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Rita Patti<br />
A Roma un suo dipinto<br />
a Vil<strong>la</strong> Pamphilj per il<br />
Grande Canale del<strong>la</strong> Pace<br />
di Gregorio Rossi<br />
Presento ai nostri lettori l’opera<br />
che quest’artista ha portato a<br />
Roma per <strong>la</strong> seconda tappa de<br />
“Il Grande Canale del<strong>la</strong> Pace”,<br />
mostra itinerante iniziata a Venezia e proseguita<br />
per tutta <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> Biennale<br />
2015. Il Grande Canale del<strong>la</strong> Pace è un’iniziativa<br />
espositiva, corredata da altri eventi<br />
culturali dove artisti di varie parti del mondo,<br />
proprio tramite i loro <strong>la</strong>vori, rappresentano<br />
se stessi in una marcia del<strong>la</strong> pace ed<br />
il loro intendimento a comunicare tramite<br />
le opere il concetto di un linguaggio universale<br />
che è l’arte come messaggio di serena<br />
convivenza e dialogo trai popoli.<br />
Rita Patti a Venezia esponeva un dipinto<br />
dalle tonalità più tenui rispetto al quadro Gregorio Rossi<br />
qui riprodotto: quello esposto nelle sale<br />
di Villino Corsini nel complesso museale di Vil<strong>la</strong> Pamphilj a Roma per iniziativa del<strong>la</strong><br />
MultiOlistica, con il Patrocinio dei Beni Culturali, del Comune di Roma e con <strong>la</strong> mia curate<strong>la</strong>.<br />
L’opera esposta nel<strong>la</strong> seconda edizione de “Il Grande Canale del<strong>la</strong> Pace”, ha una tavolozza<br />
dai colori bril<strong>la</strong>nti che aumentano d’intensità rispetto al<strong>la</strong> precedente rimarcando il desiderio<br />
di invitare al<strong>la</strong> convivenza serena.<br />
L’iter artistico di Rita Patti procede su vari filoni: quello figurativo quanto grafico, che pur<br />
complesso, ha una linea continua e definita. Indubbiamente però nell’astrazione quest’artista<br />
a mio avviso ha trovato <strong>la</strong> sua migliore forma espressiva.<br />
D’altronde questa è <strong>la</strong> meraviglia dell’arte che ci offre punti di riferimento sicuri e consolidati<br />
e, nello stesso tempo, <strong>la</strong>scia libero spazio al<strong>la</strong> fantasia ed al<strong>la</strong> sensibilità di ciascun<br />
artista. Potrei citare Rudolfd Steiner secondo il quale i quadri dovevano nascere più dal colore<br />
che dalle forme; per lui l’umanità non può esimersi dal suo destino di ascendere ad uno<br />
stato di coscienza più alto e nel cammino tutti devono compiere progressi verso <strong>la</strong> propria<br />
natura di esseri spirituali. Questo pensiero mi sembra possa sposarsi proprio con il senso di<br />
spiritualità di Rita Patti e vorrei aggiungere che il colore prende origine dell’incontro dal<strong>la</strong><br />
luce con le tenebre due po<strong>la</strong>rità strettamente collegate tra loro.<br />
Senza voler far paragoni altisonanti voglio ricordare che Wassily Kandinsky era anche<br />
pianista e violoncellista ed affermava che le regole compositive del<strong>la</strong> pittura sono simili a<br />
quelle musicali.<br />
In alcune sue performance Rita Patti danza con lo sfondo dei suoi quadri e quindi è ovvio<br />
presupporre che <strong>la</strong> musica, così come <strong>la</strong> meditazione, sono motivi conduttori del<strong>la</strong> sua<br />
opera creativa. Il dipinto in oggetto dal titolo “Shantij” rappresenta in maniera inequivocabile,<br />
pur nel<strong>la</strong> sua astrazione, il senso del fluido movimento del<strong>la</strong> danza e comunica una<br />
vibrazione musicale e, rimanendo fedele al titolo, pur con i suoi forti colori offre tranquillità,<br />
serenità e pace.<br />
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