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LA CRANIOTECA<br />
Il Chierici volle fortemente questa cranioteca,<br />
che “per la sua speciale importanza, staccasi dal<br />
resto” e curò personalmente perfino la progettazione<br />
della vetrina, dotandola di tendine che<br />
rendevano visibili i crani solo su richiesta dei visitatori<br />
meno facilmente impressionabili. I reperti<br />
provengono dal territorio reggiano (Reggio, San<br />
Pellegrino, San Polo, Montecchio, Sant’Ilario, Coenzo,<br />
Viano) e da altre località dove il paletnologo<br />
condusse ricerche (isola di Pianosa, Remedello).<br />
Nell’Ottocento la craniologia era una disciplina<br />
in fermento. Se Cesare Lombroso e l’antropologo<br />
Enrico Morselli, amico personale di don Gaetano,<br />
cercavano di scorgere nelle forme del cranio<br />
le devianze del comportamento umano, Chierici<br />
sperava di comprendere se avesse di fronte un<br />
etrusco, un romano o un longobardo. Egli annotava<br />
le circostanze di rinvenimento a penna<br />
direttamente sulla teca cranica, i successori al<br />
contrario annotarono tutto in bigliettini che incollavano<br />
sul cranio. Mentre dei crani introdotti<br />
da Chierici conosciamo tutto, dei bigliettini solo<br />
uno risulta ancora collegato al cranio corrispondente.<br />
Ennesima prova della lungimiranza del<br />
paletnologo reggiano.<br />
10 e12 Crani provenienti<br />
rispettivamente da Pianosa<br />
e da Coenzo di Brescello,<br />
testimoniano una antica<br />
pratica magico-religiosa più<br />
diffusa di quanto si pensi: la<br />
chiodatura del cranio, forse<br />
col fine di liberare l’anima<br />
del defunto che si riteneva<br />
intrappolata nel corpo<br />
11 e 32 Crani maschili, il<br />
primo proveniente dall’isola<br />
di Pianosa e di età romana,<br />
il secondo da Montecchio<br />
Emilia e di età barbarica,<br />
presentano fratture a<br />
stampo sulle ossa parietali,<br />
testimonianza di colpi di<br />
armi non acuminate cui<br />
comunque gli individui<br />
sopravvissero<br />
33 Cranio maschile di<br />
provenienza sconosciuta:<br />
presenta una lunga lesione<br />
lineare perimortale da<br />
fendente sulla base<br />
del cranio, probabile<br />
testimonianza di una<br />
decapitazione<br />
28 La superficie ossea di<br />
questo cranio, costellata<br />
da cavitazioni, induce a<br />
pensare che egli fosse<br />
affetto da una rara patologia<br />
tumorale, nota come<br />
carcinoma metastatico<br />
12 Cranio appartenente ad<br />
un longobardo, presenta<br />
una evidente usura obliqua<br />
dei denti anteriori, del<br />
tutto identica a quella degli<br />
attuali conciatori di pelle<br />
10 11 12 28<br />
32 33<br />
per saperne di più<br />
P. Storchi, La collezione craniologica G. Chierici. Analisi antropologica di uomini malati,<br />
chiodati e (forse) decapitati in Pagine di Archeologia 2007-2011, pp. 1-23.<br />
P. Storchi, Indizi di sepolture anomale dalla cranioteca del Museo “G. Chierici” di Reggio Emilia<br />
in Pagani e Cristiani X 2011, pp. 187-195.