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L’impero celeste:<br />
una strada mille storie<br />
In un libro le memorie di Foffo Angelico<br />
antico fiorentino di Santa Croce<br />
di Fabrizio Borghini<br />
Foffo e Idilio<br />
Rodolfo Angelico, per tutti da sempre<br />
Foffo, è un simpatico fiorentino nato<br />
nel 1926 nel popolare rione di Santa<br />
Croce, anzi nel cuore del “quartiere”<br />
che ispirò l'omonimo romanzo di Vasco Pratolini,<br />
l'impero celeste ovvero la via Buonarroti, non<br />
quella odierna ma quella che prima del “risanamento”<br />
degli anni Trenta congiungeva l'attuale<br />
Loggia del Pesce di via Pietrapiana con via Ghibellina<br />
intersecando via dell'Agnolo.<br />
In occasione dei suoi novant'anni, Foffo ha voluto<br />
mettere per scritto le sue memorie, il ricordo di<br />
quella Firenze della miseria che Pratolini ha descritto<br />
in maniere dolente, raccontandocela, nel<br />
libro “L'impero celeste, una strada mille storie”,<br />
con i toni di un fiorentino scanzonato che ha affrontato<br />
le difficoltà della vita con ironia e spen-<br />
<strong>La</strong> Terza Brigata Fratelli Rosselli<br />
Foffo, il terzo da sinistra, con altri "gagarini"<br />
<strong>La</strong> copertina del libro<br />
sieratamente anche se il fardello delle privazioni<br />
non è stato assolutamente da meno rispetto a<br />
quello del celebre scrittore fiorentino.<br />
E non si pensi che questo approccio “leggero” ad<br />
una vita iniziata in salita sia riconducibile a una<br />
personalità frivola e priva di spessore; anzi, Foffo<br />
ha dimostrato negli anni, prima come pugile, poi<br />
come gestore di un frequentatissimo caffè in piazza<br />
Pitti e, infine, come ispiratore di film di successo<br />
che lo hanno visto mettersi al servizio di sceneggiatori<br />
affermati come Leo Benvenuti e Piero<br />
De Bernardi come soggettista di film quali “Amici<br />
miei”, “Cari fottutissimi amici” e “Fantozzi”.<br />
L'impero celeste, come sottolinea argutamente<br />
l'autore, non era il “salotto bene” di Firenze ma<br />
un susseguirsi di casupole, povere e di pessima<br />
fattura, che quotidianamente si trasformava in<br />
improbabile palcoscenico dove<br />
gli “strani individui” che lo abitavano<br />
mettevano in scena tragedie,<br />
commedie e farse senza<br />
soluzione di continuità. <strong>La</strong> commedia<br />
umana trovava nel dedalo<br />
di stradine che si diramavano<br />
da via Buonarroti, l'humus naturale<br />
che nessun autore di teatro<br />
mai avrebbe lontanamente potuto<br />
immaginare. Storie di amori<br />
e tradimenti, grandi gesti di<br />
solidarietà alternati a meschinerie<br />
della più bassa specie,<br />
uomini poverissimi ma onesti<br />
che vivono fianco a fianco con altri votati al furto e alla truffa, tutti<br />
indistintamente accomunati dal filo rosso della lotta per la sopravvivenza<br />
in anni in cui era difficilissimo vivere.<br />
Rodolfo Angelico con leggerezza accompagna il lettore anche all'interno<br />
di situazioni drammatiche scaturite dalla problematica convivenza,<br />
in un rione essenzialmente proletario e sottoproletario, con la<br />
dittatura fascista. E poi i giorni tragici e gloriosi della lotta di liberazione<br />
dal nazifascismo, i lutti del passaggio del fronte e l'epilogo<br />
della macabra messa in scena della repubblica di Salò con i franchi<br />
tiratori che pavimentano le strade del quartiere di Santa Croce di<br />
cadaveri incolpevoli.<br />
Il libro si chiude con una sorta di inno alla vita, la voglia di tornare a<br />
vivere, di riprendere a ideare burle feroci che vengono da lontano,<br />
da Buffalmacco e Calandrino, e che nemmeno le sofferenze della<br />
guerra erano riuscite a sopire.<br />
<strong>La</strong> famiglia patriarcale di Foffo Angelico riunita intorno al nonno Cesare<br />
Rodolfo Angelico<br />
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