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La Freccia Febbraio 2020

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al mare e i cani nella notte li stanno<br />

ad aspettare» (I treni fantasma,<br />

1975). Ma anche «come i treni a<br />

vapore, di stazione in stazione e di<br />

porta in porta…» (1991), aggiungendo<br />

«una valanga d’amore contro<br />

un bicchiere d’aceto, dopo l’ultimo<br />

bacio prima del fischio del treno»,<br />

in Il treno di ferro del 2000. L’altro<br />

è Roberto Vecchioni, forte di raccontare<br />

in Ninni (1978): «Incontrarvi<br />

seduti sopra a quel treno tutti e<br />

quattro avevate vent’anni in meno»,<br />

descrivendoci <strong>La</strong> stazione di Zima<br />

(1997), in cui «c’è un solo vaso di<br />

gerani dove si ferma il treno». O<br />

trovandosi a dire, in Irene del 1975:<br />

«Oh certo che può sembrare inutile<br />

una stazione a chi non parte mai».<br />

Così come in Vorrei (1979): «Io vorrei<br />

fare a pezzi il ricordo di un treno».<br />

Edoardo Bennato racconta la voglia<br />

di andare in Ma quando arrivi treno<br />

del 1974 e Massimo Bubola paragona<br />

il modo di viaggiare al sentimento<br />

urlando «se questo amore è<br />

un treno vorrei portasse al caldo»<br />

(2005). Ma il gruppo che si è meglio<br />

concentrato sul tema del treno nella<br />

canzone è quello dei New Trolls,<br />

che nel 1981 offre un intero album<br />

dedicato alle storie che s’intrecciano<br />

su di un vagone ferroviario. Si<br />

apre con il brano Tigre-E633, che<br />

preannuncia «ferro su ferro che si<br />

logora piano, è un rumore che mi<br />

porta lontano, rumore di gente e di<br />

gente che parte e c’è già qualcuno<br />

che sta chiudendo le porte». E via<br />

così, raccontando le diverse storie<br />

di quei personaggi dei vagoni, tanto<br />

diversi l’uno dall’altro, e la significativa<br />

copertina con la foto di Ilvio<br />

Gallo. Ma se parliamo di copertine<br />

che meglio offrono questo ricercato<br />

binomio non possiamo non citare<br />

Oscar Prudente con il suo Infinite<br />

fortune (1974), un’istantanea di alta<br />

classe di Cesare Monti, il fotografo<br />

preferito da Lucio Battisti, dove per<br />

parlare di viaggi, di andate e ritorni,<br />

offre il senso di una valigia solitaria<br />

alla stazione di Milano. Semplicità e<br />

immediatezza, con i colori sfumati<br />

del presente: «Nella notte le stazioni<br />

sono grandi più che mai, il mio<br />

treno l’ho perduto già da un pezzo<br />

oramai».<br />

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