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Industria fusorria_3 2015

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Assemblea <strong>2015</strong><br />

vi, in cui i giocatori possono<br />

coalizzarsi fra loro per aumentare<br />

i rispettivi pagamenti (ad<br />

esempio nel caso di Paesi produttori<br />

di energia) e quelli<br />

competitivi, in cui la regola del<br />

gioco lo impedisce (ad esempio<br />

nel caso evasore - controllore).<br />

I giochi si dividono principalmente<br />

in tre forme: la forma<br />

normale, o strategica, in cui<br />

tutti i giocatori operano la loro<br />

scelta in un’unica fase (es.<br />

offerte in busta chiusa); la forma<br />

estesa, o ad albero, in cui i<br />

giocatori si alternano nelle loro<br />

decisioni (es. supermercati)<br />

e la forma caratteristica, o coalizionale,<br />

in cui si studia la ripartizione<br />

del guadagno da coalizione<br />

(es. partiti politici). Vi sono<br />

inoltre i giochi differenziali,<br />

descritti da equazioni differenziali<br />

(es. missili e anti-missili).<br />

Per chi volesse un’introduzione<br />

rapida e digeribile segnalo il<br />

mio volumetto realizzato nel<br />

2003 dal titolo “Giochi competitivi<br />

e cooperativi”.<br />

Gianfranco Gambarelli.<br />

Non vorrei scendere nell’eccessivo<br />

tecnicismo dei singoli<br />

casi ma ha reso perfettamente<br />

l’idea. Vorrei però<br />

parlare di Nash, lei lo ha conosciuto<br />

nel ‘95 se non ricordo<br />

male, quindi prima<br />

del clamore di “A beutiful<br />

Mind”. Com’era di persona?<br />

Certo non siamo parlando di<br />

qualcuno con l’aspetto di Russel<br />

Crowe. Incontrai per la<br />

prima volta Nash a Gerusalemme<br />

nell’estate del ’95, in<br />

occasione dei festeggiamenti<br />

per il 65° compleanno di Robert<br />

Aumann. Si trattava della<br />

seconda uscita di Nash da<br />

Princeton dopo i lunghi decenni<br />

trascorsi in ospedale e<br />

la cerimonia del Nobel. Egli si<br />

stava lentamente riprendendo<br />

e riacquistava interesse per la<br />

Teoria dei Giochi. Aumann gli<br />

aveva fatto, in pochi giorni, una<br />

sintesi dei progressi di tale<br />

teoria negli ultimi quarant’anni<br />

ed egli si appassionava in particolare<br />

agli sviluppi dei Giochi<br />

cooperativi. Era peraltro frastornato<br />

dall’interesse per la<br />

sua persona soprattutto da<br />

parte dei giornalisti e dei cacciatori<br />

di autografi, tant’è che<br />

cercava di tenersi un po’ in disparte.<br />

Gli venni presentato<br />

dall’amico Guillermo Owen.<br />

Un pomeriggio ero seduto su<br />

una panchina di un giardino<br />

con qualche appunto in mano<br />

e vidi Nash girellare davanti a<br />

me. A un certo punto si sedette<br />

lui pure. Gli feci un cenno di<br />

saluto e continuai a occuparmi<br />

dei miei fogli, finché fu lui a<br />

rompere il ghiaccio e a fare<br />

qualche osservazione sulla<br />

bellezza dei fiori lì intorno.<br />

Chiacchierammo un po’ con<br />

tranquillità e lunghe pause. Era<br />

un piacere sentirlo raccontare<br />

con semplicità le sue impressioni<br />

sul viaggio, le suggestioni<br />

di Gerusalemme, la cerimonia<br />

del Nobel ”c’era una grande<br />

confusione, mi portavano in<br />

macchina di qua e di là - mi raccontò<br />

-, poi Harold fece la mia<br />

presentazione, ricevetti il premio<br />

e mi trovai a stringere tante mani”.<br />

Si capiva che aveva ancora<br />

alcune difficoltà relazionali dovute<br />

alla patologia, era comunque<br />

ben felice della svolta che<br />

aveva preso la sua vita. A un<br />

certo punto lo salutai e mi allontanai<br />

per un appuntamento.<br />

Forse fu questo mio atteggiamento<br />

non assillante, in<br />

contrapposizione a quello comunemente<br />

adottato nei suoi<br />

confronti, aggiunto a qualche<br />

mio spunto di buonumore, a<br />

rendermi gradito e a dar vita<br />

ad una grande amicizia. Dopo<br />

il suo rientro a Princeton, cominciammo<br />

a scambiarci e-<br />

mail. Talora mi raccontava problemi<br />

di famiglia, talora faceva<br />

qualche commento anche divertente<br />

su fatti di cronaca<br />

italiana; altre volte mi parlava<br />

di qualche sua nuova idea.<br />

Professor Gambarelli lei ha<br />

il merito di aver ospitato in<br />

Italia più di una volta John<br />

Nash.<br />

È vero, fin dal primo incontro<br />

si era sviluppata una forte simpatia<br />

fra noi. Non fu quindi per<br />

me una sorpresa ricevere la<br />

sua adesione al convegno che<br />

stavo organizzando a Bergamo<br />

nel marzo 1996. Era la sua terza<br />

uscita da Princeton, dopo<br />

Stoccolma e Gerusalemme. Ritrovai<br />

in lui una grande carica<br />

di entusiasmo e di curiosità<br />

per tutti gli aspetti della vita<br />

che gli erano mancati: ad<br />

esempio volle subito accompagnarmi<br />

a una partita di pallavolo<br />

ove giocava mio figlio Daniele<br />

e seguì con passione e interesse<br />

la competizione, chiedendomi<br />

informazioni su regole<br />

e strategie. Il convegno riuniva<br />

studiosi illustri: da William<br />

Lucas a Ehud Kalai a Guillermo<br />

Owen, con cui avevo iniziato a<br />

lavorare. Tutti i partecipanti<br />

guardavano con timore reverenziale<br />

questo vecchietto<br />

gentile, alto e magro, abbigliato<br />

in modo un po’ “casual”, che<br />

rappresentava un momento<br />

tanto importante nella storia<br />

della Matematica e dell’Econo-<br />

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<strong>Industria</strong> Fusoria 3/<strong>2015</strong>

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