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SUONO n° 500

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inside<br />

Sangue e cenere<br />

brano per brano<br />

Sangue e Cenere…<br />

Messia è il fuorilegge con la sua lingua profetica. Fuorilegge è colui<br />

che viola la legge per affermarne il principio. Il fuorilegge è messia<br />

e profeta, basti pensare a John Wesley Harding, meraviglioso disco<br />

di Dylan del 1967, dove questa figura viene rivitalizzata. A proposito<br />

di profezia, vorrei ricordare le parole di Mario Tronti (nato a Roma<br />

nel 1931, fondatore dei Quaderni Rossi e filosofo dell’operaismo):<br />

“Profezia è discorso di libertà. Libertà dal proprio tempo, e da chi<br />

lo comanda. I dominatori non hanno bisogno di profeti. Hanno<br />

per servizio i loro funzionari, tecnici del fare e comunicatori del<br />

dire. I peggiori: quelli dal volto umano. Sono gli oppressi ad aver<br />

bisogno dell’azione e della parola profetiche. Profezia è parlare in<br />

nome di una parte del mondo perché si riconosca, prenda forza<br />

e si sollevi contro”. Il profeta annuncia la stagione di un nuovo<br />

umanesimo. Siamo fuori dalla storia, siamo nel mito, quello de<br />

L’Unità! Il mezzo usato per narrare il mito non è la poesia epica,<br />

la musica o il romanzo, il cinema o il fumetto ma qualcosa che<br />

li contiene tutti… cioè la canzone! Come ci ha insegnato Woody<br />

Guthrie, il maestro dei maestri. E per tornare a Tronti: “La parola<br />

e la visione sono armi della profezia. La prima scuote, la seconda<br />

squarcia. Entrambe abitano il presente e in esso provocano salti<br />

d’epoca e rotture. Profezia che non è pre-dire né pre-vedere. Il<br />

profeta vede nel presente quello che altri non vedono e dice del<br />

presente quello che altri non vogliono ascoltare. Deve far vedere<br />

e deve far ascoltare”… ma con quale lingua? La profezia ogni volta<br />

che si manifesta ha bisogno di un’altra lingua. Se noi parliamo la<br />

lingua dei padroni, come oggi sta drammaticamente accadendo,<br />

la prospettiva è già chiusa. Questo poteva farlo, senza cadere in<br />

I brani dell’ultimo disco commentati dai Gang<br />

subalternità, solo la classe operaia, con la forza centrale della sua<br />

organizzazione. Ancora oggi, per uscire in avanti dalla grande storia<br />

del movimento operaio senza tornare indietro ci vuole profezia,<br />

ossia una rottura di linguaggio e uno spiazzamento di orizzonte.<br />

Quindi in Sangue e Cenere non sono io ma il vento che mi attraversa,<br />

come scriveva un grande poeta, David Herbert Richards<br />

Lawrence (1885 – 1930). E a proposito dell’“Io” che canta, vorrei<br />

ricordare una frase di Franco Fortini (poeta e intellettuale, nato il<br />

10 settembre 1917 e scomparso il 28 novembre 1994), tratta da una<br />

sua lettera poco prima di morire: “Ci sono momenti in cui il solo<br />

modo serio di dire noi è dire io”. La trovo ancora oggi una frase<br />

estremamente feroce!<br />

1956. La più Bella di tutte! Con mia madre...<br />

76 <strong>SUONO</strong> settembre 2015

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