26 Rubriche Idee © Capelli Editore © Frenetic Films L’alternativa dei corsi online Con le disposizioni per arginare la diffusione del coronavirus, abbiamo dovuto improvvisamente riorganizzare le nostre vite. Le aziende hanno implementato il telelavoro. I docenti hanno fatto lezioni a distanza. Acquisti online e piattaforme video sono entrati nella quotidianità. Dopo lo shock iniziale, tutti noi abbiamo imparato, nostro malgrado, a convivere e a lavorare con il coronavirus. Ed è accaduto lo stesso con i corsi Helias. Con un vantaggio: che alcune materie si prestano a essere insegnate anche online. Ad esempio, il corso «Wordpress base» con Alessandro Bianchi è stato proposto a distanza su Skype: una soluzione che certo non uguaglia le lezioni in presenza ma che si è rivelata comunque efficace (e senza trasferte, che per qualcuno sono onerose, anche in termini di tempo). Dopo questo primo test positivo, abbiamo verificato quali altre materie si possono proporre attraverso canali alternativi alle lezioni tradizionali. Alcuni corsi potrebbero quindi essere rielaborati in modo da essere proposti anche nella modalità online, anche se i corsi Helias hanno sempre privilegiato il contatto diretto, lo scambio tra professionisti, anche per allargare la rete di contatti (e possibilmente di clienti). Per tutti, ricordiamo che molti corsi sono sempre disponibili su richiesta. Ad esempio «InDesign smart: stili e script» proposto da Barbara Solari o «LinkedIn: Professional Branding» (corso base e avanzato) animato da Stefano Bosia. Una volta raggiunto il numero minimo di soli 4 iscritti, si può concordare con il docente la data e l’impostazione del corso, da seguire anche da casa su una piattaforma online. Per quanto concerne il ritorno nelle aule, vi terremo aggiornati sull’andamento della situazione per il semestre autunnale. (Giovanni Valerio) Informazioni aggiornate sui corsi Helias al sito www.helias.ch Alla ricerca delle radici Tra gli Anni Quaranta e Ottanta, in Svizzera era prassi affidare giovani che vivevano in situazioni familiari di povertà a istituti o famiglie di contadini. Al disagio familiare iniziale si è spesso sostituito un mondo di violenze, soprusi e abusi. Queste atrocità, solo recentemente riconosciute dalle istituzioni, sono raccontate in diversi libri, come ad esempio Il mio nome era 125 di Matteo Beltrami. L’ultimo è Per una fetta di mela secca di Begoña Feijoo Fariña, scrittrice e regista teatrale, nonché socia di <strong>syndicom</strong>. La storia (di fantasia) è quella di Lidia Scettrini, strappata all’amore della mamma rea di essere stata abbandonata dal marito. Il pretesto dell’allontanamento di Lidia – l’aver rubato la merenda a un compagno di scuola – è banale tanto quanto la gratuità delle sofferenze che la bambina dovrà subire, per anni, dalle suore dell’istituto affidatario e poi nella famiglia contadina dove sarà mandata a lavorare sino alla maggiore età. È un flusso emozionale sconvolgente quello che scaturisce dalla lettura della denigrazione sistematica della dignità individuale, i soprusi, le violenze e gli abusi fisici così come psicologici. Dal calore del seno materno al freddo di stanze impersonali, fino alle notti nella porcilaia, dove le «bambine cattive» erano mandate in punizione. E poi i pasti sempre uguali, quasi a riflettere l’intenzione di annullare ogni piacere. La speranza di Lidia di ritrovare l’amore materno (filo rosso di tutta la vicenda) si scolorisce con il tempo. Alla fine, Lidia riuscirà a tornare «a casa». Non ritroverà la madre naturale e cercherà di capire l’abbandono paterno. Ma non potrà perdonare l’omertà di cui è stata vittima. Mai. (Valeria Camia) Begoña Feijoo Fariña, Per una fetta di mela secca, www.gabrielecapellieditore.ch Diritti umani e aiuto concreto Il coronavirus ha rappresentato un enorme laboratorio economico e sociale. In ogni settore, dal lavoro alla vita quotidiana. Anche i festival cinematografici hanno dovuto reinventarsi in rete. E sarà online l’edizione 2020 di Locarno, con il concorso dedicato ai film che si sono interrotti a causa della pandemia, causando non pochi problemi ai lavoratori del settore. In forme diverse, ci saranno anche le sezioni dei Pardi di domani e Open Doors, sulle produzioni del Sud del mondo. Passata l’estate (e speriamo anche il coronavirus), il Film Festival Diritti Umani Lugano (FFDUL) si terrà invece in forma fisica dal 14 al 18 ottobre 2020. Per l’occasione, si potranno vedere, in sala, un paio di film dall’ultima edizione dell’FIFDH di Ginevra, che è stata diffusa soltanto online a causa dell’emergenza sanitaria. La manifestazione, con cui <strong>syndicom</strong> collabora da anni, è stata anche protagonista di un’iniziativa benefica che meriterebbe di essere copiata da altri festival. Nei mesi scorsi, in collaborazione con alcuni distributori cinematografici il FF DUL ha proposto alcuni dei film selezionati (e premiati, come Eldorado, nella foto) nelle scorse edizioni che la gente ha potuto vedere da casa in streaming. Un modo per continuare a parlare di tematiche che stanno a cuore al festival. Ma anche un aiuto concreto per chi è meno fortunato. Il ricavato è stato infatti destinato a Casa Astra, centro di accoglienza a Mendrisio, una realtà che da diversi anni ospita persone senza fissa dimora. (GioVi) Locarno Festival: pardo.ch FFDUL: festivaldirittiumani.ch
1000 parole La matita di Ruedi Widmer 27