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Storia della famiglia del capitano Carresi Di Franco Caratozzolo

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persona fino al punto da combattere contro convenzioni e convinzioni ? E’ l’amore che muove il<br />

mondo e lo fa vivere. Esso è nato dall’amore di <strong>Di</strong>o e per amore <strong>del</strong>l’umanità ha sacrificato il figlio.<br />

Allora qual è il peccato ? Chi fa un atto per amore, o chi quell’atto vuole impedire per egoismo ?<br />

Dammi luce tu, mio <strong>Di</strong>o, e forza per trovare la via !”.<br />

Mentre la folla di pensieri lo torturava arrivò nei pressi <strong><strong>del</strong>la</strong> bottega <strong>del</strong>lo zio di Francesco, Peppe<br />

Orlando. Questi notando il <strong>capitano</strong> uscì e gli andò incontro e disse:<br />

“Capitano <strong>Carresi</strong>, io sono un uomo d’onore e ne rispondo per tutta la <strong>famiglia</strong> mia; vi darò tutte le<br />

soddisfazioni che volete ! Stabilite voi la data e tutto il resto e si riparerà la situazione”. Il Capitano,<br />

in verità, fu sorpreso dall’anticipo di mastro Peppe Orlando e dalla sua risposta perentoria.<br />

“Ci sono rimasto male, mastro Peppe, ma chiudiamo questa storia subito discutendo di ciò che si<br />

deve discutere. Facciamo rientrare gli sposi. Se sapete dove sono !”<br />

Mastro Peppe di rimando:<br />

“Non lo sappiamo manco noi dove siano, ma lo sa un suo caro amico di sicuro: Mastro Peppe<br />

Tomaselli ‘u burdino !”.<br />

“Bene! ‐ disse il Capitano ‐ vi aspetto questa sera alle diciassette a casa mia!” Quel pomeriggio di<br />

gennaio <strong>del</strong> 1912, puntuale come un orologio svizzero, la <strong>famiglia</strong> Orlando si presentò in casa <strong>del</strong><br />

Capitano. Essi discussero degli aspetti più materiali <strong>del</strong> matrimonio ed il 14 marzo 1912 Francesco<br />

e Fortunata si sposarono prima civilmente e poi in Chiesa, coronando il loro sogno d’amore al<br />

grido augurale:<br />

“Auguri e figli maschi !” (sic !)<br />

Nel settembre <strong>del</strong>lo stesso anno nacque il primogenito <strong><strong>del</strong>la</strong> novella coppia, cui fu dato il nome di<br />

Francesco come il nonno paterno, accontentando così anche quello materno. I due sposi<br />

andarono ad abitare in una casetta nei pressi <strong><strong>del</strong>la</strong> falegnameria. I mobili furono costruiti nella<br />

bottega di mastro Peppe, con l’aiuto di Paolo e Nino fratelli di Francesco.<br />

IL Capitano mentre leggeva “Il giornale d’Italia” non poteva fare a meno di dire amaramente,<br />

quando alla fine <strong><strong>del</strong>la</strong> guerra italo‐turca si affermava retoricamente: “Si porterà una grande civiltà,<br />

una grande economia,quella italiana in quelle contrade:<br />

“Ma guarda che imbroglioni, nel sud d’Italia scarseggia tutto: strade, soldi, salute e si spendono<br />

denari per portare la grande civiltà italiana in Libia: se la grande civiltà è questa, stanno freschi i<br />

Libici ! Non potevano utilizzarli qui quelle finanze?”.<br />

Anche per una persona istruita come lui, era difficile capire quali meccanismi si mettessero in<br />

moto, quali interessi giocassero quando si prendevano tali decisioni. E’ come il famoso sassolino<br />

che cadendo dalla cima provoca una frana inarrestabile. Il <strong>capitano</strong> dopo la vicenda familiare<br />

conclusasi felicemente, era ripartito verso Amantea. Qui riprese il comando <strong>del</strong> piroscafo “Tirreno”<br />

ed a Salerno si recò a ringraziare l’armatore. Su questo piroscafo navigò esattamente per 36 mesi<br />

e 20 giorni. Rientrò verso la fine <strong>del</strong> 1914, quando quel famoso equilibrio europeo si era rotto:<br />

l’erede al trono austro‐ungarico Francesco Ferdinando fu assassinato da un croato. L’Italia nella<br />

prima fase <strong><strong>del</strong>la</strong> guerra si mantenne neutrale. Ma le tensioni sociali erano al calor bianco tra<br />

interventisti e neutralisti.<br />

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