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Luglio - Agosto 2020

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A cura di

Lorenzo Borghini

Il cinema

a casa

Il passato

Asghar Farhadi s’interroga sulle colpe dell’uomo

di Lorenzo Borghini

Il regista Asghar Farhadi, dopo il bellissimo

Una separazione, torna ad

indagare con Il passato il contesto

familiare, sviscerando tutte le paure e i

dubbi che nascono dai rapporti umani.

Non siamo più in Iran ma a Parigi, dove

Ahmad torna da Teheran dopo quattro

anni. All'aeroporto si guarda intorno,

cerca qualcuno, poi appare una donna: i

due sono separati da uno spesso vetro,

si salutano, sorridono, cercano di comunicare

nonostante la distanza; i loro

movimenti sono impacciati, si nota che

fra i due c'è stato qualcosa, un legame

forte che non può essere offuscato da

quel semplice vetro. La bellissima donna

è Marie, moglie di Ahmad che lo ha

chiamato per fargli firmare i documenti

del divorzio. Veniamo a conoscenza

che Marie ha due figlie nate da altre relazioni;

Ahmad viene invitato a stare da

lei anziché in albergo come lui stesso

aveva richiesto. Scopre subito che la

donna ha una relazione con Samir, anch'egli

sposato e con un figlio, il piccolo

Fouad. Il desiderio della donna di ospitare

l'ormai ex marito a casa è tutto un

piano, una macchinazione per immergerlo

nel letame che la circonda. E qui,

inizia la spirale discendente, i pezzi già

incrinati iniziano a sgretolarsi intorno al

povero Ahmad, capro espiatorio di una

situazione ormai sfuggita a tutti di mano.

Una donna in coma ha tentato il suicido,

è la mamma di Fouad, la moglie di

Samir, la rivale in amore di Marie, una

donna che ha ingerito candeggina davanti

al figlio nella lavanderia del marito;

quel figlio che in una scena memorabile

col padre nella metro parigina ci consegna

parole forti riguardo la madre,

riguardo la morte, dicendoci che non riesce

a capire come mai la donna sia attaccata

a dei fili che la tengono in vita

se lei, proprio da quest'ultima era voluta

fuggire. Ha compiuto un gesto estremo

ma calcolato; tutti s’interrogano

sul movente pensando singolarmente

di essere la causa di quella vita appesa

a un filo. Il marito è inquieto, Marie

ha i nervi a pezzi, la figlia maggiore Lucie

non ha la forza di stare in casa, di affrontare

lo sguardo del nuovo uomo di

sua madre. Ahmad si trova nel bel mezzo

di un ciclone, un ciclone di passioni

troppo forti per essere gestite; finché

non arriva al punto di rottura decidendo

di ripartire. Asghar Farhadi s’interroga

sulle colpe dell'uomo, le distribuisce

fra i protagonisti in modo tale da scatenare

le più disparate reazioni, paure,

dubbi e insicurezze fuoriescono dall'a-

nimo dei suoi attori come tirate da una

mano invisibile; basta un niente per far

vacillare ognuno di loro. Il passato è un

film dostoevskiano per tematiche e toni;

Farhadi calibra bene ogni situazione,

ogni parola, ogni dialogo perfetto nella

sua scrittura, per consegnarci un film

che pone molte domande ma dà poche

risposte. La più importante ci dice che

per andare avanti abbiamo bisogno di

un taglio netto, un taglio a quel cordone

che ci lega ai nostri ricordi, perché i fantasmi

passati riaffiorano sempre.

IL PASSATO

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