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O poeta e a cidade no mundo romano - Universidade de Coimbra

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I luoghi <strong>de</strong>lla cattura d’amore: a spasso con Ovidio tra portici, teatri e fori romani<br />

reso fortemente patetico dagli aggettivi (sollicitus / tristis), che, <strong>de</strong>tti solitamente<br />

di sentimenti umani, so<strong>no</strong> qui in riferimento a realtà inanimate (forum/harena).<br />

In una singolare commistione di ruoli e di funzioni 54 , il circo si trasforma<br />

nel campo di battaglia <strong>de</strong>l puer Veneris. La stessa harena <strong>de</strong>i combattenti<br />

gladiatori diviene qui luogo di scontro di Cupido, che ha come antagonista<br />

lo spettatore stesso: nel v.165 con un iperbato a cornice la <strong>de</strong>finizione <strong>de</strong>l<br />

terre<strong>no</strong> di combattimento occupa gli estremi <strong>de</strong>l pentametro (illa…harena),<br />

mentre il protagonista <strong>de</strong>lla singolare tenzone (puer Veneris) è collocato al<br />

centro <strong>de</strong>l verso. Il ribaltamento <strong>de</strong>i ruoli viene <strong>de</strong>scritto nel pentametro,<br />

dove chi è venuto a guardare le ferite altrui diviene vittima <strong>de</strong>i colpi inferti<br />

da Cupido. L’espressione vulnus habet che chiu<strong>de</strong> il distico segna l’avvenuto<br />

innamoramento, poiché <strong>de</strong>termina la ferita e dunque la malattia d’amore.<br />

Colpito dalle frecce di Cupido, lo spettatore si lascia andare ad atteggiamenti<br />

inconsulti e la serrata successione di verbi nei vv.167-169 sottolinea la<br />

frenesia <strong>de</strong>l <strong>no</strong>vello innamorato. Se il distico 167-168, in cui al nesso –que<br />

–que si affianca l’omeoteleuto ad incastro (manum…libellum), costituisce una<br />

pausa nella <strong>de</strong>scrizione <strong>de</strong>lla sintomatologia <strong>de</strong>ll’innamorato trafitto, quello<br />

successivo (vv.169-170) riporta consi<strong>de</strong>razioni di ordine generale sul malato<br />

d’amore 55 ; esso, i<strong>no</strong>ltre, è tutto costruito su materiale epico, utilizzato in una<br />

coordinazione polisin<strong>de</strong>tica. In tale prospettiva risulta<strong>no</strong> fortemente con<strong>no</strong>tativi<br />

sia l’epiteto saucius che, di origine enniana, ricorre per ben 7 volte nell’ Enei<strong>de</strong> 56 ,<br />

sia la consistente presenza dattilica che accelera il ritmo <strong>de</strong>l verso. La ‘iunctura’<br />

saucius ingemuit, i<strong>no</strong>ltre, si impone come una chiara ripresa properziana:<br />

l’immagine di Milanione che saucius Arcadiis rupibus ingemuit (Prop.1,1,14)<br />

costituisce un <strong>no</strong>bilissimo paradigma <strong>de</strong>ll’innamorato che, colpito dalle frecce<br />

di Amor, <strong>no</strong>n trattiene i suoi lamenti; tuttavia lo scarto tra le due situazioni<br />

(in Ovidio la ferita che provoca lamenti è di un innamorato la cui condizione<br />

sentimentale è <strong>de</strong>l tutto opposta a quella <strong>de</strong>ll’amante properzia<strong>no</strong>) <strong>de</strong>termina<br />

un forte quoziente di ironia 57 .<br />

Dal v.171 ha inizio l’analisi <strong>de</strong>lle cerimonie pubbliche, con il riferimento<br />

alla naumachia (vv.171-176), che, con u<strong>no</strong> spettacolo grandioso realizzato<br />

da Augusto nel 2 a.C., per la festa inaugurale <strong>de</strong>l tempio di Marte Ultore, a<br />

rievocazione <strong>de</strong>lla battaglia navale di Salamina, costituì un momento di forte<br />

richiamo a Roma:<br />

54 Su tale sovrapposizione funzionale cfr. Solodow 1977,126 n.34.<br />

55 Il diminutivo libellus (v.167) su cui si rinvia a Gow 1932,155 e n.1, qui indica il programma<br />

<strong>de</strong>llo spettacolo con l’elenco <strong>de</strong>i gladiatori: cfr. anche Cic. Phil 2,97 gladiatorum libelli e Pollione<br />

(Scrip. Hist. Aug.), Claud. 5,5 libellus munerarius.<br />

56 Cf. Fe<strong>de</strong>li 1985,77.<br />

57 Galasso1995,218 sottolinea che ingemesco è un termine patetizzante, frequente nelle<br />

Metamorfosi ma raro nell’elegia erotica.<br />

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