Orizzonte Magazine n°2 Febbraio 2016

stina di Svezia, appassionata di alchimia,
che si era stabilita a Roma
dopo aver abdicato, nel 1656, e
di cui il marchese era diventato
persona di fiducia.
Secondo la leggenda Palombara
ospitò un pellegrino alchimista
che sosteneva di essere in grado
di realizzare la “Grande Opera”.
Nottetempo l’alchimista fece
perdere le sue tracce, lasciando
pagliuzze di oro alchemico e una
pergamena contenente simboli e
scritte che alchimisti e studiosi interpellati
dal marchese non riuscirono
ad interpretare. Palombara
decise quindi di farli riprodurre
sulla porta, sperando che prima o
poi qualcuno riuscisse a coglierne
il significato.
La Porta Santa della basilica di
Santa Maria Maggiore e la Porta
Magica di Piazza Vittorio esprimono
entrambe, a modo proprio,
una spiritualità parallela. Sono
legate ad un culto intimo ed
allo stesso tempo umanistico e
metafisico. Rappresentano momenti
diversi della città e della
tradizione di Roma e contribuiscono
a renderla di particolare
interesse e bellezza. Sacro e
profano sono alle radici della civiltà
romana. Basti pensare che
la maggior parte delle basiliche
sono costruite su templi pagani e
che le più importanti ricorrenze
della religione cristiano cattolica
vengono celebrate in periodi
dell’anno in cui i Romani rendevano
omaggio alle proprie divinità,
al fine di attirarne la benevolenza,
e rappresentavano nella tradizione
contadina il passaggio da una
stagione all’altra. Religione, paganesimo,
occulto, alchimia, magia
raccontano gli aspetti umani che
superlativamente da sempre contraddistinguono
e rendono unica
e affascinante la storia della città
eterna.
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