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Storia della famiglia del capitano Carresi Di Franco Caratozzolo

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in cui il mondo sembra si possa prendere con una mano e infilarlo in tasca, per una sorta di<br />

reazione psicologica alle ingiustizie e disuguaglianze allora esistenti, manifestava idee socialiste .<br />

Ma non si rendeva conto che più che socialisteggiante era libertario(anche perché i suoi parenti<br />

Patamia erano di verso opposto).<br />

Era, anche, un giovane ricco d’iniziativa. S’inventava disegni ornativi da stampigliare a fuoco sui<br />

mobili; generoso ed altruista, geloso, come la cultura <strong>del</strong> tempo “pretendeva”: ognuno al proprio<br />

posto, l’uomo al lavoro, la donna in casa. Quando le sei sorelle <strong>Carresi</strong> più il maresciallo Felicia<br />

passavano davanti alla falegnameria, inevitabilmente gli sguardi tra Fortunata e Francesco<br />

s’incontravano. E pur conoscendosi bene le due famiglie, per via <strong><strong>del</strong>la</strong> parentela, tra essi non<br />

correva buon sangue, ma si salutavano rispettosamente. Francesco, quando la vedeva arrivare, si<br />

metteva sull’uscio e con fare gentile le salutava. Il maresciallo Felicia rispondeva per tutti:<br />

“Buongiorno!”, e via di corsa.<br />

Nonostante la severità di Felicia, Fortunata era attratta irresistibilmente da quel ragazzo che<br />

sembrava un vichingo, alto, magro, sempre elegante, con il baffetto alla siciliana e l’aria ironica,<br />

da guascone.<br />

Ogni sera puntualmente, la <strong>famiglia</strong> <strong>Carresi</strong> si recava alle funzioni in chiesa per il rosario e la<br />

benedizione . Così faceva Francesco altrettanto puntualmente. In un piccolo paese, il<br />

corteggiamento di una ragazza di buona <strong>famiglia</strong> non potava passare inosservato, tanto che<br />

l’amplificatore umano trasmetteva la notizia e la ingigantiva a dismisura . Quando la voce arrivò a<br />

Maria, madre di Francesco, ella proibì al figlio di corteggiarla.<br />

“Ti proibisco di andare appresso alla figlia di <strong>Carresi</strong>!<br />

“E per quale motivo?” rispondeva lui risentito.<br />

“Sono sei femmine da sistemare, non otterrai una lira di dote. E poi, ricordati che hai una sorella<br />

nubile da sposare!<br />

“A me interessa la ragazza e non la sua dote !” e se ne andava piccato: per quella sera avrebbe<br />

dormito in falegnameria.<br />

Le vie <strong><strong>del</strong>la</strong> marina, allora un piccolissimo borgo, erano illuminate da qualche raro lampione a<br />

cherosene posto qua e la. Ma tutto sommato scarsamente illuminato. Ogni sera assieme a mastro<br />

Peppe “u burdinu” ed altri amici, armati di chitarra e mandolino, offrivano una serenata a<br />

Fortunata.<br />

Gli strati sociali <strong><strong>del</strong>la</strong> media borghesia cantavano o canzoni napoletane o romanze.<br />

Francesco per la sua innamorata aveva scelto “ideale” di F. Tosti:<br />

“Io ti seguì come iride di pace<br />

lungo le vie <strong>del</strong> cielo, io ti seguì<br />

come un amica face, nella notte <strong>del</strong> velo …<br />

e ti sentii nella luce e nell’aria<br />

nel profumo dei fior e fu piena la stanza<br />

solitaria di te e dei tuoi splendori.<br />

Torna caro ideale,<br />

torna un istante a sorridere ancora …<br />

Piano piano, nel sentire quella dolce voce e quelle parole che le attraversavano l’anima,<br />

Fortunata, con la complicità di qualche sorella, apriva piano, piano l’imposta per vedere il suo<br />

cavaliere azzurro che la omaggiava con tanto amore. E così ogni sera.<br />

L’indomani Felicia, affidato l’ultimo nato ad una <strong>del</strong>le figlie, si avviava per far la spesa in piazza,<br />

accompagnata dalla secondogenita. In quel tratto di strada s’incrociava c on tanta gente .<br />

“Cata a tignusa!”, una vecchia pettegola con pochi capelli persi per una malattia, ma la gente<br />

sosteneva che li avesse persi a causa dei suoi pettegolezzi, incontrando Felicia le diceva: “Donna<br />

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