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Luglio - Agosto 2020

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Occhio

critico

A cura di

Daniela Pronestì

Enzo Mauri

I mille volti della città

di Daniela Pronestì

La città è il paesaggio creato

dall’uomo per l’uomo. Una foresta

di palazzi, monumenti

e strade che insieme compongono

un ambiente innaturale, saturo di odori

e di rumori e talvolta anche ostile. In

questo scenario artificiale scorre la vita

di ogni giorno, il continuo andirivieni

di persone sempre in corsa contro

il tempo. Folle compatte di uomini e

donne procedono lungo le strade e sui

mezzi guidati soltanto dalla forza dell’abitudine,

voracemente risucchiati dalle

incombenze quotidiane; non si guardano

in faccia, non si accorgono l’uno

dell’altro, si muovono meccanicamente

come pistoni di un motore dal cuore

metallico. Nelle pieghe di questo tempo

disumano e indifferente s’insinua lo

sguardo di Enzo Mauri, con la curiosità

di chi osserva la frenesia del mondo per

capirne le dinamiche interne, riconoscere

i riti collettivi celebrati con fede cieca

giorno dopo giorno. Il suo interesse

non è rivolto al singolo individuo, all’identità

nascosta nella fiumana anonima

che dilaga per le strade. Ciò che lo affascina,

invece, è l’intersezione tra la folla

e la città, l’intarsio di figure, colori e

forme che si stagliano sul fondale urbano.

Frammenti di vita cittadina che l’artista

estrapola dal contesto fissandoli in

uno scatto fotografico “rubato” in metropolitana

o nelle strade gremite di turisti.

La fotografia è il primo abbozzo

di quello che diventerà poi un dipinto,

uno studio preparatorio, potremmo anche

dire, a partire dal quale trasformare

con i mezzi della pittura l’immagine reale.

Pur mantenendo una cifra figurativa,

Mauri rinuncia alla resa fotografica

del soggetto per delegare l’espressione

alla forza del colore, che nei suoi quadri

unisce persone e cose cancellandone

i contorni e facendole diventare

un tutt’uno. Le sfocature dell’immagine

fotografica si traducono in pennellate

larghe e diluite che suggeriscono un

senso di dissoluzione ottica, come se

tutte le parti dell’immagine confluissero

in un’indistinta densità atmosferica.

E’ un modo per cancellare le informazioni

superflue conservando soltanto

l’impressione di vita e di movimento del

paesaggio urbano. Le figure in primo

piano sono dipinte invece con campiture

nette, cariche di materia, talvolta ve-

L'attesa, olio su tela

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ENZO MAURI

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