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di Gino PeccarisiIncidenti stradali. <strong>Il</strong> ruolo del medicoUN APPELLO A TUTTI I MEDICI, AFFINCHÉ OGNUNO, NELLE PROPRIE COMPETENZE,POSSA FARE IN MODO CHE IL FENOMENO VENGA ARGINATOUn giorno come tanti altri, una normale giornata,una disattenzione, forse una colpevole scorrettezzadi chi precedeva e mi sono trovato sull’asfaltocon una lussazione di spalla che non mi permetteva,in curva, di mettermi a riparo da altri automezzi chesarebbero potuti sopraggiungere.Pochi minuti sono bastati per capire come unevento, solo un attimo della tua v<strong>it</strong>a, può condizionarla,magari, per sempre. La corsa in ospedale, le cureappropriate e pronte di colleghi che continuamentesono allertati da urgenze ed emergenze e ti r<strong>it</strong>rovi,con un tutore, a riprogrammare il prossimo futuro.Un’impotenza che ti dà tanta rabbia e ti fa rivivere unpassato prossimo che con la mente vorresti condizionaree rendere diverso. Accettare la realtà è unaconstatazione che sub<strong>it</strong>o s’impone e ti obbliga aripensare a quella sol<strong>it</strong>a monotonia, che fino a qualcheora prima caratterizzava le tue giornate, e che orainsegui con la mente nella speranza che possa imporsinuovamente.Si presenta l’insol<strong>it</strong>a opportun<strong>it</strong>à di abbandonarsiall’immateriale prigionia dei pensieri. Costrettoall’inattiv<strong>it</strong>à, ho prestato più attenzione, leggendo igiornali, alle v<strong>it</strong>time degli incidenti stradali. Ho ripensatoa una coppia di amici che qualche anno fa ha persoil figlio, travolto da un’auto mentre tornava a casa inmoto. La morte di Danilo, la cui immagine sorridenteè ancora lì sul luogo dell’incidente, ha provocato altreL’estate è il periodo più nefastoper gli incidenti stradali. I dati sonogià preoccupanti e a nulla valgonole commosse cerimonie funebridi addio o i necrologi che strappanolacrime agli amici e conoscentimorti dentro. I gen<strong>it</strong>ori da quella sera vivono nelricordo del figlio destinato a rimanere giovane ineterno.Ogni mattina la stampa locale evidenzia drammi.A perdere la v<strong>it</strong>a è una mamma che lascia dei figligiovani o un padre che termina di essere guida eriferimento per una tranquilla quiete familiare. Piùspesso però sono ragazzi al r<strong>it</strong>orno da discoteche;alcol, droga, stravaganti intemperanze tipiche dellagiovinezza, sono le cause di disgrazie che coinvolgonoi giovani che, con la loro morte, fanno perdere ai lorocari il senso della v<strong>it</strong>a.Bisogna ripensare a quelle lapidi sul cigliodell’asfalto, dare un corpo ai tanti deceduti di cui silegge sulle cronache locali e nazionali. Un errore allaguida di un automezzo, un unico episodio che maisi pensava potesse essere decisivo, determina una9