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Il caso - Ordinemedicilecce.it

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Dilemmi etici nel terzo millennioIL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE TRA ETICA E DIGNITÀ UMANAdi Tommaso Borgia*la parola ai colleghiNella pratica quotidiana, il medico si trova costantementecoinvolto in s<strong>it</strong>uazioni che comportanol’adozione di regole e codici di comportamentonel rispetto di questioni mediche, deontologiche etalvolta anche medico legali.Una rigorosa attenzione a tali aspetti appare particolarmentenecessaria laddove la pratica professionaleha a che vedere con soggetti fragili, quali minori,anziani e persone cogn<strong>it</strong>ivamente compromesse.In tali amb<strong>it</strong>i, gli aspetti etici possono diventaredilemmi in quanto mettono in competizione esigenzeetiche ed organizzative, in assenza di riferimenti normativie deontologici ben defin<strong>it</strong>i.Negli ultimi decenni, nel complesso rapporto framedico e paziente aspetti come la comunicazionedella diagnosi, il rilascio dei dati, il consenso informato,ecc possono rappresentare terreno fertile perl’emergere di confl<strong>it</strong>ti etici.L’aderenza ai noti principi cardine dell’etica biomedica(quali il dir<strong>it</strong>to del paziente a prendere decisionicirca la propria v<strong>it</strong>a, l’obbligo morale del medico adagire per il bene del paziente, l’obbligo morale di nonrecargli male) cost<strong>it</strong>uiscono per il clinico un punto diriferimento irrinunciabili.A questo propos<strong>it</strong>o vorrei fare riferimento a duemie esperienze professionali, in ordine ad alcuni dilemmiNel rapporto medico-pazientela comunicazione della diagnosi,il rilascio dei dati e il consensoinformato possono rappresentareterreno fertile per l’emergeredi confl<strong>it</strong>ti eticiesemplificativi che si possono presentare nella routinariapratica medica di ciascuno di noi.La prima quando, da giovane assistente in medicina,fui destinato in particolare alla conduzione del Centroper le Microc<strong>it</strong>emie e Malattie talassemiche, dovendocosì affrontare quotidianamente le sofferenze fisichedei piccoli pazienti da un lato, sottoponendoli a frequentiemotrasfusioni, nella consapevolezza di un trattamentopressoché inutile e inefficace (siamo negli anni 60!),in quanto destinato a fallire per l’inev<strong>it</strong>abile decesso,a breve, per scompenso cardiaco o per epatopatiaemosiderosica (come documentato in un importantelavoro scientifico redatto da me, insieme a F. Muratoree ad E. Carriero). Solo successivamente fu data unapiù lunga e importante aspettativa di v<strong>it</strong>a, grazie airisultati della splenectomia, della terapia ferrochelantee più in segu<strong>it</strong>o al trapianto midollare.18

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