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Luglio - Agosto 2020

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Letterati stranieri in

Toscana

A cura di

Massimo De Francesco

Walter Savage Landor

Dall’Inghilterra a Firenze con l’inquietudine nell’anima

di Massimo De Francesco

Walter Savage Landor nasce

a Warwick, nel Warwickshire,

il 30 gennaio 1775,

da Walter Landor, medico ed erede di

una vasta tenuta nello Staffordshire,

e da Elizabeth Savage, seconda moglie

del padre. Studia nella prestigiosa

Rugby School, distinguendosi

per il suo talento nello scrivere versi

in latino e per l’indisciplina che gli

costa l’espulsione dalla scuola. Nel

1792 s’iscrive al Trinity College di

Oxford da cui viene espulso per aver

sparato un colpo di arma da fuoco

contro le finestre di un esponente

Tory. Nel 1795 pubblica, a Londra,

il primo volume di poesie, The Poems

of Walter Savage Landor. Nel

1802 raggiunge Parigi, dove consolidate

le sue idee rivoluzionarie pubblica

Poems by the Author of Gebir,

che s’ispira al suo precedente poema

epico, Gebir. L’impulsività lo

forza, nel 1808, a partire alla volta

della Spagna per arruolarsi nella

nella guerra contro l’invasione napoleonica,

ma rientra in Inghilterra,

dopo pochi mesi, deluso per non

aver potuto combattere. Il soggiorno

in Spagna gli ispira la tragedia in

versi Count Julian. Nel maggio 1811

sposa Julia Thuillier, figlia di un

banchiere svizzero fallito, dalla quale

avrà quattro figli. Nel 1815 partono

per la Francia, dove rimangono

La targa commemorativa in via della Chiesa a Firenze

fino all’ottobre dello stesso

anno. A Como, da poco raggiunta,

nasce il primogenito

Arnold. Qui scrive versi contro

il poeta Vincenzo Monti

in risposta ad un suo sonetto

anglofobo. La mèta successiva

è Genova. Da qui decidono

di fermarsi a Pisa, dove

nasce la secondogenita Julia

e compone Idyllia Heroica

Decem, una raccolta di poesie

in latino che pubblicherà

nel 1820. Dopo un breve periodo

a Pistoia, nel 1821 si

trasferiscono a Firenze, dove

fino al 1827 abitano in

via della Scala per poi trasferirsi

in Borgo degli Albizi,

presumibilmente a Palazzo

Medici Tornaquinci, in via

Pandolfini. Nel primo soggiorno

fiorentino, inizia a scrivere il

capolavoro Conversazioni immaginarie

in cinque volumi: il poeta immagina

una serie di conversazioni

fra personaggi storici illustri, pubblicate

intorno al 1824-29. Molte

le dimore prese in affitto dal poeta,

soprattutto nelle campagne circostanti

Firenze, per evitare la calura

estiva della città. Per questa esigenza,

nelle estati del 1822 e del 1823,

alloggia fra il Poggio Imperiale e le

colline di Arcetri, a Villa Curonia.

Acquista poi Villa

Gherardesca a San

Domenico di Fiesole,

dove, nel 1833,

riceve il filosofo bostoniano

Ralph Waldo

Emerson. Nella

villa espone la sua

notevole collezione

di quadri che comprende

numerosi

“primitivi”. Ama Firenze

e conferma di

Walte Savage Landor in un ritratto di William Fisher

avere qui trovato “la miglior acqua,

aria e olio del mondo”. Dopo la separazione

dalla moglie, nel 1835 lascia

il capoluogo toscano. Torna in

Inghilterra, a Bath, dove trascorre i

successivi venti anni componendo

numerose opere: fra queste il Pentameron

(1837), una serie di colloqui

impossibili fra Boccaccio e Petrarca

nei quali i due poeti colloquiano

con Dante. Scrive Gli Italici elaborato

in seguito ai moti rivoluzionari del

’48. Nel 1858 rischia una querela

per diffamazione e una considerevole

condanna pecuniaria lo costringe

tornare in Italia, dove prosegue le liti

con i familiari e si riduce in miseria

per avere donato tutti i suoi beni

ai figli. Trascorre i suoi ultimi anni

in una modesta abitazione di via

Nunziatina, l’odierna via della Chiesa

nel quartiere di San Frediano. Qui

si spegne in povertà il 17 settembre

1864. E’ sepolto nel Cimitero degli

Inglesi. Una placca di marmo al 93

di via della Chiesa lo ricorda.

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WALTER SAVAGE LANDOR

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