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A cura di
Lorenzo Borghini
Il cinema
a casa
Il passato
Asghar Farhadi s’interroga sulle colpe dell’uomo
di Lorenzo Borghini
Il regista Asghar Farhadi, dopo il bellissimo
Una separazione, torna ad
indagare con Il passato il contesto
familiare, sviscerando tutte le paure e i
dubbi che nascono dai rapporti umani.
Non siamo più in Iran ma a Parigi, dove
Ahmad torna da Teheran dopo quattro
anni. All'aeroporto si guarda intorno,
cerca qualcuno, poi appare una donna: i
due sono separati da uno spesso vetro,
si salutano, sorridono, cercano di comunicare
nonostante la distanza; i loro
movimenti sono impacciati, si nota che
fra i due c'è stato qualcosa, un legame
forte che non può essere offuscato da
quel semplice vetro. La bellissima donna
è Marie, moglie di Ahmad che lo ha
chiamato per fargli firmare i documenti
del divorzio. Veniamo a conoscenza
che Marie ha due figlie nate da altre relazioni;
Ahmad viene invitato a stare da
lei anziché in albergo come lui stesso
aveva richiesto. Scopre subito che la
donna ha una relazione con Samir, anch'egli
sposato e con un figlio, il piccolo
Fouad. Il desiderio della donna di ospitare
l'ormai ex marito a casa è tutto un
piano, una macchinazione per immergerlo
nel letame che la circonda. E qui,
inizia la spirale discendente, i pezzi già
incrinati iniziano a sgretolarsi intorno al
povero Ahmad, capro espiatorio di una
situazione ormai sfuggita a tutti di mano.
Una donna in coma ha tentato il suicido,
è la mamma di Fouad, la moglie di
Samir, la rivale in amore di Marie, una
donna che ha ingerito candeggina davanti
al figlio nella lavanderia del marito;
quel figlio che in una scena memorabile
col padre nella metro parigina ci consegna
parole forti riguardo la madre,
riguardo la morte, dicendoci che non riesce
a capire come mai la donna sia attaccata
a dei fili che la tengono in vita
se lei, proprio da quest'ultima era voluta
fuggire. Ha compiuto un gesto estremo
ma calcolato; tutti s’interrogano
sul movente pensando singolarmente
di essere la causa di quella vita appesa
a un filo. Il marito è inquieto, Marie
ha i nervi a pezzi, la figlia maggiore Lucie
non ha la forza di stare in casa, di affrontare
lo sguardo del nuovo uomo di
sua madre. Ahmad si trova nel bel mezzo
di un ciclone, un ciclone di passioni
troppo forti per essere gestite; finché
non arriva al punto di rottura decidendo
di ripartire. Asghar Farhadi s’interroga
sulle colpe dell'uomo, le distribuisce
fra i protagonisti in modo tale da scatenare
le più disparate reazioni, paure,
dubbi e insicurezze fuoriescono dall'a-
nimo dei suoi attori come tirate da una
mano invisibile; basta un niente per far
vacillare ognuno di loro. Il passato è un
film dostoevskiano per tematiche e toni;
Farhadi calibra bene ogni situazione,
ogni parola, ogni dialogo perfetto nella
sua scrittura, per consegnarci un film
che pone molte domande ma dà poche
risposte. La più importante ci dice che
per andare avanti abbiamo bisogno di
un taglio netto, un taglio a quel cordone
che ci lega ai nostri ricordi, perché i fantasmi
passati riaffiorano sempre.
IL PASSATO
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