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Il Magazine dei Designer, Architetti, Ingegneri del Politecnico di Milano - Numero 0 - Autunno
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sta produttivo che da quello
della creatività, della progettazione,
della comunicazione.
Ma credo che il suo futuro
prossimo sia legato alla
estensione della biodiversità
in tutte le sue forme, e questa
degli scali merci è un’occasione
unica. Altre città in alcuni
momenti della loro storia
hanno saputo cogliere un’opportunità
straordinaria come
questa: in particolar modo
ho raccontato che in fondo
oggi Manhattan non sarebbe
la stessa se non avesse avuto
nel 1860 la visione di realizzare
un grande parco centrale
invece che continuare la
griglia ortogonale e densissima
dell’edificato. È un paragone
molto impegnativo, ma
davvero penso che il Fiume
Verde possa essere per Milano
quello che Central Park è
stato per New York.
FB
È una estensione del lavoro
sulla biodiversità che era già
al centro del Bosco Verticale.
SB
È chiaro che il Bosco è un edificio
verticale mentre il Fiume
Verde si estende in orizzontale:
ma certo, la filosofia è la
stessa. Tanto il Bosco Verticale
che il Fiume Verde sono
una sfida per il nostro futuro:
sono due progetti fondati su
una forte sperimentazione
perché senza esperimenti
non c’è possibilità di evoluzione,
e sono due progetti
che mettono al centro l’idea
di una forestazione urbana
e la ricchezza e la possibilità
di coabitazione di molteplici
specie viventi.
FB
In un mondo dove è sempre
più necessario reinventare
tutto, unita’ di misura, paradigmi,
linguaggi, relazioni,
davvero tutto quanto, tu stai
proponendo una reinvenzione
dell’architettura stessa.
SB
Credo che per l’architettura
sia finito il tempo dell’autoreferenzialità
e sia necessaria
una visione dell’architettura
capace di abbracciare le
grandi questioni sociali che il
mutamento mette all’ordine
del giorno.
“Tanto il Bosco Verticale che il Fiume Verde sono una sfida per il nostro
futuro: sono due progetti fondati su una forte sperimentazione perché
senza esperimenti non c’è possibilità di evoluzione”
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