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La Toscana nuova Lug Ago

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I libri del

mese

Lucia Serracca

Salmo XXIV: un giallo veneziano sulle orme del maestro Antelami

di Erika Bresci

Nella nota a chiusura del romanzo Lucia Serracca svela

ai suoi lettori un rapporto ancillare con Il pendolo

di Focault di Umberto Eco. E ne spiega il motivo.

Quell’interesse curioso, intrigante per i Rosacroce, una società

esoterica segreta, non si sa se realmente esistita, fondata

nel Quattrocento, che proponeva una riforma universale

e generale dell’intero universo, sulle cui tracce perse inutilmente

gli occhi anche un giovane, ostinato Cartesio. Certo,

non vi è dubbio che il romanzo Salmo XXIV si nutra di sostanza

alchemica e di mistero. Ma pensiamo che l’empatia che

lega l’autrice a Eco coinvolga anche e soprattutto un intelligente,

scrupoloso e insieme appassionato comune metodo

di costruzione del romanzo. Nelle sue Postille al Nome della

rosa Eco individua infatti gli ingredienti essenziali per la realizzazione

di un impianto onesto e credibile di una qualsivoglia

storia – in entrambi casi un thriller – ambientata in un’età

e in un luogo specifici. Indica impalcature e tecniche narrative

e confessa un segreto. «Ho scritto un romanzo perché me

ne è venuta voglia. Credo sia una ragione sufficiente

per mettersi a raccontare. L’uomo è animale fabulatore

per natura». Al quale pare rispondere in eco Lucia

Serracca: «Ho cominciato a pensare a una storia

che unisse queste suggestioni (la lettura del Pendolo

di Eco e l’amore per Venezia e il Carnevale, ndr.), volevo

scrivere il romanzo che mi sarebbe piaciuto leggere».

Ecco qua, un perfetto dialogo a distanza, retto

con la serena tranquillità di chi sa che quegli strumenti,

quei consigli, quegli accorgimenti sono passati con

naturalezza e profondità dal maestro all’allieva (e chi

sa se tra quegli insegnanti cui si dedica il romanzo

non si pensi anche al caro Umberto). La storia, appunto.

Alto il rischio, in questo caso, di spoilerare snodi

cruciali e finale – cosa terribile per un giallo! – e sciupare

così, in poche righe, il gusto della lettura. Ci limitiamo

quindi a citare quanto riportato nel risvolto di

copertina: «Venezia, 2017. In programma tra i concerti

del Carnevale c’è il “Salmo XXIV”, opera sconosciuta

del maestro Antelami ritrovata a Oxford. Ma chi è

Antelami, accusato di stregoneria dall’Inquisizione e

fuggito a Londra nel 1667? In una inesauribile serie di

colpi di scena il critico musicale Stefano Montani e la

restauratrice Chiara Sabelli scopriranno un’incredibile,

sconcertante verità». E basterebbero questi “colpi

di scena” – animati da una folta schiera di personaggi

misteriosi e ambigui – a rendere più che godibile il

romanzo, presagendo e augurandogli fortune cinematografiche.

Noi crediamo però che la storia nasconda

molto di più. Colpisce l’insistenza, ricamata nelle

sue varie forme, del concetto di identità nascosta, di

una verità da svelare prima di tutto a se stessi, di un’immagine

chiara di sé e degli altri cui tendere e da distillare dalle

parvenze e dai pochi, male interpretabili, talvolta celati lacerti

a disposizione (il ritratto di Antelami che riappare dal certosino

restauro, lasciando in chiaroscuro i tratti del volto ma

non l’intensità dello sguardo ne è magistrale esempio). E sullo

sfondo Venezia. Perfetta nel suo intrico di labirintici vicoli,

nelle atmosfere nebbiose e umorali, senza tempo, nell’ambiguità

delle maschere, nelle forme fiere e insieme decadenti,

nello sciabordare di un’acqua limacciosa e lenta che sbatte

sui pontili e rintocca nel cuore gravezze di domande irrisolte.

Cos’è l’uomo? Speculum Dei o putrido fango, o forse entrambi,

o altro ancora? Da dove viene, qual è il suo scopo nel mondo?

E la ragione vera che l’ha trascinato qui, fuori dal giardino

dell’Eden? Dove va? Ci arriverà mai? Così scorrendo le pagine

di Salmo XXIV pare di sentire ancora quella melodia sublime

che nasconde il “terribile lascito” di Antelami, che si arriva sul

punto di afferrare, fino a che…

LUCIA SERRACCA

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