui, ora come sempre, da quando in apparenza lasciò la terra; verrànel senso di adombrare, ispirare, guidare in modo diretto, conferendo personalmente coi Suoidiscepoli avanzati — Agenti della volontà di Dio — che operano a stabilire rette relazioni. Esi manifesterà nei cuori degli uomini, come il Cristo che dimora in loro, lottando per la luce,influendo sulle loro vite e guidandoli a riconoscere coscientemente la divinità. Allora gli uomini,numerosi, avranno l’esperienza di Betlemme: in loro nascerà il Cristo e diventeranno53