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i Via dell’Orso, Via del Giglio,<br />
Piazza Farnese e via dei Banchi<br />
Vecchi, Beatrice viene fatta<br />
scendere dal triste veicolo e decapitata,<br />
insieme alla matrigna<br />
Lucrezia.<br />
Le cronache raccontano che la<br />
giovane è salita sul patibolo con<br />
aria fiera, a testa alta, e che prima<br />
di morire ha guardato la folla<br />
e si è sistemata i capelli. Il suo<br />
sguardo ha incrociato per una<br />
frazione di secondi quello di Mastro<br />
Titta (così veniva chiamato il<br />
boia a Roma) prima che la lama<br />
affondasse nel suo collo, scrivendo<br />
in tal modo la fine dell’intera<br />
vicenda.<br />
I corpi dei tre giustiziati restano<br />
esposti al popolo fino alle 23.00,<br />
in segno di monito esemplare<br />
per chi non rispetta le leggi, ma<br />
la popolazione non ci sta: inneggia<br />
a Beatrice e, recuperato<br />
il suo cadavere, lo porta in processione<br />
fino alla chiesa di San<br />
Pietro in Montorio. Qui il corpo<br />
della sventurata viene deposto<br />
nella sepoltura e vi resta fino al<br />
1798, quando le truppe francesi<br />
distruggono la tomba, come<br />
era consuetudine, per prendere<br />
il piombo e farne pallottole per<br />
i fucili.<br />
Ripercorrere la vita di Beatrice è<br />
ancora oggi possibile, visitando i<br />
luoghi dove lei stessa ha vissuto,<br />
nel quartiere Regola (dove sorge<br />
Palazzo Cenci, che non è però<br />
aperto al pubblico), e ricalcando<br />
l’ultimo cammino, che l’ha condotta<br />
fino al patibolo.<br />
La spada, con cui la donna è stata<br />
decapitata insieme a Lucrezia, è<br />
custodita presso il museo Criminologico<br />
di Roma, dove è stata<br />
portata dopo il suo ritrovamento<br />
sul greto del fiume Tevere durante<br />
alcuni lavori fatti alla fine<br />
dell’Ottocento.<br />
10 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>