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WineCouture 1-2/2024

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

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21<br />

si ferma. Sorsi inaspettatamente freschi<br />

e vivi svelano quel segreto fino ad ora taciuto:<br />

in quelle bottiglie i Vigneron nascondono<br />

la loro impronta immortale.<br />

L’unicità di Les Riceys,<br />

perla della Côte Des Bar<br />

La straordinaria bellezza della Champagne<br />

e dello Champagne è dettata dalla<br />

sua infinita variazione di sfumature: nel<br />

calice, nelle persone, nei territori. Esistono<br />

però zone nella patria delle bollicine<br />

francesi più amate al mondo, che sebbene<br />

non abbiano la medesima aurea di<br />

altre maggiormente celebrate nel corso<br />

del tempo, nondimeno rappresentano un<br />

tassello fondamentale per comprendere<br />

l’incredibile unicità del savoir-faire e<br />

della tradizione champenoise. Come nel<br />

caso di Les Riceys e del suo terroir, l’unico<br />

angolo di Champagne dov’è possibile<br />

trovare tutti e tre i vini che hanno creato<br />

il mito di questa grande terra: volti differenti<br />

di cosa significhi essere Vigneron<br />

qui, sul suo limitare, ormai quasi giunti<br />

alle porte della Borgogna. Siamo, infatti,<br />

lontani da Reims e da Epernay, in un fazzoletto<br />

di terra rimasto a lungo in bilico<br />

tra due regioni e due mondi. Gli stessi<br />

che poi è possibile ritrovare nel calice,<br />

proprio grazie a vini che vi nascono. Il<br />

borgo medievale di Les Riceys, con i suoi<br />

844 ettari di vigne, è oggi non soltanto il<br />

più grande comune viticolo della Champagne,<br />

ma anche l’unico a potersi fregiare<br />

delle tre Denominazioni della Aoc,<br />

ovvero l’omonima tipologia di bollicine,<br />

i Coteaux Champenois e il Rosé des Riceys.<br />

Situata sulle rocce calcare del Kimmeridgiano,<br />

intervallate da piccole valli<br />

strette e verdeggianti, la fisarmonica di<br />

colline forma un vero e proprio mosaico<br />

che gode di molteplici esposizioni.<br />

Ci troviamo nel regno del Pinot Noir,<br />

cui è dedicato oltre l’80% dei filari, ma<br />

in un territorio dove la vigna non appare<br />

immediatamente all’orizzonte. È una<br />

ricompensa da conquistare, incamminandosi<br />

lungo i boschi che abbracciano<br />

i pendii pazientemente curati nel corso<br />

dei secoli dagli uomini per coltivare la<br />

vite e dove fanno capolino, sparse qua<br />

e là, le “cadole”, rifugi di pietra circolari,<br />

tipici della zona di Bar-sur-Seine, che i<br />

vignaioli usavano un tempo come riparo.<br />

Poi, spazio a tutta la magia di suoli<br />

argilloso-calcareo della stessa natura di<br />

quello dei grandi cru di Chablis e alla<br />

possibilità di beneficiare di un sole che<br />

tutta la regione gli invidia: così, a Les<br />

Riceys prendono forma vini dall’anima<br />

elegante e leggera. Come detto, siamo<br />

in un territorio a lungo conteso tra due<br />

“confini”: la Borgogna e la Champagne, i<br />

cui rispettivi duchi e conti litigavano per<br />

accaparrarsi il vino dalle sue uve. Ed è<br />

così che questo Cru, bourguignonne sin<br />

dal 830, divenne champenois nel XIII<br />

secolo. Una dualità rimasta viva anche<br />

in seguito e ancora per lunga data, fino<br />

alla parola finale decretata nel 1927 con<br />

l’inserimento ufficiale dell’Aube e di<br />

Les Riceys nella denominazione Champagne.<br />

Un racconto, quello di questo<br />

angolo di Francia, che oggi vive, insieme<br />

ai suoi volti, anche in un docu-film<br />

firmato da Domaine Alexandre Bonnet,<br />

tra i maggiori protagonisti della rinascita<br />

della Côte des Bar dove vanta 47 ettari di<br />

vigne di proprietà, in collaborazione con<br />

TY Studio. È un legame, quello che unisce<br />

la Maison, parte dal 1998 del Gruppo<br />

Lanson Bcc, e la terra in cui è nata<br />

nel 1934, che oggi si fa omaggio all’anima<br />

e alla tradizione champenoise. Cosa<br />

rende unica la perla della Côte Des Bar<br />

sono innanzitutto i suoi uomini e donne,<br />

come testimonia un anno di riprese<br />

che attraversano le quattro stagioni di<br />

uno dei territori più indomiti e ancora<br />

incontaminati della Champagne. Una<br />

storia che si rinnova, vendemmia dopo<br />

vendemmia: grazie ad Arnaud, Eric,<br />

Jean Philippe, Didier, Patrice, Segolène e<br />

Charles, Laurent, Guy, Serges, Claudine,<br />

Alain e Irvin. I nomi che compongono<br />

una comunità dedita per il 90% al lavoro<br />

nelle vigne. I volti di chi vive la terra ogni<br />

giorno e ne raccoglie i frutti, che siano<br />

presidenti di una grande Maison come<br />

Domaine Alexandre Bonnet, l’uomo che<br />

ne cura i vigneti, l’enologo, la fioraia del<br />

paese, il primo cittadino o semplicemente<br />

chi circa 30 anni fa ha restaurato con<br />

le sue mani una delle antiche “cadole”, affinché<br />

la memoria fosse tramandata alle<br />

generazioni future. Il cortometraggio si<br />

conclude con il capitolo più importante:<br />

La Famille. Con la scena finale, un rurale<br />

e affollatissimo Déjeuner sur l’herbe, che<br />

vede la famiglia di Les Riceys ritrovarsi<br />

per festeggiare la fine della vendemmia,<br />

a testimoniare il legame indissolubile tra<br />

i vini e le bollicine più amate al mondo<br />

e quel heritage umano senza il quale lo<br />

Champagne e la Champagne non sarebbero<br />

quel che sono oggi.<br />

CHAMPAGNE

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