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TEATRO<br />
UN TEATRO SULLA CITTÀ<br />
IL SOGNO DEL DIRETTORE DEL TEATRO DI ROMA,<br />
GIORGIO BARBERIO CORSETTI,<br />
PER UN’ARTE VIVA E ATTENTA AL PRESENTE<br />
di Elisabetta Reale<br />
«<br />
Un teatro aperto, desideroso di contemporaneità,<br />
che dialoghi con la città». Questo il sogno di<br />
Giorgio Barberio Corsetti, dallo scorso febbraio<br />
alla direzione del Teatro di Roma per il triennio 2019-2021,<br />
affiancato da Francesca Corona, consulente artistica per la<br />
sala India. «<strong>La</strong> stagione che ho immaginato interamente è<br />
quella del <strong>2020</strong>-2021 – precisa Corsetti – ma anche quella<br />
attualmente in corso accoglie segni che mi affascinano,<br />
mi riempiono di desiderio e voglia di fare. Mi riferisco alle<br />
molte potenzialità del Teatro che dirigo e all’opportunità di<br />
esplorare, intraprendendo un viaggio attraverso la città».<br />
Tra le più importanti personalità della regia teatrale degli<br />
ultimi decenni, da sempre attento all’evoluzione dei<br />
linguaggi e all’interazione tra teatro e video, alfiere della<br />
sperimentazione dagli anni ’70 e ’80, Corsetti, nato a Roma,<br />
dopo il diploma in Regia alla Silvio D’Amico nel 1975, fonda<br />
il celebre gruppo <strong>La</strong> Gaia Scienza insieme ad Alessandra<br />
Vanzi e Marco Solari. Lo spettacolo d’esordio del sodalizio,<br />
<strong>La</strong> rivolta degli oggetti, torna in scena al Teatro India a<br />
ottobre 2019 in una rivisitazione che ha preso in carico le<br />
vicende trascorse dal 1976 a oggi. Un percorso che riparte<br />
quindi, per «cominciare a capire che rapporto ci può essere<br />
tra una città così vasta e il teatro. <strong>La</strong> programmazione che<br />
ci resta offre una serie di segni molto forti che saranno una<br />
sorta di annuncio di quello che potremo fare in futuro negli<br />
spazi di Argentina, India e Torlonia».<br />
Cosa immagina per il Teatro di Roma?<br />
© Claudia Pajewski<br />
Giorgio Barberio Corsetti<br />
Un teatro aperto, inclusivo, un bene comune. Perché aprirsi<br />
è l’unico modo per poter avere una funzione attuale all’interno<br />
di una città, uno spazio dove ci troviamo a vivere uno<br />
accanto all’altro in una dimensione di collettività. Proprio il<br />
teatro permette di riflettere su questo rapporto, in silenzio,<br />
producendo poesia. Elemento fondamentale del percorso<br />
da fare è un’idea di partecipazione del pubblico alla vita<br />
Un momento dello spettacolo <strong>La</strong> Gaia Scienza, andato in scena lo scorso ottobre al Teatro India<br />
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