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DEI DESIDERI<br />
veva come «i sassi della stazione<br />
sono di ruggine nera, sto sotto la<br />
pensilina dove sventola adagio una<br />
bandiera». Un modo anche per ricordare<br />
i giorni trascorsi, in fondo<br />
la vita è un treno che attraversa il<br />
tempo. Lo fa benissimo il paroliere<br />
Marco Luberti per Riccardo Cocciante:<br />
«Ma il treno corre forte e il<br />
treno adesso vola, sulle distese immense<br />
di ciclamini viola, sulle colline<br />
dolci coperte da lenzuola… ma<br />
il treno corre forte su tutta la mia<br />
vita, che passa via veloce e sfugge<br />
dalle dita» (1979). Magari urlato,<br />
come fa Gianni Morandi in Io sono<br />
ambientate nei vagoni, a volte senza<br />
tempo. Claudio Baglioni ci offre<br />
l’idea del treno come speranza, «un<br />
treno per dove il giorno non finisce<br />
e il sole è un grido in mezzo al<br />
viso» (1985), mentre Lucio Dalla nel<br />
1993 dedica una canzone al nostro<br />
soggetto visto come inarrestabile<br />
destino: «Ma il treno non si ferma,<br />
anzi, a vedere come corre va sempre<br />
più lontano, passa le foreste<br />
dell’Europa, i ponti, le case fino alle<br />
linee della mano». Un Lucio Dalla<br />
che già nel 1975 aveva musicato la<br />
poesia di Roberto Roversi Tu parlavi<br />
una lingua meravigliosa, che descriun<br />
treno» (1997), che ci dice: «Anna,<br />
io sono un treno, ho passato una<br />
vita a viaggiare anche senza freno,<br />
non ho più veleno, ho sospinto vagoni<br />
d’amore senza ritegno, quante<br />
stazioni, quante città». Treno inteso<br />
anche come mezzo per rompere la<br />
monotonia di una estate afosa: «Io<br />
quasi quasi prendo il treno e vengo,<br />
vengo da te, il treno dei desideri<br />
nei miei pensieri all’incontrario va”,<br />
canta Celentano in Azzurro di Paolo<br />
Conte nel 1968. Si evoca il passato<br />
in Mamma maremma (1979) di Umberto<br />
Tozzi, con il paroliere Bigazzi<br />
che ricorda i tempi estivi di «e va il<br />
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