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Industria fusorria_3 2015

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tecnico<br />

Il maggior campo d’applicazione<br />

di questi materiali è naturalmente<br />

l’industria meccanica:<br />

vengono impiegati nella produzione<br />

di portasatelliti, componenti<br />

per le sospensioni veicolari,<br />

componenti per sistemi di<br />

frenata, ingranaggi, alberi a gomiti,<br />

corone e svariati altri<br />

componenti nel settore automotive,<br />

ferroviario, movimento<br />

terra, escavazione ed equipaggiamenti<br />

agricoli |2, 5|.<br />

AUSTEMPERING<br />

Il trattamento termico di austempering<br />

prevede inizialmente<br />

il riscaldamento e mantenimento<br />

del materiale ad una<br />

temperatura di austenitizzazione<br />

superiore, di norma, agli<br />

850°C, cui segue un rapido raffreddamento<br />

in un bagno di sali<br />

fusi ad una temperatura compresa<br />

solitamente tra 230 e<br />

400°C. In questo intervallo di<br />

temperatura, avvengono le<br />

principali trasformazioni microstrutturali<br />

che, in base alla<br />

durata del trattamento, si possono<br />

suddividere in due stadi<br />

|1, 3, 4, 6|.<br />

• Nel primo stadio si verifica la<br />

trasformazione dell’austenite<br />

instabile in una struttura lamellare<br />

costituita da ferrite<br />

aciculare ed austenite sovrassatura<br />

di carbonio; dal bordo<br />

grano austenitico infatti, essendo<br />

una zona instabile, iniziano<br />

a formarsi i primi agglomerati<br />

o grani di ferrite aciculare,<br />

mentre il carbonio, eliminato<br />

dalla stessa ferrite, tende<br />

invece ad essere riassorbito<br />

dall’austenite, che così si stabilizza.<br />

• Per un tempo di trattamento<br />

sufficientemente lungo, si attiva<br />

il secondo stadio di reazione<br />

dove l’austenite sovrassatura<br />

si trasforma in una struttura<br />

fine di austenite e carburi<br />

di ferro, comunemente noti<br />

come carburi epsilon, che, assieme<br />

alla ferrite aciculare,<br />

concorreranno alla formazione<br />

della bainite completando<br />

così le possibili trasformazioni<br />

microstrutturali.<br />

Se il processo appena descritto<br />

viene arrestato quando il fenomeno<br />

di migrazione del carbonio<br />

dalla ferrite all’austenite si è<br />

realizzato in tutta la struttura,<br />

si ottiene la particolare struttura<br />

ausferritica tipica delle ADI<br />

(Fig. 3) che garantisce le eccellenti<br />

proprietà meccaniche e<br />

tecnologiche di questo materiale<br />

|2, 3, 6|.<br />

Le proprietà delle ADI possono<br />

essere modificate variando<br />

sia la composizione chimica sia<br />

i parametri di processo, in particolare,<br />

la durata dei trattamenti<br />

e le temperature di austenitizzazione<br />

e del bagno di<br />

sali |1|; proprio queste ultime<br />

assumono il ruolo di variabili<br />

critiche dell’intero trattamento<br />

avendo una notevole influenza<br />

sulla microstruttura finale<br />

e, di conseguenza, sulle<br />

proprietà meccaniche. È quindi<br />

chiara l’importanza di avere a<br />

disposizione degli strumenti e<br />

delle tecniche adatte ad affrontare<br />

uno studio microstrutturale<br />

completo così da poter<br />

stimare a priori l’entità delle<br />

prestazioni meccaniche.<br />

Tecniche e metodi<br />

di indagine<br />

microstrutturale<br />

Le fasi principali presenti nelle<br />

ghise ADI sono la grafite, la ferrite<br />

aciculare e l’austenite stabilizzata<br />

con un alto contenuto<br />

di carbonio. Altre fasi che tuttavia<br />

si possono trovare sono la<br />

martensite (dopo brevi tempi<br />

di trattamento) e i carburi epsilon<br />

(che precipitano in tempi<br />

lunghi di trattamento). Nell’ottica<br />

di una corretta caratterizzazione<br />

microstrutturale per<br />

trattamenti che ricadono all’interno<br />

della “finestra di processo”<br />

descritta in Fig. 3, è importante<br />

individuare e quantificare<br />

correttamente le tre fasi principali<br />

(austenite, ferrite, grafite) e<br />

la loro evoluzione.<br />

A questo scopo possono essere<br />

adottate varie tecniche cosiddette<br />

“convenzionali”, tra le<br />

quali: microscopia ottica, affiancata<br />

alle tecniche di analisi di<br />

immagine per identificare e<br />

quantificare la grafite e la ferrite,<br />

e la diffrazione a raggi X (X-<br />

Ray Diffraction, XRD) per valutare<br />

il contenuto di austenite.<br />

Fig. 3 - Evoluzione microstrutturale di una ghisa sferoidale durante il trattamento termico<br />

di austempering |7|.<br />

Allo studio di quest’ultima fase<br />

si prestano molto bene anche<br />

tecniche di indagine di sviluppo<br />

più recente; si segnala, tra le<br />

tecniche “innovative”, la diffrazione<br />

da elettroni retrodiffusi<br />

(Electron Back-Scattered Diffraction,<br />

EBSD).<br />

77<br />

<strong>Industria</strong> Fusoria 3/<strong>2015</strong>

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