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La Toscana nuova Lug Ago

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Curiosità storiche

fiorentine

A cura di

Luciano e Ricciardo Artusi

Il Canto dei Bischeri

Dalla storia di una famiglia fiorentina, l’origine di un modo di dire

di Luciano e Ricciardo Artusi

All’angolo di Piazza del Duomo, con via dell’Oriuolo, si

nota il Palazzo Guadagni sorto alla metà del XVII secolo

su disegno dell’architetto Gherardo Silvani, che

scolpì anche lo stemma che adorna la facciata. La cantonata

è denominata il Canto dei Bischeri dal nome dell’omonima

famiglia – in Firenze fin dalla metà del XIII secolo – che diede

alla Repubblica Fiorentina quattro gonfalonieri e quindici

priori. Il loro stemma vedeva in campo d’oro, tre gemelle

in banda di nero. I Bischeri avevano palazzo, case e botteghe

appunto sul suddetto angolo e su quello di fronte fra

via del Proconsolo e via dell’Oriuolo (già via degli Albertinelli

e, dal Novecento, via Buia), dietro l’abside dell’antica cattedrale

dedicata a Santa Reparata. Cattedrale che, divenuta

troppo “piccola a comparazione di siffatta cittade”, doveva

essere sostituita. La comunità offrì un “equo indennizzo” a

tutte quelle famiglie sottoposte allo sfratto, per consentire

lo sbancamento e i fondamenti della nuova costruzione. Tutti

accettarono, tranne la facoltosa famiglia dei Bischeri, che

vanificò ogni tentativo di mediazione. Infatti, intuendo che le

loro proprietà erano divenute indispensabili per tale imminente

costruzione della cattedrale di Santa Maria del Fiore, allo

scopo speculativo di ottenere un più grande utile dalla vendita,

temporeggiarono alle reiterate offerte di acquisto avanzate

da parte del governo della Repubblica fino a che, dopo

mesi di infruttuose trattative, una notte, improvvisamente, Firenze

fu svegliata da sinistri bagliori, alte lingue di fuoco e

nuvole di fumo acre si levarono dalla zona dove fervevano i

lavori dell’Opera del Duomo. Le campane suonarono a distesa,

i lumi vennero apposti alle finestre delle case adiacenti al

luogo dell’incendio per rischiarare la strada all’accorrere dei

soccorsi. Fiamme altissime alimentate anche dal vento ingigantirono

l’incontenibile combustione che distrusse tutte le

proprietà dei Bischeri, mandando in fumo anche l’ultima vantaggiosa

offerta di acquisto. Fu il tracollo economico e morale

della famiglia. Da quel momento il loro nome, a Firenze,

fu usato in senso dispregiativo e beffardo per indicare persone

che, ritenendosi troppo furbe, in realtà avevano poco

senno. Quindi “bischero” divenne lo spietato, facile bersaglio

Luciano Artusi, a sinistra, con il figlio Ricciardo

Canto dei Bischeri

d’ironia, a tal punto da generare anche il noto proverbio Pe’

bischeri non c’è Paradiso, in quanto la “categoria” degli sprovveduti,

che non sanno usufruire delle circostanze favorevoli,

avrebbe trovato il modo di star male anche in quello splendido

luogo dove non si può che stare bene. Ma di senno la famiglia

Bischeri dimostrò di averne: infatti, per liberarsi della

loro poco dignitosa fama di sciocchi, per non aver saputo curare

i propri interessi, lasciò la città ed emigrò in Romagna e

poi in Francia dove fecero fortuna. Quando due secoli dopo

decise di ritornare a Firenze, mutato il nome in quello significativo

di Guadagni, volle prendere dimora proprio nella stes-

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50134 Firenze

sa zona dove sorgevano gli antichi

fabbricati degli antenati, nel bel palazzo

tuttora esistente all’angolo di

Piazza del Duomo e via dell’Oriuolo.

Nonostante ciò, a Firenze, l’appellativo

“bischero” è rimasto a significare,

se pur in modo non del tutto

offensivo, un epiteto almeno di uno

un po’ “scemerello” per bonarietà,

tanto da generare anche il proverbio

Tre volte buono vuol dir bischero!

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IL CANTO DEI BISCHERI

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