syndicom rivista N.17

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14 Dossier I giovani europei pagano il prezzo più alto della crisi da coronavirus Secondo Eurostat, già prima del virus 3,21 milioni di persone di età inferiore a 25 anni nell’UE erano alla ricerca di un lavoro per vivere. In Italia: il 31,4%. In Spagna uno su tre. Quasi il 40% in Grecia. In Francia, Portogallo, Belgio, Svezia, Finlandia circa il 20%. Solo la Germania (5,3%), la Repubblica Ceca e i Paesi Bassi si posizionavano meglio. Il problema non è nuovo. Nel 2009, la Commissione europea scriveva: «Il futuro dell’Europa dipende dai suoi giovani. Ma le prospettive future di molti giovani sono offuscate». Ora quest’emergenza sta per esplodere. Le cifre attuali non sono ancora note, ma i primi indicatori fanno pensare che alla pandemia seguirà un’epidemia molto peggiore: un’epidemia di disoccupazione giovanile. Alla ricerca di un modello vincente Sapendo quanto è pericoloso rubare il futuro ai giovani, diversi governi hanno tentato nell’ultimo decennio di riformare i loro sistemi di formazione professionale. Ogni paese ha le proprie prassi, spesso addirittura un sistema diverso per ogni settore e chi cerca di capirci qualcosa in questa giungla, fallisce miseramente. Nella maggioranza dei paesi UE, i giovani imparano i loro mestieri, compresi quelli artigianali, a scuola. In Francia, il 77% di coloro che concludono la formazione esce da scuola con un diploma di maturità, «maturità generale» o professionale. I giovani svedesi imparano il loro mestiere in «programmi di formazione professionale» sempre a scuola. Lo stesso avviene in Italia dove si possono acquisire le proprie competenze durante un tirocinio in azienda, ma l’«apprendistato» non ha prodotto fino a poco tempo fa nessuna qualifica o diploma riconosciuti ufficialmente. Ecco perché questa forma di formazione resta tuttora minoritaria. Come quasi tutti i paesi europei, il sistema di formazione professionale italiano è in costante trasformazione. Questa trasformazione viene chiamata «Processo di Copenaghen». Nel 2002, l’UE aveva iniziato a cercare un migliore sistema di formazione professionale ed è stata in Svizzera per trovarlo. La formazione duale (scuola e tirocinio in azienda) è da allora considerata il modello migliore. L’elevato livello di occupabilità dei giovani sul mercato del lavoro è stato determinante, come dimostrano i paesi con sistemi di formazione duali come Svizzera o Germania. Essi garantiscono che chi si affaccia sul mondo del lavoro dopo una formazione professionale iniziale, sia immediatamente produttivo e fornisca forza lavoro a basso costo già durante l’apprendistato. Ma le lacune nella formazione generale restano un problema: questo rappresenta un handicap in questi tempi di rivoluzione digitale. Sulla base del modello duale, le riforme della formazione professionale si rincorrono da allora dal Portogallo Un’economia che premia i licenziamenti in massa non assumerà lavoratori privi di esperienza a Capo Nord. La crisi economica mondiale ha accelerato fortemente questa tendenza. Si forza l’apprendistato con miliardi investiti in programmi allestiti in fretta e furia. Inoltre i diplomi scolastici e gli attestati di formazione vengono rilasciati con sconti e sotto forma di esami a distanza. In Italia, genitori e insegnanti hanno chiesto attraverso importanti manifestazioni di aprire le scuole superiori prima delle vacanze. Ma, come in Francia, il governo italiano ha finora promesso loro solo un breve esame orale. A prescindere dalle differenze di questi pacchetti di salvataggio, insieme rappresentano un doppio onere. Le pesanti conseguenze della crisi, la digitalizzazione, la bancarotta di molte piccole e medie imprese e lo smantellamento di conquiste sociali da parte dei datori di lavoro, hanno compromesso gli sforzi. Inoltre i posti di tirocinio sono sempre più rari: solo in Germania, secondo uno studio dell’Istituto federale per la formazione professionale, è previsto che andranno persi quasi 100mila posti di tirocinio. Processo di Copenaghen (cooperazione europea per la formazione) bit.ly/2UOYLHd Fotoreportage Per questo reportage, il fotografo luganese Sandro Mahler ha seguito tre apprendisti sul loro luogo di lavoro (ad esempio al Centro PostLogistics di Cadenazzo) e di studio, che durante il periodo di confinamento è spesso casa propria. «I ragazzi hanno vissuto per un po’ di tempo questa situazione e si sono adattati bene al telelavoro, però hanno sentito anche la mancanza della vita sociale: i colleghi, la scuola, lo svegliarsi al mattino per uscire di casa e rientrare la sera. Alcuni di loro hanno potuto continuare dei progetti o iniziarne di nuovi. Ma tutti sono comunque rimasti attivi. Spero proprio che in futuro si terrà conto di questo sforzo e dello spirito di adattamento che stanno dimostrando». Oltre che fotografo professionista dal 1994, Sandro Mahler è a sua volta docente degli apprendisti fotografi a Lugano: ha quindi vissuto in prima persona l’esperienza della formazione a distanza con i suoi allievi. www.fotomiller.ch
Formazione professionale in tempi di epidemia Fino a 20 000 posti di apprendistato in meno Le condizioni di una società e di un’economia si misurano tra l’altro in base alla questione se i giovani abbiano o meno un futuro professionale – e se vedano la possibilità di fare concretamente qualcosa per il loro futuro. Alcuni indicatori sono da un lato la disoccupazione dei giovani di età inferiore a 25 anni e dall’altro il numero dei posti di formazione. Se, nella grande crisi economica mondiale in atto, la disoccupazione giovanile nei paesi a noi confinanti sale al 20 per cento e in molti luoghi, come ad esempio in Italia, potrebbe presto raggiungere il 35 per cento, questo avrà estreme conseguenze sociali e politiche. Com’è la situazione in Svizzera? I dati a disposizione non sono facili da interpretare poiché le statistiche sono in ritardo di circa un mese. In tempi di coronavirus ciò è uno svantaggio, in quanto la crisi si evolve molto rapidamente. E anche perché difficilmente qualcuno è in grado di fare previsioni ragionevoli sul relativo esito. Un esempio: anche se il rilevamento del «polso dei posti di apprendistato» raffigurato in questa pagina indica all’inizio di maggio il mantenimento del 92 per cento di quelli previsti per l’autunno, questa percentuale è soggetta a un elevato grado di incertezza. Se, come pensano gli economisti, decine di migliaia di PMI salteranno, questo numero non avrebbe più valore. Le grandi tendenze La formazione professionale è sotto pressione + 61,3 % Disoccupazione giovanile ad aprile (confronto rispetto al corrispettivo mese dell’anno precedente) –20 000 posti di apprendistato a rischio a causa della crisi (entro il 2025) Numero di domande di apprendistato Fonte: seco/ Studio Università di Berna, Università di Zurigo Posti di apprendistato occupati per l’autunno 2020 L’81 per cento dei posti di apprendistato che partiranno in agosto è già occupato. Ciò non vuol dire che questi apprendistati si svolgeranno regolarmente. Ristorazione, industria alberghiera Vendite, acquisti Impiantistica Trasporti, logistica, sicurezza Salute Formazione, sociale Elettrotecnica Edilizia Industria metalmeccanica, orologeria Legno, arredamento di interni Informatica 0 % 50 % 100 % Fonte: LehrstellenPuls, Politecnico di Zurigo Ulteriore occupazione di coloro che hanno concluso un apprendistato In pratica, il Politecnico di Zurigo stima che nel 2020 il numero di persone che entra nel mercato del lavoro e che non potrà restare nella propria azienda di tirocinio salirà al 18 per cento 14 21 4 % 2 59 manterremo lo stesso numero di apprendisti dipende dall’andamento degli affari non terremo come sempre nessun apprendista manterremo meno apprendisti terremo un maggior numero di apprendisti Fonte: LehrstellenPuls, Politecnico di Zurigo 221 000 75 000 2,8 % giovani hanno frequentato nel 2019 una formazione professionale di base 5,5 % apprendisti dovrebbero sostenere quest’estate il loro esame di fine tirocinio dei posti di tirocinio andrà probabilmente perso, secondo quanto hanno affermato le aziende di tirocinio a fine aprile dei posti di tirocinio è già andato perso definitivamente per il 2020 La condizione degli apprendisti durante il confinamento Sondaggio del Politecnico di Zurigo condotto ad aprile Ristorazione, industria alberghiera Vendite, acquisti Impiantistica Trasporti, logistica, sicurezza Salute Formazione, sociale Elettrotecnica Edilizia Industria metalmeccanica, orologeria Legno, arredamento di interni Informatica Lavoro normale con misure di protezione Impiego limitato (ad es. in un altro reparto) Telelavoro Nessuna formazione aziendale 59 % 12 % 11 % 20 % 72 % 59 % 17 % 18 % 91 % 4 % 12 % 16 % 80 % 12 % 4 % 14 % 85 % 34 % 11 % 13 % 90 % 10 % 5 % 9 % 53 % 40 % 37 % 10 % 76 % 28 % 14 % 8 % 80 % 27 % 15 % 7 % 96 % 5 % 2 % 2 % 24 % 18 % 87 % 1 % Fonte: LehrstellenPuls, Politecnico di Zurigo
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