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La Toscana dicembre rid (1) (1)

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Sfaccettature<br />

Fiorentine<br />

<strong>La</strong> Madonna<br />

senza volto<br />

Sulla piazza della Santissima Annunziata<br />

si affaccia l'attuale Palazzo Budini-<br />

Gattai anticamente meglio conosciuto<br />

come Palazzo Grifoni, dal nome della famiglia<br />

che lo costruì e lo abitò per diversi secoli.<br />

L'ultima finestra in alto, al secondo piano, rimane<br />

con le persiane chiuse ma con le portelle<br />

sempre aperte, di modo che un osservatore<br />

dall'interno della stanza possa sempre ammirare<br />

la piazza. Si narra infatti che molti secoli<br />

fa, una bellissima fanciulla andasse in sposa<br />

ad un Grifoni; la giovane si trasferì ben presto<br />

nel palazzo per seguire il marito, di cui era innamoratissima<br />

e felicemente ricambiata.<br />

Ma la felicità dei due sposi non durò che pochi<br />

mesi; il giovane Grifoni venne infatti richiamato<br />

alla guerra insieme ai rampolli di tutte le<br />

famiglie nobili e patrizie fiorentine.<br />

Un triste giorno la bella fanciulla diede un ultimo saluto in lacrime al<br />

suo sposo proprio da quella finestra e lo vide allontanarsi in sella al<br />

suo destriero, armato di tutto punto, con il fido scudiero al suo fianco<br />

che teneva lo stendardo dorato con il grifone nero ed il lambello<br />

rosso, simbolo della famiglia.<br />

<strong>La</strong> giovane sposa era solita passare gran parte delle giornate cucendi<br />

Giorgia Armellini<br />

Durante la costruzione del complesso<br />

della Santissima Annunziata,<br />

i frati dell'ordine dei Servi<br />

di Maria affidarono l'incarico di affrescare<br />

il chiostro d'ingresso, il Chiostrino dei<br />

voti, allo “studio pittorico” del Rosso Fiorentino.<br />

Il pittore si mise subito all'opera<br />

contornato dai suoi allievi e dai suoi inseparabili<br />

amici artisti, tra cui il Pontormo e<br />

il Franciabigio; fu proprio a Francesco di<br />

Cristofano detto il Franciabigio che venne<br />

affidato il compito di affrescare una parte<br />

del muro destro del chiostro.<br />

Franciabigio iniziò quella che doveva diventare<br />

una delle sue opere più importanti: “Lo sposalizio della Vergine”, e vi lavorò di buona<br />

lena, giorno e notte, come era solito fare, lasciando il lavoro solo il tempo necessario per<br />

dormire. In questi frangenti il pittore aveva l'abitudine di coprire l'opera con un telo per due<br />

motivi: salvaguardare la patina dei colori dall'escursione termica della notte o quantomeno<br />

dalle variazioni di umidità che potessero intaccarne le croste, e tenere lontana la curiosità dei<br />

monaci che cercavano di carpire qualche immagine dell'affresco in corso d'opera.<br />

Gelosissimo della sua opera, Franciabigio aveva più volte cacciato anche in malo modo i frati<br />

dicendo loro che avrebbero potuto ammirare il<br />

lavoro in tutta la sua bellezza soltanto quando<br />

fosse stato ultimato; ma i monaci, incuranti<br />

del divieto, continuavano a scendere nel<br />

cortile ed a scostare il panno per ammirare il<br />

dipinto.<br />

Stanco di queste continue interruzioni e considerando<br />

anche la sua scarsa dimestichezza<br />

e simpatia verso il clero e le cose di culto in<br />

generale, Franciabigio in un momento di esasperazione<br />

deturpò a colpi di martello il volto<br />

della Vergine in maniera irreparabile, cancellando<br />

per sempre quell'espressione di dolcezza<br />

che aveva affascinato i frati.<br />

Alcuni storici sostengono, invece, che il vero<br />

motivo del gesto del pittore fosse da ricercarsi<br />

nel fatto che i frati non avrebbero onorato l'accordo<br />

economico precedentemente pattuito<br />

con il Franciabigio e che questi, per spregio e<br />

per ripicca, avrebbe volontariamente “<strong>rid</strong>otto”<br />

anche la quantità del lavoro effettuato!<br />

<strong>La</strong> finestra sempre aperta<br />

<strong>La</strong> finestra sempre aperta<br />

do e ricamando seduta sulle panche in pietra poste<br />

accanto alla finestra, da cui ogni tanto lanciava<br />

uno sguardo sulla piazza in attesa del ritorno<br />

del marito. I giorni passavano ma dello sposo non<br />

si avevano notizie e del resto non erano troppo<br />

buone le voci sull'andamento della guerra che i<br />

mercanti ed i pellegrini portavano in città; ma lei<br />

non disperava e attendeva pazientemente.<br />

Passarono i mesi, poi gli anni; la donna, ormai<br />

non più giovane, si rassegnava ogni giorno di più<br />

ma non disdegnava di trascorrere buona parte<br />

del suo tempo seduta a quella finestra nel ricordo<br />

della breve felicità vissuta con il suo sposo.<br />

Ormai vecchia, il suo passatempo preferito era<br />

quello di osservare il mondo da quella finestra<br />

e ricordare quel cavaliere armato che partiva,<br />

quello stendardo.<br />

Morì proprio in quella stanza e quando portarono<br />

via il suo corpo qualcuno volle chiudere la finestra; si scatenò il putiferio:<br />

libri che volavano, mobili che traballavano, lumi che si spegnevano,<br />

quadri che cadevano, suppellettili che si spostavano!<br />

I parenti ebbero molta paura, ma non appena la finestra fu riaperta tutto<br />

tornò tranquillo e da allora la finestra è rimasta per sempre così, con uno<br />

spiraglio che permette in ogno momento di poter guardare la piazza.<br />

30 Sfaccettature Fiorentine

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