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al mare e i cani nella notte li stanno<br />
ad aspettare» (I treni fantasma,<br />
1975). Ma anche «come i treni a<br />
vapore, di stazione in stazione e di<br />
porta in porta…» (1991), aggiungendo<br />
«una valanga d’amore contro<br />
un bicchiere d’aceto, dopo l’ultimo<br />
bacio prima del fischio del treno»,<br />
in Il treno di ferro del 2000. L’altro<br />
è Roberto Vecchioni, forte di raccontare<br />
in Ninni (1978): «Incontrarvi<br />
seduti sopra a quel treno tutti e<br />
quattro avevate vent’anni in meno»,<br />
descrivendoci <strong>La</strong> stazione di Zima<br />
(1997), in cui «c’è un solo vaso di<br />
gerani dove si ferma il treno». O<br />
trovandosi a dire, in Irene del 1975:<br />
«Oh certo che può sembrare inutile<br />
una stazione a chi non parte mai».<br />
Così come in Vorrei (1979): «Io vorrei<br />
fare a pezzi il ricordo di un treno».<br />
Edoardo Bennato racconta la voglia<br />
di andare in Ma quando arrivi treno<br />
del 1974 e Massimo Bubola paragona<br />
il modo di viaggiare al sentimento<br />
urlando «se questo amore è<br />
un treno vorrei portasse al caldo»<br />
(2005). Ma il gruppo che si è meglio<br />
concentrato sul tema del treno nella<br />
canzone è quello dei New Trolls,<br />
che nel 1981 offre un intero album<br />
dedicato alle storie che s’intrecciano<br />
su di un vagone ferroviario. Si<br />
apre con il brano Tigre-E633, che<br />
preannuncia «ferro su ferro che si<br />
logora piano, è un rumore che mi<br />
porta lontano, rumore di gente e di<br />
gente che parte e c’è già qualcuno<br />
che sta chiudendo le porte». E via<br />
così, raccontando le diverse storie<br />
di quei personaggi dei vagoni, tanto<br />
diversi l’uno dall’altro, e la significativa<br />
copertina con la foto di Ilvio<br />
Gallo. Ma se parliamo di copertine<br />
che meglio offrono questo ricercato<br />
binomio non possiamo non citare<br />
Oscar Prudente con il suo Infinite<br />
fortune (1974), un’istantanea di alta<br />
classe di Cesare Monti, il fotografo<br />
preferito da Lucio Battisti, dove per<br />
parlare di viaggi, di andate e ritorni,<br />
offre il senso di una valigia solitaria<br />
alla stazione di Milano. Semplicità e<br />
immediatezza, con i colori sfumati<br />
del presente: «Nella notte le stazioni<br />
sono grandi più che mai, il mio<br />
treno l’ho perduto già da un pezzo<br />
oramai».<br />
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