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Storia della famiglia del capitano Carresi Di Franco Caratozzolo

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Avevamo lasciato i due sposi nelle loro casa con due figli ancora piccoli. Spesso Fortunata si<br />

recava dai genitori, in modo particolare quando uno dei figli stava male. Felicia dava i suoi saggi<br />

consigli: toccava le parti più <strong>del</strong>icate dei bimbi, con una lieve pressione sul loro pancino sentiva se<br />

vi fosse presenza d’aria; toccando le orecchie la presenza di un’ otite e poi il rimedio erboristico in<br />

uso.<br />

A Francesco non andava giù che la moglie si allontanasse da casa: il suo era un amore totalizzante<br />

ed il solo immaginare lo sguardo lussurioso degli uomini, gli faceva fare solenni litigate con<br />

Fortunata.<br />

Ma tutto finiva, poi, in un abbraccio finale. Anima e corpo si fondevano, si sublimavano. Poi, come<br />

seguendo un programma scritto, discuteva <strong>del</strong> futuro <strong><strong>del</strong>la</strong> sua <strong>famiglia</strong>, dei suoi figli che voleva<br />

professionisti o imprenditori: i sogni, normalissimi, di tutti i padri.<br />

La sociologia chiama questi desideri, valori borghesi (piccola‐media‐borghesia). In questo senso la<br />

parte <strong>del</strong> leone la facevano le donne. Si ostentava sempre qualcosa che gli altri non avevano.<br />

L’incontro fra queste in piazza o nel recarsi in chiesa, era un chiacchiericcio continuo su vestiti,<br />

figli, i loro successi, la casa … era un grande incrocio di situazioni, di giustificazioni, di parole dette<br />

e ridette in maniera tale che la vicina o la parente o la comare sentisse bene quel che aveva<br />

poc’anzi affermato; l’altra per contro scienza ribatteva sullo stesso argomento. Era un rincorrersi<br />

continuo e tutto finiva senza né vinti né vincitori.<br />

Francesco da uomo sveglio e d’iniziativa, cercava di convincere lo zio Peppe ad allargare il giro<br />

d’affari <strong><strong>del</strong>la</strong> falegnameria. Ma mastro Peppe non era d’accordo. Francesco, bestemmiando come<br />

un turco andava via e sfogava con la moglie:<br />

“Io mi separo da mio zio, lavorerò per conto mio, sangue <strong>del</strong> diavolo! Non capisce che la<br />

falegnameria arranca. Bisogna allargare il giro, variare le opportunità, partecipare alle gare<br />

d’appalto bandite dalla ferrovia, per la riparazione <strong>del</strong>le carrozze, dei posti a sedere, non fermarsi<br />

ai mobili soltanto o alle botti.Ma mastro Peppe non si convinceva. Il lavoro che aveva gli bastava a<br />

mantenere la <strong>famiglia</strong> ed a sposare le sue figlie femmine. Alla fine Francesco insistendo la spuntò.<br />

“Però, queste cose te le segui tu. Io non ne capisco molto di appalti!”‐ disse, non convinto mastro<br />

Peppe Orlando.<br />

La moglie, come tutte le mogli, interveniva poco in certe questioni degli uomini.<br />

Quando Francesco era alterato, ascoltava, con la consueta espressione melanconica, quello che le<br />

sembrava uno sfogo <strong>del</strong> marito. A volte rispondeva sì; a volte, quando un’ombra le passava<br />

davanti agli occhi, si preoccupava ed esprimeva il suo parere:<br />

“Ma zio Peppe, forse, si preoccupa che possa andare male …”<br />

“Ma non si può stare tutta la vita ad avere paura che le cose possano andare male! E se va male<br />

pazienza! Dobbiamo guardare avanti! Ma se lui non si convince, non lo posso obbligare. Ma<br />

neanche lui può obbligare me! Rispondeva irato Francesco. Ma dopo il si <strong>del</strong>lo zio Peppe, non si<br />

parlò più <strong><strong>del</strong>la</strong> nuova iniziativa. Un altro servizio di grande valenza allora, era il trasporto a trazione<br />

animale. Per passeggeri e merci. Era tanto importante ed esercitato da tanta gente da fondare<br />

una società di Mutuo Soccorso. Questa esisteva, in modo non ufficiale, sin dal 1884 …” nell’anno<br />

1884, Giuseppe Bagalà, con la collaborazione di pochi altri, si rendeva promotore <strong><strong>del</strong>la</strong> fondazione<br />

<strong>del</strong> sodalizio, <strong>del</strong> quale, diveniva primo presidente.” … “Presidente onorario fu nominato,<br />

all’unanimità , il Comm. Francesco Tripodi, Sindaco di Gioia a cavallo tra fine ‘800 ed il ‘900”.<br />

Ufficialmente la S.M.S vetturale si costituì nel 1890.<br />

La vettura a trazione animale, fu per tantissimi anni il solo mezzo che collegava Gioia con l’interno<br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> Piana ed i paesi litoranei; fino a quando il treno non sostituì, e, negli anni successivi, anche la<br />

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