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Fitainforma - febbraio 2020

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L’amatoriale sia teatro di libertà<br />

FESTIVAL<br />

A colloquio con il nuovo selezionatore finale del festival Maschera d’Oro<br />

di Alessandra Agosti<br />

Roberto Cuppone, classe 1955,<br />

salentino di origine e veneto<br />

di adozione, attore, autore e<br />

regista, docente al Dipartimento<br />

di Italianistica, Romanistica,<br />

Antichistica, Arti e Spettacolo<br />

dell’Università di Genova, è il<br />

nuovo selezionatore finale del<br />

Festival nazionale Maschera<br />

d’Oro.<br />

Un ruolo importante e un’eredità<br />

altrettanto di alto livello,<br />

visto che Cuppone è stato<br />

chiamato a succedere a Luigi<br />

Lunari, drammaturgo, scrittore<br />

e saggista scomparso la scorsa<br />

estate, per molti anni selezionatore<br />

del festival.<br />

Per questo abbiamo voluto<br />

scambiare qualche battuta con<br />

lui all’indomani della sua prima<br />

esperienza alla Maschera,<br />

anche per conoscere meglio il<br />

suo rapporto con il teatro amatoriale,<br />

che peraltro frequenta<br />

da molto tempo.<br />

Come ha accolto la proposta<br />

di Fita Veneto?<br />

Ne sono stato molto contento,<br />

naturalmente. È una responsabilità,<br />

ma una bella responsabilità,<br />

perché la Maschera d’Oro<br />

è senz’altro il più importante<br />

festival di teatro amatoriale<br />

che c’è in Italia e presenta ogni<br />

anno delle novità che fanno<br />

bene al teatro in assoluto, non<br />

solo al teatro amatoriale.<br />

Questa prima selezione<br />

com’è andata?<br />

Prima di me ha agito un<br />

gruppo di quattro selezionatori<br />

che voglio ringraziare,<br />

perché hanno fatto una parte<br />

molto importante del lavoro,<br />

visto che delle oltre settanta<br />

candidature arrivate, per me<br />

ne hanno scelte venti. Il mio<br />

compito è stato decidere,<br />

all’interno di questa rosa, quali<br />

spettacoli potessero ambire ai<br />

sette posti della finale. Il mio,<br />

insomma, non è stato un lavoro<br />

solitario e ne sono felice,<br />

perché mi considero un uomo<br />

di squadra; e non l’ho vissuto<br />

neanche come un lavoro da<br />

“giudice”, quanto semmai da<br />

talent-scout: credo che questo<br />

Cuppone nella duplice veste di attore e autore per Pigafetta. Non si farà più tal viagio<br />

sia un concorso che cerca di<br />

dare spazio a idee, a proposte<br />

nuove, a cose che confortino la<br />

passione di chi fa teatro.<br />

Proposte nuove anche<br />

nell’affrontare un “classico”?<br />

Non ci sono stati e non ci<br />

saranno ostracismi né di autori,<br />

né di epoche, né di repertorio.<br />

Credo che il senso di un buon<br />

festival di teatro amatoriale<br />

non dovrà mai essere quello<br />

di premiare le compagnie che<br />

sentono di dover “assomigliare”<br />

al teatro professionistico<br />

e credo anche che vincolare<br />

l’idea del teatro amatoriale<br />

ad una certa epoca sia nocivo.<br />

Semmai dobbiamo cercare e<br />

valorizzare la specificità del<br />

teatro amatoriale: dobbiamo<br />

chiederci che cosa può fare<br />

questo teatro che non può fare<br />

nessun altro? La risposta penso<br />

sia sperimentare con coraggio,<br />

trovare strade alternative,<br />

scrivere cose proprie, testimoniare<br />

cose nuove... Quindi non<br />

è questione di essere moderni<br />

o essere antichi: è che, a parità<br />

di qualità complessiva, tra<br />

la proposta di un modello di<br />

imitazione, magari fatto bene<br />

(anche benissimo, in certi casi),<br />

e un testo nuovo, o un lavoro<br />

sviluppato con originalità, di<br />

certo preferisco una cosa che<br />

porti in sé l’emozione della<br />

novità.<br />

Su quali criteri si è basato<br />

nella scelta?<br />

Premesso che tutti i lavori che<br />

mi sono stati presentati erano<br />

di notevole qualità, ho cercato<br />

prima di tutto di fare una<br />

valutazione tecnica complessiva<br />

e di base del gruppo. Poi<br />

ho guardato la recitazione,<br />

anche in questo caso cercando<br />

soprattutto l’interazione fra<br />

gli attori e anche l’emozione<br />

trasmessa: non tanto quella<br />

(per carità, assolutamente<br />

legittima) del piacersi narcisistico<br />

del bravo attore, quanto<br />

quella dell’attore che si sente<br />

portatore di una scrittura, di<br />

un’idea nuova. Infine, terzo<br />

criterio (ma primo per me), è<br />

stato il senso globale dell’operazione:<br />

perché si è scelta una<br />

certa idea? perché si è deciso di<br />

scrivere un testo, di recuperarne<br />

uno, di adattarlo?<br />

Lei conosce il teatro amatoriale<br />

da molto tempo. Un<br />

pregio?<br />

Mi riallaccio a quanto ho detto<br />

prima per ribadire che il teatro<br />

amatoriale deve approfittare<br />

della sua libertà. Ci sono stati<br />

episodi nella storia in cui un<br />

teatro fatto non a scopi profes-<br />

sionali è stato un laboratorio<br />

eccezionale: penso alle improvvisazioni<br />

che faceva lo stesso<br />

Goldoni a Bagnoli o a Bologna<br />

con l’Albergati, e credo che<br />

la sua scrittura sarebbe stata<br />

diversa se non avesse vissuto<br />

queste esperienze; oppure, nel<br />

cuore dell’Ottocento, George<br />

Sand e altri romantici che avevano<br />

laboratori privati in case<br />

di campagna; o tanti altri che<br />

nel Novecento hanno portato<br />

avanti la ricerca, magari in<br />

gruppi di lavoro o in “comuni”,<br />

lontano dalla città... Insomma,<br />

la parola amatoriale è un po’<br />

riduttiva nell’accezione comune:<br />

diciamo che la possibilità<br />

di fare un teatro non vincolato<br />

ad una prestazione professionale<br />

è una grandissima risorsa<br />

per tutti, per il teatro e per la<br />

cultura. E poi c’è la lingua...<br />

Vale a dire?<br />

Per il teatro l’italiano è una<br />

lingua morta, difficile da gestire,<br />

mentre tutti i dialetti sono<br />

materia viva e quindi azione;<br />

per questo mi sono sempre<br />

interessato al teatro dialettale.<br />

Importante, quindi, è lo spazio<br />

che il mondo amatoriale ha<br />

sempre dato al teatro nelle<br />

lingue regionali, nel bene e nel<br />

male: nel male, per un certo<br />

compiacimento nostalgico; nel<br />

bene sperimentando contaminazioni<br />

linguistiche e tenendo<br />

viva anche una tradizione<br />

linguistica e lessicale.<br />

Un ricordo di Lunari?<br />

Un personaggio che ha avuto<br />

una grande storia, fin dagli<br />

anni in cui è stato nella stanza<br />

dei bottoni al Piccolo Teatro.<br />

Io l’ho sempre percepito come<br />

una persona di grande indipendenza<br />

intellettuale. Penso che<br />

non si sia adagiato in queste<br />

occasioni che la vita gli ha<br />

offerto proprio per spirito di<br />

indipendenza. Ho apprezzato<br />

molte sue pubblicazioni, sia<br />

come traduttore dei francesi,<br />

sia come divulgatore, e non<br />

ultimo, ovviamente, la sua opera<br />

come autore teatrale: era<br />

uno che scriveva per l’attualità,<br />

con l’attualità e con un grande<br />

senso dell’ironia.<br />

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