BABALIBRIscopo finale: raccontare storie ai bambini. Perché si scriveper i bambini? Quali sono le finalità? E infine, senza caderenel moralismo: cosa puoi dire ai bambini? Per me una solacosa: farli ridere…»I libri di Stephanie BlakeI LIBRIDI STEPHANIE BLAKECACCAPUPÙTesto e illustrazioni di Stephanie BlakeTraduzione di Federica RoccaCartonato 36 pagine a coloriFormato 22 x 27,5 cmISBN 978 88 8362 131 4Euro 12,50Siamo tutti conigliNel 2006 Babalibri inizia a pubblicare le storie di un piccoloconiglio bianco. Si chiama Simone e la prima volta cheappare in libreria lo fa con il nome d’arte Caccapupù. Nascedai pennelli di Stephanie Blake, autrice franco-americanache da anni lavora nel mondo dell’illustrazione con una fortepropensione ai libri indirizzati ai piccolissimi. Simone,dice lei, è un po’ il suo alter ego, il personaggio a cui affida isuoi temperamenti, le domande, i dubbi, le arrabbiature, lefrustrazioni ma anche le tenerezze e le esplosioni di gioia.Simone è protagonista di una dozzina di titoli, di cui settesono quelli finora tradotti in Italia; è un coniglio con leorecchie enormi e una faccia molto espressiva; vive in unluogo non ben identificato (ma in cui ci sono la casa, lascuola, il dentista, il giardino…) con i suoi genitori e unfratellino, Gaspare; tutti conigli bianchi. Nonostante alcunevariazioni – gli abiti, che Simone inizia ad indossaredal secondo libro, la mascherina da Superconiglio, i nuoviamici – Simone non varia né cresce troppo, nel corso dellesue storie. Ogni libro narra una piccola avventura, che haa che vedere con il quotidiano di qualsiasi bambino. Perquesto Simone è così amato dai piccoli. Li interpreta perfettamente,senza filtri né buonismi. Li racconta così comesono, nelle loro debolezze e nelle loro grandi virtù. Un unicostratagemma, quello di far ridere il lettore. È StephanieBlake che lo rivela: «Non bisogna mai dimenticare a chici si rivolge: I BAMBINI! Potrebbe sembrare banale maall’inizio ero più preoccupata del lato artistico dei miei libri,della grafica, dei colori, dell’aspetto «arte» (in un certosenso la parte narcisistica del mestiere) da dimenticare loQuanto racconta un segno neroIl segno della Blake è la sua arma di comunicazione piùpotente: uno spesso contorno nero delinea i personaggi egli oggetti che ne costituiscono l’universo. Disegna con untratto apparentemente poco preciso che trasmette una velocità– quasi un’urgenza – nell’esecuzione. Attraverso questosegno fluido definisce le campiture che saranno poi riempitedi colore. Il lettore può osservare le tracce delle pennellateche riempiono le sagome, proprio come quando sideve colorare restando dentro i contorni e occupando tuttala superficie. La reminescenza del disegno infantile è volontariae trasmette un grande rispetto per la modalità con cui ibambini illustrano ciò che vedono o immaginano. La sceltacromatica della Blake è chiara quanto il suo segno: colorisempre vivaci accostati giocando su fortissimi contrasti; lepagine risultano sempre sature ma al tempo stesso nette,distintamente leggibili. L’universo di Simone ha quindi unagrande forza visiva. Scivolando da un piano meramentestilistico ad un piano narrativo, le storie di Simone si riflettononel segno che le descrive. Molto semplici, fondatesulla ripetizione dei riti della quotidianità, sui piccoli grandicambiamenti della vita di un bambino e sull’essenzialità.Servono pochissimi elementi per fare una storia, cosìcome basta un tratto per rendere il senso di un’illustrazione.Quanto detto potrebbe portare a pensare che nelle operedella Blake la sfumatura non esista; così è nel modo con cuiutilizza il colore, ma non nella narrazione. L’autrice vuolemettere in evidenza, dell’infanzia che narra, la capacità direndere il tutto, assoluto e necessario. Per questo, la stessainfanzia, è capace di gamme finissime di emozioni e sentimenti,che vengono descritte attraverso altri dati formali– come per esempio, quello dell’espressività dei personaggi.Il corpoAll’autrice divertono le emozioni e il loro manifestarsi e Simoneè l’inconsapevole cavia degli interessi della Blake. Puraffrontando soggetti spesso frequentati nella letteratura perpiccolissimi, Blake riesce a superare tutti per «economia» e80 81
BABALIBRIFACCIAMO CAMBIO?Testo e illustrazioni di Stephanie BlakeTraduzione di Federica RoccaCartonato 36 pagine a coloriFormato 22 x 27,5 cmISBN 978 88 8362 245 8Euro 12,50capacità di centrare subito il suo obiettivo: quelli di Simonesono racconti piccoli piccoli che fanno ridere, non per particolaritrovate comiche – o non solo – ma per l’intensitàtrasmessa dai personaggi. Il viso di Simone è una cartinadi tornasole di tutti i suoi tumulti interni: quando grida dipaura, la sua bocca s’impadronisce di quasi tutta la superficiedella faccia; quando è perplesso, le sue sopracciglia s’infossanoe rendono lo sguardo torvo. Quando è innamorato labeatitudine si traduce in una bocca dal segno ondulato chenon potrebbe essere più esplicito. «Per disegnare le espressionidi Simone, parto spesso da una frustrazione personale,da un’arrabbiatura o da altre emozioni, perché l’espressionesia trasmessa nella maniera più consona, perché possa diventarequasi reale». Sulla vicinanza al reale dell’espressivitàdi Simone non ci sono dubbi, è immediatamente e naturalmentecomunicativa, più che sufficiente per costruire unastoria lui da solo.Il corpo ha una funzione portante della narrazione dei sentimentie dei personaggi, così come del modo con cui i bambinicomunicano fra loro o con gli adulti. Nella costruzione delletavole dell’autrice sono sempre pochi e calibrati gli elementiche s’inseriscono nello spazio dell’illustrazione. Gli sfondia colori, i rari oggetti, lasciano spazio alle movenze dei personaggi,alla loro fisicità; in Facciamo cambio?, ad esempio,per ben 5 pagine, si osservano Simone e Ferdinando chegiocano con la pista delle macchinine trattando un possibilee difficilissimo scambio (una macchinina rossa contro tre dialtri colori!). Pur non variando di troppo la propria posizione,si muovono, si protendono, si schermiscono, passanoda gesti di grande comunicazione (le mani che tendonoall’altro) a posizioni di assoluta chiusura (braccia conserte emuso lungo). Così accade lungo le pagine, quando a Simoneviene l’idea «criminosa» che gli permetterà di recuperarele sue macchinine; si può seguire l’evoluzione del pensierodel coniglio attraverso quattro fermo immagine sulla stessapagina: Simone che pensa, trova l’idea maligna e scatta via.Con il volto e con il corpo. È chiaro che nella rappresentazione,le pose dei personaggi sono sempre fondamentali, maper la Blake sono quasi assolute, creano ogni volta uno spaziodiverso che ci chiede di prestare attenzione, lì e adesso.Il linguaggio per dire le coseI titoli dei libri della saga di Simone derivano sempre daalcune espressioni pronunciate dal protagonista, che spessosono il leit motif attorno a cui ruota la storia: Caccapupù,Pappamolla, No, niente nanna!, Pidocchi!… Non si tratta diun vezzo dell’autrice ma di un modo per riconosce il pesofortissimo che quest’ultima attribuisce al linguaggio deibambini. La Blake non lo scimmiotta, lo prende e lo distillain poche espressioni significative: quando Pappamolla nonne vuole sapere di dormire senza la sua copertina in No,niente nanna! la sua voce esce come quella di un piccolo cheancora non articola le parole perfettamente «Ma iononpossodolmilesenza la mia ‘tina! […] NIENTE ‘TINA? AllolaNO, NIENTE NANNA!» Se la Blake è consapevoledell’ilarità che un bambino che ancora non sa parlare suscitain chi invece ha – anche se da poco – ottenuto il possessodel linguaggio, usa però queste espressioni per accentuare ilruolo di Simone nel confronto del fratellino. La copertina èrimasta nel bosco e Gaspare non riesce a dormire. Bisognaandare a recuperarla. Allora, chi è il grande? Chi è responsabiledi chi? Inutile dire che sarà Simone ad affrontare ipericoli della notte, tornando incolume con il trofeo, ancorapiù eroico agli occhi del fratellino.Caccapupù è la venuta al mondo di Simone: la sua prima apparizionesu carta e la sua nascita al linguaggio. Caccapupùintroduce Simone ai lettori. Quando si inizia a leggere, nonha un nome: «piccolo coniglio» è l’appellativo con cui lopresenta il narratore, è il vezzeggiativo con cui lo interpellanogli adulti. È nudo, tutto bianco, con la coda a batuffolo,le guance rosa e due evidenti incisivi da roditore; siamo aglialbori di una carriera, che si definirà negli anni successiviattraverso la messa a fuoco del personaggio. Non sa ancoraparlare o meglio, una cosa sola sa dire: «Caccapupù». Questaespressione, che dà la rotta all’intero racconto, nascondein sé l’attesa, quella di trovare le parole giuste per definireil mondo. Occorre un’esperienza delle cose che marchi unpassaggio: quello in questo caso molto evidente del farsimangiare dal lupo. Con un tono molto divertente, chesmorza qualsiasi preoccupazione, Simone viene ingoiato daun improbabile lupo verde vestito di fucsia, che gli chiedeil permesso prima di mandarlo giù. Passare nella pancia dellupo, riuscirne fuori, grazie a una indigestione, segna un secondovenire alla luce: quando il padre medico (non si fatutto da soli, a volte un grande serve ad aiutarci a «venirefuori») estrae dalle fauci «il mio piccolo Caccapupù», Si-I libri di Stephanie BlakeNO, NIENTE NANNA!Testo e illustrazioni di Stephanie BlakeTraduzione di Federica RoccaCartonato 36 pagine a coloriFormato 22 x 27,5 cmISBN 978 88 8362 220 5Euro 12,5082 83