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Storia della famiglia del capitano Carresi Di Franco Caratozzolo

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L’ormai anziano Capitano <strong>Carresi</strong>, pur essendo nato e cresciuto marinaio, non aderì alla società<br />

di M.S. lavoratori <strong>del</strong> mare. Su richiesta <strong>del</strong> suo grande amico Achille Normanno si iscrisse a S.M.S.<br />

“mista lavoratori” con sede al “piano <strong>del</strong>le fosse”.<br />

Intanto da qualche anno, si stava alacremente lavorando alla costruzione <strong><strong>del</strong>la</strong> ferrovia a<br />

scartamento ridotto Gioia‐Seminara.<br />

Finalmente dopo un trentennio circa di lotte campaniliste fra i vari paesi <strong><strong>del</strong>la</strong> piana ovvero fra i<br />

politici di quel tempo, una parte <strong>del</strong> progetto trovò compimento nel 1917: il primo passo di una<br />

infrastruttura che si infilava nel cuore <strong><strong>del</strong>la</strong> piana, al servizio dei vari comuni. Bisognava continuare<br />

a lavorare per collegare il versante tirrenico con quello ionico.<br />

Nel 1918 a guerra terminata Francesco fu congedato e rientrò con tutta la <strong>famiglia</strong>, con grande<br />

gioia <strong>del</strong> parentado;proprio mentre vi erano i preparativi per il matrimonio <strong><strong>del</strong>la</strong> secondogenita<br />

<strong>del</strong> Capitano Domenica, promessa ad un marinaio gioiese di nome Rocco Bonazza. Era costui, un<br />

bell’uomo alto e robusto, di colorito bruno che aveva una particolare predisposizione alla tecnica.<br />

Conosceva perfettamente i velieri nella loro struttura, conosceva l’apparato macchina dei piroscafi<br />

ed aveva buone cognizioni di elettricità. Suo padre fu uno dei fondatori <strong><strong>del</strong>la</strong> società di mutuo<br />

soccorso “lavoratori <strong>del</strong> mare” , un padrone marittimo di origine Palmese.<br />

Fu proprio lui ad insistere per il fidanzamento tra suo figlio Rocco e la figlia <strong>del</strong> Capitano <strong>Carresi</strong>. Le<br />

famiglie per bene cercavano altre famiglie per bene per sistemare i figli. Al <strong>Carresi</strong> bastavano la<br />

serietà dei costumi, la voglia di lavorare, l’onestà, il rispetto. Al Bonazza la serietà <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>,<br />

che per un mestiere come il marinaio era un marchio di fabbrica. Non ci si poteva avvicinare ai<br />

<strong>Carresi</strong> in cerca di ricca dote: rimaneva <strong>del</strong>uso. Ma erano ricchi di categorie <strong>del</strong>lo spirito: dedizione<br />

alla <strong>famiglia</strong>, spirito di sacrificio, rispetto per i mariti, che per quei tempi era moltissimo.<br />

Carmela, la terzogenita “filava” con un altro uomo di mare, Gaetano, primogenito di Mico il<br />

fornaio e fratello di Peppino, perito durante la prima guerra mondiale. Mentre Serafina, la quarta<br />

nata <strong>Carresi</strong>, filava con il cugino di Gaetano, Peppino. Serafina era bella come Fortunata, bruna,<br />

capelli lisci, zigomi alti, magrolina ma, instabile nel sistema nervoso, come la mamma; Peppino era<br />

con capelli castano chiaro, occhi azzurri, un cespuglio di capelli che terminavano con un gran ciuffo<br />

sulla fronte. Aveva un carattere molto chiuso. Riuscire a farlo parlare era un’impresa e quando<br />

rispondeva, lo faceva con risposte secche e decise.Una persona o parente s’intimoriva a sentirlo<br />

rispondere.<br />

Quel giorno il Capitano <strong>Carresi</strong>, con il fidanzamento tra Rocco Bonazza e Domenica, ebbe come un<br />

presentimento, mentre si festeggiava il suggello matrimoniale. Qualcosa d’indefinito, di strano,<br />

stonava in quelle felicitazioni, ma non riusciva a capire cosa. Ma scacciò subito il fastidioso<br />

pensiero.<br />

Gaetano un marinaio alto e robusto, di colorito castano chiaro, occhi chiari cangianti, aveva<br />

anch’esso navigato tutti i tipi di velieri, compresi quelli a motore. Aveva un vocione robusto, che<br />

incuteva rispetto, e il cuore molle come la panna. Gran lavoratore, instancabile. Quando i fidanzati<br />

erano invitati a pranzo dai suoceri, il maresciallo Felicia predisponeva il posto che a ognuno<br />

toccava: naturalmente i fidanzati erano tutti a ponente e le promesse a levante, sotto il suo occhio<br />

vigile: niente occhiate da pesce lesso. Se ne accorse il buon Gaetano che dopo aver bevuto <strong>del</strong><br />

vinello, offrì il suo bicchiere a Carmela, invitandola a fare altrettanto, Felicia, reagì togliendo il<br />

bicchiere e disse con cipiglio:<br />

“Queste cazze di cose non mi piacciono !”. “Vediamo ora quali novità ci portate dalle navi !”.<br />

Carmela, la più saggia, riflessiva <strong>del</strong>le figlie <strong>del</strong> Capitano, faceva segno a Gaetano di non<br />

preoccuparsi, conoscendo bene il carattere <strong><strong>del</strong>la</strong> mamma, che a volte, per evitare ciò che ai suoi<br />

occhi era un peccato, ne commetteva uno più grosso. Carmela: sarebbe facile parlare di questa<br />

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