Tecnologie Alimentari - N°6 Novembre/Dicembre 2020
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Conservanti naturali per la sicurezza<br />
e la qualità del formaggio<br />
RIVISTA DELLE<br />
L’energia del solare termico<br />
nei processi alimentari<br />
Gli impianti per la<br />
lavorazione del pesce<br />
SISTEMI PER PRODURRE<br />
ANNOXXXI N.6 NOVEMBRE/DICEMBRE <strong>2020</strong><br />
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sommario<br />
pag. 6<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 NOVEMBRE/DICEMBRE <strong>2020</strong><br />
2<br />
6 In primo piano<br />
Le materie prime dell’eccellenza<br />
Organizzazione ottimale, marketing innovativo, capacità di penetrazione<br />
in diversi segmenti consentono a Faravelli di continuare a crescere e di<br />
mantenere il contatto stretto con clienti e partner della filiera alimentare,<br />
anche in una fase incerta come l’attuale.<br />
22 Conservanti naturali per la sicurezza<br />
e la qualità del formaggio<br />
Una rassegna del centro ricerca CREA dimostra che è possibile mantenere<br />
inalterate le proprietà dei formaggi facendo ricorso esclusivamente<br />
all’uso di conservanti naturali di origine vegetale. Con effetti benefici<br />
per la salute del consumatore.<br />
26 Aria compressa che garantisce la qualità<br />
e la purezza dell’acqua imbottigliata<br />
Architettura modulare, gestione smart e compressori oil-free con tecnologia<br />
VSD caratterizzano il progetto realizzato da Atlas Copco nello stabilimento<br />
di SIAM a Modica.<br />
30 I benefici del calore solare nei processi alimentari<br />
Il potenziale del solare termico a servizio dei processi industriali è elevato,<br />
soprattutto se le temperature non superano i 150°C. Il settore alimentare si<br />
presta meglio all’utilizzo di questa fonte energetica, estendendone i benefici<br />
alla produzione dei cibi made in Italy.<br />
40 In lieve crescita gli impianti per la lavorazione del pesce<br />
L’andamento delle tecnologie e apparecchiature per la lavorazione<br />
dei prodotti ittici segue l’aumento della domanda di pesce trasformato.<br />
Nei prossimi anni gli investimenti maggiori saranno ancora in Asia,<br />
mentre crescerà il ruolo dell’Africa.<br />
EDITORIALE<br />
Ripartire dall’uomo (A. Bignami) 4<br />
IN COPERTINA<br />
Le materie prime dell’eccellenza (A. Bignami) 6<br />
ATTUALITÀ E APPUNTAMENTI<br />
Un asset strategico che ha bisogno di investimenti green 10<br />
Notizie attualità 14<br />
Notizie appuntamenti 20<br />
INGREDIENTI<br />
Conservanti naturali per la sicurezza e la qualità del formaggio (C. Tamiro) 22<br />
Notizie ingredienti 25<br />
MACCHINE<br />
Aria compressa che garantisce la qualità e la purezza<br />
dell’acqua imbottigliata 26<br />
Notizie macchine 28<br />
pag. 22<br />
pag. 30<br />
pag. 26<br />
pag. 40<br />
ENERGIA<br />
I benefici del calore solare nei processi alimentari (R. Battisti) 30<br />
Notizie energia 33<br />
COMPONENTI. AUTOMAZIONE E STRUMENTAZIONE<br />
Notizie componenti 34<br />
Notizie automazione e strumentazione 35<br />
MATERIALI<br />
Facilitare il riciclo degli imballaggi cellulosici (E. De Vecchis) 36<br />
INDAGINE DI MERCATO<br />
In lieve crescita gli impianti per la lavorazione del pesce (G. Tamburini) 40<br />
PACKAGING<br />
Notizie packaging 47<br />
RUBRICHE<br />
Elenco inserzionisti 48<br />
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editoriale<br />
Eeditoriale<br />
|di Alessandro Bignami<br />
Nella seconda metà del <strong>2020</strong> l’economia italiana non ha subito un blocco totale, come è accaduto per i mesi del primo<br />
lockdown. Tuttavia le restrizioni, pur meno drastiche, si sono prolungate nel tempo sfiancando il nostro tessuto produttivo<br />
e rischiando di creare danni sistemici che potrebbero richiedere anni per il loro superamento. Al primo impatto con la tremenda<br />
prova della pandemia, la filiera alimentare era parsa più resiliente di altri settori, che avevano dovuto chiudere<br />
quasi completamente i battenti. L’intensa domanda proveniente dalla GDO, con alcuni prodotti addirittura in forte crescita,<br />
sembrava ribadire la centralità di una filiera essenziale, già abituata a convivere più facilmente con i cicli del mercato. In<br />
questi ultimi mesi è emerso però in modo evidente che anche il food italiano va considerato pienamente dentro la tempesta<br />
economica scatenata dal virus. Non solo per la generale compressione dei consumi, ma soprattutto per l’esposizione di<br />
tutto il mondo horeca, fuori casa, ristorazione, eventi, fiere, mense, agli effetti delle chiusure e del coprifuoco decisi dal<br />
governo, oltre a quelli dello smart working adottato da molte imprese. Il consumo esterno alle mura domestiche è uno<br />
RIPARTIRE<br />
DALL’UOMO<br />
sbocco distributivo che assorbe circa un terzo della produzione dell’industria alimentare, e in buona parte ad elevato valore<br />
aggiunto. La sofferenza profonda e prolungata di questo canale pone l’intera catena del food in uno stato di incertezza<br />
e difficoltà ad avanzare previsioni sulla ricostruzione.<br />
Del resto, il destino del cibo segue da vicino quello dell’uomo, il quale è un essere preminentemente sociale. L’assenza di<br />
situazioni conviviali colpisce inevitabilmente anche la cultura e la produzione alimentare. Ma ciò ci rende anche consapevoli<br />
che è ripartendo dall’uomo, dalle sue esigenze radicali, che si può far ripartire l’economia, una volta messo sotto controllo<br />
il virus. La digitalizzazione, certo fondamentale ad alzare il livello di efficienza e sicurezza produttive, non potrà essere<br />
la sola chiave dello sviluppo nei prossimi anni. È dal contatto umano, anche dal semplice sedersi attorno alla stessa tavola<br />
per condividere un pasto o un caffè, che fermenta tutto ciò che non può venire delegato a robot e intelligenza artificiale:<br />
come le idee, i progetti, il desiderio di ricerca, la volontà di costruire e vivere una nuova normalità.<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
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in copertina<br />
Organizzazione ottimale,<br />
marketing innovativo,<br />
capacità di penetrazione<br />
in diversi segmenti<br />
consentono a Faravelli<br />
di continuare a crescere<br />
e di mantenere<br />
il contatto stretto<br />
con clienti e partner<br />
della filiera alimentare,<br />
anche in una fase<br />
incerta come l’attuale.<br />
a cura di<br />
| Alessandro<br />
Bignami<br />
LE MATERIE PRIME<br />
DELL’ECCELLENZA<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
Guido Rovati,<br />
Sales & Marketing<br />
Director di Giusto<br />
Faravelli Spa<br />
Anche per La filiera alimentare l’emergenza sanitaria ha<br />
rappresentato una sfida molto complessa da affrontare,<br />
capace di scuotere equilibri e certezze. In particolare, la<br />
crisi del canale horeca, ristorazione ed eventi, ha ridisegnato<br />
le dinamiche della domanda. In questo scenario,<br />
un protagonista della distribuzione di ingredienti e materie<br />
prime come Faravelli ha risposto mettendo a frutto<br />
la sua lunga esperienza e la presenza consolidata in<br />
diversi settori. Di questo e altri temi<br />
abbiamo parlato con Guido Rovati,<br />
Sales & Marketing Director di Giusto<br />
Faravelli Spa.<br />
Qual è l’umore in azienda in questa fase?<br />
Cosa è cambiato per il mondo della produzione<br />
rispetto alla prima ondata dei<br />
contagi da Covid-19?<br />
Siamo in allerta! Perché temiamo che la<br />
nostra economia ne possa risentire più<br />
che per la paura di contagi in azienda.<br />
Il nostro board ha infatti implementato molte misure<br />
volte a proteggere tutti i dipendenti. Cosa sia realmente<br />
cambiato a livello produttivo in questa seconda ondata,<br />
è ancora presto dirlo. Non penso ci saranno più blocchi<br />
di interi settori, ma credo che un rallentamento sull’economia<br />
ci sarà.<br />
Qual è la situazione della filiera alimentare dal vostro punto<br />
di osservazione?<br />
Pur essendo un settore essenziale, sembra<br />
che una parte dell’industria abbia<br />
sofferto, soprattutto per le limitazioni<br />
del canale ristorazione ed eventi.<br />
Nonostante i consumi di alcuni generi<br />
alimentari siano addirittura aumentati<br />
(tutti sanno come la GDO abbia lavorato<br />
a pieno ritmo durante il primo<br />
lockdown e che ci sia stato un aumento<br />
di consumi di diversi alimenti, legati<br />
anche al fatto che si è cucinato di più in<br />
6<br />
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casa), la filiera è stata fortemente<br />
danneggiata. Oltre all’export, che<br />
ancora è in sofferenza, i canali<br />
Horeca e Vending hanno subito un<br />
forte rallentamento. Lo stesso smart<br />
working, che continua ad essere<br />
giustamente visto come uno strumento<br />
di prevenzione anche durante<br />
questa seconda ondata, ha determinato<br />
un blocco delle vendite dei<br />
prodotti dai distributori e anche del<br />
business di bar e ristoranti che vivevano<br />
grazie alle pause pranzo dei<br />
lavoratori.<br />
Come sono andati gli ultimi mesi e<br />
quali sono le previsioni per la conclusione<br />
di questo complesso <strong>2020</strong>?<br />
Le nostre vendite sono articolate su<br />
diversi settori, il che ci permette di<br />
superare meglio anche momenti<br />
come questo. Non ci possiamo lamentare<br />
per i risultati del <strong>2020</strong>.<br />
“Il premio di Deloitte è un riconoscimento<br />
importante per la famiglia Faravelli,<br />
ma anche per i dipendenti<br />
che hanno avuto una conferma<br />
della validità del loro lavoro”<br />
Quali sono gli strumenti di marketing<br />
che avete privilegiato in questo periodo,<br />
alla luce anche dello slittamento<br />
di molte fiere internazionali a cui avete<br />
sempre partecipato con grande<br />
visibilità?<br />
Abbiamo cercato di essere presenti<br />
sia con i nostri clienti che con i fornitori,<br />
con telefonate, videoconferenze<br />
e anche attraverso i social media.<br />
La collega Silvia Di Tommaso ha sviluppato<br />
una serie di campagne di<br />
comunicazione molto simpatiche,<br />
come per esempio #CosaFarai? in<br />
cui abbiamo raccontato come i<br />
Faravelliani stessero vivendo il<br />
lockdown e cosa avrebbero fatto<br />
immediatamente dopo. In fin dei<br />
conti a tutti è mancato un po’ il contatto<br />
umano e abbiamo cercato di<br />
renderci più tangibili anche con queste<br />
iniziative.<br />
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Premiata fra le aziende meglio gestite<br />
Giusto Faravelli Spa è tra le vincitrici della terza<br />
edizione del “Best Managed Companies”, iniziativa<br />
promossa da Deloitte per supportare e premiare le<br />
aziende italiane eccellenti per capacità organizzativa,<br />
strategia e performance. Valutati da Deloitte sono<br />
stati 6 pillar: strategia, competenze e innovazione,<br />
corporate social responsibility, impegno e cultura<br />
aziendale, governance e misurazione delle performance,<br />
internazionalizzazione.<br />
“La soddisfazione è grande. Essere tra le 59 realtà<br />
premiate a livello nazionale è un risultato a cui<br />
ambivamo, ma che sapevamo non essere facile da<br />
raggiungere: sono davvero tante le aziende che in<br />
Italia lavorano sotto il segno dell’eccellenza e la<br />
‘concorrenza’ è stata agguerrita”, ha dichiarato<br />
Luca Benati, CEO di Faravelli. “Il processo di valutazione<br />
è stato lungo, impegnativo, anche particolare<br />
date le circostanze dettate dalla pandemia, ma<br />
avvincente. Ci ha permesso di mettere ancora più a fuoco le caratteristiche<br />
che rendono Faravelli un’azienda di eccellenza, ma anche i punti su<br />
cui occorrerà impegnarsi maggiormente in futuro per migliorare ancora.<br />
Il merito di questo riconoscimento va a tutti i nostri collaboratori e al<br />
lavoro svolto sempre con grande impegno e dedizione. Credo possiamo<br />
essere tutti orgogliosi”.<br />
“Le aziende premiate in questa terza edizione hanno dimostrato non solo<br />
eccellenza, ma anche grande capacità e resilienza nell’affrontare la crisi<br />
determinata dalla pandemia da Covid-19 in atto”, hanno commentato<br />
Ernesto Lanzillo, Private Leader per l’Italia, Grecia e Malta, e Andrea<br />
Restelli, Partner Deloitte e responsabile BMC. “La valutazione delle candidate<br />
si è infatti protratta più a lungo del previsto proprio per permetterci<br />
di approfondire le modalità di gestione dell’emergenza da parte delle<br />
candidate. Le 59 Best Managed Companies di questa edizione sono<br />
quindi lo specchio di un’Italia fatta di eccellenze che, facendo leva sui<br />
propri punti di forza e attraverso una gestione oculata, sta superando con<br />
successo un periodo di incertezza senza precedenti”.<br />
Cosa significa per voi essere fra le 59<br />
“Best managed companies” premiate<br />
da Deloitte?<br />
Per la nostra azienda, nata nel 1926<br />
come un “one man show”, è un riconoscimento<br />
importante, non solo per<br />
la famiglia Faravelli che ancora dirige<br />
l’azienda, ma anche per tutti i dipendenti<br />
che, a diversi livelli, hanno contribuito<br />
alla crescita e che con questo<br />
riconoscimento vedono riconosciuta<br />
la validità del lavoro fatto. Anche per i<br />
clienti e i fornitori è un segnale importante:<br />
sanno ancora una volta di più<br />
che collaborano con un’azienda solida<br />
e compatta. La nostra forza è il piacere<br />
di lavorare insieme e di essere valorizzati<br />
come risorse umane.<br />
Qual è la vostra attività nel settore<br />
della nutraceutica? State lavorando a<br />
nuove iniziative e prodotti per questo<br />
mercato?<br />
Il settore nutraceutico è nato come<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
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“Per il settore<br />
nutraceutico<br />
forniamo un<br />
portfolio vasto<br />
di prodotti, che<br />
include eccipienti<br />
ma anche materie<br />
prime funzionali,<br />
che necessitano<br />
di un adeguato<br />
supporto<br />
scientifico”<br />
costola del nostro settore farmaceutico<br />
ed ha seguito lo sviluppo del mercato,<br />
al momento per fortuna molto<br />
vivace. Per questo abbiamo un team<br />
molto valido e completamente dedicato,<br />
sempre alla ricerca di nuove<br />
opportunità. Al momento forniamo<br />
un portfolio vasto di prodotti, che<br />
include eccipienti ma anche materie<br />
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di comunicazione<br />
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prime funzionali, che necessitano un<br />
adeguato supporto scientifico. Sono<br />
felice di poter menzionare il nostro<br />
ultimo successo, ovvero la collaborazione<br />
per la promozione dei prodotti<br />
Rousselot (collagene e gelatine).<br />
Su quali obiettivi vi concentrerete nei<br />
prossimi mesi?<br />
Direi che ci focalizzeremo innanzitutto<br />
su quelle materie prime che riguardano<br />
il sistema immunitario, visti i<br />
tempi. Continueremo a proporre, in<br />
considerazione degli ottimi risultati,<br />
anche la vitamina K2 e faremo una<br />
campagna promozionale specifica sul<br />
collagene, vista la nostra recente<br />
nuova collaborazione.<br />
In partnership con Rousselot<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
A partire dallo scorso primo ottobre, Rousselot BV (Darling Ingredients)<br />
e Giusto Faravelli Spa hanno avviato una nuova partnership.<br />
Faravelli è un punto di riferimento internazionale nella distribuzione di<br />
materie prime e ingredienti per i settori nutraceutico, farmaceutico, alimentare,<br />
chimico e cosmetico.<br />
Rousselot è leader globale nelle soluzioni a base di collagene, offrendo<br />
un ampio portafoglio di prodotti che comprende tre segmenti strategici:<br />
gelatine alimentari e farmaceutiche (Rousselot Functional<br />
Ingredients), collagene idrolizzato (Rousselot Health & Nutrition) e gelatine<br />
e collageni ad uso biomedicale (Rousselot Biomedical).<br />
Rousselot affida quindi a Faravelli la distribuzione delle gelatine dedicate<br />
al settore food e pharma prodotte da Rousselot Functional Ingredients<br />
e dei peptidi di collagene Peptan.<br />
Peptan sono ingredienti bioattivi sviluppati appositamente per offrire<br />
molteplici benefici e proprietà funzionali per la salute. Numerosi studi<br />
scientifici hanno dimostrato la capacità di Peptan di favorire un sano<br />
stile di vita sano. In particolare, Peptan 1 sono peptidi di collagene idrolizzato<br />
di tipo I, di origine bovina, porcina e da pesce, altamente digeribili,<br />
in grado di sostenere la mobilità complessiva e la bellezza della<br />
pelle. Peptan IIm è invece collagene idrolizzato di tipo II e glicoaminoglicani<br />
(GAG), specifico per la salute delle articolazioni.<br />
Rousselot diventa quindi fornitore di Faravelli per i settori nutra, food e<br />
pharma. L’azienda si avvale della collaborazione con produttori di fama<br />
internazionale e conta su un team di professionisti in grado di supportare<br />
il cliente sia dal punto di vista prettamente commerciale che squisitamente<br />
tecnico e scientifico.<br />
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attualità<br />
Il valore aggiunto<br />
prodotto da agricoltura<br />
e industria alimentare<br />
si avvicina ai 59 miliardi<br />
di euro, secondo il focus<br />
presentato al Forum<br />
delle Economie, promosso<br />
da UniCredit, Slow Food<br />
e Nomisma. Il Covid-19<br />
ha messo però in luce<br />
alcune fragilità della<br />
filiera, che deve affrontare<br />
l’urgente sfida della<br />
transizione ecologica.<br />
Foto Daria Yakovleva, Pixabay<br />
UN ASSET STRATEGICO CHE HA<br />
BISOGNO DI INVESTIMENTI GREEN<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
10<br />
La filiera agroalimentare italiana rappresenta un asset<br />
strategico per il nostro Paese anche per la sua elevata rilevanza<br />
socioeconomica: considerando solo la fase produttiva<br />
(agricoltura e industria alimentare), il valore aggiunto<br />
prodotto si avvicina ai 59 miliardi di euro,<br />
posizionando l’Italia al terzo posto in Europa dopo Francia<br />
(78 miliardi) e Germania (61 miliardi). Tuttavia, questo<br />
dato aggregato nasconde le “differenti” velocità alle quali<br />
corrono le singole filiere agroalimentari e inoltre questo<br />
“patrimonio” non è risultato immune dai colpi inferti<br />
dalla pandemia da Covid-19. Questi sono alcuni dati<br />
emersi dall’approfondimento realizzato da Nomisma<br />
(estratto del focus su www.nomisma.it) sul settore agroalimentare<br />
italiano e presentati da Denis Pantini,<br />
Responsabile Agricoltura e Industria Alimentare di<br />
Nomisma, durante il Forum delle Economie sulla filiera<br />
Agrifood promosso da UniCredit, Slow Food e Nomisma.<br />
Un confronto nato per discutere sui principali trend che<br />
influenzano il percorso evolutivo del settore agroalimentare<br />
e che ha visto protagonisti: Remo Taricani, Co-Ceo<br />
Commercial Banking Italy UniCredit; Paolo De Castro,<br />
della Commissione Agricoltura Parlamento Europeo;<br />
Giancarlo Licitra, Founder e Managing Director LBG;<br />
Maria Teresa Mascarello, Cantina Bartolo Mascarello;<br />
Francesco Sottile di Slow Food Italia; Costantino Vaia,<br />
direttore generale del Consorzio Casalasco del Pomodoro;<br />
Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo. La giornata<br />
è stata moderata da Antonio Puzzi, giornalista e antropologo.<br />
Le conclusioni sono state affidate a Stefano Gallo,<br />
Responsabile Territorial Development & Relations<br />
UniCredit.<br />
“Il Green Deal pone sfide non più procrastinabili al nostro<br />
settore agroalimentare e se da un lato potremo contare<br />
sulle importanti risorse di Next Generation UE, dall’altro<br />
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attualità<br />
siamo tutti chiamati ad una attenta<br />
opera di pianificazione e condivisione<br />
degli interventi strategici”, ha dichiarato<br />
Remo Taricani, Co-Ceo<br />
Commercial Banking Italy di<br />
UniCredit. “Partendo da questa consapevolezza,<br />
abbiamo avviato una<br />
partnership con Nomisma che cercherà<br />
di identificare le principali aree<br />
d’intervento e i migliori percorsi operativi<br />
utili alle nostre filiere integrate<br />
per vincere la sfida e crescere secondo<br />
una logica di sviluppo sostenibile.<br />
Grazie anche al posizionamento paneuropeo<br />
di UniCredit, ci confronteremo<br />
anche con le migliori best practice<br />
internazionali per cogliere spunti<br />
di miglioramento da condividere con<br />
tutti i principali stakeholder del settore<br />
e dei nostri territori”.<br />
“Questo annus horribilis ci sta restituendo<br />
una visione della produzione<br />
agricola estremamente fragile soprattutto<br />
nelle filiere locali del cibo”, ha<br />
sottolineato Francesco Sottile, di<br />
Slow Food Italia. “Da qui bisogna<br />
partire per capire come rafforzare un<br />
sistema di produzione che non può<br />
rimanere ai margini dell’interesse politico,<br />
ma deve conquistare sempre<br />
maggiore spazio e dare valore al proprio<br />
contributo a favore di una reale<br />
transizione ecologica. Abbiamo bisogno<br />
di politiche che volgano lo sguardo<br />
al mondo della piccola scala che<br />
non è chiamata così perché rappresenta<br />
una minoranza, ma solo perché<br />
è costituita dalle migliaia e migliaia di<br />
piccole aziende agricole che insieme<br />
rappresentano tessere di un mosaico<br />
di valore inestimabile per il ruolo che<br />
giocano dal punto di vista, oltre che<br />
economico, anche agronomico, ecologico<br />
e culturale. Non si può condividere<br />
alcuna politica che dia maggiore<br />
forza al mondo agricolo industriale<br />
creando substrato fertile per un modello<br />
di produzione che non riesce a<br />
tenere in considerazione il valore della<br />
biodiversità, dell’uso delle risorse<br />
naturali. Se il settore agroalimentare<br />
in Italia e in Europa viaggiasse con<br />
regole e opportunità uguali per tutti<br />
Nel primo trimestre<br />
del <strong>2020</strong>, il calo<br />
delle vendite<br />
alimentari in Italia<br />
nel canale on-trade<br />
è risultato del 23%<br />
rispetto allo stesso<br />
periodo dell’anno<br />
precedente; nel<br />
secondo trimestre<br />
(complice il<br />
lockdown) il calo<br />
è stato del 64%<br />
(Foto EFA)<br />
allora si comincerebbe a parlare di<br />
mercato realmente libero e condizionato<br />
solo dalle capacità e dal saper<br />
fare”.<br />
“Per quanto resiliente, anche il sistema<br />
agroalimentare italiano sta soffrendo<br />
a causa di uno scenario di mercato<br />
dominato dall’incertezza a livello<br />
globale, dove la pandemia genera di<br />
continuo nuove sfide a cui sono chiamate<br />
le nostre imprese”, ha dichiarato<br />
Denis Pantini, Responsabile<br />
Agricoltura e Industria Alimentare di<br />
Nomisma. “È in questo scenario così<br />
complicato che si inserisce la collaborazione<br />
tra Nomisma e Unicredit: attraverso<br />
un’analisi innovativa e una<br />
condivisione strategica degli obiettivi<br />
tra gli stakeholder delle filiere agroalimentari,<br />
potrà essere raggiunta una<br />
migliore combinazione tra risorse private<br />
e pubbliche in grado di permettere<br />
una completa riuscita dei progetti<br />
di sviluppo necessari a garantire una<br />
competitività sostenibile al sistema<br />
agroalimentare italiano”.<br />
UN COMPARTO PROVATO<br />
DALLA CHIUSURA DI RISTORAZIONE<br />
E FUORI CASA<br />
Secondo i dati Nomisma il settore<br />
agroalimentare ha accusato i colpi<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
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attualità<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
inferti dalla pandemia da Covid-19.<br />
Sebbene nei primi mesi dell’anno (e<br />
quindi anche durante il lockdown) le<br />
vendite al dettaglio sul mercato nazionale<br />
nonché l’export di prodotti<br />
alimentari siano cresciuti a fronte di<br />
un settore manifatturiero in forte<br />
crisi, a partire dall’estate anche le<br />
performances del settore agroalimentare<br />
sono passate in territorio<br />
negativo.<br />
La chiusura della ristorazione e di tutto<br />
il fuori casa (che in Italia incide per<br />
circa un terzo sul valore dei consumi<br />
alimentari ma in paesi come gli Stati<br />
Uniti arriva a pesare fino al 45%) e il<br />
crollo degli arrivi di turisti dall’estero<br />
(nel 2019, la spesa presso i ristoranti<br />
italiani dei turisti stranieri era stata di<br />
10 miliardi di euro) rappresentano i<br />
principali motivi di questa riduzione<br />
delle performance per il settore e, in<br />
particolare, di alcuni comparti. Nel<br />
primo trimestre di quest’anno, il calo<br />
delle vendite alimentari in Italia nel<br />
canale on-trade è risultato del 23%<br />
rispetto allo stesso periodo dell’anno<br />
precedente; nel secondo trimestre<br />
(complice il lockdown) il calo è stato<br />
del 64%.<br />
Tra chi è stato maggiormente colpito<br />
dalla crisi figura il vino, una delle eccellenze<br />
del Made in Italy, che nei<br />
primi sette mesi del <strong>2020</strong> ha visto<br />
calare l’export a valori di oltre il 3%.<br />
E all’interno del settore, i vini a denominazione<br />
(DOP) sono quelli ad<br />
aver sofferto di più (si pensi ai rossi<br />
Dop della Toscana che hanno perso<br />
quasi il 7% di valore all’export o a<br />
quelli veneti, -6%). Al contrario, ci<br />
sono stati altri prodotti che proprio<br />
grazie al lockdown hanno registrato<br />
aumenti nell’export a doppia cifra. È<br />
il caso della pasta, cresciuta del 23%<br />
o della passata di pomodoro<br />
(+10%).<br />
Le sfide poste dal Covid-19 sono<br />
tante. Dalla forte riduzione del Pil<br />
prevista per l’anno in corso che porterà<br />
a minori redditi per le famiglie,<br />
alle evoluzioni nelle modalità distributive<br />
e nell’approccio al consumo,<br />
Alcuni prodotti,<br />
proprio grazie al<br />
lockdown, hanno<br />
registrato aumenti<br />
nell’export a<br />
doppia cifra. È il<br />
caso della pasta,<br />
cresciuta del 23%<br />
o della passata di<br />
pomodoro (+10%)<br />
(Foto Pixabay)<br />
dove lo sviluppo dell’e-commerce e<br />
la diffusione della digitalizzazione ne<br />
rappresentano forse l’emblema.<br />
Come rilevato da Nielsen, se nei 12<br />
mesi terminanti a febbraio <strong>2020</strong> le<br />
vendite on-line di prodotti grocery<br />
erano aumentate del 63% rispetto<br />
all’anno precedente, nel periodo del<br />
lockdown (febbraio-maggio <strong>2020</strong>) e<br />
nei 4 mesi successivi (maggio-agosto),<br />
la variazione è stata rispettivamente<br />
del +185% e +172%, a dimostrazione<br />
di come lo sviluppo<br />
dell’e-commerce si sia ormai consolidato<br />
a prescindere dal<br />
Coronavirus.<br />
Ma la pandemia ci lascia in<br />
eredità altri mutamenti, i cui<br />
effetti si consolideranno anche<br />
nei prossimi anni. La<br />
maggior attenzione da parte<br />
dei consumatori all’italianità<br />
delle produzioni porterà ad<br />
un rafforzamento delle relazioni<br />
tra gli operatori lungo<br />
la filiera, gli obiettivi di sostenibilità<br />
ricercati dai consumatori<br />
ma anche imposti<br />
dalle politiche comunitarie<br />
(Green Deal) favoriranno gli<br />
investimenti green nelle imprese.<br />
Senza dimenticare le altre sfide di<br />
mercato che attendono le nostre<br />
aziende agroalimentari: dalla Brexit<br />
all’evoluzione dei rapporti commerciali<br />
con gli Stati Uniti dopo il cambio<br />
della presidenza fino alla necessità di<br />
una maggior diversificazione dei mercati<br />
di sbocco, i cui limiti sono divenuti<br />
evidenti con la pandemia, e per i<br />
quali il grado di concentrazione<br />
sull’export alimentare italiano risulta<br />
pari al 52%, contro il 47% di quello<br />
francese o il 44% di quello tedesco.<br />
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news [fatti, persone, aziende]<br />
LA PASTA SGAMBARO RESTA AL 100% ITALIANA<br />
In controtendenza a molte operazioni degli<br />
ultimi anni, lo storico pastificio veneto<br />
Sgambaro non si fa lusingare dai grandi<br />
gruppi stranieri e rimane italiano al 100%,<br />
come la sua pasta, e in mano alla famiglia che<br />
lo ha fondato nel 1947. I fratelli Pierantonio,<br />
Roberto e Sandra Sgambaro hanno raggiunto<br />
il controllo dell’azienda decidendo di acquisire,<br />
tramite il veicolo societario GEN4 Srl,<br />
l’intero pacchetto di azioni sociali in mano ai<br />
cugini Flavio, Valentina e Maria Antonietta<br />
Sgambaro. L’accordo favorisce l’ingresso<br />
della quarta generazione della famiglia e<br />
conferma la volontà di restare indipendenti.<br />
Il presidente<br />
Pierantonio<br />
Sgambaro<br />
“Sono molto soddisfatto di aver raggiunto<br />
questo importante accordo”, ha commentato<br />
Pierantonio Sgambaro, presidente del<br />
pastificio. “L’interesse ricevuto in questi<br />
ultimi mesi anche da parte di multinazionali<br />
straniere evidenzia le potenzialità di<br />
sviluppo della nostra azienda: Sgambaro<br />
rimane però italiana e non potrebbe essere<br />
altrimenti per una realtà che da vent’anni<br />
produce la sua pasta con solo grano duro<br />
italiano. Il nostro obiettivo è accelerare la<br />
crescita del brand sia a livello nazionale sia<br />
internazionale, dove riscontriamo sempre<br />
maggiore attenzione verso la pasta di alta<br />
qualità Made in Italy”.<br />
Sono due le direttrici di sviluppo lungo le<br />
quali si muove l’azienda. Da un lato sta lavorando<br />
per ampliare la presenza nei canali<br />
distributivi tradizionali, come supermercati e<br />
negozi al dettaglio, e in quelli online, incluso<br />
il lancio di un proprio e-commerce entro fine<br />
anno. Dall’altro sta rafforzando le attività sul<br />
fronte marketing e comunicazione per consolidare<br />
la riconoscibilità del marchio e dei<br />
suoi valori. In quest’ottica, è stata confermata<br />
la collaborazione per il 2021 con lo chef<br />
Bruno Barbieri, volto della campagna tv che<br />
ha debuttato in primavera sulle reti nazionali<br />
italiane. Dopo aver registrato lo scorso<br />
anno un giro d’affari di circa venti milioni di<br />
euro, Sgambaro prevede di chiudere il <strong>2020</strong><br />
con un aumento di fatturato attorno al 5%.<br />
Questo trend positivo è stato trainato anche<br />
dalle vendite estere che, al netto dell’effetto<br />
“svuotamento dei supermercati” legato<br />
a Covid-19, hanno visto un incremento di<br />
oltre il 10%, con l’ingresso in nuovi mercati<br />
in Europa e nel sud-est asiatico.<br />
La sensibilità verso il benessere dei consumatori<br />
ha spinto Sgambaro a usare solo grano<br />
duro italiano e puntare alla filiera corta per<br />
eliminare i pesticidi dalla propria pasta già<br />
vent’anni fa. L’attenzione verso l’ambiente<br />
si è concretizzata nel <strong>2020</strong> con l’avvio del<br />
percorso green che porterà Sgambaro a<br />
diventare entro dieci anni “organizzazione<br />
climate positive”, capace di sottrarre all’atmosfera<br />
più anidride carbonica di quanta ne<br />
rilascia con la propria attività.<br />
AGRIFORM E PARMAREGGIO CREANO IL POLO DEI FORMAGGI DOP<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
È stata formalizzata ai primi di dicembre<br />
con la notifica dell’Agcm l’acquisizione<br />
da parte di Parmareggio<br />
del controllo esclusivo del ramo<br />
d’azienda di Agriform Sca di<br />
Sommacampagna (Verona), operativa<br />
a partire dal primo gennaio 2021.<br />
Agriform Sca è attiva nella produzione,<br />
stagionatura e confezionamento<br />
di formaggi a indicazione geografica<br />
tipica ed è la prima realtà veneta<br />
dei formaggi DOP (tra cui Grana<br />
Padano, Asiago, Piave). L’accordo<br />
tra questa realtà e il produttore di<br />
Parmigiano Reggiano, capeggiato<br />
dal gruppo Bonterre, dà quindi il via<br />
alla più grande a azienda italiana<br />
nel mondo dei formaggi DOP. Sarà<br />
un polo caseario di specialità certificate<br />
con un giro d’affari di 550<br />
milioni di euro, di cui 200 garantiti<br />
alle esportazioni. Il piano triennale<br />
prevede una crescita significativa<br />
del fatturato già nel triennio 2021-<br />
2024 con un conseguente miglioramento<br />
delle marginalità. A questa<br />
nuova realtà territoriale fanno capo<br />
oltre 2.000 allevatori e 20 caseifici,<br />
numeri che sembrano confermare il<br />
trend positivo evidenziato dall’ultimo<br />
rapporto Ismea-Qualivita secondo<br />
cui i formaggi rappresentano il primo<br />
segmento delle IG italiane, con<br />
un valore di 4,5 miliardi di euro alla<br />
produzione (+10%) e 7,5 miliardi al<br />
consumo (+5%), a fronte di volumi<br />
pari 549.000 tonnellate (+1%).<br />
Come se non bastasse, l’export 2019<br />
ha subito una crescita del 13% e ha<br />
superato per la prima volta i 2 miliardi<br />
di euro.<br />
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news [fatti, persone, aziende]<br />
IL GRUPPO FERRERO ACQUISISCE EAT NATURAL<br />
Il Gruppo Ferrero intende mantenere<br />
e rafforzare ulteriormente la<br />
forte autenticità del marchio Eat<br />
Natural, supportando l’azienda<br />
nella distribuzione e nell’espansione<br />
verso nuovi mercati e segmenti.<br />
Nell’ambito dell’operazione,<br />
il Gruppo Ferrero rileverà gli<br />
impianti produttivi di Halstead,<br />
nel Regno Unito, e prevede di<br />
mantenere sia il management<br />
che i dipendenti della società.<br />
“Eat Natural rappresenta un’ottima<br />
scelta strategica per il<br />
Gruppo, in quanto continuiamo<br />
ad espandere la nostra impronta<br />
complessiva e l’offerta di prodotti<br />
nel segmento di mercato degli<br />
snack salutari”, ha dichiarato il<br />
presidente esecutivo Giovanni<br />
Ferrero. “Eat Natural è un’azienda<br />
a conduzione familiare<br />
che condivide diversi dei nostri<br />
valori e che, come noi, ha a cuore<br />
i consumatori, l’ambiente e le<br />
comunità in cui operiamo”.<br />
“Ferrero è un’azienda eccellente<br />
e siamo orgogliosi di entrare<br />
a far parte della loro famiglia”,<br />
ha dichiarato il co-fondatore<br />
di Eat Natural, Praveen Vijh.<br />
“Condividiamo buona parte<br />
della stessa etica ed entrambi<br />
vogliamo rendere disponibile<br />
a tutti uno snack più salutare.<br />
Come noi, anche loro sono orgogliosi<br />
del proprio impegno<br />
verso gli ingredienti, il gusto e<br />
lo storytelling”.<br />
“Stiamo portando all’interno<br />
del nostro business un portafoglio<br />
di prodotti molto amato<br />
ed autentico, con una posizione<br />
di mercato molto forte nel segmento<br />
degli snack salutari”, ha<br />
commentato Lapo Civiletti, CEO<br />
del Gruppo Ferrero. “Questo<br />
ci permetterà di entrare in un<br />
segmento di mercato rilevante,<br />
rispondendo ad esigenze e<br />
tendenze dei consumatori in<br />
evoluzione. Non vediamo l’ora<br />
di lavorare con il team di Eat<br />
Natural per costruire insieme il<br />
nostro percorso di crescita”.<br />
La transazione, soggetta alle<br />
consuete condizioni di closing<br />
e alle approvazioni normative,<br />
dovrebbe concludersi nei prossimi<br />
mesi.<br />
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TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
15<br />
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news [fatti, persone, aziende]<br />
INDUSTRIA DOLCIARIA: AKSÌA RILEVA NAPPI<br />
Aksìa Capital V, fondo gestito da<br />
Aksìa Group Sgr, ha annunciato<br />
l’acquisizione di Nappi 1911, storica<br />
azienda italiana attiva nella<br />
produzione e vendita di ingredienti<br />
e semilavorati per gelaterie, pasticcerie,<br />
industria dolciaria in generale,<br />
Ho.Re.Ca., amarene, frutta candita<br />
e secca. L’acquisizione di Nappi è la<br />
quarta operazione per il fondo Aksìa<br />
Capital V, lanciato nel 2019, dopo le<br />
operazioni Primo Group, Valpizza e<br />
VOMM Impianti & Processi.<br />
Nappi 1911 è stata fondata nel<br />
1911 a San Gennaro Vesuviano<br />
(Napoli) dalla famiglia Nappi che<br />
ne è rimasta alla guida per oltre un<br />
secolo, portando avanti le tradizionali<br />
lavorazioni della frutta candita<br />
e secca coniugate con lo sviluppo di<br />
una gamma completa di ingredienti<br />
e semilavorati per la gelateria e la<br />
pasticceria in generale.<br />
Sulla base di una consolidata relazione<br />
con clienti blu-chip dell’industria<br />
dolciaria mondiale, l’azienda<br />
ha sviluppato una presenza in oltre<br />
70 Paesi su scala globale, servendo<br />
clienti retail e catene della grande<br />
distribuzione organizzata.<br />
Fiore all’occhiello della produzione<br />
è il sito industriale oggetto di recenti<br />
investimenti e all’avanguardia<br />
nelle tecnologie di trasformazione<br />
delle materie prime naturali che garantisce<br />
a Nappi l’intero controllo<br />
della filiera produttiva, dalla materia<br />
prima al prodotto finito, con<br />
i migliori standard di qualità per il<br />
cliente in conformità alle più restrittive<br />
certificazioni del settore.<br />
Michele Nappi resterà alla guida<br />
della società come amministratore<br />
delegato; Giancarlo Monetti ne<br />
sarà presidente.<br />
“Questa acquisizione permette ad<br />
Aksìa di acquisire una storica realtà<br />
italiana della produzione di semilavorati<br />
per gelati e frutta candita,<br />
segmento di eccellenza del mercato<br />
alimentare italiano”, ha dichiarato<br />
Nicola Emanuele, managing partner<br />
di Aksìa Group.<br />
La famiglia Nappi rimarrà attivamente<br />
coinvolta nella gestione aziendale<br />
nelle figure dell’attuale amministratore<br />
delegato Michele Nappi e di suo<br />
fratello Domenico, responsabile della<br />
qualità, oltre a conservare un’importante<br />
quota di minoranza.<br />
“Si tratta di un’opportunità significativa<br />
per la nostra storia”,<br />
ha commentato Michele Nappi,<br />
amministratore delegato di Nappi<br />
1911. “L’apporto che Aksìa Group<br />
potrà dare alla società in termini di<br />
contributo alla crescita manageriale<br />
e del team, così come il network<br />
di relazioni industriali, sarà fondamentale<br />
per proseguire il progetto<br />
di sviluppo che stiamo portando<br />
avanti da diversi anni permettendoci<br />
di consolidare e sviluppare una<br />
presenza sempre più solida in Italia<br />
e all’estero”.<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
16<br />
ICE E ALIBABA PROMUOVONO LE PMI<br />
Il nuovo accordo tra Agenzia ICE e<br />
Alibaba.com (che si inserisce nell’ambito<br />
del Piano Straordinario per la Promozione<br />
del Made in Italy per ampliare il numero<br />
di imprese operanti nel mercato globale<br />
tramite canali distributivi online) consente<br />
alle piccole e medie imprese italiane di<br />
accedere alla piattaforma B2B Alibaba.<br />
com, con una sezione dedicata interamente<br />
al Made in Italy. Alibaba.com è il<br />
portale di export digitale rivolto ai buyer<br />
internazionali che rappresenta la maggiore<br />
piattaforma mondiale di commercio<br />
B2B, con ben 150 milioni di utenti<br />
registrati di cui 26 milioni buyer attivi,<br />
40 settori produttivi e 5.900 categorie<br />
merceologiche. Negli ultimi tre anni,<br />
Alibaba.com ha visto una forte espansione<br />
della sua attività al di fuori dell’Estremo<br />
Oriente, con tassi di crescita fino<br />
al 380% in mercati come USA, Canada,<br />
Germania, UK.<br />
Inoltre, gli operatori attivi sulla piattaforma<br />
coprono un ampio ventaglio di<br />
settori merceologici, in modo da offrire<br />
opportunità dai settori tradizionali<br />
dell’e-commerce come, ad esempio,<br />
Food & Beverage e Beauty & Personal<br />
Care, Health & Medical e Minerals &<br />
Metallurgy.<br />
La partecipazione all’iniziativa non prevede<br />
alcun costo di accesso per i primi 24<br />
mesi da parte delle aziende in possesso<br />
dei requisiti minimi e l’agenzia ICE finanzierà<br />
una campagna pubblicitaria della<br />
durata di 12 mesi per intensificare la<br />
promozione delle aziende aderenti. Per<br />
le aziende del settore agroalimentare e<br />
vini, l’adesione al progetto è limitata a un<br />
massimo di 300 imprese con una riserva<br />
fino a 100 posti. Le aziende che sono<br />
già in possesso di un account su Alibaba.<br />
com potranno ugualmente far richiesta<br />
per entrare a far parte del progetto, beneficiando<br />
senza costi aggiuntivi del piano<br />
di comunicazione generale del Made<br />
in Italy Pavilion.<br />
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news [fatti, persone, aziende]<br />
UNA FILIALE AMERICANA<br />
PER OLEIFICIO ZUCCHI<br />
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Oleificio Zucchi guarda con<br />
fiducia al futuro e scommette<br />
sul mercato statunitense,<br />
primo mercato estero per<br />
l’export in crescita dell’azienda,<br />
annunciando l’apertura di<br />
una propria filiale a New York:<br />
Zucchi 1810. In un momento<br />
storico così complesso e in costante<br />
evoluzione, l’azienda<br />
cremonese decide di consolidare<br />
la propria presenza negli<br />
Stati Uniti, dando avvio ad un<br />
ambizioso progetto di crescita<br />
sul vasto territorio americano.<br />
Affidando il progetto statunitense<br />
alla guida di Franco<br />
Denari, manager di grande<br />
esperienza nello sviluppo del<br />
made in Italy, in particolare<br />
food, all’estero, Zucchi intende<br />
partire dalla nuova filiale<br />
per dare avvio a una articolata strategia di sviluppo<br />
con l’obiettivo di aumentare la presenza e il posizionamento<br />
del marchio negli Stati Uniti, incoraggiando<br />
nel contempo una più diffusa e approfondita cultura<br />
gastronomica e nutrizionale, caratterizzata da quei<br />
valori che costituiscono il successo dell’azienda anche<br />
in Italia: qualità, trasparenza e sostenibilità. La strategia<br />
riguarderà i canali tradizionali quali ristorazione e<br />
retail con una progressiva estensione dell’offerta sui<br />
canali digitali.<br />
Circa il canale retail, in particolare, gli obiettivi della<br />
filiale si fonderanno su quattro punti cardine: ampliamento<br />
della distribuzione su scala nazionale, consolidando<br />
i rapporti esistenti con importanti partner retail;<br />
presidio progressivo di ogni singolo Stato americano,<br />
creando relazioni e collaborazioni con i distributori locali;<br />
costruzione di sinergie e partnership con i retailers<br />
“premium”, specializzati in particolare nei prodotti di<br />
alta qualità e made in Italy; investimenti nella digitalizzazione<br />
e vendita online per creare un vero contesto<br />
omnichannel, che metta i consumatori al centro e offra<br />
loro diversi punti di contatto con il brand.<br />
Per quanto riguarda la ristorazione, è il canale che, in<br />
particolare negli Stati Uniti, ha sofferto più di tutti, e<br />
che in questa fase di graduale ripartenza si trova ad<br />
affrontare un profondo ripensamento della propria<br />
offerta.<br />
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news [fatti, persone, aziende]<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
18<br />
ABB CONSOLIDA L’OFFERTA<br />
DI ROBOT CON CODIAN<br />
ABB ha acquisito Codian Robotics B.V., protagonista nella fornitura<br />
di robot a cinematica parallela (delta), impiegati principalmente in<br />
applicazioni pick-and-place ad alta precisione. L’offerta di Codian<br />
Robotics comprende una famiglia di robot per ambienti sterili, ideali<br />
per i settori con condizioni igieniche critiche come l’industria<br />
alimentare e farmaceutica. Con questa operazione ABB imprime<br />
un’accelerazione al suo impegno nel settore dei robot delta.<br />
Codian Robotics ha sede a Ede, nei Paesi Bassi. L’azienda continuerà<br />
a seguire direttamente i propri clienti.<br />
“L’operazione sottolinea la nostra attenzione verso tecnologie innovative<br />
che possano aiutare i nostri clienti a realizzare pienamente<br />
il potenziale dell’automazione e ad aumentare la loro flessibilità in<br />
un contesto in rapida evoluzione”, ha dichiarato Sami Atiya, presidente<br />
di ABB Robotics & Discrete Automation. “Le tecnologie e le<br />
competenze specifiche di Codian Robotics si integrano benissimo<br />
con la nostra offerta di soluzioni per l’industria alimentare, il settore<br />
farmaceutico, la robotica di servizio e la logistica, oltre a potenziare<br />
l’offerta di robot ABB per l’asservimento di macchine”.<br />
“Negli anni abbiamo sviluppato un portafoglio di prodotti amplissimo.<br />
Grazie alla rete globale e alle competenze settoriali di ABB, la<br />
nostra gamma sarà disponibile in tutto il mondo. Non vedo l’ora di<br />
cominciare a lavorare insieme per scrivere il prossimo capitolo della<br />
nostra storia di successo”, ha detto Freek Hartman, fondatore di<br />
Codian Robotics.<br />
Attualmente la maggior parte dei robot nell’industria alimentare e<br />
delle bevande non è progettata per entrare a contatto con gli alimenti,<br />
mentre la gamma di Codian Robotics offre caratteristiche di<br />
progettazione igienica che consentono la lavorazione sicura dei cibi.<br />
“C’è una forte richiesta di robot pick-and-place che rispettino le<br />
normative igienico-sanitarie, ulteriormente accelerata dalla pandemia<br />
di Covid-19. I nostri clienti nei settori alimentare, farmaceutico<br />
e logistico sono particolarmente interessati alle potenzialità<br />
dell’automazione, grazie alla quale le supply chain continuano a<br />
funzionare, tutelando al tempo stesso il benessere dei dipendenti”,<br />
ha aggiunto Atiya.<br />
ANTARES VISION<br />
SI RAFFORZA IN USA<br />
Il Gruppo Antares Vision – attraverso<br />
la controllata Antares<br />
Vision Inc. – espande la propria<br />
offerta tramite il perfezionamento<br />
dell’acquisizione<br />
strategica di Applied Vision<br />
Corporation (Akron, OH, USA),<br />
esperta nei sistemi di ispezione<br />
ad alta velocità per contenitori<br />
in vetro e metallo nell’ambito<br />
food & beverage.<br />
Applied Vision, fondata da Amir<br />
e Manijeh Novini nel 1997 negli<br />
Stati Uniti ad Akron, Ohio, opera<br />
da oltre 20 anni nella progettazione<br />
e sviluppo di soluzioni di<br />
visione artificiale, basate su solide<br />
competenze ottiche, tecniche<br />
di illuminazione innovative,<br />
dispositivi elettronici di acquisizione<br />
immagini combinati con<br />
processi di elaborazione digitale<br />
e algoritmi di intelligenza artificiale.<br />
La società ha sede in Nord<br />
America ed impiega oltre 100<br />
figure specializzate, incluso un<br />
forte management team. Oltre<br />
a vendere negli USA, Applied<br />
Vision esporta in Sud America,<br />
Asia, Europa, Australia, Medio<br />
Oriente ed Africa. La tecnologia<br />
proprietaria di imaging alla<br />
base dei sistemi di ispezione,<br />
unitamente all’elevato know<br />
how tecnologico, ha permesso<br />
ad Applied Vision di diventare<br />
un riferimento internazionale<br />
nell’ispezione dei contenitori<br />
in metallo nel segmento Food<br />
& Beverage, definendo i nuovi<br />
standard qualitativi del mercato.<br />
“Grazie all’acquisizione strategica<br />
di Applied Vision e di<br />
FT System, il Gruppo Antares<br />
Vision diventa un partner tecnologico<br />
primario per l’intera<br />
filiera del Food & Beverage: sia<br />
nel definire e garantire i più elevati<br />
standard qualitativi sia per<br />
supportare gli sviluppi tecnologici<br />
volti alla tracciabilità dei<br />
prodotti e all’ottimizzazione dei<br />
processi produttivi”, ha commentato<br />
Emidio Zorzella, presidente<br />
e CEO di Antares Vision.<br />
“Questa acquisizione consente<br />
di rafforzare la nostra presenza<br />
negli USA e di integrarci ulteriormente<br />
a monte nell’ispezione<br />
dei contenitori vuoti per<br />
il mondo Food & Beverage,<br />
garantendo, così, un’offerta<br />
completa dalla produzione dei<br />
contenitori fino a confezionamento<br />
del contenuto. Applied<br />
Vision potrà, inoltre, avvalersi<br />
della nostra presenza geografica<br />
capillare per espandere ulteriormente<br />
la propria offerta<br />
sul mercato asiatico, atteso in<br />
forte crescita, e per garantire<br />
un livello di customer service<br />
sempre maggiore”.<br />
“La filosofia e le sinergie condivise<br />
da Antares Vision hanno<br />
creato una preziosa occasione<br />
per Applied Vision di continuare<br />
la crescita ed il successo sotto<br />
la leadership del management<br />
team dell’azienda italiana”, ha<br />
dichiarato Amir Novini, presidente<br />
e CEO di Applied Vision.<br />
www.interprogettied.com<br />
14_19_NEWS ATTUALITA.indd 18 26/01/21 16:43
IN EUROPA MERCATO BIO<br />
OLTRE I 40 MILIARDI DI EURO<br />
Continua a crescere la richiesta di prodotti bio, mercato<br />
che è uscito rinforzato dell’emergenza sanitaria. Da ricerche<br />
internazionali è emerso come il settore raggiungerà i<br />
272,18 miliardi di dollari entro il 2027 in America, con un<br />
tasso di aumento annuo del 12,2%. Dato positivo anche<br />
in Europa dove il bio vale ben 40,7 miliardi di euro.<br />
L’emergenza sanitaria non sembra aver intaccato il mercato<br />
dei prodotti bio, sempre più richiesti dai consumatori in<br />
tutto il mondo per via delle numerose proprietà nutritive.<br />
Basti pensare che secondo una recente ricerca americana<br />
di Allied Market Research pubblicata su Globenews Wire,<br />
il settore rag-giungerà i 272,18 miliardi di dollari a valore<br />
in USA entro il 2027, con un tasso di crescita annua del<br />
12,2%. E ancora, secondo un rapporto di Focus Bio Bank,<br />
soltanto in Europa il mercato attuale vale ben 40,7 miliardi<br />
di euro. Scenario altamente positivo anche per quanto<br />
concerne l’Italia, dove i con-sumi domestici di alimenti<br />
biologici hanno raggiunto la cifra di 3,3 miliardi di euro,<br />
secondo i dati comunicati da Ismea e Coldiretti. Ma non<br />
è tutto, perché secondo una recente ricerca di Mintel,<br />
il 28% dei consumatori italiani preferisce i prodotti bio<br />
anche per via dei prezzi maggiormente accessibili. Una<br />
vera e propria rivincita del biologico che dimostra come i<br />
consumatori, soprattutto durante il lock-down, abbiano<br />
deciso di prestare maggiore attenzione al cibo che mettono<br />
sulla propria tavola, predili-gendo qualità e salute.<br />
“La crescita del settore bio testimonia la ricerca sempre<br />
più incessante da parte delle persone di un’alimentazione<br />
sana che combini salute, benessere e sostenibilità”, ha<br />
spiegato Marco Roveda, il pioniere del biologico. “Per<br />
questo motivo, ho scelto di dare il mio contributo realizzando<br />
una linea di zuppe pronte confezionate in pack<br />
realizzati con carta dotata di certificazione PEFC e proveniente<br />
da filiera sostenibile”.<br />
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14_19_NEWS ATTUALITA.indd 19 25/01/21 17:04
appuntamenti<br />
MARCABYBOLOGNAFIERE SI RIPOSIZIONA A MARZO<br />
La 17esima edizione di<br />
MarcabyBolognaFiere, la<br />
manifestazione organizzata<br />
da BolognaFiere in collaborazione<br />
con ADM, Associazione<br />
Distribuzione Moderna, leader<br />
per il settore della MDD (marca<br />
del distributore) in cui la GDO è<br />
protagonista, aggiorna le date di<br />
svolgimento.<br />
La diffusione del Covid-19 e il<br />
susseguirsi delle disposizioni<br />
governative, finalizzate al contenimento<br />
della pandemia,<br />
sono alla base della decisione<br />
di BolognaFiere e ADM di posticipare<br />
la data di svolgimento<br />
dell’evento fisico (che era previsto<br />
il 13 e il 14 gennaio 2021) al<br />
24 e 25 marzo 2021 con l’obiettivo<br />
di creare le migliori condizioni<br />
per la programmazione e lo<br />
svolgimento dell’evento.<br />
Nuove date che consentiranno<br />
una riflessione ancora più puntuale<br />
sulle dinamiche di mercato<br />
e sulle problematiche che hanno<br />
caratterizzato il <strong>2020</strong>, determinando<br />
il veloce adattamento<br />
alle mutate situazioni e il lancio<br />
di nuovi servizi e format. Un<br />
periodo che ha visto la Grande<br />
Distribuzione e la filiera agroalimentare<br />
protagoniste, anche in<br />
termini di flessibilità e reattività,<br />
per far fronte a un’emergenza<br />
inedita e alle mutate esigenze di<br />
consumatori. In questo scenario<br />
anche MarcabyBolognaFiere<br />
ha assunto un ruolo ancora più<br />
incisivo in termini di formazione<br />
e informazione attraverso una<br />
serie di webinar, particolarmente<br />
apprezzati dagli operatori,<br />
rispondendo alle esigenze di approfondimento<br />
del mercato.<br />
“È una decisione ponderata – dichiara<br />
Gianpiero Calzolari, presidente<br />
di BolognaFiere – guidata<br />
dalla volontà di individuare una<br />
finestra temporale che consentisse<br />
migliori condizioni di incontro<br />
per le migliaia di operatori<br />
che ogni anno concentrano su<br />
MarcabyBolognaFiere un’importante<br />
quota delle loro attività<br />
commerciali ma, anche, perché<br />
siamo consapevoli che uno slittamento<br />
della fiera consentirà,<br />
agli espositori, di pianificare e promuovere<br />
meglio la loro partecipazione<br />
vista l’attuale situazione”.<br />
“Condividiamo il percorso individuato<br />
dagli organizzatori di<br />
MarcabyBolognaFiere – dichiara<br />
Marco Pedroni, presidente<br />
di ADM – e auspichiamo che<br />
lo spostamento della data ci<br />
permetta di vivere l’edizione di<br />
Marca 2021 nel modo migliore<br />
possibile. La forza della manifestazione<br />
è data dagli incontri e<br />
dagli approfondimenti sui temi.<br />
Ci auguriamo che a marzo ciò<br />
sia possibile fisicamente, ma in<br />
ogni caso sarà cura degli organizzatori<br />
predisporre soluzioni<br />
alternative”.<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
20<br />
RINVIATE ISM E PROSWEETS COLOGNE<br />
Il perdurare della pandemia ha<br />
costretto Koelnmesse Gmbh<br />
ad annullare la prossima edizione<br />
di ProSweets Cologne e<br />
ISM, le due fiere che – insieme<br />
– offrono la più grande vetrina<br />
mondiale per i prodotti dolciari<br />
e gli snack e delle forniture<br />
per le industrie del settore.<br />
L’appuntamento, che era previsto<br />
per gennaio 2021, è dunque<br />
rimandato dal 30 gennaio<br />
al 2 febbraio del 2022.<br />
“È stata una decisione sofferta,<br />
perché molti fra gli espositori<br />
avrebbero voluto essere<br />
a Colonia”, ha commentato<br />
Thomas Rosolia, amministratore<br />
delegato di Koelnmesse<br />
Italia.<br />
“Avevamo definito per tempo<br />
una serie di interventi e<br />
di misure di sicurezza sotto il<br />
titolo #B-SAFE4business con<br />
le quali garantire la massima<br />
tranquillità a espositori e<br />
visitatori italiani, da sempre<br />
grandi protagonisti dei due<br />
appuntamenti. La piattaforma<br />
digitale “Matchmaking 365+”<br />
avrebbe permesso di coinvolgere<br />
anche quanti non fossero<br />
venuti in fiera ma purtroppo,<br />
a due mesi dalla apertura dei<br />
cancelli, permangono molte<br />
preoccupazioni e troppi punti<br />
interrogativi, per cui abbiamo<br />
deciso di dare appuntamento<br />
a tutto il settore per il 2022<br />
con maggiore energia e voglia<br />
di incontrarci”.<br />
La scelta di annullare i due<br />
eventi programmati per il<br />
prossimo gennaio ha visto il<br />
coinvolgimento di associazioni<br />
e realtà della filiera, le<br />
stesse che all’indomani del<br />
rinvio si sono già dette assolutamente<br />
pronte a collaborare<br />
a 360 gradi per fare in<br />
modo che ISM e ProSweets<br />
2022 diano ancora una volta<br />
il loro insostituibile contributo<br />
ai successi della filiera mondiale<br />
dell’industria dolciaria e<br />
degli snack.<br />
www.interprogettied.com<br />
20_21_NEWS_APPUNTAMENTI.indd 20 25/01/21 16:50
appuntamenti<br />
ANUGA FOODTEC SI TERRÀ<br />
NELL’APRILE 2022<br />
Alla luce dell’emergenza<br />
sanitaria internazionale,<br />
Koelnmesse ha deciso di posticipare<br />
la prossima edizione<br />
di Anuga FoodTec, che era in<br />
calendario nel prossimo mese<br />
di marzo, al 2022, dal 26 al<br />
29 aprile, una collocazione<br />
“obbligata” nell’affollato calendario<br />
del quartiere fieristico<br />
tedesco. Una scelta inevitabile,<br />
per quanto sofferta – sottolineano<br />
gli organizzatori<br />
– adottata dopo una serie di<br />
consultazioni con gli espositori<br />
e con tutte le associazioni di<br />
categoria e le istituzioni coinvolte<br />
nella grande fiera internazionale<br />
delle tecnologie per<br />
l’industria alimentare.<br />
“Purtroppo abbiamo dovuto<br />
prendere un’amara decisione<br />
anche per i settori delle tecnologie<br />
alimentari”, ha commentato<br />
Thomas Rosolia,<br />
amministratore delegato della<br />
filiale italiana di Koelnmesse.<br />
“Abbiamo lavorato a ogni<br />
livello per garantire un quartiere<br />
fieristico che rispettasse<br />
le più stringenti norme di sicurezza,<br />
ma è indubbio che i<br />
regolamenti emanati da governi<br />
e autorità, la difficoltà<br />
di viaggiare e il perdurare di<br />
un alto livello di contagio siano<br />
dei deterrenti troppo forti.<br />
Un clima che ha certamente<br />
pesato anche sulla scelta delle<br />
moltissime aziende italiane<br />
che avrebbero dovuto essere<br />
a Colonia fra pochi mesi: dai<br />
nostri contatti quotidiani è<br />
emersa quella preoccupazione<br />
crescente che ci ha spinto a<br />
decidere, di comune accordo,<br />
di posticipare Anuga FoodTec<br />
al 2022”.<br />
Koelnmesse Italia ha ideato<br />
una nuova piattaforma digitale:<br />
Kite FoodTec. Si tratta di<br />
una vetrina che permetterà<br />
agli espositori di presentare<br />
i propri prodotti e le proprie<br />
innovazioni – a partire da<br />
gennaio 2021 – agli operatori<br />
qualificati del settore<br />
Food&FoodTec.<br />
L’agenda<br />
Biofach (digitale)<br />
17-20 febbraio 2021<br />
www.biofach.de<br />
Sigep<br />
15-17 marzo 2021<br />
Rimini<br />
www.sigep.it<br />
Marcabybolognafiere<br />
24-25 marzo 2021<br />
Bologna<br />
www.marca.bolognafiere.it<br />
Anufood China<br />
21-23 aprile 2021<br />
Shenzen, Cina<br />
www.koelnmesse.it<br />
Meat-Tech<br />
17-20 maggio 2021<br />
Milano<br />
www.meat-tech.it<br />
Tuttofood<br />
22-26 ottobre 2021<br />
Milano<br />
www.tuttofood.it<br />
Packaging Première<br />
25-27 maggio 2021<br />
Milano<br />
www.packagingpremiere.it<br />
Thaifex Anuga Asia<br />
25-29 maggio 2021<br />
Bankok, Thailandia<br />
thaifex-anuga.com<br />
Propak Asia<br />
16-19 giugno 2021<br />
Bankok, Thailandia<br />
www.propakasia.com<br />
H20 - Accadueo<br />
23-25 giugno 2021<br />
Bologna<br />
www.accadueo.com<br />
SPS Italia<br />
6-8 luglio 2021<br />
Parma<br />
www.spsitalia.it<br />
SIC - Salone Industria Casearia<br />
e Conserviera<br />
22-24 ottobre 2021<br />
San Marco Evangelista (CE)<br />
www.saloneindustriacasearia.it<br />
FI Europe<br />
30 novembre - 2 dicembre<br />
2021<br />
Francoforte, Germania<br />
www.figlobal.com<br />
IPPE<br />
25-27 gennaio 2022<br />
Atlanta, Usa<br />
www.ippexpo.org<br />
ISM e Prosweets<br />
30 gennaio - 2 febbraio 2022<br />
Colonia, Germania<br />
www.prosweets.com<br />
www.ism-cologne.com<br />
Anuga FoodTec<br />
26-29 aprile 2022<br />
Colonia, Germania<br />
www.anugafoodtec.com<br />
Ipack-Ima<br />
3-6 maggio 2022<br />
Milano<br />
www.ipackima.com<br />
IFFA<br />
14-19 maggio 2022<br />
Monaco di Baviera, Germania<br />
www.iffa.de<br />
Cibus Tec<br />
25-28 ottobre 2022<br />
Parma<br />
www.cibustec.it<br />
Interpack<br />
4-10 maggio 2023<br />
Düsseldorf, Germania<br />
www.interpack.de<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
www.interprogettied.com<br />
21<br />
20_21_NEWS_APPUNTAMENTI.indd 21 27/01/21 11:04
ingredienti<br />
Una rassegna del<br />
Centro di ricerca CREA<br />
dimostra che è possibile<br />
mantenere inalterate<br />
le proprietà dei<br />
formaggi facendo<br />
ricorso esclusivamente<br />
all’uso di conservanti<br />
naturali di origine<br />
vegetale. Con effetti<br />
benefici per la salute<br />
del consumatore.<br />
Foto Anthony<br />
Arnaud, Pixabay<br />
di Claudia<br />
Tamiro<br />
CONSERVANTI NATURALI<br />
PER LA SICUREZZA E LA QUALITÀ<br />
DEL FORMAGGIO<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
22<br />
Da quando il consumatore è venuto a conoscenza dell’uso<br />
dei conservanti alimentari il mercato ha registrato un<br />
incremento della domanda di prodotti cosiddetti “bio”.<br />
Prima dell’introduzione di prodotti chimici negli alimenti,<br />
gli unici conservanti a cui le nonne avevano fatto ricorso<br />
erano il sale, il freddo, l’olio. Ma una rassegna condotta<br />
dalle ricercatrici Pamela Manzi e Mena Ritota del CREA -<br />
Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione di Roma dimostra<br />
come sia possibile fare ricorso anche alle piante per conservare<br />
ad esempio il formaggio e ottenerne addirittura<br />
dei benefici per la salute.<br />
Il formaggio, infatti, come noto, è un alimento suscettibile<br />
alla contaminazione da parte di microrganismi che<br />
possono comportare una ridotta durata di conservazione<br />
del prodotto, oltre che rischi per la salute dei consumatori.<br />
“Il regolamento UE n.1129/2011 permette l’utilizzo di<br />
conservanti nel processo di produzione, ma allo stesso<br />
tempo i consumatori chiedono sempre più cibo sano e<br />
soprattutto privo di conservanti sintetici”, spiega Pamela<br />
Manzi. “Proprio per questo gli ingredienti naturali stanno<br />
ricevendo sempre più attenzione come sostituti degli additivi<br />
chimici, anche perché hanno composti bioattivi, che<br />
potrebbero apportare benefici alla salute nella prevenzione<br />
di diverse malattie”.<br />
Inoltre, secondo lo studio, presentato in anteprima durante<br />
la special edition di Fiere Zootecniche Internazionali<br />
di Cremona dal 3 al 5 dicembre <strong>2020</strong>, la maggior parte<br />
degli ingredienti naturali ha mostrato diverse attività, tra<br />
cui quella antimicrobica, che potrebbe ritardare o inibire<br />
la crescita di microrganismi patogeni negli alimenti, oltre<br />
ad avere un effetto positivo sulle caratteristiche nutrizionali<br />
e sensoriali del prodotto finito.<br />
A seguito della rapida globalizzazione della produzione e<br />
del commercio alimentare, c’è stato un marcato aumen-<br />
www.interprogettied.com<br />
22_24_ART_FORMAGGI.indd 22 25/01/21 15:54
ingredienti<br />
to della probabilità di incidenti internazionali<br />
che coinvolgono alimenti<br />
contaminati: basta ricordare l’incidente<br />
della melamina in Cina nel<br />
2008, l’epidemia tedesca di<br />
Escherichia coli. L’urgente necessità<br />
di affrontare la sicurezza alimentare<br />
su scala globale ha portato alla creazione<br />
nel 2004 di un programma<br />
congiunto delle Nazioni Unite, della<br />
Fao, dell’Oms e della International<br />
Food Safety Authorities Network,<br />
una rete globale di 190 autorità nazionali<br />
per la sicurezza alimentare,<br />
che mira a prevenire la diffusione internazionale<br />
di alimenti contaminati<br />
e malattie di origine alimentare e rafforzare<br />
i sistemi di sicurezza alimentare<br />
a livello globale.<br />
L’obiettivo generale di queste norme<br />
igieniche è garantire un elevato livello<br />
di protezione dei consumatori per<br />
quanto riguarda la sicurezza alimentare,<br />
adottando un approccio integrato,<br />
in cui ogni operatore della catena<br />
alimentare deve garantire che la<br />
sicurezza alimentare non sia compro-<br />
messa lungo l’intera filiera. I prodotti<br />
lattiero-caseari, in particolare, sono<br />
generalmente suscettibili alla contaminazione<br />
e il trattamento delle croste<br />
con conservanti può diventare<br />
quindi un passaggio nella produzione,<br />
soprattutto durante i lunghi tempi<br />
di stagionatura.<br />
I CONSERVANTI CHIMICI<br />
Sebbene i conservanti siano sicuri per<br />
la salute umana nel dosaggio consentito<br />
(secondo il regolamento europeo<br />
1129/2011), e ampiamente utilizzati<br />
nell’industria alimentare, il consumo<br />
di una grande quantità di questi additivi<br />
può dare origine a determinati<br />
problemi di salute. Pertanto, le preoccupazioni<br />
per la sicurezza di alcuni<br />
conservanti chimici e la percezione<br />
negativa dei consumatori nei confronti<br />
degli additivi sintetici hanno<br />
portato a un crescente interesse per<br />
alternative più naturali, tra cui i composti<br />
a base vegetale.<br />
I CONSERVANTI NATURALI<br />
L’uso di erbe e spezie nella produzione<br />
del formaggio è una pratica diffusa<br />
fin dall’antichità.<br />
Numerosi sono i formaggi già trattati<br />
con erbe naturali, in particolare in Italia<br />
(Casoperuto, Marzolino, Romano pe-<br />
Nello studio del<br />
CREA, la maggior<br />
parte degli<br />
ingredienti naturali<br />
ha mostrato<br />
diverse attività,<br />
tra cui quella<br />
antimicrobica,<br />
che potrebbero<br />
ritardare o inibire<br />
la crescita di<br />
microrganismi<br />
patogeni negli<br />
alimenti<br />
pato, Piacentinu Ennese DOP, ecc.),<br />
dove la tradizione casearia è antichissima,<br />
pertanto la ricerca scientifica è<br />
attualmente concentrata sullo sviluppo<br />
di nuovi metodi per utilizzare<br />
estratti naturali come conservanti. I<br />
composti naturali che esercitano attività<br />
antimicrobica e che si trovano in<br />
concentrazioni più elevate nelle piante<br />
sono composti fenolici, terpeni<br />
(monoterpeni, sesquiterpeni), aldeidi<br />
e chetoni, composti contenenti zolfo.<br />
Antibatterici. L’attività antibatterica<br />
dei composti naturali viene generalmente<br />
valutata contro i principali microrganismi<br />
patogeni comunemente<br />
riportati nei formaggi, come Listeria<br />
monocytogenes, Staphylococcus aureus,<br />
Escherichia coli e Salmonella.<br />
Tra le piante più efficaci, l’olio di semi<br />
di cumino nero integrato con un formaggio<br />
a pasta molle ha mostrato<br />
un’attività antibatterica generale<br />
contro tutti i principali batteri patogeni<br />
del formaggio. Caienna e pepe<br />
verde sono stati in grado di ridurre la<br />
popolazione di S. aureus nel formaggio<br />
egiziano Kareish, mentre estratti<br />
di cannella, aglio, citronella, crescione,<br />
rosmarino, salvia e origano hanno<br />
inibito individualmente la popolazione<br />
di L. monocytogenes nei formaggi<br />
lavorati. Gli oli essenziali di origano e<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
www.interprogettied.com<br />
23<br />
22_24_ART_FORMAGGI.indd 23 25/01/21 15:54
ingredienti<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
timo hanno dimostrato di esercitare<br />
attività antimicrobica contro L. monocytogenes<br />
nella feta, mentre nel<br />
formaggio bianco iraniano, salvia e<br />
oli essenziali di basilico hanno mostrato<br />
attività antimicrobica contro L.<br />
monocytogenes.<br />
Recentemente anche gli estratti acquosi<br />
sono stati valutati come potenziali<br />
conservanti naturali, ad esempio<br />
gli estratti acquosi di aghi di pino.<br />
Antimicotici. Alcuni composti di origine<br />
vegetale hanno anche mostrato<br />
risultati promettenti nell’inibire la crescita<br />
di funghi patogeni. I funghi<br />
sono microrganismi che alterano in<br />
modo significativo gli alimenti durante<br />
la conservazione, determinando la<br />
non idoneità al consumo umano, riducendo<br />
il loro valore nutritivo e talvolta<br />
producendo micotossine.<br />
Diversi olii essenziali (cannella, basilico,<br />
zenzero, limone, menta piperita,<br />
ago di pino e menta verde) hanno<br />
mostrato in vitro una attività antifungina<br />
contro Penicillium spp. e, tra<br />
questi oli essenziali, quelli di foglie e<br />
cortecce di cannella sono stati testati<br />
come antimicrobici durante la stagionatura<br />
del formaggio. La conferma<br />
dell’efficacia di questo olio essenziale<br />
è stata ottenuta anche da altri studi<br />
che hanno rivelato come l’olio essenziale<br />
di cannella, utilizzato in un film<br />
per il confezionamento di un formaggio<br />
spalmabile, ha ritardato la crescita<br />
di Apergillus niger e Penicillium<br />
expansum.<br />
Erbe e spezie hanno numerosi composti<br />
bioattivi che forniscono potenziali<br />
benefici per la salute. Gli studi<br />
hanno dimostrato che la maggior<br />
parte degli effetti sulla salute di erbe<br />
e spezie su diverse malattie, come<br />
cancro, malattie cardiovascolari, artrite<br />
e protezione della salute mentale,<br />
possono essere mediati dai loro<br />
forti effetti antiossidanti. L’azione<br />
antiossidante dei composti di origine<br />
vegetale è dovuta principalmente<br />
all’elevata concentrazione di composti<br />
fenolici, mentre il formaggio, di<br />
per sé, contiene una bassa quantità<br />
Numerosi sono<br />
i formaggi già<br />
trattati con erbe<br />
naturali. Ora la<br />
ricerca scientifica<br />
sta sviluppando<br />
nuovi metodi per<br />
utilizzare estratti<br />
naturali come<br />
conservanti (Foto<br />
PIxabay)<br />
di questi composti, pertanto l’aggiunta<br />
di estratti vegetali nei formaggi<br />
può avere un effetto positivo. Ad<br />
esempio, l’aggiunta di estratti di Inula<br />
britannica in un formaggio di tipo<br />
cheddar ha fatto riscontrare un aumento<br />
dell’attività antiossidante.<br />
Tuttavia, i composti di origine vegetale<br />
hanno generalmente un sapore<br />
forte, anche se presenti in piccole<br />
quantità, il che potrebbe comportare<br />
un possibile rifiuto dei consumatori.<br />
Fortunatamente la ricerca scientifica<br />
è attualmente in grado di effettuare<br />
studi analitici sulle proprietà sensoriali<br />
dei formaggi, per ottimizzare l’utilizzo<br />
di composti naturali e migliorare<br />
le caratteristiche sensoriali del formaggio.<br />
Un altro vantaggio per la ricerca<br />
scientifica odierna è che le apparecchiature<br />
analitiche sono anche<br />
in grado di valutare il profilo aromatico<br />
del formaggio, al fine di determinare<br />
il contributo reale di ciascun<br />
composto naturale all’aroma del formaggio.<br />
“Un altro aspetto su cui è necessario<br />
riporre molta attenzione e che, a nostro<br />
avviso, non è stato ancora preso<br />
in considerazione, è il potenziale utilizzo<br />
di conservanti naturali per migliorare<br />
ulteriormente il valore nutrizionale<br />
del formaggio”, concludono<br />
le ricercatrici. “Erbe e spezie, infatti,<br />
possono essere utilizzate in diverse<br />
ricette per sostituire parzialmente o<br />
totalmente ingredienti meno salutari<br />
come sale e grassi saturi”.<br />
Foto Pixabay<br />
24<br />
22_24_ART_FORMAGGI.indd 24 25/01/21 15:54
ingredienti<br />
160 TIPOLOGIE DI PASTE ACIDE<br />
Ernst Böcker GmbH & Co. fu fondata<br />
nel 1920 e fin da subito si impose<br />
nel mercato come un’azienda all’avanguardia<br />
nello sviluppo di nuovi<br />
metodi di fermentazione per la creazione<br />
di paste acide e lieviti naturali,<br />
attraverso processi sicuri ed efficaci,<br />
che vengono utilizzati nell’industria<br />
ancora oggi.<br />
Oggi Böcker è guidata dalla quarta<br />
generazione: lungimiranza, innovazione<br />
e uno sguardo proiettato al<br />
futuro l’hanno portata ad essere un<br />
protagonista internazionale nelle paste<br />
acide, avvalendosi di professionisti<br />
specializzati a supporto del cliente<br />
nella consulenza e assistenza tecnica e<br />
nello sviluppo di ricette personalizzate.<br />
La gamma dei prodotti comprende<br />
più di 160 differenti tipologie tra paste<br />
acide, starter e mix, per le più svariate<br />
possibilità di impiego: dal pane,<br />
pizza e lievitati in genere, ai grissini,<br />
biscotti e pastry.<br />
L’utilizzo delle paste acide Böcker<br />
nelle ricette apporta notevoli vantaggi,<br />
tra i quali l’azienda segnala:<br />
• il miglioramento dell’elasticità e<br />
della lavorabilità dell’impasto, e della<br />
successiva lievitazione;<br />
• il mantenimento di fragranza,<br />
consistenza e profumo; il processo<br />
di fermentazione crea i precursori<br />
aromatici;<br />
• una shelf-life maggiore, con un livello<br />
inalterato di proprietà e gusto;<br />
• una migliore digeribilità.<br />
Negli ultimi anni Böcker si è dedicata<br />
con molta attenzione alle varianti gluten<br />
free, per incontrare le richieste in<br />
forte crescita dei consumatori che soffrono<br />
di allergie o intolleranze; si stima<br />
che nel 2050 sulla Terra 9 miliardi di<br />
persone avranno necessità di nutrirsi<br />
e l’1% sarà intollerante al glutine, ovvero<br />
90 milioni di consumatori.<br />
Böcker ha deciso di sviluppare diverse<br />
matrici alternative di paste acide<br />
gluten free: riso, mais, grano saraceno,<br />
quinoa.<br />
Dal 1999 le paste acide e i lieviti naturali<br />
di Ernst Böcker GMBH sono<br />
distribuite in Italia da ABS Food.<br />
Con più di cento anni di esperienza,<br />
Böcker sviluppa e produce ingredienti<br />
naturali per migliorare<br />
l’aroma e la struttura dei prodotti<br />
da forno. Nel laboratorio Böcker<br />
vengono sviluppati prodotti su specifiche<br />
richieste dei clienti e vengono<br />
testati processi di fermentazione<br />
che portano spesso a risultati sorprendenti,<br />
fornendo nuove caratterizzazioni<br />
aromatiche per le più<br />
diverse possibilità d’impiego.<br />
> estrusori > dosatori > componenti > trasporto pneumatico > sistemi completi<br />
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25<br />
25_25_news ingredienti.indd 25 25/01/21 16:53
macchine<br />
Architettura modulare,<br />
gestione smart<br />
e compressori<br />
oil-free con tecnologia<br />
VSD caratterizzano<br />
il progetto realizzato<br />
da Atlas Copco<br />
nello stabilimento<br />
di SIAM a Modica.<br />
ARIA COMPRESSA CHE GARANTISCE<br />
LA QUALITÀ E LA PUREZZA<br />
DELL’ACQUA IMBOTTIGLIATA<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
26<br />
L’acqua oligominerale Santa Maria, che sgorga da una<br />
sorgente all’estremità sud-orientale della Sicilia, è imbottigliata<br />
con cura e precisione nello stabilimento di Modica<br />
(RG) che ha recentemente rinnovato il suo impianto di<br />
aria compressa.<br />
Il nuovo impianto, basato su tecnologia e progetto Atlas<br />
Copco, garantisce la purezza dell’aria e l’ottimizzazione<br />
dei consumi energetici grazie all’architettura modulare<br />
del sistema di aria compressa, alla tecnologia Oil-free dei<br />
compressori ed al programma di gestione e automazione<br />
della sala che garantisce in ogni momento un utilizzo<br />
efficiente di tutti i macchinari installati.<br />
Lo stabilimento di SIAM produce circa un milione di bottiglie<br />
al giorno di acqua minerale naturale, frizzante o leggermente<br />
frizzante destinate a utilizzi diversi: per l’utente singolo,<br />
per la famiglia, per i ristoranti e per le mense. Si tratta di due<br />
le linee produttive: una è dedicata esclusivamente a bottiglie<br />
di acqua naturale di due litri, mentre l’altra è dedicata ai<br />
formati dal mezzo litro ai due litri sia di acqua naturale che<br />
di acqua addizionata di anidride carbonica. La richiesta di<br />
aria compressa per la realizzazione di questi prodotti varia da<br />
un minimo di 300 m 3 /h a un massimo di 2.000 m 3 /h a pressione<br />
operativa di 29 bar(g).<br />
OTTIMIZZARE IL FLUSSO DELL’ARIA<br />
RISPARMIANDO ENERGIA<br />
La sfida di Atlas Copco, di fronte a una così elevata fluttuazione<br />
della richiesta, è stata quella di progettare un impianto<br />
in grado di adeguare in ogni momento il flusso dell’aria alle<br />
effettive necessità del cliente, con conseguente ottimizzazione<br />
dei consumi energetici. È stato pertanto implementato<br />
per SIAM un programma di automazione e gestione realizzato<br />
su specifiche di progetto Atlas Copco che legge in<br />
ogni momento dagli apparati di misura installati nell’impian-<br />
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26_27_ART ATLAS COPCO.indd 26 25/01/21 15:56
macchine<br />
Soluzioni smart per aria compressa e gas industriali<br />
Fondata nel 1873, Atlas Copco ha sede a Stoccolma, in Svezia, e ha clienti<br />
in più di 180 paesi e 37.000 dipendenti. La Divisione Compressori collabora<br />
con i clienti per trasformare le idee industriali in soluzioni smart all’avanguardia<br />
per aria compressa e gas industriali.<br />
to i dati di pressione, di portata dell’aria<br />
e di consumo energetico, attivando<br />
quindi le macchine più idonee in funzione<br />
del flusso d’aria richiesto.<br />
Grazie al sistema ZD Flex di<br />
Atlas Copco, in base al quale una serie<br />
di serbatoi di bassa pressione disaccoppia<br />
le due sezioni di compressione<br />
rendendo le singole macchine indipendenti<br />
fra loro, sono state garantite<br />
la flessibilità di esercizio e la possibilità<br />
di fornire aria di bassa pressione per i<br />
servizi ausiliari dello stabilimento.<br />
Nello specifico, sono stati installati due<br />
compressori bistadio a vite oil-free raffreddati<br />
ad acqua con essiccatore ad<br />
assorbimento integrato, e due booster<br />
oil-free a pistoni orizzontali e contrapposti.<br />
Per seguire al meglio le variazioni<br />
della produzione, sono stati inoltre<br />
previsti un booster con tecnologia<br />
VSD (Variable Speed Drive) e il nuovo<br />
compressore ZR 160 VSD+, insignito<br />
del premio “miglior prodotto dell’anno<br />
2019” dalla rivista Plant<br />
Engineering. Questo compressore,<br />
grazie al suo motore a magneti permanenti<br />
in classe energetica IE5 (efficienza<br />
del 97%) ed al suo innovativo<br />
stadio di compressione, consente di<br />
raggiungere una efficienza di circa il<br />
12% maggiore rispetto ai modelli precedenti,<br />
assicurando un minor impatto<br />
ambientale.<br />
L’architettura modulare del progetto<br />
si è dimostrata vincente anche durante<br />
il lock-down, verificatosi nel passaggio<br />
dal vecchio impianto al nuovo.<br />
L’installazione era già infatti prevista in<br />
due fasi: la prima fase prevedeva l’inserimento<br />
di due dei sei compressori<br />
acquistati in una nuova area appositamente<br />
costruita per l’ampliamento<br />
dell’impianto, mentre durante la seconda<br />
fase sarebbero stati sostituiti gli<br />
ultimi compressori Atlas Copco con i<br />
nuovi modelli. Seguendo quindi questo<br />
processo anche durante il lockdown,<br />
scattato fra la prima e la seconda<br />
fase del progetto e coinciso con un<br />
La richiesta di<br />
aria compressa<br />
di SIAM per la<br />
produzione delle<br />
sue acque minerali<br />
in bottiglia varia<br />
da un minimo<br />
di 300 m 3 /h<br />
a un massimo<br />
di 2.000 m 3 /h<br />
a pressione<br />
operativa<br />
di 29 bar(g)<br />
aumento della richiesta di acqua minerale,<br />
è stata garantita la continuità<br />
di produzione nonostante l’emergenza<br />
sanitaria.<br />
“Lavoriamo con Atlas Copco da circa<br />
vent’anni, quando abbiamo acquisito i<br />
nostri primi due compressori, e siamo<br />
sempre rimasti soddisfatti sia per l’affidabilità<br />
della tecnologia impiegata che<br />
dal grande spirito di collaborazione che<br />
abbiamo riscontrato in ogni occasione”,<br />
afferma Ottavio Dimartino,<br />
Responsabile Produzione di SIAM.<br />
“Anche per l’installazione ed il collaudo<br />
del nuovo impianto siamo stati seguiti<br />
con professionalità e siamo stati supportati<br />
inoltre nella redazione della dichiarazione<br />
DM 329 necessaria per la<br />
messa in servizio in sicurezza delle attrezzature<br />
in pressione. Aggiungo che<br />
la silenziosità dell’impianto e la riduzione<br />
di vibrazioni sono state determinanti<br />
per migliorare l’ambiente di lavoro<br />
nella nostra sala compressori”.<br />
“I dati per il monitoraggio forniti da<br />
Energy Team, la Energy Service<br />
Company che ci ha affiancato nel progetto<br />
ed ha fornito la strumentazione<br />
di misura di portata e di potenza, hanno<br />
evidenziato dei consumi specifici<br />
delle macchine migliori delle aspettative,<br />
con incremento complessivo dell’efficienza<br />
dell’impianto di circa il 25%<br />
che conseguentemente comporta un<br />
risparmio economico per il cliente”,<br />
afferma Giorgio Ceron, Project<br />
Engineer di Atlas Copco che ha progettato<br />
l’impianto e seguito tutto il suo<br />
processo di implementazione. “Ciò è<br />
stato merito sicuramente del nostro<br />
progetto combinato con una tecnologia<br />
innovativa, ma anche del programma<br />
di automazione e controllo che<br />
gestisce tutto l’impianto e che attiva i<br />
diversi compressori per ottimizzare il<br />
flusso di aria compressa in maniera costante.<br />
Inoltre, la sala compressori è<br />
monitorabile da remoto attraverso i più<br />
comuni device (smartphone, tablet,<br />
ecc.). Possiamo pertanto dire che le<br />
prestazioni della nuova sala compressori<br />
ci stanno dando grandi soddisfazioni.<br />
Ne siamo molto orgogliosi”.<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
27<br />
26_27_ART ATLAS COPCO.indd 27 25/01/21 15:57
INTER<br />
macchine<br />
LE MACCHINE PER IL PACKAGING IN LEGGERO CALO<br />
Secondo i pre-consuntivi di Mecs - Centro<br />
Studi Ucima, il settore delle tecnologie per il<br />
confezionamento rallenta la sua corsa. In leggero<br />
calo sia il mercato nazionale (-6,8%), sia<br />
l’export (-4,5%).<br />
Una piccola battuta d’arresto nella corsa che<br />
pareva inarrestabile dei costruttori italiani di<br />
macchine per packaging: nel <strong>2020</strong>, secondo<br />
i dati pre-consuntivi di Mecs - Centro Studi di<br />
Ucima (Unione Costruttori Italiani Macchine<br />
Automatiche per il confezionamento e l’imballaggio),<br />
il fatturato complessivo del settore<br />
si attesta a 7.639 milioni di euro, in calo del<br />
5% rispetto al risultato registrato nel 2019.<br />
Un dato che di certo non sorprende, alla<br />
luce dell’annus horribilis che si è da poco<br />
concluso: in aggiunta all’emergenza sanitaria,<br />
il <strong>2020</strong> ha visto infatti un globale e generalizzato<br />
rallentamento dell’economia. Le<br />
performance positive di alcuni importanti<br />
settori clienti (quali Food & Beverage,<br />
Pharma, Home & Personal Care) hanno<br />
quindi soltanto mitigato il dato di fine anno.<br />
Matteo Gentili, presidente di Ucima<br />
In particolare, il mercato dei costruttori italiani<br />
di macchine per il packaging è calato<br />
del 6,8% in Italia, per un valore assoluto di<br />
1.574 milioni di euro. L’export, storico punto<br />
di forza del settore, ha contribuito complessivamente<br />
per 6.065 milioni di euro,<br />
flettendo comunque del 4,5% rispetto all’esercizio<br />
precedente.<br />
“Ci aspettavamo questo rallentamento ma<br />
il nostro settore resta robusto e guarda al<br />
futuro con fiducia”, ha commentato Matteo<br />
Gentili, presidente di Ucima. “L’emergenza<br />
Covid non ci ha colto impreparati: abbiamo<br />
anzi dimostrato la nostra forza anche nelle<br />
difficoltà. Grazie alle nostre tecnologie 4.0,<br />
che consentono il controllo in remoto degli<br />
impianti, il collaudo e l’assistenza a distanza,<br />
siamo sempre rimasti vicini ai nostri clienti in<br />
tutto il mondo. Nel 2021 contiamo di tornare<br />
a crescere, ma occorre prudenza.<br />
Siamo consapevoli che i nostri competitor<br />
sono quantomai agguerriti e che, a causa<br />
della pandemia, l’incertezza in molti mercati<br />
regna ancora sovrana”.<br />
A proposito di investimenti in nuove tecnologie,<br />
sarà importante l’avvio del Piano<br />
Nazionale Transizione 4.0, un investimento<br />
del Governo italiano di circa 24 miliardi di<br />
euro. Ucima giudica con favore una misura<br />
che vede il potenziamento di tutte le aliquote<br />
di detrazione e un importante anticipo<br />
dei tempi di fruizione.<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
PORZIONATRICE A PESO FISSO<br />
La porzionatrice a peso fisso<br />
Portio di Marelec, distribuita in<br />
Italia da Lazzari Equipment, è<br />
una taglierina che porziona a<br />
peso fisso tagli di carne bovina,<br />
divide in porzioni a peso fisso<br />
carne suina e salumi, taglia in<br />
porzioni dello stesso peso carne<br />
di pollo e tacchino, porziona<br />
con alta precisione filetti di pesce<br />
e divide in tranci dal peso<br />
uguale ogni tipo di pesce intero<br />
eviscerato.<br />
Portio scansiona il taglio di carne<br />
e di salume utilizzando 3 telecamere<br />
con tecnologia laser<br />
che rilevano la forma tridimensionale<br />
del prodotto da tagliare<br />
in porzioni dello stesso peso: il<br />
computer del porzionatore calcola<br />
dove effettuare il taglio del<br />
prodotto per ottenere porzioni<br />
dal peso uguale.<br />
Una pesatrice ottica può ottimizzare<br />
la precisione di porzionatura<br />
a peso fisso calcolando<br />
le differenti caratteristiche dei<br />
diversi prodotti da tagliare.<br />
Sono disponibili diversi tipi di<br />
lame di taglio, di gripper e di<br />
sistemi di tenuta del prodotto,<br />
per adattarsi ad ogni esigenza<br />
di taglio a peso fisso. La porzionatrice<br />
è completamente apribile<br />
e lavabile velocemente con<br />
lance ad alta pressione per costi<br />
di sanificazione bassi. I motori,<br />
l’elettronica e gli encoders sono<br />
protetti dall’umidità assicurando<br />
estrema affidabilità.<br />
Ecco le sue principali caratteristiche:<br />
• Dimensioni prodotto: Portio1,<br />
1000 x 240 x 150 mm; Portio3,<br />
800 x 240 x 150 mm.<br />
• Larghezza del nastro prodotto:<br />
254 mm.<br />
• Velocità del nastro regolabile<br />
sino a 60 cm/secondo.<br />
• Capacità produttiva: sino a<br />
17,5 tagli/secondo.<br />
• Possibile porzionare il prodotto<br />
a peso fisso con tagli obliqui.<br />
• Costruita in acciaio inox AISI<br />
304 e plastica approvata FDA.<br />
• Nastro modulare per manutenzione<br />
veloce ed economica.<br />
• Pannello comandi IP 67 con<br />
elettronica integrata.<br />
• Sanificazione tramite sistema<br />
integrato CIP.<br />
• Controllo remoto con connessione<br />
ethernet per assistenza<br />
rapida.<br />
• Optional: check-weigher per<br />
ottimizzare la precisione dei tagli<br />
a peso fisso.<br />
• Optional: grader all’uscita del<br />
taglio per la precisa selezione<br />
delle porzioni da inviare alla<br />
confezionatrice per vassoietti a<br />
peso fisso.<br />
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esaustivo sullo stato dell'arte dei due<br />
settori di riferimento, rappresenta uno<br />
strumento di lavoro qualificato, attraverso<br />
una presentazione completa dell'innovazione<br />
tecnologica ad essi dedicata.<br />
<strong>Tecnologie</strong> <strong>Alimentari</strong>, la rivista<br />
tecnico-scientifica di riferimento per<br />
i tecnologi alimentari, illustra le reali<br />
innovazioni, con i contributi dei massimi<br />
esperti dei diversi comparti del<br />
settore. Ingredienti macchine e attrezzature<br />
per ottenere l'eccellenza<br />
del prodotto alimentare.<br />
La Subfornitura, la rivista che presenta<br />
l'attuale realtà della lavorazione<br />
per conto terzi, i cui protagonisti<br />
hanno acquisito una maggiore specializzazione<br />
e collaborano con il<br />
committente per la messa a punto<br />
del prodotto finito.<br />
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dedicata al settore materie plastiche<br />
che fornisce, un’informazione esaustiva<br />
sulle nuove tecnologie, i materiali<br />
e le applicazioni.<br />
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❏ contrassegno 43,00 €<br />
Estero: ❏ spedizione ordinaria 58,50 €<br />
❏ spedizione prioritaria Europa 65,00 €<br />
❏ spedizione prioritaria Africa, America, Asia 92,00 €<br />
❏ spedizione prioritaria Oceania 140,00 €<br />
Italia: ❏ spedizione ordinaria 61,00 €<br />
❏ contrassegno 65,00 €<br />
Estero: ❏ spedizione ordinaria 89,50 €<br />
❏ spedizione prioritaria Europa 101,00 €<br />
❏ spedizione prioritaria Africa, America, Asia 125,00 €<br />
❏ spedizione prioritaria Oceania 140,00 €<br />
Italia: ❏ spedizione ordinaria 61,00 €<br />
❏ contrassegno 65,00 €<br />
Estero: ❏ spedizione ordinaria 89,50 €<br />
❏ spedizione prioritaria Europa 101,00 €<br />
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Indirizzo a cui vanno effettuate le spedizioni:<br />
Nome ..............................................................................................<br />
Cognome........................................................................................<br />
Ditta/ente ........................................................................................<br />
Via...................................................................................................<br />
Città ...............................................................................................<br />
Prov .................Cap ..........................Naz .......................................<br />
Tel. ..................................................................................................<br />
e-mail .............................................................................................<br />
Informativa a richiesta di consenso - d.lgs 196/2003. Ai sensi dell’art.11 della Legge 675/96<br />
ed in relazione all’informativa che avete fornito sui dati richiesti, si esprime il consenso al trattamento<br />
ed alla comunicazione degli stessi.<br />
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Modalità di pagamento:<br />
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Assegno bancario allegato alla presente in busta chiusa<br />
❏ Bonifico bancario IBAN IT10 T031 0422 9030 0000 0820 424<br />
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Carta di credito:<br />
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Scadenza ..................................................................................<br />
Italia: ❏ spedizione ordinaria 45,00 €<br />
❏ contrassegno 48,00 €<br />
Estero: ❏ spedizione ordinaria 60,00 €<br />
❏ spedizione prioritaria Europa 70,00 €<br />
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energia<br />
Il potenziale del solare<br />
termico a servizio<br />
dei processi industriali<br />
è elevato, soprattutto<br />
se le temperature<br />
non superano 150°C.<br />
Il settore alimentare<br />
si presta meglio di altri<br />
all’utilizzo di questa fonte<br />
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Manager per Ambiente<br />
Italia Srl<br />
I dati lo confermano: esiste un forte potenziale di utilizzo per<br />
il solare termico a servizio dei processi industriali, soprattutto<br />
se le temperature richieste rientrano in valori inferiori ai 150°C,<br />
dove i collettori solari convenzionali possono operare in maniera<br />
efficiente. Guardando ai diversi settori industriali emerge<br />
come, per alcuni di essi, l’utilizzo del solare termico sia più<br />
conveniente, soprattutto nel comparto alimentare, ma anche<br />
meccanico e tessile. Il motivo principale risiede nel<br />
fatto che in settori come questi sono numerosi i<br />
processi che necessitano di acqua calda a temperature<br />
contenute come la bollitura, la pastorizzazione,<br />
il lavaggio, l’essicazione, la cottura, lo sbiancamento,<br />
ecc. Un caso interessante, preso in analisi, è il<br />
sotto-settore della birra. Bevanda amata in tutto il<br />
mondo che permette di sfruttare gli impianti solari<br />
termici per ottimizzare la produzione di birrifici su<br />
scala familiare o industriale. Un esempio è quello<br />
dell’Australia, ma anche l’Italia vanta diversi casi di impianti<br />
solari termici utilizzati nel processo produttivo di latte, ortofrutta,<br />
vino ma anche carne e insaccati.<br />
PIÙ CALORE CHE ELETTRICITÀ<br />
Quando si parla di processi industriali e dei consumi energetici<br />
a essi associati, subito si pensa alle bollette elettriche e alla<br />
recente ampia diffusione di impianti fotovoltaici sui<br />
capannoni, dimenticando così la voce che, invece,<br />
si dimostra più rilevante nelle spese energetiche delle<br />
industrie: i consumi associati agli utilizzi termici.<br />
Secondo un recente studio realizzato nell’ambito<br />
del progetto Solar Payback (www.solar-payback.<br />
com), infatti, il fabbisogno termico nel solo settore<br />
industriale a livello mondiale supera il consumo elettrico<br />
complessivo di tutti i settori messi assieme.<br />
Il consumo energetico totale dell’industria ammon-<br />
30<br />
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energia<br />
Collettori Fresnel per l’impianto<br />
solare di Noto (foto CSP-F)<br />
BIRRA SOLARE<br />
Il settore industriale di produzione e<br />
imbottigliamento delle bevande include<br />
diversi processi la cui richiesta di calore<br />
avviene a una temperatura comta<br />
al 32% del valore complessivo di tutti<br />
i settori e, di questo 32%, i 3/4 circa<br />
sono imputabili al fabbisogno termico<br />
mentre solo 1/3 è legato ai consumi elettrici.<br />
Se si esplode questo dato a un livello<br />
di dettaglio ancora superiore, si vede<br />
che più del 50% di tale fabbisogno termico<br />
è associato a processi industriali<br />
che operano a basse o medie temperature,<br />
vale a dire fino a 400°C. Il dato del<br />
50% è ancora suddivisibile in un 30%<br />
circa a bassa temperatura, cioè fino a<br />
150°C, e un 20% nel campo delle medie<br />
temperature, da 150°C a 400°C.<br />
tenendo a mente questi requisiti preliminari,<br />
appare subito evidente che esistono<br />
alcune applicazioni più promettenti,<br />
soprattutto nell’industria<br />
alimentare, in quella meccanica e in<br />
quella tessile. In questi settori, infatti,<br />
sono numerosi i processi che richiedono<br />
acqua calda a temperature contenute,<br />
come la bollitura, la pastorizzazione,<br />
il lavaggio, l’essicazione, la<br />
cottura, lo sbiancamento, ecc.<br />
COME INTEGRARE<br />
IL SOLARE TERMICO<br />
Come già sopra accennato, per molti<br />
processi industriali può essere sufficiente<br />
l’impiego di tecnologie convenzionali,<br />
come i collettori solari piani vetrati di<br />
buona qualità.<br />
Qualora, invece, le temperature salgano,<br />
superando anche i 150°C, si renderà<br />
probabilmente necessario l’utilizzo<br />
di tecnologie più performanti come,<br />
ad esempio, i collettori parabolici lineari<br />
o la tipologia Fresnel. Si tratta, in<br />
ambedue i casi, di sistemi a concentrazione<br />
in grado di operare con buona<br />
efficienza anche a temperature di fornitura<br />
più elevate.<br />
Un punto chiave, poi, è quello dell’integrazione<br />
dell’impianto solare termico<br />
all’interno del sistema di produzione e<br />
distribuzione dell’energia termica già<br />
preesistente nell’impianto industriale in<br />
L’impianto solare<br />
a servizio<br />
del birrificio Flecks<br />
Brauhaus<br />
a Frohnleiten,<br />
in Austria<br />
(foto Savosolar)<br />
esame. Bisogna ricordare innanzitutto<br />
il principio generale alla base di un corretto<br />
ed efficiente funzionamento di<br />
qualsiasi impianto solare termico: più è<br />
bassa la temperatura operativa alla<br />
quale si riescono a far funzionare i collettori,<br />
migliore sarà il loro rendimento.<br />
La ricerca del punto più adatto per l’integrazione<br />
sarà allora la ricerca delle<br />
zone dove esiste la possibilità di fornire<br />
calore a bassa temperatura.<br />
Questo è il motivo per cui, in molti degli<br />
impianti a oggi realizzati, il solare termico<br />
opera in pre-riscaldamento dell’acqua<br />
di alimento della caldaia convenzionale,<br />
normalmente attraverso un<br />
serbatoio di accumulo che consenta di<br />
bilanciare eventuali sfasamenti tra domanda<br />
e offerta di calore.<br />
Esiste anche la possibilità, però, di una<br />
generazione diretta di vapore tramite<br />
solare. La produzione del vapore può<br />
essere anche di tipo indiretto, vale a<br />
dire non prodotta all’interno del collettore<br />
ma attraverso uno scambiatore di<br />
calore. Nel circuito del collettore, allora,<br />
è presente acqua pressurizzata ad alta<br />
temperatura o un olio diatermico.<br />
I PROCESSI INDUSTRIALI PIÙ ADATTI<br />
Dai dati ora esposti è chiaro, perciò, che<br />
esiste un notevole potenziale di utilizzo<br />
per il solare termico a servizio dei processi<br />
industriali, soprattutto dove le<br />
temperature richieste dai processi stessi<br />
sono limitate a valori inferiori ai<br />
150°C, dove collettori solari convenzionali,<br />
seppur di ottima qualità, possono<br />
operare con un’efficienza soddisfacente.<br />
In un campo di valori superiori, ad<br />
esempio tra 150°C e 400°C, invece, si<br />
rende necessario l’impiego di collettori<br />
solari speciali.<br />
Se si guarda ai diversi settori industriali<br />
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TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
31<br />
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energia<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
patibile con quella dei collettori solari<br />
termici: lavaggio delle bottiglie, sterilizzazione<br />
dei contenitori e riscaldamento<br />
e cottura degli ingredienti.<br />
Particolarmente interessante è il sottosettore<br />
di produzione della birra. In<br />
Austria, ad esempio, sono stati realizzati<br />
diversi impianti solari termici a servizio<br />
di birrifici su scala familiare o industriale.<br />
Una installazione risalente al<br />
2014 è quella della Flecks Brauhaus a<br />
Frohnleiten dove 24 collettori solari piani<br />
vetrati, per una superficie totale di 48<br />
m 2 , forniscono calore a supporto dei<br />
processi di birrificazione. Per garantire<br />
un utilizzo del calore solare in fase con<br />
la domanda termica dei processi produttivi,<br />
l’energia termica prodotta dai<br />
collettori viene immagazzinata in quattro<br />
serbatoi di accumulo con un volume<br />
di 3.000 litri ciascuno.<br />
Un altro esempio nel settore della birra<br />
è l’impianto realizzato nell’azienda sudafricana<br />
Cape Brewing Company: il<br />
sistema solare termico, con una superficie<br />
lorda di 120 m 2 , riscalda acqua di<br />
processo tra i 70°C e i 90°C e il relativo<br />
investimento presenta un tempo di ritorno<br />
economico di circa 6 anni.<br />
L’output solare consente di coprire il<br />
30% dei consumi termici complessivi,<br />
Impianto a<br />
concentrazione<br />
a San Nicolò<br />
d’Arcidano<br />
(foto CSP-F)<br />
Impianto<br />
per un’industria<br />
di lavorazione<br />
insaccati in Austria<br />
(foto Solid)<br />
con un risparmio di circa 20.000 litri di<br />
cherosene all’anno. Un altro aspetto<br />
particolarmente interessante è che l’integrazione<br />
del nuovo sistema nell’impianto<br />
esistente ha richiesto solo una<br />
giornata di lavoro con la conseguenza<br />
di un tempo di interruzione della produzione<br />
davvero minimo.<br />
E IN ITALIA?<br />
Anche l’Italia può vantare diversi casi di<br />
impianti solari termici impiegati per utilizzi<br />
industriali. Un impianto di 57 m 2 ,<br />
ad esempio, pre-riscalda l’acqua di lavaggio<br />
del Centro Latte Stasi di Bari,<br />
mentre un sistema di 68 m 2 con collettori<br />
sottovuoto fornisce calore per il<br />
lavaggio di cassette ortofrutticole riutilizzabili<br />
in provincia di Ferrara.<br />
Un altro caso interessante è quello<br />
dell’azienda vinicola Fratelli Rizzi nel<br />
veronese, dove il solare viene applicato<br />
a servizio dell’industria enologica, con<br />
l’impiego di circa 60 m 2 di collettori solari<br />
installati sulle falde est e ovest della<br />
copertura dello stabilimento.<br />
Anche il settore della produzione di<br />
carne e insaccati può offrire interessanti<br />
opportunità: il salumificio Pedrazzoli,<br />
in provincia di Mantova, si è dotato già<br />
nel 2007 di un impianto solare termico<br />
da 242 m 2 con i collettori installati verticalmente<br />
sulla facciata dell’edificio<br />
industriale.<br />
Come già descritto, poi, il solare termico<br />
può essere anche impiegato per la produzione<br />
diretta di vapore. A San Nicolò<br />
d’Arcidano, in provincia di Oristano, la<br />
CSP-F Srl ha realizzato nel 2015 un impianto<br />
con 1.000 m 2 di collettori Fresnel<br />
a concentrazione per la fornitura di vapore<br />
di processo a un’industria casearia.<br />
Il sistema, con una potenza di targa pari<br />
a 460 kW, fornisce energia termica a<br />
180°C e a una pressione di 12 bar.<br />
Nel 2016, poi, la stessa CSP-F ha installato<br />
un impianto più grande a Noto, in<br />
provincia di Siracusa, sempre a servizio<br />
di un processo industriale: in questo<br />
caso il campo solare presenta una superficie<br />
di 2.250 m 2 di collettori Fresnel<br />
e una potenza nominale pari a 1.100<br />
kW. Anche in questo sistema si produce<br />
direttamente vapore a 212°C e a<br />
una pressione di 20 bar.<br />
Non bisogna dimenticare, infine, che<br />
l’incentivo nazionale del Conto<br />
Termico permette di coprire una notevole<br />
percentuale, solitamente tra il<br />
40% e il 65%, del costo di investimento<br />
in un impianto solare termico a uso<br />
industriale.<br />
32<br />
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energia<br />
TRIGENERAZIONE NEL SITO CHE PRODUCE COCA-COLA<br />
La sfida del presente, per il futuro della società<br />
e del pianeta, è stata lanciata ed è chiara:<br />
conciliare la crescita economica con l’efficienza<br />
energetica e la sostenibilità ambientale.<br />
Nell’ambito della produzione di energia elettrica<br />
e termica per le grandi aziende del settore<br />
food & beverage, e non solo, la soluzione<br />
tecnologica è già presente sul mercato,<br />
e la AB di Orzinuovi (BS) ne rappresenta il<br />
punto di riferimento a livello internazionale:<br />
la cogenerazione.<br />
Lo ha sicuramente compreso, tanto da farne<br />
un fiore all’occhiello della sua green policy, la<br />
Sibeg che dal 1960 produce e sviluppa tutti i<br />
prodotti a marchio The Coca-Cola Company<br />
in Sicilia, dando lavoro a 350 dipendenti e a<br />
circa 1000 persone legate all’indotto, la quale<br />
già porta avanti progetti legati alla responsabilità<br />
sociale e sostenibilità ambientale quali,<br />
ad esempio, la gestione dell’acqua<br />
responsabile, il riciclo dei prodotti e il Green<br />
Mobility Project. La volontà di razionalizzare<br />
ulteriormente i consumi di energia, di ridimensionare<br />
l’impatto ambientale e risparmiare<br />
sensibilmente a livello economico, unita<br />
alla necessità di impiegare energia in una triplice<br />
forma, hanno spinto l’azienda a optare<br />
per la soluzione tecnologicamente avanzata<br />
proposta da AB. Grazie all’installazione<br />
dell’impianto di trigenerazione nello stabilimento<br />
di Catania, l’azienda oggi è in grado<br />
di produrre in maniera autonoma energia<br />
elettrica, vapore ed acqua refrigerata. Con<br />
questo impianto in un anno il consumo dell’energia<br />
elettrica è stato ridotto del 45%, evitando<br />
così l’emissione di 1.084 tonnellate<br />
CO 2<br />
in atmosfera, una cifra equivalente alla<br />
quantità di anidride carbonica assorbita da<br />
81.300 alberi (in media) in un anno, pari ad<br />
un bosco grande come 101 campi da calcio.<br />
Dal punto di vista economico l’azienda ha<br />
calcolato che, a partire dal secondo anno di<br />
vita del sistema di trigenerazione di AB, andrà<br />
a risparmiare 390 mila euro all’anno, cifra che<br />
conferma quanto questa tecnologia, ormai<br />
matura e adottata sempre più da grandi player<br />
internazionali in tutto il mondo, non sia<br />
solo ideale dal punto di vista ambientale ma<br />
anche economico. Le aziende di questo settore<br />
sono grandi consumatrici di energia termica<br />
ed elettrica all’interno della loro filiera,<br />
con importanti ricadute sia sulla loro bolletta<br />
sia sull’ambiente e la cogenerazione può essere<br />
quindi una soluzione ideale per far fronte<br />
alle esigenze di queste realtà.<br />
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TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
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componenti<br />
PIASTRE PASSACAVO CONFORMI FDA<br />
Il KEL-DPZ-HD è stato sviluppato da icotek appositamente per l’uso<br />
nell’industria alimentare e farmaceutica. Considerando le linee guida<br />
Hygienic Design (EHEDG), l’azienda ha prestato molta attenzione a<br />
rendere la superficie molto liscia in modo che non vi siano rugosità di<br />
deposito dello sporco sul lato esposto. Il raggio di curvatura esterno<br />
di 6 mm, invece dei 3 mm richiesti, supera le specifiche EHEDG. Il<br />
KEL-DPZ-HD è realizzato con materiale approvato FDA in conformità<br />
con l’approvazione alimentare 1935/2004 / EG e (UE) 10/2011. Un<br />
chiaro riconoscimento visivo è dato dal colore blu di segnalazione.<br />
Cavi e tubi con un diametro compreso tra 3,2 mm e 22,2 mm<br />
sono instradati e sigillati secondo gli standard IP65/66/67/68. A<br />
seconda della versione, è possibile instradare fino a 35 cavi.<br />
L’area di serraggio ha una flessibilità fino a 7 mm e offre molta<br />
flessibilità anche durante l’assemblaggio. Le piastre sono disponibili<br />
con una filettatura metrica nelle dimensioni M32, M40,<br />
M50 e M63.<br />
Uno dei principali vantaggi rispetto ai pressacavi convenzionali è<br />
la densità di passaggio significativamente maggiore. Il fissaggio<br />
della placca di ingresso cavi con un controdado è semplice e sicuro.<br />
Inoltre, per completare il suo sistema di progettazione igienica,<br />
icotek ha sviluppato fascette per cavi KB-HDD e supporti per fascette<br />
KBH-HDD entrambi rilevabili. Icotek offre anche tappi del<br />
tipo ST-B-HD in versione rilevabile - ST-B-HDD, al fine di sigillare<br />
eventuali passaggi non più in uso nelle membrane. Campioni gratuiti<br />
e certificati possono essere richiesti direttamente al produttore.<br />
I nuovi prodotti sono privi di alogeni e silicone.<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
CUSCINETTI RADIALI IN PANIFICIO<br />
Vista in sezione dei supporti ritti NSK con<br />
cuscinetti radiali orientabili a rulli ad alta<br />
capacità di carico e tenute a labirinto<br />
Un panificio nel Regno Unito lamentava<br />
frequenti fermi imprevisti dovuti al cedimento<br />
precoce dei supporti ritti con cuscinetti a<br />
sfere montati sulla ventola di un forno ad<br />
alta temperatura. Adottando i supporti ritti<br />
di NSK con cuscinetti radiali orientabili a rulli<br />
ad alta capacità di carico e tenute a labirinto,<br />
la durata utile è aumentata di 4,5<br />
volte, con un risparmio annuale di 34.907<br />
euro. I cedimenti dei supporti ritti causavano<br />
lunghe interruzioni alla linea di produzione<br />
dei panini, con costi elevati per i fermi impianto<br />
e gli sprechi di prodotto. Davanti al<br />
La ventola del forno con<br />
azionamento a cinghia<br />
verificarsi dei cedimenti ogni sei<br />
settimane, i responsabili dell’azienda<br />
si sono rivolti al team di esperti di<br />
NSK per analizzare il problema nell’ambito<br />
del Programma a Valore Aggiunto AIP.<br />
Dopo una revisione approfondita dell’applicazione<br />
e un’analisi dei cuscinetti guasti, i tecnici<br />
di NSK hanno constatato che i cuscinetti si grippavano<br />
a causa dell’eccessivo precarico e dell’utilizzo<br />
di un lubrificante inadatto. I cuscinetti<br />
precedenti erano inadeguati per le condizioni<br />
operative della ventola del forno, azionata da<br />
una cinghia con disposizione verticale, e l’affidabilità<br />
sarebbe aumentata con una progettazione<br />
e una conseguente scelta più attenta dei<br />
cuscinetti. NSK ha proposto l’adozione dei<br />
supporti ritti Serie SNN con cuscinetti radiali<br />
orientabili a rulli ad alte prestazioni (HPS) e tenute<br />
a labirinto e ha indicato la posizione del<br />
cuscinetto, il gioco interno radiale e la lubrificazione<br />
corretti. Questa soluzione offre una capacità<br />
di carico assiale e radiale superiore, grazie<br />
a una disposizione “flottante” per compensare<br />
la dilatazione termica dell’albero ed eventuali<br />
sbilanciamenti della ventola (disallineamento<br />
dinamico). In seguito a un test, la soluzione<br />
individuata ha dimostrato di portare un miglioramento<br />
immediato, con un prolungamento<br />
della durata dei cuscinetti da 6 a 27<br />
settimane e una conseguente riduzione dei<br />
tempi morti e dei costi di manutenzione.<br />
I supporti ritti modulari Serie SNN sono stati<br />
sviluppati per condizioni applicative sfavorevoli.<br />
La manutenzione risulta semplice<br />
grazie all’alloggiamento diviso in due metà<br />
e lavorato con grande precisione, che consente<br />
una facile sostituzione del cuscinetto.<br />
La rilubrificazione può essere effettuata tramite<br />
due fori, mentre un foro di scarico evita<br />
l’eccessivo accumulo di lubrificante.<br />
Altri vantaggi dei supporti ritti Serie SNN<br />
sono l’alta rigidità (che riduce al minimo la<br />
deformazione della sede del cuscinetto) e<br />
un’efficiente dissipazione del calore. I supporti<br />
possono essere forniti per alberi con<br />
diametro da 20 a 140 mm.<br />
34<br />
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automazione/strumentazione<br />
ACCELERARE LA CONVERGENZA IT/OT<br />
Con FactoryTalk ® Edge Gateway,<br />
Rockwell Automation dà il via alla<br />
propria strategia edge, finalizzata a<br />
semplificare e accelerare la convergenza<br />
IT/OT. Le aziende produttive<br />
hanno difficoltà, a livello IT, ad aggregare<br />
dati operativi provenienti da<br />
fonti eterogenee e arricchirli di contesti<br />
inerenti alla fonte, come condizioni<br />
di processo, orari, stati delle<br />
macchine e altri stati di produzione.<br />
Ciò impedisce loro di ottenere quel<br />
livello di approfondimento che potrebbe<br />
rappresentare una chiave di<br />
volta a livello aziendale. Rispetto alle<br />
tradizionali soluzioni gateway, che<br />
non riescono a far fronte a queste<br />
sfide importanti, FactoryTalk Edge<br />
Gateway è più avanzata poiché oltre<br />
ad arricchire i dati OT contestualizzandoli<br />
con le informazioni più<br />
essenziali, li trasferisce alle applicazioni<br />
IT in un modello comune e flessibile.<br />
Ciò permette alle aziende produttive<br />
di disporre di un livello di<br />
dettaglio che genera di per sé vantaggio<br />
competitivo.<br />
FactoryTalk Edge Gateway rappresenta<br />
un importante tassello di<br />
un’offerta più completa, una piattaforma<br />
edge che includerà elementi<br />
di modelli pre-definiti per<br />
l’analisi dei dati, machine learning,<br />
applicazioni personalizzate e calcolo<br />
scalabile. Si tratta del più recente<br />
arricchimento della suite FactoryTalk<br />
Analytics, riconosciuta e ampiamente<br />
adottata per supportare diversi<br />
settori industriali e casi d’uso<br />
dell’Industrial IoT (IIoT). FactoryTalk<br />
Edge Gateway è anche un pilastro<br />
fondamentale della strategia di<br />
Rockwell Automation finalizzata ad<br />
accelerare l’agilità digitale con dispositivi<br />
industriali verso lo spettro<br />
del cloud, grazie a una serie di partnership<br />
tra cui quelle con PTC e<br />
Microsoft.<br />
Le esclusive capacità di gestione dei<br />
dati di FactoryTalk Edge Gateway<br />
consentono di ridurre fino al 70% il<br />
lavoro di preparazione dei dati analitici<br />
per gli scientist o gli analisti, fornendo<br />
al contempo dati OT di qualità<br />
superiore. Il modello di base dei<br />
dati informativi comuni è orchestrato<br />
dall’esclusiva funzionalità<br />
FactoryTalk Smart Object di<br />
Rockwell Automation e può essere<br />
mappato in modo efficiente su applicazioni<br />
on-premise o cloud per<br />
generare analisi predittive in tutta<br />
l’azienda. FactoryTalk Edge<br />
Gateway è progettato per integrarsi<br />
con le migliori soluzioni ecosistemiche<br />
della categoria, come<br />
Microsoft Azure e FactoryTalk<br />
InnovationSuite, powered by<br />
PTC, e una varietà di applicazioni<br />
per big data, IIoT e cloud.<br />
“I clienti che procedono nell’integrazione<br />
IT/OT e continuano a<br />
sfruttare i dati operativi per guidare<br />
le analisi si stanno rendendo conto<br />
che è fondamentale disporre del<br />
corretto contesto dei dati OT per far<br />
evolvere le proprie iniziative di trasformazione<br />
digitale”, ha dichiarato<br />
Arvind Rao, direttore, Product<br />
Management for Information<br />
Systems di Rockwell Automation.<br />
“Con FactoryTalk Edge Gateway,<br />
stiamo riducendo il tempo e gli<br />
sforzi necessari per costruire, mantenere<br />
e arricchire questo importante<br />
contesto OT”.<br />
INTERRUTTORE DI LIVELLO IN VESTE DIGITALE<br />
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A gennaio 2021, lo storico interruttore di livello<br />
a ultrasuoni ASL di Terranova ® si presenterà<br />
in una nuova veste interamente digitale.<br />
L’ultra-collaudato principio tecnico<br />
di misura a ultrasuoni, sul mercato<br />
ormai da oltre 20 anni con<br />
decine di migliaia di installazioni<br />
nei vari settori industriali, viene<br />
integrato ad una elettronica completamente<br />
digitale. I vantaggi che<br />
ne derivano sono un miglioramento<br />
della flessibilità di calibrazione, una<br />
semplice e aumentata gestione delle<br />
uscite di corrente e/o relay e una<br />
diagnostica estremamente rafforzata.<br />
Questo nuovo sviluppo permetterà<br />
all’interruttore di livello di affacciarsi<br />
verso nuove possibili applicazioni con limiti<br />
estremi di pressione e temperatura, che vanno<br />
al di là delle consolidate applicazioni industriali.<br />
La serie ASL si presenterà sul mercato forte<br />
delle certificazioni CE, ATEX, IEC-Ex, PED, SIL<br />
nonché Type Approvals per applicazioni navali<br />
e Offshore oltre a RINA e DNV. Il continuo<br />
impegno nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni<br />
innovative accompagnati da quasi 100<br />
anni di esperienza (dei brand proprietari<br />
Spriano ® , Valcom ® & Mec-Rela ® ) fanno di<br />
Terranova il partner ideale nella fornitura di<br />
strumentazione per la misura e il controllo di<br />
livello, pressione, temperatura, portata, peso<br />
specifico e presenza di liquidi nei processi industriali.<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
35<br />
35_35_automazione/strumentazione.indd 35 26/01/21 16:37
materiali<br />
Nel processo di riciclo del<br />
packaging a prevalenza<br />
cellulosica sono molti<br />
i fattori che le aziende<br />
devono tenere in<br />
considerazione.<br />
Le linee guida del<br />
Conai suggeriscono di<br />
incrementare la presenza<br />
di cellulosa al 60% della<br />
confezione, per ridurre le<br />
possibili interferenze da<br />
parte degli altri materiali.<br />
a cura di<br />
di Eva Eva De Vecchis<br />
De Vecchis<br />
FACILITARE IL RICICLO DEGLI<br />
IMBALLAGGI CELLULOSICI<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
36<br />
Tutto è partito da un’iniziativa del CONAI, il Consorzio<br />
Nazionale Imballaggi che opera a stretto contatto con le<br />
imprese per sostenerle durante il processo di riciclo e recupero<br />
dei rifiuti di packaging. Nel documento “Linee<br />
guida per la facilitazione delle attività di riciclo degli imballaggi<br />
a prevalenza cellulosica”, i suggerimenti per le aziende<br />
partono dall’importanza generica del riciclo fino a<br />
un’analisi dettagliata di quelle che sono le possibili complicazioni<br />
e interferenze da parte di materiali “altri” presenti<br />
all’interno del packaging a prevalenza cellulosica. La<br />
fase di riciclo, infatti, che di solito è in grado di garantire<br />
al prodotto altre 7 vite, si sta riducendo ad un numero di<br />
possibilità di recupero sempre più esiguo (3,6 o 2,4 volte).<br />
Per scongiurare un danno simile, il suggerimento del<br />
CONAI è quello di incrementare il più possibile la presenza<br />
di cellulosa all’interno dell’imballaggio (superando la soglia<br />
del 60%), e ridurre al minimo la presenza di altri materiali,<br />
specialmente quelli plastici. Non solo dunque si consigliano<br />
metodi per un facile discernimento tra i materiali,<br />
ma anche una suddivisione delle parti plastiche in frammenti<br />
di dimensioni inferiori a 0,10 - 0,15 mm: consigli<br />
importanti per le aziende ma anche per i consumatori, che<br />
non devono scordare il loro ruolo fondamentale all’interno<br />
della filiera del riciclo.<br />
UNA CULTURA AMBIENTALE<br />
Il riciclo fa ormai parte della nostra vita quotidiana, o<br />
almeno così dovrebbe essere. Tutti noi siamo abituati, chi<br />
più chi meno, a consumare un prodotto e gettare la confezione<br />
nel contenitore corretto. Anche le aziende devono<br />
portare avanti, con numeri notevolmente più elevati<br />
di scarti, un processo simile, che proprio a causa della<br />
loro massa, devono essere disciplinati nel miglior modo<br />
possibile.<br />
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materiali<br />
Pensare Futuro è un progetto che<br />
racchiude una serie di iniziative sulla<br />
prevenzione dell’impatto ambientale<br />
degli imballaggi sviluppate da<br />
CONAI: il Consorzio Nazionale<br />
Imballaggi che opera con le imprese<br />
consorziate per il raggiungimento<br />
degli obiettivi di riciclo e recupero dei<br />
rifiuti di imballaggio.<br />
Tra gli obiettivi del Consorzio c’è anche<br />
quello di diffondere tra le aziende<br />
una cultura orientata al rispetto<br />
dell’ambiente attraverso interventi in<br />
grado di rendere gli imballaggi sempre<br />
più sostenibili, attraverso interventi<br />
di eco-design volti a ridurre a<br />
monte l’impatto ambientale degli<br />
imballaggi: risparmio di materia prima;<br />
utilizzo di materiale riciclato/recuperato;<br />
riutilizzo; facilitazione delle<br />
attività di riciclo; ottimizzazione della<br />
logistica; semplificazione del sistema<br />
di imballo; ottimizzazione dei processi<br />
produttivi.<br />
“Facilitare le attività di riciclo” è quindi<br />
l’espressione esatta per descrivere<br />
il documento “Linee guida per la facilitazione<br />
delle attività di riciclo degli<br />
imballaggi a prevalenza cellulosica”,<br />
diffuso dal CONAI e destinato a tutto<br />
il territorio italiano. Come si può dedurre<br />
dal titolo, la ricerca riguarda il<br />
packaging a prevalenza cellulosica, e<br />
vuole essere uno strumento per i progettisti<br />
che intendono sviluppare, a<br />
monte, degli imballaggi che rendano<br />
possibile la trasformazione del rifiuto<br />
generato a fine vita, in risorsa.<br />
scritti nel dettaglio all’interno del sistema<br />
di valutazione Aticelca<br />
501:2019, che definisce un materiale<br />
a prevalenza cellulosica quel materiale<br />
“costituito da oltre il 50% in peso<br />
da materiali a prevalenza cellulosica”.<br />
LA FILIERA DEL RICICLO<br />
Progettare è un termine capace di<br />
coinvolgere una moltitudine di significati.<br />
Il primo di questi è porre la dovuta<br />
attenzione ad ogni fase del processo<br />
che porta alla realizzazione del<br />
prodotto finito e dunque consiste non<br />
solo nel dettagliare forma, funzionalità,<br />
modo d’uso e comunicazione<br />
all’utente o il rispetto di normative<br />
vigenti, ma anche nell’avere consapevolezza<br />
dell’intero ciclo di vita del prodotto:<br />
dalla sua nascita fino al momento<br />
in cui termina la sua funzione<br />
e viene riciclato per generare nuovo<br />
materiale.<br />
La filiera del riciclo dei materiali a prevalenza<br />
cellulosica si suddivide in tre<br />
macro-processi: raccolta, selezione e<br />
riciclo.<br />
A differenza della raccolta urbana va<br />
ricordato che il materiale raccolto dal<br />
settore industriale può arrivare dalle<br />
attività più disparate, che abbiano in<br />
almeno una fase delle sue operazioni,<br />
Il CONAI ha<br />
pubblicato un<br />
documento che<br />
contiene le “Linee<br />
guida per la<br />
facilitazione delle<br />
attività di riciclo<br />
degli imballaggi<br />
a prevalenza<br />
cellulosica”<br />
l’uso di packaging a prevalenza cellulosica.<br />
In questa fase, sia essa di prodotti<br />
post-consumo o di prodotti di scarto<br />
industriale, l’aspetto principale è sempre<br />
quello di informare l’utente affinché<br />
conosca le buone pratiche legate<br />
al corretto conferimento in raccolta<br />
differenziata degli imballaggi con cui<br />
entrano in contatto.<br />
Se infatti il settore industriale genera<br />
materiale di scarto omogeneo<br />
in qualità, quello del circuito cittadino<br />
vede l’accumulo di diverse tipologie<br />
di prodotti. L’utente finale<br />
ha quindi un ruolo chiave all’interno<br />
dell’intera filiera e può contare,<br />
in questa fase, sul felice supporto<br />
del CONAI che ha formulato<br />
l’“Etichetta per il cittadino -<br />
Vademecum per una etichetta volontaria<br />
ambientale che guidi il<br />
cittadino alla raccolta differenziata<br />
degli imballaggi”. Si tratta di una<br />
linea guida per le aziende che intendono<br />
integrare l’etichetta ambientale<br />
dei loro imballaggi per informare<br />
al meglio il consumatore<br />
su come conferire lo scarto e su<br />
molto altro ancora (separazione di<br />
componenti, svuotamento e appiattimento<br />
dell’imballaggio, smi-<br />
SE ANCHE IL PACKAGING<br />
DIVENTA SMART<br />
Se fino a poco tempo fa il packaging<br />
era utilizzato quasi sempre in funzione<br />
di protezione per il contenuto,<br />
adesso, grazie all’ingresso delle nuove<br />
tecnologie è possibile parlare di smart<br />
packaging. Il cui appellativo di intelligente<br />
è dovuto al fatto che un materiale,<br />
un trattamento superficiale o<br />
una tecnologia permettono l’aggiunta<br />
di funzionalità all’imballaggio. Gli<br />
imballaggi a prevalenza cellulosica<br />
(che possono essere smart) sono de-<br />
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materiali<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
nuzzamento dei prodotti e informazioni<br />
relative alla sostenibilità<br />
dei materiali impiegati).<br />
La presenza di<br />
altri materiali<br />
tende a ridurre<br />
“le sette vite” di<br />
solito consentite<br />
dal recupero<br />
degli imballaggi<br />
cellulosici<br />
Foto Ranpack<br />
DALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA<br />
AI PROCESSI DI SELEZIONE<br />
Nonostante i prodotti in carta e cartone,<br />
o meglio, nonostante il packaging<br />
a prevalenza cellulosica possieda<br />
fino a 7 “vite” (diventando dunque<br />
ogni volta parte di un nuovo prodotto<br />
inserito all’interno del processo chiuso,<br />
da cartiera a cartiera) ad oggi<br />
la media europea di “vite” vissute<br />
dalla fibra si aggira intorno a 3,6<br />
cifra che, se consideriamo il panorama<br />
mondiale, può scendere anche a<br />
2,4. Visti questi dati risulta ancora più<br />
importante “cercare di valorizzare il<br />
materiale utilizzato prolungando il più<br />
possibile la permanenza delle fibre<br />
cellulosiche all’interno della filiera prima<br />
di procedere al loro definitivo<br />
smaltimento”, suggerisce il documento<br />
redatto dal CONAI che dunque<br />
mette in guardia le aziende e i<br />
cittadini sull’importanza della fase finale<br />
di vita di un prodotto: il riciclo.<br />
Certo, i fattori che influiscono sulla<br />
riciclabilità dei packaging a prevalenza<br />
cellulosica sono diversi e riconducibili<br />
a pratiche quali una corretta<br />
raccolta differenziata da parte del<br />
consumatore, fino ad arrivare ai processi<br />
di selezione e riciclo condizionati<br />
da possibili limitazioni tecnologicotecniche.<br />
Parlando di aziende, i requisiti di sicurezza<br />
e di durabilità dei propri prodotti<br />
devono trovarsi sempre al primo<br />
posto, così come l’interesse da<br />
parte del progettista e dell’azienda<br />
trasformatrice verso i possibili effetti<br />
che il prodotto potrebbe avere sul<br />
processo di riciclo. Un’ottica a tutto<br />
tondo che possa sempre guardare<br />
all’impatto ultimo della soluzione<br />
scelta sulla shelf-life del prodotto<br />
stesso. Inoltre, aggiunge il CONAI,<br />
“queste stime dovranno essere<br />
condotte in maniera ancor più accurata<br />
in proporzione al volume<br />
che il packaging occuperà una volta<br />
sul mercato, in quanto maggiori<br />
quote di mercato<br />
implicano maggiori<br />
frazioni di rifiuto da<br />
dover gestire”.<br />
GESTIRE I MATERIALI<br />
IMPERMEABILI<br />
Tra le difficoltà possibili che intaccano<br />
la fase di riciclo e differenziazione degli<br />
imballaggi a prevalenza cellulosica<br />
c’è anche la loro suddivisione per tipologia,<br />
forma e funzione e, a seconda<br />
della natura del loro contenuto, il<br />
fatto di dover assicurare differenti<br />
caratteristiche meccaniche o chimicofisiche.<br />
Altro aspetto rilevante è il processo<br />
di lavorazione, che definisce i<br />
parametri tecnologici.<br />
Nello specifico, la carta è per definizione<br />
un materiale poroso che assorbe<br />
facilmente l’umidità grazie<br />
anche alle caratteristiche idrofiche<br />
delle fibre che la compongono. Ma<br />
il fatto di essere anche un materiale<br />
traspirabile può rivelarsi uno svantaggio<br />
se il contenuto del packaging<br />
è un alimento, per esempio, umido<br />
o grasso: limite che può essere superato<br />
con degli effetti barriera grazie<br />
ai quali si evitano le interazioni<br />
con l’esterno al fine di prolungare la<br />
shelf-life dell’imballaggio. La soluzione<br />
smart, appunto, per migliorare<br />
queste proprietà è quella di accoppiare<br />
e rivestire il materiale<br />
cellulosico con altri materiali dalle<br />
proprietà differenti quali plastica e<br />
alluminio, ma è possibile incontrare<br />
anche materiali compositi a prevalenza<br />
cellulosica rivestiti da cera o<br />
silicone.<br />
Vista la qualità impermeabile di<br />
questi prodotti, e dato che il primo<br />
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materiali<br />
step della fase di riciclo in cartiera<br />
prevede l’utilizzo di acqua all’interno<br />
di un pulper, è bene che gli imballaggi<br />
a prevalenza cellulosica non<br />
siano rivestite/laminate/accoppiate<br />
su entrambi i lati e questo è un primo<br />
importante avvertimento che le<br />
aziende devono tenere in considerazione.<br />
Risulta inoltre buona pratica<br />
utilizzare nell’accoppiamento tra<br />
i diversi materiali che compongono<br />
il packaging, adesivi che facilitino la<br />
separazione del substrato cellulosico<br />
durante la fase di pulperizzazione,<br />
minimizzando le fibre trattenute<br />
a sé dall’adesivo.<br />
Per essere definito a prevalenza cellulosica,<br />
è bene ricordare che il materiale<br />
deve essere costituito da almeno il<br />
51% in peso di fibre di cellulosa.<br />
Eppure, restare a percentuali di fibra<br />
minime solo per appartenere a questa<br />
categoria – e dunque al 50-60 % –<br />
significherebbe ridurre al minimo il<br />
rendimento del processo di riciclo.<br />
Massimizzare è la parola d’ordine e<br />
dunque incrementare il contenuto in<br />
fibra all’interno di prodotti riducendo<br />
il quantitativo di materiali non cellulosici<br />
usati come rivestimento.<br />
RIDURRE LE FRAZIONI<br />
DI MATERIALE PLASTICO<br />
La già citata plastica è il principale materiale<br />
impiegato in fase di accoppiamento<br />
di imballaggi cellulosici e di<br />
loro lavorazione, per questo è anche<br />
il materiale più presente come scarto<br />
di una cartiera.<br />
Altro utilizzo specifico del materiale<br />
plastico è quello di permettere all’utente<br />
di vedere il contenuto interno al<br />
packaging e di assicurare prestazioni<br />
aggiuntive all’imballaggio. Inoltre la<br />
plastica utilizzata all’interno di uno<br />
stesso imballaggio in cartone a prevalenza<br />
cellulosica può essere di vari tipi<br />
e questo può complicare il processo<br />
Progettare il riciclo<br />
significa avere<br />
consapevolezza<br />
dell’intero ciclo di<br />
vita del prodotto:<br />
dalla sua nascita<br />
fino al momento<br />
in cui termina la<br />
sua funzione e deve<br />
essere riciclato per<br />
generare nuovo<br />
materiale<br />
di selezione da una parte, e quello di<br />
produzione di carta a partire da macero<br />
dall’altro, poiché riconoscono<br />
questi materiali come non desiderati<br />
e quindi come scarto a prescindere<br />
dal tipo di plastica utilizzata.<br />
Un altro ostacolo riguarda il comportamento<br />
del materiale plastico da<br />
tenere sotto controllo: le plastiche<br />
impiegate non si dovrebbero, infatti,<br />
frammentare in parti di dimensioni<br />
inferiori a 0,10-0,15 mm perché eluderebbero<br />
i sistemi di filtrazione.<br />
Questo porta a preferire una frazione<br />
di materiale plastico che sia il più possibile<br />
ridotta optando invece per un<br />
contenuto cellulosico che rappresenti<br />
la quasi totalità.<br />
Queste interferenze plastiche come<br />
anche la presenza di inchiostri sul<br />
packaging in carta e cartone – che<br />
soprattutto in caso di imballaggi per<br />
prodotti alimentari devono rispettare<br />
stringenti normative relative alla migrazione<br />
di contaminanti dal supporto<br />
al contenuto – sono fattori che<br />
ogni azienda deve tenere in considerazione<br />
nella fase di riciclo, attraverso<br />
alcune attenzioni quali: adottare soluzioni<br />
mono-materiali di cellulosa;<br />
minimizzare le componenti di materiali<br />
differenti (a partire dalla plastica);<br />
se necessario utilizzare componenti o<br />
strati in plastica, considerando che tali<br />
componenti andranno a costituire<br />
scarti da gestire poi a loro volta a recupero<br />
energetico o smaltimento, e<br />
dunque evitare il PVC, che presenta<br />
problematiche a recupero energetico;<br />
favorire l’omogeneizzazione di<br />
polimeri plastici per poter riuscire a<br />
valorizzare lo scarto; laddove sia necessaria<br />
adottare componenti aggiuntive<br />
in materiali differenti, renderle<br />
pelabili/separabili manualmente<br />
dall’utente al momento dell’utilizzo o<br />
del conferimento, fornendo indicazioni<br />
chiare e, infine, se proprio sono<br />
necessarie componenti plastiche aggiuntive<br />
bisogna fare in modo che<br />
avvenga la separazione della fibra di<br />
carta dalle componenti in plastica nel<br />
pulper.<br />
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indagine di mercato<br />
L’andamento<br />
delle tecnologie e<br />
apparecchiature per la<br />
lavorazione dei prodotti<br />
ittici segue l’aumento<br />
della domanda di<br />
pesce trasformato.<br />
Nei prossimi anni gli<br />
investimenti maggiori<br />
saranno ancora in Asia,<br />
mentre crescerà il ruolo<br />
dell’Africa.<br />
di Giuseppe<br />
Tamburini<br />
IN LIEVE CRESCITA GLI IMPIANTI<br />
PER LA LAVORAZIONE DEL PESCE<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
40<br />
Il mercato mondiale dell’impiantistica per la lavorazione<br />
e trasformazione del pesce ha raggiunto nel<br />
2019 il valore di 3,22 miliardi di dollari, in crescita ad<br />
un tasso medio annuo del 3,7% nell’arco dell’ultimo<br />
decennio (figura 1), leggermente superiore al tasso di<br />
crescita dei consumi mondiali di pesce nello stesso<br />
periodo. Ciò si può spiegare col fatto che, nonostante<br />
il pesce fresco rappresenti ancora la fetta più consistente<br />
dei consumi totali di pesce, è però aumentata<br />
a ritmi più sostenuti la domanda di pesce<br />
trasformato (pesce in scatola, pesce in busta, pesce<br />
affumicato ecc).<br />
Il dato si riferisce a quelle apparecchiature che servono<br />
nei processi utilizzati dopo la cattura del pesce<br />
(pescato o coltivato mediante acquacultura) per trasformarlo<br />
in prodotto finito: sono quindi escluse le<br />
strutture relative alla pesca e all’acquacultura.<br />
I PROCESSI LUNGO LA FILIERA DEL PESCE<br />
Gli impianti di lavorazione del pesce realizzano una serie<br />
di numerosi e diversificati processi che costituiscono la<br />
filiera del pesce. Si citano di seguito alcune delle lavorazioni<br />
più significative:<br />
• processi relativi alla lavorazione su pesce fresco, ossia<br />
pesce non trasformato che poi subisce il solo trattamento<br />
di frigoconservazione: tali processi comprendono operazioni<br />
di:<br />
- desquamazione (o decalcificazione): il pesce viene inviato<br />
ad un tamburo che, ruotando, raschia e rimuove le<br />
scaglie; queste vengono rimosse con getti d’acqua e inviate<br />
a un piano di raccolta;<br />
- eviscerazione e sventratura: consiste nella eliminazione<br />
dei visceri del pesce mediante taglio con lame circolari ad<br />
elevata produttività (misurata in numero di pesci / minuto),<br />
ed asportazione dei visceri stessi mediante aspiraziowww.interprogettied.com<br />
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indagine di mercato<br />
Figura 1 - Domanda mondiale di impianti per la lavorazione del pesce:<br />
2009 - 2019<br />
Tabella 1 - Mercato mondiale degli impianti<br />
per la lavorazione e trasformazione del pesce<br />
per principali tipologie di impianti: anno 2019<br />
Fonte: analisi produttori di impianti - statistiche sui consumi di pesce IMA%<br />
(Incremento medio annuo percentuale) 2009 - 2019: + 3,7%<br />
Tipo di impianto Milioni $<br />
Impianti di desquamazione del pesce 430<br />
Impianti di sventramento del pesce 205<br />
Impianti di macellazione e decapitazione 185<br />
Impianti di filettatura 370<br />
Impianti di surgelazione di pesce,<br />
esclusi molluschi e crostacei 550<br />
Impianti di surgelazione di crostacei e molluschi 70<br />
Impianti di affumicatura 350<br />
Impianti per pesce in scatola 300<br />
Impianti di asciugatura / essiccatura 280<br />
Altri vari 480<br />
Totale 3.220<br />
Fonte: analisi produttori di impianti - statistiche<br />
sui consumi di pesce<br />
ne sotto vuoto. Nelle moderne evisceratrici<br />
il taglio è facilmente<br />
regolabile in funzione delle diverse<br />
taglie di pesce, e tutto il processo di<br />
taglio e rimozione delle viscere è regolato<br />
da un supervisore computerizzato;<br />
- macellazione: i metodi di macellazione<br />
del pesce variano a seconda<br />
della tipologia di pesce. Tra i più diffusi:<br />
asfissia nel ghiaccio, particolarmente<br />
usata per orate e spigole,<br />
congelamento con CO 2<br />
, che consiste<br />
nella saturazione di acqua ghiacciata<br />
con anidride carbonica, metodo particolarmente<br />
utilizzato per salmoni;<br />
decapitazione (non segue le linee<br />
guida OIE), usata soprattutto per<br />
carpe e può essere effettuata con<br />
decapitatrici a pressione pneumatica,<br />
senza uso di corrente elettrica; percussione<br />
mediante stordimento elettrico<br />
(raccomandato da OIE) ancora<br />
poco diffuso in Europa.<br />
Il Regolamento UE in materia di macellazione<br />
del pesce (1999 - 2009)<br />
richiede che i pesci non provino troppe<br />
sofferenze in fase di abbattimento,<br />
secondo le Linee Guida dell’Organizzazione<br />
Mondiale della Salute<br />
Animale (OIE); tali Linee Guida sono<br />
state sottoscritte da tutti i paesi<br />
membri, ma non tutti gli operatori le<br />
osservano in maniera rigorosa;<br />
- filettatura: il pesce decapitato viene<br />
inserito in una canala di alimentazione<br />
e trasportato automaticamente a<br />
delle lame rotanti mediante una cinghia.<br />
La filettatura viene effettuata<br />
regolando opportunamente lo spessore<br />
del taglio in maniera tale da avere<br />
il minimo spreco di polpa del pesce;<br />
eventuali lische laterali possono<br />
essere tolte con sistemi automatici.<br />
Tutte le parti della filettatrice, comprese<br />
lame e cinghia trasportatrice,<br />
vengono mantenute sempre pulite<br />
mediante opportuni getti di acqua.<br />
Il pesce fresco così modificato da un<br />
punto di vista della sua integrità anatomica,<br />
può subire poi una serie di:<br />
• processi di trasformazione:<br />
- asciugatura: viene realizzata mediante<br />
unità di trattamento dell’aria,<br />
costituita da una sezione di riscaldamento<br />
aria e una unità frigorifera, e<br />
sistema di ventilazione. I moderni<br />
impianti di asciugatura sono dotati,<br />
oltre che di un sistema di recupero<br />
del calore di condensazione durante<br />
il funzionamento del compressore<br />
frigorifero, anche di sistemi di controllo<br />
elettronico che consentono di<br />
monitorare in continuo temperatura<br />
In Europa<br />
Occidentale,<br />
Spagna, Francia<br />
e Regno Unito<br />
rappresentano<br />
circa il 50% degli<br />
investimenti in<br />
impianti per la<br />
trasformazione<br />
del pesce. L’Italia<br />
eccelle per la<br />
lavorazione del<br />
tonno, di cui<br />
importa quasi tutta<br />
la materia prima<br />
e umidità dell’aria, registrarne graficamente<br />
l’andamento nel tempo, e<br />
gestire una serie di altre funzioni (per<br />
esempio tempi di ricambi dell’aria);<br />
- salatura: viene effettuata a secco o<br />
in salamoia, a seconda sia delle dimensioni<br />
del filetto, sia degli eventuali<br />
trattamenti successivi;<br />
- affumicatura: può essere realizzata<br />
sia a caldo che a freddo in cella a<br />
temperatura regolata. Il fumo esplica<br />
una funzione di conservazione antimicrobica<br />
nei confronti del pesce,<br />
tramite deposizione di opportune<br />
sostanze a caratteristiche antimicrobiche<br />
(per esempio carbonili, fenoli);<br />
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indagine di mercato<br />
Figura 2 - Mercato mondiale degli impianti per la lavorazione e<br />
trasformazione del pesce per principali tipologie di impianti (in %): anno 2019<br />
Tabella 2 - Mercato mondiale degli<br />
impianti di lavorazione e trasformazione<br />
del pesce per area geografica: anno 2019<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
- eventuale cottura;<br />
- marinatura: è una tecnica di trasformazione<br />
che consente, tramite<br />
immersione in soluzioni opportune<br />
(per esempio a base di succo di limone<br />
o di aceto), di ridurre il pH sotto il<br />
limite critico di 4,5;<br />
- pastorizzazione, trattamento termico<br />
che serve a distruggere forme vegetative<br />
patogene e tossine, mantenendo<br />
però inalterati i valori<br />
nutrizionali del pesce;<br />
- sterilizzazione, trattamento termico<br />
che permette la distruzione di tutti i<br />
microrganismi e la inattivazione enzimatica;<br />
- inscatolamento: tonno in scalota,<br />
salmone in scatola, filetti di sgombro<br />
in scatola, ecc. L’inscatolamento può<br />
avvenire con introduzione di olio, o<br />
di liquido conservante (per esempio<br />
tonno o salmone al naturale). Oltre<br />
che in scatola il pesce può essere confezionato<br />
in vasetti (caso tipico è<br />
quello del tonno in vasetti di vetro);<br />
- imbustatura con sistemi che garantiscano<br />
una chiusura ermetica, sterilizzata,<br />
ridotto ingombro allo scopo<br />
di ottimizzare i costi di trasporto, con<br />
macchine opportunamente progettate<br />
per il corretto dosaggio del pesce<br />
senza perdita di prodotto in fase<br />
di riempimento della confezione.<br />
Sono disponibili macchine rotative<br />
particolarmente veloci e flessibili nel<br />
garantire cambi di formato;<br />
- congelamento e surgelazione, ecc.<br />
Il pesce che ha subito processi di trasformazione,<br />
a sua volta può essere<br />
classificato in due categorie:<br />
• ready to eat, stabile a temperatura<br />
ambiente (per esempio tonno in vasetti,<br />
pesce in scatola): in questo caso<br />
viene classificato come “conserve”;<br />
• qualora necessiti della catena del<br />
freddo viene classificato come “semiconserve”.<br />
Delle numerosissime tipologie di impianti<br />
quelli per il processo di surgelazione<br />
rappresentano la quota maggiore<br />
del mercato totale (tabella 1).<br />
Attualmente l’Asia-Pacifico rappresenta<br />
di gran lunga la quota più consistente<br />
del mercato globale dell’impiantistica<br />
per la lavorazione e<br />
trasformazione del pesce (tabella 2),<br />
seguita da Europa e Nord America.<br />
Negli USA esiste una fiorente industria<br />
di lavorazione e trasformazione<br />
del pesce: il paese figura come sesto<br />
produttore di pesce pescato al mondo<br />
e tra quelli a consumo pro capite<br />
più alti.<br />
Anche in Canada esiste una solida<br />
industria ittica, anche se ovviamente<br />
di dimensioni più ridotte rispetto<br />
agli USA.<br />
In America Latina i due mercati di<br />
Area geografica Milioni $<br />
Nord America, di cui: 520<br />
. USA 470<br />
. Canada 50<br />
America Latina 195<br />
Europa Occidentale 760<br />
Europa dell’ Est 90<br />
CSI, di cui: 120<br />
. Russia 90<br />
. altri paesi 30<br />
Asia - Pacifico 1.355<br />
Africa 60<br />
Medio Oriente, di cui: 120<br />
. Turchia 30<br />
. Paesi Arabi del Golfo 10<br />
. Iran 70<br />
. altri 10<br />
Totale mondo 3.220<br />
Fonte: analisi produttori di impianti - statistiche<br />
sui consumi di pesce<br />
maggiori dimensioni sono Brasile e<br />
Messico. In Brasile circa l’80% del<br />
pesce lavorato e trasformato viene<br />
consumato dal mercato interno. Le<br />
importazioni di impianti dai paesi<br />
esteri a tecnologia più avanzata sono<br />
favorite dalla riduzione dei dazi introdotta<br />
dal governo brasiliano nel<br />
2017, che ha avuto come conseguenza<br />
una riduzione dei costi di investimento<br />
per le aziende, il che ha<br />
in parte contribuito a sostenere gli<br />
investimenti in capitale anche nel settore<br />
ittico nella difficile situazione<br />
economico - finanziaria in cui versa il<br />
paese. L’adozione di nuove tecnologie<br />
è mirata soprattutto a ridurre gli<br />
impatti ambientali in fase di produzione<br />
e risparmiare acqua ed energia.<br />
Anche il Messico offre interessanti<br />
opportunità per i produttori esteri di<br />
impianti e fornitori di tecnologie per<br />
la lavorazione e trasformazione del<br />
pesce: in particolare non esistono<br />
barriere doganali che limitino le importazioni<br />
di macchinari di provenienza<br />
europea.<br />
Tra i paesi minori latino-americani si<br />
42<br />
www.interprogettied.com<br />
40_46_ART TAMBURINI.indd 42 25/01/21 16:44
indagine di mercato<br />
Tabella 3 - Mercato degli impianti di lavorazione e<br />
trasformazione del pesce in Asia - Pacifico: anno 2019<br />
Figura 3 - Mercato mondiale degli impianti di lavorazione e trasformazione<br />
del pesce per area geografica (in %): anno 2019<br />
Paese Milioni $<br />
Cina 845<br />
India 92<br />
Giappone 108<br />
Corea del Sud 45<br />
Malaysia 23<br />
Indonesia 80<br />
Vietnam 42<br />
Filippine 48<br />
Thailandia 25<br />
Australia - Nuova Zelanda 15<br />
Taiwan 12<br />
Altri paesi 20<br />
Totale Asia – Pacifico 1.355<br />
Fonte: analisi produttori di impianti - statistiche sui consumi di pesce<br />
distingue il Perù, terzo o quarto produttore<br />
al mondo di pesce pescato,<br />
dopo Cina e Indonesia, e in concorrenza<br />
con l’India per il terzo posto; il<br />
Perù inoltre è il paese latino-americano<br />
con il più alto consumo pro capite<br />
di pesce. L’industria ittica peruviana<br />
è concentrata soprattutto presso i<br />
porti di Callao, Chimbote, Huacho,<br />
Ilo, Chancay e Huarmey.<br />
Anche in Cile la lavorazione del pesce<br />
ricopre una notevole importanza<br />
nell’industria alimentare del<br />
paese: in particolare l’industria del<br />
L’industria<br />
ittica cinese è<br />
la maggiore per<br />
dimensioni a livello<br />
mondiale, ma oltre<br />
il 50% delle acque<br />
interne cinesi è<br />
troppo inquinato.<br />
Per questo sia<br />
la UE che il<br />
Giappone e gli USA<br />
hanno più volte<br />
temporaneamente<br />
posto veti alle<br />
importazioni di<br />
pesce e prodotti<br />
ittici dalla Cina<br />
pesce salato o affumicato, e del pesce<br />
congelato.<br />
In Europa Occidentale Spagna,<br />
Francia e Regno Unito rappresentano<br />
circa il 50% degli investimenti in impianti<br />
per industria della lavorazione<br />
e trasformazione del pesce. L’Italia<br />
eccelle a livello mondiale per la lavorazione<br />
del tonno, di cui importa<br />
quasi tutta la materia prima. Nei paesi<br />
del Nord un ruolo importante ha<br />
la Norvegia: il paese è il secondo<br />
esportatore al mondo di pesce dopo<br />
la Cina: i principali impianti di lavorazione<br />
e trasformazione del pesce<br />
sono ubicati a Bergen, Stavanger e<br />
Trondheim. Negli anni si è registrata<br />
una progressiva chiusura delle aziende<br />
europee di trasformazione più<br />
piccole e non adeguatamente attrezzate,<br />
o la fusione con aziende più<br />
grandi. Inoltre la delocalizzazione<br />
verso paesi a basso costo di manodopera<br />
e le difficoltà di approvvigionamento<br />
delle materie prime, soprattutto<br />
per le piccole imprese, ha in<br />
parte sfavorito gli investimenti in<br />
nuove unità produttive in Europa. Per<br />
contro il fattore di traino è derivato<br />
da una crescente domanda di prodotti<br />
ittici innovativi e di qualità, con<br />
elevate caratteristiche nutrizionali e<br />
salutistiche; in altri termini una domanda<br />
di prodotti maggiormente<br />
lavorati e con un elevato contenuto<br />
di servizi. È stata pertanto favorita<br />
una richiesta di impianti per produzioni<br />
di grande scala e, al contempo,<br />
rispondente alle rigide norme in<br />
tema ambientale e di qualità imposte<br />
dalla GDO, principale canale di distribuzione<br />
del pesce lavorato e trasformato.<br />
Ciò ha favorito le società di<br />
lavorazione e trasformazione del<br />
pesce integrate con approvvigionamento<br />
interno della materia prima<br />
pesce, o che producono direttamente<br />
la materia prima (pesca, acquacultura),<br />
mentre sono state sfavorite le<br />
aziende di piccole dimensioni.<br />
Il consumo di pesce sta aumentando<br />
in tutti i paesi europei anche grazie al<br />
cambiamento delle abitudini dei consumatori.<br />
La domanda è aumentata<br />
soprattutto per quanto concerne<br />
prodotti trasformati o ready to eat<br />
anche per ragioni connesse a cambiamenti<br />
sociali.<br />
La crescita dei consumi però è moderata,<br />
e variabile negli anni da paese a<br />
paese. Per esempio in Italia si registra<br />
nell’arco degli ultimi due anni un sostanziale,<br />
seppur leggero, calo dei<br />
consumi di pesce, in particolare per<br />
quanto riguarda il pesce trasformato<br />
(pesce affumicato, pesce essiccato,<br />
pesce marinato o salato).<br />
Nell’Europa dell’Est la Polonia è il pa-<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
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43<br />
40_46_ART TAMBURINI.indd 43 25/01/21 16:45
indagine di mercato<br />
Figura 4 - Mercato degli impianti di lavorazione<br />
e trasformazione del pesce in Asia - Pacifico (in %): anno 2019<br />
Tabella 4 - Previsioni di sviluppo del mercato<br />
mondiale degli impianti di lavorazione e trasformazione<br />
del pesce per area geografica: 2019 - 2023 (1)<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
ese con un’industria di lavorazione e<br />
trasformazione del pesce più sviluppata,<br />
mentre nella CSI la Russia rappresenta<br />
il mercato di gran lunga<br />
dominante: si tenga presente che la<br />
Russia è il quinto produttore al mondo<br />
di pesce pescato. In Russia l’industria<br />
ittica, nel suo insieme, ha avuto<br />
a disposizione un budget di 1,6 miliardi<br />
di dollari, di cui hanno beneficiato<br />
anche le industrie di lavorazione<br />
e trasformazione, per investire in<br />
nuove tecnologie di processo, in prevalenza<br />
importate dall’Occidente,<br />
finalizzate ad aumentare l’efficienza<br />
produttiva e a migliorare la qualità<br />
del prodotto finito. Inoltre la generale<br />
tendenza della filiera ittica russa a<br />
ridurre progressivamente la dipendenza<br />
dall’estero (per esempio dalla<br />
Cina per quanto riguarda il merluzzo,<br />
o dal Cile per quanto riguarda il salmone)<br />
ha ovviamente favorito lo sviluppo<br />
di un’industria locale di lavorazione<br />
e trasformazione. Tale sviluppo<br />
si è concentrato soprattutto nell’area<br />
industriale intorno a San Pietroburgo,<br />
dove fino a pochi anni fa si è registrato<br />
un notevole incremento di aziende<br />
operanti nella filiera ittica. Esistono<br />
comunque allo stato attuale alcuni<br />
vincoli che fungono da freno agli investimenti,<br />
legati in particolare allo<br />
stallo generale dell’economia del pa-<br />
ese. Un altro aspetto riguarda una<br />
carenza di strutture dedicate all’acquacultura,<br />
che sta per contro assumendo<br />
un ruolo sempre più significativo<br />
nel contesto mondiale<br />
dell’industria ittica.<br />
In Asia-Pacifico il mercato di maggiori<br />
dimensioni è quello cinese<br />
(tabella 3).<br />
L’industria ittica cinese è la maggiore<br />
per dimensioni a livello mondiale, ma<br />
oltre il 50% delle acque interne cinesi<br />
è troppo inquinato. Per questo sia<br />
la UE che il Giappone e gli USA hanno<br />
più volte temporaneamente posto<br />
veti alle importazioni di pesce e<br />
prodotti ittici dalla Cina. Pertanto<br />
anche l’industria a valle della lavorazione<br />
e trasformazione del pesce è<br />
soggetta a problemi di sicurezza del<br />
pesce lavorato.<br />
Ciononostante la Cina, oltre ad essere<br />
il primo produttore al mondo di<br />
pesce materia prima (sia pesce pescato<br />
che di allevamento), è anche il<br />
maggior esportatore sia di pesce fresco<br />
che trasformato; gran parte delle<br />
esportazioni comunque sono dirette<br />
verso paesi poco o non regolamentati<br />
(Russia, Africa, Medio Oriente).<br />
L’impiantistica relativa è in fase di<br />
progressivo miglioramento sotto l’aspetto<br />
tecnologico, in particolare per<br />
quanto riguarda l’automazione di<br />
Area geografica Milioni $ IMA% (2)<br />
2019 2023<br />
Nord America 520 613 + 4,2<br />
America Latina 195 216 + 2,6<br />
Europa Occidentale 760 831 + 2,3<br />
Europa dell’ Est 90 101 + 2,9<br />
CSI 120 131 + 2,2<br />
Asia – Pacifico, di cui: 1.355 1.604 + 4,3<br />
. Cina 845 1015 + 4,7<br />
. Giappone 108 118 + 2,2<br />
. India 92 109 + 4,3<br />
. altri paesi 310 362 + 4,0<br />
Africa 60 71 + 4,3<br />
Medio Oriente 120 133 + 2,6<br />
Totale mondo 3.220 3.700 + 3,5<br />
(1)<br />
Tutti i dati sono a $ costante 2019<br />
(2)<br />
IMA% = Incremento medio annuo percentuale 2019 - 2023<br />
Fonte: consensus industrie alimentari - società produttrici<br />
di impianti<br />
processo, ma necessita di ulteriori<br />
miglioramenti, per esempio in termini<br />
di sicurezza del processo, rappresentando,<br />
almeno potenzialmente,<br />
una grossa opportunità per i produttori<br />
occidentali di impianti.<br />
Altri paesi asiatici che negli ultimi<br />
anni hanno registrato sostanziosi incrementi<br />
dell’industria ittica sono<br />
stati Giappone, Singapore, India.<br />
Nell’area asiatica, Indonesia e<br />
Vietnam sono soprattutto produttori<br />
ed esportatori di pesce materia prima:<br />
il Vietnam è il terzo esportatore<br />
mondiale di pesce con un valore che<br />
attualmente arriva quali a 9 miliardi<br />
di dollari. In Vietnam comunque l’industria<br />
della lavorazione del pesce<br />
negli ultimi 10-15 anni ha registrato<br />
un notevole sviluppo: attualmente<br />
esistono nel paese oltre 1.000 impianti<br />
per la lavorazione del pesce,<br />
più altri 400-500 circa impianti di<br />
congelamento. Le tecnologie di lavorazione<br />
più utilizzate sono per lo più<br />
quelle locali, ma i produttori di pesce<br />
lavorato e trasformato di grosse dimensioni<br />
importano i macchinari da<br />
44<br />
www.interprogettied.com<br />
40_46_ART TAMBURINI.indd 44 25/01/21 16:45
indagine di mercato<br />
Giappone, per lavorazioni più complesse,<br />
o dalla Cina; in misura minore<br />
da USA ed Europa Occidentale (in<br />
particolare Germania). L’industria ittica<br />
vietnamita presente buone opportunità<br />
future, in considerazione<br />
del fatto che per la filiera ittica il<br />
Governo vietnamita intende ottenere<br />
la Certificazione Ambientale secondo<br />
gli standard HACPP, GMP,<br />
SSOP, proprio in considerazione<br />
dell’elevata quota di export.<br />
L’Indonesia è un grosso consumatore<br />
di pesce, ma per la maggior parte si<br />
tratta di pesce crudo, oppure essiccato<br />
o grigliato; c’è una richiesta di<br />
macchinari di piatti pronti a base di<br />
pesce (stufati, zuppe). In Giappone<br />
l’industria ittica ha una lunga tradizione<br />
nella lavorazione e trasformazione<br />
del pesce, dovuta al fatto che<br />
in Giappone si consuma più pesce<br />
che carne, dato che quest’ultima costa<br />
di più del pesce; il pesce rappresenta<br />
ben l’80% del consumo proteico<br />
dei giapponesi. Le tecniche di<br />
lavorazione e trasformazione sono<br />
tra le più avanzate al mondo: i più<br />
grandi e moderni impianti per la lavorazione<br />
del pesce si trovano a<br />
Fukuoka, Nagasaki, Tokyo, Kyushu,<br />
Ishinomaki, Hachinoe, Kushiro e<br />
Wakkanai; impianti specializzati nella<br />
lavorazione delle sardine e acciughe<br />
si trovano a Shimonoseki; a<br />
Shiogama (Honshu) e Hakodata<br />
(Hokkaido) sono ubicati impianti specializzati<br />
nella lavorazione del pesce<br />
congelato. In India il Piano di recente<br />
annunciato dal Ministero Interno delle<br />
Finanze ha istituito un fondo speciale<br />
per lo sviluppo delle strutture di<br />
pesca e acquacultura (FIDF), che punta<br />
ad una produzione di prodotti ittici<br />
di circa 20 milioni di tonnellate<br />
entro il 2023. Ne risentirà ovviamente<br />
positivamente l’industria a valle<br />
della lavorazione e trasformazione,<br />
che è comunque attualmente ancora<br />
troppo frammentata e per la maggior<br />
parte scarsamente adeguata in<br />
termini di tecnologie usate.<br />
Nell’area medio-orientale il mercato<br />
di maggiori dimensioni è quello iraniano:<br />
l’Iran produce circa 330.000<br />
tonnellate/anno di pesce, ed è il maggior<br />
produttore di pesce in Medio<br />
Oriente. Recentemente la Cina ha<br />
annunciato di investire circa 3 miliardi<br />
di dollari nell’itticoltura iraniana<br />
(nell’isola di Qesh e nel porto di<br />
Bandar Abbas): altri paesi asiatici<br />
(quali Thailandia e Sud Corea) ed europei<br />
avevano già mostrato interesse<br />
A livello globale<br />
il mercato degli<br />
impianti per la<br />
lavorazione e<br />
conservazione del<br />
pesce è previsto<br />
crescere ad un<br />
ritmo del 3,5%<br />
medio annuo,<br />
per arrivare ad<br />
attestarsi a 3,7<br />
miliardi di dollari<br />
nel 2023<br />
ad investire in strutture per la filiera<br />
ittica iraniana. L’Iran è anche un grosso<br />
esportatore di pesce, per un totale<br />
di quasi 390 milioni dollari prima<br />
dell’avvento di dazi. Uno dei prodotti<br />
più pregiati esportati dall’Iran è il<br />
“Royal Caviar”, confezionato in scatole<br />
d’oro di 24 carati.<br />
La Turchia si distingue in particolare<br />
per la lavorazione delle acciughe trattate<br />
sott’olio: circa i due terzi del valore<br />
del pescato turco è costituito<br />
dalle acciughe. Le principali industrie<br />
di trasformazione sono ubicate prevalentemente<br />
nelle zone prospicienti<br />
il mare di Marmara. La presenza di<br />
materia prima a basso costo, unita ad<br />
una buona capacità sul piano sia tecnico<br />
che finanziario degli imprenditori<br />
turchi, hanno permesso negli<br />
anni una considerevole esportazione<br />
di prodotti ittici verso l’Europa. La<br />
produzione di pescato ha comunque<br />
raggiunto ormai una certa stabilità,<br />
e ora l’industria ittica turca punta<br />
molto sull’acquacultura. Il settore<br />
dell’impiantistica per la lavorazione<br />
del pesce in Turchia si presenta potenzialmente<br />
molto interessante in<br />
una prospettiva futura di medio-lungo<br />
periodo, anche in considerazione<br />
del fatto che i consumi pro capite di<br />
pesce in Turchia sono ancora molto<br />
bassi; attualmente però il settore è<br />
fortemente penalizzato dalla nota<br />
situazione di instabilità geopolitica,<br />
Nei Paesi Arabi del Golfo l’esaurimento<br />
delle risorse ittiche ha portato<br />
come conseguenza che i cons<br />
u m i i n t e r n i d i p e s c e s o n o<br />
dipendenti per circa il 70% dalle<br />
importazioni, il che ha sfavorito investimenti<br />
in attività locali di lavorazione<br />
e trasformazione.<br />
In Africa il mercato più importante<br />
è quello sud-africano: l’industria<br />
ittica, sia per quanto concerne i<br />
consumi interni che le esportazioni<br />
(soprattutto di acciughe, sardine,<br />
filetti di sgombro, merluzzi) ha un<br />
ruolo di rilievo nell’economia del<br />
paese. L’industria ittica sudafricana<br />
è tra quelle a più alto livello per<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
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45<br />
40_46_ART TAMBURINI.indd 45 25/01/21 16:45
indagine di mercato<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
quanto concerne le tecnologie di<br />
processo adottate per la lavorazione<br />
e trasformazione del pesce. Esistono<br />
comunque in Africa altri paesi con<br />
la presenza di un’industria locale di<br />
lavorazione del pesce, più o meno<br />
attrezzati sotto il profilo tecnologico:<br />
per esempio l’Uganda è specializzata<br />
nell’esportazione di filetti<br />
freschi, il Kenya e la Tanzania nell’esportazione<br />
di pesce congelato.<br />
L’Egitto è più che altro un grosso<br />
produttore e consumatore di pesce<br />
fresco, tanto che alcune aziende italiane<br />
hanno di recente stipulato accordi<br />
per il rifornimento di pesce<br />
fresco dall’Egitto. Esiste comunque<br />
anche in Egitto un mercato della lavorazione<br />
del pesce, più limitato rispetto<br />
al pesce fresco.<br />
COME EVOLVERÀ IL MERCATO<br />
Nel delineare quale possa essere l’evoluzione<br />
del mercato dell’impiantistica<br />
per la lavorazione e trasformazione<br />
del pesce nei prossimi anni<br />
vanno tenute presenti alcune considerazioni:<br />
• negli anni il consumo mondiale di<br />
pesce è aumentato in maniera considerevole,<br />
in quanto è stato apprezzato<br />
il valore nutrizionale e di contenuto<br />
proteico di questo alimento. Non<br />
solo, ma in molte diete il pesce è divenuto<br />
un sostituto della carne in<br />
considerazione delle sue proprietà<br />
dietetiche (meno grasso). Tra il 2005<br />
e il 2011 la produzione mondiale di<br />
pesce (tra pescato e di allevamento)<br />
è aumentata da 130 a 154 milioni di<br />
tonnellate (+2,9% medio annuo); nel<br />
2015 è arrivata a 170 milioni di tonnellate<br />
(+2,5% medio annuo rispetto<br />
al 2011), per poi arrivare a circa 182<br />
milioni di tonnellate nel 2019 (+1,7%<br />
medio annuo rispetto al 2015). Si<br />
nota quindi un progressivo rallentamento<br />
della produzione (e quindi<br />
anche dei consumi) negli anni, rallentamento<br />
che si prevede continuerà<br />
anche nei prossimi anni. In sostanza i<br />
consumi continueranno ad aumentare,<br />
ma più lentamente rispetto al<br />
passato: si prevede che nel 2030 il<br />
consumo mondiale di pesce arrivi a<br />
circa 205 milioni di tonnellate, che<br />
rappresenterebbe un incremento<br />
dell’1,1% medio annuo rispetto al<br />
2019;<br />
• un ruolo di rilievo nello sviluppo del<br />
settore ittico nel suo insieme sarà<br />
svolto dall’acquacultura; nel 2011 il<br />
peso del pescato sulla produzione<br />
mondiale di pesce era del 58,7%, il<br />
peso dell’acquacultura del 41,3%;<br />
nel 2018 l’acquacultura rappresentava<br />
il 54,3% e il pescato il restante<br />
45,7%. Si prevede che nel 2030 l’acquacultura<br />
arrivi a pesare per il 60%<br />
sul totale;<br />
• il mercato degli impianti continuerà<br />
però a crescere a ritmi moderati anche<br />
nei prossimi anni. La crescita del<br />
mercato dell’impiantistica sarà motivata<br />
da una serie di fattori:<br />
- una crescente domanda di prodotti<br />
sempre più diversificati: prodotti già<br />
pronti per essere cotti o addirittura<br />
direttamente consumati: bastoncini<br />
di pesce, pesci marinati, uova di pesce,<br />
filetti di pesce, ecc;<br />
- un continuo aggiornamento delle<br />
tecnologie di processo: apparecchiature<br />
che garantiscano un’ottimale<br />
conservazione del pesce e delle<br />
sue ricche proprietà nutrizionali<br />
(non si dimentichi che il pesce è un<br />
alimento altamente deperibile); apparecchiature<br />
sofisticate per un miglior<br />
controllo delle proprietà chimico-fisiche<br />
e di carico microbico del<br />
pesce; apparecchiature per una lavorazione<br />
più rapida ed efficiente<br />
mediante adozione di innovativi<br />
software e automazione degli impianti;<br />
sistemi sempre più flessibili<br />
per poter soddisfare la crescente<br />
diversificazione dei prodotti richiesti<br />
dal mercato;<br />
- la stessa Normativa impone standard<br />
sempre più rigorosi in termini di<br />
sicurezza dei macchinari utilizzati nelle<br />
diverse fasi della filiera ittica. I vari<br />
governi definiscono standard, regole<br />
e certificazioni ben precise, cui debbono<br />
attenersi i produttori di impianti.<br />
E ciò ha un suo costo.<br />
A livello globale il mercato degli impianti<br />
per la lavorazione e conservazione<br />
del pesce è previsto crescere<br />
ad un ritmo del 3,5% medio annuo,<br />
non dissimile da quello registrato<br />
nell’arco dell’ultimo decennio, per<br />
arrivare ad attestarsi a 3,7 miliardi di<br />
dollari nel 2023.<br />
L’area geografica a maggior tasso<br />
di crescita sarà l’area asiatica (tabella<br />
4); tra le altre aree “emergenti”<br />
si distinguerà l’Africa: nonostante il<br />
consumo pro capite di pesce in<br />
Africa è previsto restare costante, se<br />
non leggermente diminuire nei<br />
prossimi anni, la crescita prevista<br />
della popolazione sarà tale da compensare<br />
abbondantemente il consumo<br />
pro capite di pesce; e, con<br />
l’aumento dei consumi di pesce,<br />
aumenterà anche la domanda di<br />
impianti per la relativa lavorazione.<br />
Tra i paesi ad economia avanzata<br />
sarà il Nord America a trainare la<br />
crescita degli investimenti.<br />
Tra le varie tipologie di macchinari<br />
quelli per lo sventramento ed eviscerazione<br />
del pesce sono quelli previsti<br />
registrare il tasso di crescita più elevato<br />
nei prossimi anni.<br />
46<br />
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packaging<br />
LINEA DI SNACK CON CARTA 100% RICICLABILE<br />
La sostenibilità ambientale deve<br />
essere una priorità: se in principio<br />
sono state le proteste degli attivisti<br />
di Fridays For Future a sensibilizzare<br />
governi e multinazionali<br />
sull’importanza di mantenere in<br />
salute il Pianeta, oggi è l’opinione<br />
pubblica a rispondere concretamente<br />
al problema. Basti pensare<br />
che secondo un recente sondaggio<br />
pubblicato da Environmental<br />
Leader ben il 74% dei consumatori<br />
sarebbe disposto a pagare di<br />
più per un prodotto dal packaging<br />
sostenibile. Ma se molto è<br />
stato detto, poco è stato fatto:<br />
secondo uno studio effettuato<br />
dall’Osservatorio Immagino di<br />
GS1 Italy infatti, soltanto il 25,4%<br />
dei prodotti alimentari nella GDO<br />
riporta in etichetta le informazioni<br />
necessarie su come smaltirne<br />
correttamente la confezione e<br />
solo il 6,2% dei prodotti ha un<br />
packaging completamente riciclabile.<br />
Questo significa che il 74,6%<br />
dei prodotti non riporta alcuna<br />
informazione. Il peso del packaging<br />
determinato dagli acquisti di<br />
prodotti di largo consumo degli<br />
italiani nel 2019 ammonta infatti<br />
a quasi 3 milioni di tonnellate. Il<br />
futuro però appare più roseo:<br />
un’indagine di Markets and<br />
Markets pubblicata su Food<br />
Packaging Forum stima che il<br />
mercato globale dei packaging<br />
eco-friendly passerà dagli attuali<br />
174,7 miliardi ai 249,5 miliardi di<br />
valore entro il 2025 (+42,8%),<br />
registrando un tasso annuo di crescita<br />
composto del 7,4%. Sono<br />
sempre di più infatti le aziende<br />
che investono sulla sostenibilità,<br />
come l’italiana Vitavigor, pronta a<br />
lanciare una nuova linea di snack<br />
con carta 100% riciclabile.<br />
Ma quali sono le aree merceologiche<br />
che comunicano maggiormente<br />
la riciclabilità dei packaging<br />
sulle etichette? Secondo lo<br />
studio di Osservatorio Immagino<br />
di GS1 Italy, ai primi posti possiamo<br />
trovare l’ortofrutta (43,7%),<br />
il freddo (41,5%) e la drogheria<br />
alimentare (31,8%), seguiti dal<br />
fresco (26,5%), il cura casa<br />
(24,3%) e le carni (14,6%).<br />
Le percentuali dei prodotti che<br />
indicano la possibilità di riciclo restano<br />
basse invece per quanto<br />
riguarda le bevande (14,6%), il<br />
pet care (13,1%) e la cura persona<br />
(11,5%). Per quanto riguarda<br />
invece i prodotti all’interno delle<br />
singole categorie merceologiche,<br />
l’acqua minerale trionfa con il<br />
100% delle referenze dichiarate<br />
totalmente o largamente riciclabili<br />
sull’etichetta. Poco più in basso,<br />
con oltre il 90% delle referenze,<br />
c’è il cura casa, con prodotti<br />
per detergenza bucato e stoviglie,<br />
le bevande piatte e gassate, le<br />
carni e l’ortofrutta, mentre intorno<br />
all’80% ci sono i prodotti di<br />
drogheria alimentare, del fresco,<br />
del freddo e del petcare.<br />
Infine, fra i prodotti con il minor<br />
grado di riciclabilità del packaging<br />
ci sono i preparati e i piatti pronti<br />
(41,2%), i prodotti da ricorrenza<br />
(30,7%) e i condimenti freschi<br />
(25,3%).<br />
KKR INVESTE IN CMC MACHINERY<br />
L’investimento che KKR aveva già anticipato è stato confermato:<br />
CMC Machinery, principale produttore di soluzioni di packaging<br />
automatizzate in Italia è stata acquisita in via definitiva.<br />
Nell’operazione CMC è affiancata da Alantra con un team<br />
guidato dal partner Marcello Rizzo insieme a Luca Barone, Niko<br />
Mobili e Luca Caldarola.<br />
A seguito dell’investimento di KKR, la famiglia Ponti, che gestisce<br />
CMC Machinery, continuerà a guidare l’azienda che<br />
manterrà la sede a Città di Castello. Francesco e Lorenzo Ponti,<br />
figli del fondatore Giuseppe Ponti, ricopriranno rispettivamente<br />
i ruoli di CEO e COO.<br />
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CMC opera nel mercato packaging on-demand che ha subito<br />
una forte crescita negli ultimi anni in risposta all’impennata del<br />
settore e-commerce legata all’aumento del numero di persone<br />
che acquistano articoli online da ogni parte del mondo, con<br />
un ulteriore aumento dovuto al periodo di chiusura portato<br />
dal Covid-19.<br />
3D di CMC Machinery, offre una serie di vantaggi in termini<br />
di sostenibilità grazie alla produzione on-demand di imballaggi<br />
su misura che sanno adattarsi al contenuto del<br />
pacco, con una conseguente riduzione delle materie prime<br />
e dei filler utilizzati.<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2020</strong><br />
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INDUSTRIA<br />
CHIMICA<br />
Tornare a crescere,<br />
oltre le incertezze<br />
RIVISTA<br />
DELL’ INDUSTRIA<br />
CHIMICA E<br />
FARMACEUTICA<br />
RIVISTA DELLE<br />
INDUSTRIA<br />
FARMACEUTICA<br />
Il mercato italiano<br />
dei generici<br />
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Automatizzare<br />
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N.6 - NOVEMBRE/DICEMBRE <strong>2020</strong><br />
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ANNOXXXI N.6 NOVEMBRE/DICEMBRE <strong>2020</strong><br />
Conservanti naturali per la sicurezza<br />
e la qualità del formaggio<br />
RIVISTA DELLE<br />
L’energia del solare termico<br />
nei processi alimentari<br />
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Gli impianti per la<br />
lavorazione del pesce<br />
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AB 33<br />
ABB 18<br />
ABS FOOD 19, 25<br />
AGRIFOOD 10<br />
AGRIFORM 14<br />
ALIBABA 16<br />
AMBIENTE ITALIA 30<br />
ANTARES VISION 18<br />
ANUGA FOODTEC 21<br />
AKSÌA 16<br />
ATLAS COPCO 26<br />
BÖCKER 25<br />
BUHLER 3<br />
CHIMAB 13<br />
CMC MACHINERY 47<br />
COCA COLA 33<br />
CONAI 36<br />
CREA 22<br />
DELOITTE 7<br />
E.ON 5<br />
EAT NATURAL 15<br />
ELLAB 9<br />
FARAVELLI 1A COP., 6<br />
FERRERO 15<br />
FLUORTECNO<br />
2A COP.<br />
GS1 ITALY 47<br />
ICE 16<br />
ICOTEK 17, 34<br />
INTERPROGETTI EDITORI<br />
29, 3A COP.<br />
ISM 20<br />
KKR 47<br />
LAZZARI EQUIPMENT 28<br />
LEHVOSS 33<br />
LR INDUSTRIES 15<br />
MARCABYBOLOGNAFIERE 20<br />
MARELEC 28<br />
MONTENEGRO 25<br />
NAPPI 16<br />
NOMISMA 10<br />
NSK 34<br />
OLEIFICIO ZUCCHI 17<br />
PARMAREGGIO 14<br />
PROSWEET 20<br />
PULITORI E AFFINI 1<br />
ROCKWELL AUTOMATION 35<br />
SGAMBARO 14<br />
SIAM 26<br />
SLOW FOOD 10<br />
TERRANOVA 35<br />
UCIMA 28<br />
UNICREDIT 10<br />
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la plastic a<br />
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DIRETTORE RESPONSABILE: Simone Ghioldi<br />
REDAZIONE: Alessandro Bignami (a.bignami@interprogettied.com),<br />
Eva De Vecchis (e.devecchis@interprogettied.com)<br />
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Riccardo Battisti, Giuseppe Tamburini, Claudia Tamiro<br />
IMPAGINAZIONE: Studio Grafico Page - Vincenzo De Rosa, Simona Viapiana (www.studiograficopage.it)<br />
INTERPROGETTI EDITORI S.R.L.<br />
Via Statale 39 - 23888 La Valletta Brianza (LC)<br />
Redazione, vendite e abbonamenti<br />
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Registrazione Tribunale di Milano n. 30 in data 23/01/1987<br />
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Finito di stampare il 30/12/<strong>2020</strong> presso Aziende Grafiche Printing S.r.l.<br />
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ANNOXXX N.4 MAGGIO 2019<br />
ANNOX NUMERO3 GIUGNO/LUGLIO2019<br />
INDUSTRIA<br />
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FARMACEUTICA<br />
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DELL’<br />
INDUSTRIA<br />
CHIMICA E<br />
FARMACEUTICA<br />
RIVISTA DELLE<br />
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