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Catalogone Topipittori 2012

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TOPIPITTORIRENDERE POSSIBILEL’IMPOSSIBILESmorzare la temperatura di certe emozioni, affievolire la luminosità di certe gioie,attenuare il dolore di certe prove, abbreviare il corso di certe attese, risparmiarei conti di certe fatiche, non garantirebbe ciò per cui I cigni selvatici esistono:rendere possibile l’impossibile.I CIGNI SELVATICIdi Hans Christian Andersen,traduzione Maria Giacobbe,illustrazioni Joanna ConcejoCollana: Fiabe quasi classicheAnno di pubblicazione: 201156 pagine in formato 20 x 26,5 cmProgetto grafico: Orith KolodnyISBN: 978 88 89210 62 8euro 20,00Circa un anno fa, il blog “Le figure dei libri” pubblicavaun’intervista a Joanna Concejo. Fino a questo momento, per<strong>Topipittori</strong>, l’illustratrice franco-polacca aveva dato forma apersonaggi maschili, enigmatici, invisibili, si chiamavano Ilsignor Nessuno e L’angelo delle scarpe. Con Maria Giacobbe,una scrittrice e giornalista di origine sarda, trasferita in Danimarcadalla fine degli anni Cinquanta, Concejo interpretaI cigni selvatici di Hans Christian Andersen, un classico dellaletteratura fiabesca entrato nel 2011 nella collana “Fiabequasi classiche”. «Per me, tutto comincia nella realtà. Anchel’immaginazione», afferma l’illustratrice. «In ogni caso, l’immaginazioneè radicata nella realtà e se ne nutre», continua.«La realtà è una sorgente inesauribile: se sono capace di“vedere”, se so attingervi.» Potrebbe sembrare un paradossocominciare l’approfondimento di un racconto imbevuto dieventi e visioni prodigiose da una dichiarazione di realismo 1 .Tuttavia, dalla prima all’ultima pagina, I cigni selvatici confermanoche il vissuto terreno è intrecciato a vissuti di altraspecie e che nel paesaggio delle fiabe questa obliquità è unfatto assolutamente ordinario.«In un paese lontano, dove se ne vanno le rondini a svernarequando qui si fa freddo, c’era una volta un re che avevaundici figli maschi e una bambina che si chiamava Elisa.Gli undici fratelli, che erano principi, andavano a scuola conla sciabola al fianco e il petto coperto di splendide medaglie.Scrivevano con uno stilo di diamante su una lavagnad’oro e sapevano leggere benissimo sia in silenzio che adalta voce. […] la sorella, per sedersi aveva uno sgabellinofatto di specchi di cristallo e possedeva un libro illustrato cheera costato metà del reame.» Il lettore che accetta di entrarenel labirinto della fiaba, andrà oltre, a cercare a pagina 10 ilseguito di una vicenda che promette regine, boschi, enigmi,fate, incantesimi, uccelli, simboli, archetipi. D’altra parte, illettore che apprezza tra le righe del fiabesco le righe del reale,non evita su questo incipit di soffermarsi e di osservarediverse cose: che mentre leggiamo ad alta voce, stiamo parlandouna lingua celestiale; che le qualità della stessa sonooltremodo superiori alla lingua della free press circolante perstrada o in metropolitana; che uno stilo di diamante è unoggetto preziosissimo e pericolosissimo insieme; che il medesimooggetto acquista preziosità e pericolosità amplificatese ad afferrarlo sono mani bambine; che l’infanzia porta consè, involontariamente, il peso di responsabilità enormi; cheimpartire lezioni su una lavagna d’oro trasmette un concettodi scuola e di fare scuola agli antipodi con la scuola italianaoggi; che sapere leggere benissimo sia in silenzio sia a vocealta smarca da distorsioni del nostro tempo, per cui non èun problema essere analfabeti, purché milionari; che leggerelibri illustrati può essere un momento reso unico anche daltipo di ambienti e arredi collegati a tale esperienza; che ilibri illustrati sono oggetti nobili e che nobile è chi se necirconda e li legge 2 .Tutto nelle fiabe conosce un grado di intensità esagerato.I cigni selvatici (e con esse l’opera omnia di Andersen e deiGrimm) sarebbero altro da sé, se le parole e le immagininon rispettassero questa impostazione. Smorzare la temperaturadi certe emozioni, affievolire la luminosità di certegioie, attenuare il dolore di certe prove, abbreviare il corsodi certe attese, risparmiare i conti di certe fatiche, facilitarela riuscita di certe conquiste, mascherare il volto di certi bui,mutare la natura di certe cattiverie, non garantirebbe ciò percui I cigni selvatici esistono: rendere possibile l’impossibile.I lettori più timorosi o chi sia incerto sulla bontà di quantoappena espresso, potrebbe cambiare idea insieme a Elisa e aisuoi fratelli principi cigni 3 e incontrare un valido supportonella lettura integrale di uno scritto di Wislawa Szymborskaappartenente alla raccolta Letture facoltative (Adelphi,2006). Si intitola L’importanza di farsi spaventare e cominciacosì: «A uno scrittore dall’immaginazione piuttosto sbrigliataproposero di scrivere qualche cosa per i bambini. “Benissimo”,si rallegrò “avevo giusto in mente un raccontinocon una strega.” Le signore della casa editrice cominciaronoa gesticolare agitate: “No, le streghe no, per carità! Non siI cigni selvatici32 33123

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