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Sfaccettature<br />
Fiorentine<br />
<strong>La</strong> Madonna<br />
senza volto<br />
Sulla piazza della Santissima Annunziata<br />
si affaccia l'attuale Palazzo Budini-<br />
Gattai anticamente meglio conosciuto<br />
come Palazzo Grifoni, dal nome della famiglia<br />
che lo costruì e lo abitò per diversi secoli.<br />
L'ultima finestra in alto, al secondo piano, rimane<br />
con le persiane chiuse ma con le portelle<br />
sempre aperte, di modo che un osservatore<br />
dall'interno della stanza possa sempre ammirare<br />
la piazza. Si narra infatti che molti secoli<br />
fa, una bellissima fanciulla andasse in sposa<br />
ad un Grifoni; la giovane si trasferì ben presto<br />
nel palazzo per seguire il marito, di cui era innamoratissima<br />
e felicemente ricambiata.<br />
Ma la felicità dei due sposi non durò che pochi<br />
mesi; il giovane Grifoni venne infatti richiamato<br />
alla guerra insieme ai rampolli di tutte le<br />
famiglie nobili e patrizie fiorentine.<br />
Un triste giorno la bella fanciulla diede un ultimo saluto in lacrime al<br />
suo sposo proprio da quella finestra e lo vide allontanarsi in sella al<br />
suo destriero, armato di tutto punto, con il fido scudiero al suo fianco<br />
che teneva lo stendardo dorato con il grifone nero ed il lambello<br />
rosso, simbolo della famiglia.<br />
<strong>La</strong> giovane sposa era solita passare gran parte delle giornate cucendi<br />
Giorgia Armellini<br />
Durante la costruzione del complesso<br />
della Santissima Annunziata,<br />
i frati dell'ordine dei Servi<br />
di Maria affidarono l'incarico di affrescare<br />
il chiostro d'ingresso, il Chiostrino dei<br />
voti, allo “studio pittorico” del Rosso Fiorentino.<br />
Il pittore si mise subito all'opera<br />
contornato dai suoi allievi e dai suoi inseparabili<br />
amici artisti, tra cui il Pontormo e<br />
il Franciabigio; fu proprio a Francesco di<br />
Cristofano detto il Franciabigio che venne<br />
affidato il compito di affrescare una parte<br />
del muro destro del chiostro.<br />
Franciabigio iniziò quella che doveva diventare<br />
una delle sue opere più importanti: “Lo sposalizio della Vergine”, e vi lavorò di buona<br />
lena, giorno e notte, come era solito fare, lasciando il lavoro solo il tempo necessario per<br />
dormire. In questi frangenti il pittore aveva l'abitudine di coprire l'opera con un telo per due<br />
motivi: salvaguardare la patina dei colori dall'escursione termica della notte o quantomeno<br />
dalle variazioni di umidità che potessero intaccarne le croste, e tenere lontana la curiosità dei<br />
monaci che cercavano di carpire qualche immagine dell'affresco in corso d'opera.<br />
Gelosissimo della sua opera, Franciabigio aveva più volte cacciato anche in malo modo i frati<br />
dicendo loro che avrebbero potuto ammirare il<br />
lavoro in tutta la sua bellezza soltanto quando<br />
fosse stato ultimato; ma i monaci, incuranti<br />
del divieto, continuavano a scendere nel<br />
cortile ed a scostare il panno per ammirare il<br />
dipinto.<br />
Stanco di queste continue interruzioni e considerando<br />
anche la sua scarsa dimestichezza<br />
e simpatia verso il clero e le cose di culto in<br />
generale, Franciabigio in un momento di esasperazione<br />
deturpò a colpi di martello il volto<br />
della Vergine in maniera irreparabile, cancellando<br />
per sempre quell'espressione di dolcezza<br />
che aveva affascinato i frati.<br />
Alcuni storici sostengono, invece, che il vero<br />
motivo del gesto del pittore fosse da ricercarsi<br />
nel fatto che i frati non avrebbero onorato l'accordo<br />
economico precedentemente pattuito<br />
con il Franciabigio e che questi, per spregio e<br />
per ripicca, avrebbe volontariamente “<strong>rid</strong>otto”<br />
anche la quantità del lavoro effettuato!<br />
<strong>La</strong> finestra sempre aperta<br />
<strong>La</strong> finestra sempre aperta<br />
do e ricamando seduta sulle panche in pietra poste<br />
accanto alla finestra, da cui ogni tanto lanciava<br />
uno sguardo sulla piazza in attesa del ritorno<br />
del marito. I giorni passavano ma dello sposo non<br />
si avevano notizie e del resto non erano troppo<br />
buone le voci sull'andamento della guerra che i<br />
mercanti ed i pellegrini portavano in città; ma lei<br />
non disperava e attendeva pazientemente.<br />
Passarono i mesi, poi gli anni; la donna, ormai<br />
non più giovane, si rassegnava ogni giorno di più<br />
ma non disdegnava di trascorrere buona parte<br />
del suo tempo seduta a quella finestra nel ricordo<br />
della breve felicità vissuta con il suo sposo.<br />
Ormai vecchia, il suo passatempo preferito era<br />
quello di osservare il mondo da quella finestra<br />
e ricordare quel cavaliere armato che partiva,<br />
quello stendardo.<br />
Morì proprio in quella stanza e quando portarono<br />
via il suo corpo qualcuno volle chiudere la finestra; si scatenò il putiferio:<br />
libri che volavano, mobili che traballavano, lumi che si spegnevano,<br />
quadri che cadevano, suppellettili che si spostavano!<br />
I parenti ebbero molta paura, ma non appena la finestra fu riaperta tutto<br />
tornò tranquillo e da allora la finestra è rimasta per sempre così, con uno<br />
spiraglio che permette in ogno momento di poter guardare la piazza.<br />
30 Sfaccettature Fiorentine