You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Neurobiology of Aging. Hanno<br />
studiato i pazienti con malattia<br />
di Alzheimer lieve, persone con<br />
altri tipi di malattie neurodegenerative,<br />
che causano una perdita<br />
di memoria simile e persone<br />
anziane sane senza problemi di<br />
memoria. Usando tecniche sofisticate<br />
di imaging basate sulla<br />
tomografia ad emissione di positroni<br />
(PET), hanno accertato<br />
che i pazienti Alzheimer avevano<br />
grandi quantità di amiloide<br />
nel cervello, mentre gli altri due<br />
gruppi non ne avevano traccia.<br />
Hanno, poi, misurato la quantità<br />
di alcuni ceppi batterici intestinali<br />
con riconosciute proprietà<br />
pro infiammatorie e anti-infiammatorie.<br />
« è stato un grande piacere<br />
»- ha affermato il prof. Frisoni-<br />
« scoprire che, come previsto,<br />
batteri con riconosciute proprietà<br />
pro infiammatorie erano più abbondanti<br />
nelle feci dei pazienti<br />
Alzheimer, mentre i batteri con<br />
proprietà anti infiammatorie<br />
erano più abbondanti nelle feci<br />
dei due altri gruppi »<br />
Ma le belle sorprese non sono<br />
finite. Frisoni e colleghi hanno<br />
riscontrato che la concentrazio-<br />
Il prof. Giovanni Frisoni<br />
i partecipanti<br />
con maggiore<br />
abbondanza<br />
di batteri pro<br />
infiammatori<br />
hanno più citochine<br />
pro infiammatorie<br />
ne sanguigna di un gruppo di<br />
molecole pro infiammatorie ed<br />
anti infiammatorie (citochine)<br />
differisce nella stessa direzione<br />
nei partecipanti Alzheimer e non<br />
Alzheimer.<br />
Infine, ciliegina sulla torta, i<br />
partecipanti con maggiore abbondanza<br />
di batteri pro infiammatori<br />
hanno più citochine pro<br />
infiammatorie, ed i partecipanti<br />
con maggiore abbondanza di<br />
batteri anti infiammatori hanno<br />
più citochine anti infiammatorie.<br />
«La nostra osservazione non dovrebbe<br />
essere interpretata attribuendo<br />
la causa dell’Alzheimer<br />
In Italia 600mila<br />
malati di Alzheimer<br />
Sono oltre 600mila nel nostro Paese i malati<br />
di Alzheimer, almeno la metà degli 1,2<br />
milioni di italiani affetti da una qualche<br />
forma di demenza. Un numero in continua<br />
crescita e sicuramente sottostimato,<br />
per cui si spendono 11 miliardi di euro<br />
annui, di cui ben il 73% a carico delle famiglie.<br />
Lo dimostra lo studio condotto dal<br />
Censis in collaborazione con l'Associazione<br />
Italiana Malattia di Alzheimer (Aima). Anche<br />
se oggi c'è maggiore consapevolezza<br />
che in passato, il tempo medio con cui si<br />
arriva a una diagnosi è ancora di quasi 2<br />
anni, spesso prolungato dal fatto che ci si<br />
concentra sul sintomo più caratteristico,<br />
ovvero la perdita di memoria, sottovalutando<br />
altri possibili spie della malattia.<br />
Secondo un recente studio condotto dalla<br />
Northwestern University e dall'Alzheimer's<br />
Disease Center, a seconda della parte<br />
del cervello attaccata, infatti, la malattia<br />
potrebbe manifestarsi con altri sintomi,<br />
che dovrebbero suonare come campanelli<br />
d'allarme: perdita di inibizione, difficoltà<br />
nella lettura, nella scrittura e nel parlare.<br />
ai batteri nocivi dell’intestino»<br />
avverte Frisoni- «ma riconoscendo<br />
che lo studio della correlazione<br />
tra miwcrobi intestinali e il<br />
cervello è un ambito di ricerca da<br />
esplorare ulteriormente». Questa<br />
osservazione arriva, infatti,<br />
qualche settimana dopo la pubblicazione<br />
di un paio di studi che<br />
mostrano come l’amiloide abbia<br />
proprietà anti batteriche e che i<br />
topi usati come cavie non accumulano<br />
amiloide nel cervello, se<br />
sono cresciuti con intestini liberi<br />
da batteri. Oggi più che mai serve<br />
coraggio per risolvere il puzzle<br />
della malattia di Alzheimer.<br />
56<br />
SALUTE E BENESSERE